Follow the white rabbit
"Com'è tardi! Ho fretta, ho fretta assai... Oh, povero me, la Regina mi farà tagliare la testa!". Sì. Sicuramente ve lo ricordate il Bianconiglio. Povero Bianconiglio.. rischiava davvero grosso arrivando tardi alla partita di croquet della Regina. Così perfetto lui, così impeccabile con il suo ventaglio e i guanti bianchi. Eppure così intimorito e soprattutto.. così in ritardo. Più lui cercava di fare in fretta, più gli capitavano cose assurde che lo ritardavano terribilmente. E poi sempre quella Marianna (Alice) in mezzo ai piedi: ma che diavolo voleva?! Mi è sempre stato simpatico il Bianconiglio. Sicuramente più di tutti gli altri personaggi del Paese delle Meraviglie, più del Cappellaio Matto, più della Regina e del Re di Cuori, sicuramente più della Duchessa e del suo neonato trasformista, più dello Stregatto. Sono convinta che se solo gli avessero lasciato qualche opportunità in più si sarebbe dimostrato un vero supereroe (o meglio, un vero “superconiglio”), risolvendo persino il complesso di inferiorità della misera Alice. Il caro vecchio Lewis, perversioni maniacali a parte, lo ha decisamente sottovalutato, dandogli così poco spazio per esprimere la sua carismatica personalità: una corsetta affannata di qua, un inchino alla regina di là... Tutto si esaurisce in poche scene d’importanza relativa. Eppure il nostro Bianconiglio, che è davvero un gran signore, ha accettato la sua parte “in Wonderland” senza batter ciglio, sapendo che, prima o poi, qualcuno avrebbe apprezzato i suoi sforzi e lui avrebbe ottenuto la sua..ehm “rivincita professionale”. E fu così che due fratelli, certi Wachowski, lo scritturarono per quello che diventò un cult-movie di fine millennio, primo capitolo di una mega trilogia hollywoodiana, al fianco di personalità del calibro di Keanu Reeves e Laurence Fishburne…
Alle occasioni mancate e alle rivincite personali.
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