Calling Paris Hilton’s phonebook

Ho trovato la rubrica telefonica del cellulare di Paris Hilton. Non chiedetemi come ho fatto, suvvia, c'èpiena la rete di queste informazioni. C'erano purele foto che aveva scattato con la suafotocamera e, meraviglia!, dalla risoluzione e la scarsa luminosità devo dedurre non abbia un apparecchiomolto più sofisticato del mio, nonostante sia la figliola del proprietario della catena di hotel Hilton.Ma torniamo a noi, dicevo della rubrica. E' piena di personaggi famosi ovviamente e quindi da buon feticista(mai come Attimo, sia chiaro) ho tirato giù qualche numero provando a chiamarli in anonimo via web grazie aSkype.
Il primo nome a me noto era quello di Christina Aguilera, divetta pop dalla coscia sempre in bellavista. Compongo il numero, che presumo sia di un cellulare ed attendo. Suona libero.Mi risponde una ragazza dopo poco, ha la voce roca e sembra scocciata.
- Chris speaking.
- Hi, can I talk with Christina, please? - chiedo ugualmente con voce impostata.
- I'm me. Who're you?

Non cel'ho fatta. Confesso che non essendo preparato ho messo giù imbarazzato senza sapere che dire.Mi preparo un mezzo discorsino in inglese, qualche frase di base per non impappinarmi, cercando di mascherarebene la pronuncia. Ora rimpiango di aver fatto inglese così male al liceo.

Il secondo nome un minimo rilevante è quello di Fred Durst, il cantante (parole grosse!) dei LimpBizkit. Il numero suona occupato una prima volta ma cinque minuti dopo è nuovamente libero.Risponde una voce di donna. Chiedo di parlare con lui ma mi spiega che è occupato al momento. Le dico chesono della casa discografica, mi invento un nome e di colpo non è più occupato. Quando arriva al telefono,Fred è completamente sbronzo, nonostante siano le due del pomeriggio ora americana e biascica qualcosa chenon capisco. Gli chiedo perchè si è permesso di rovinare il bridge di una così bella canzone degli Who in unodegli ultimi dischi ma mi mette giù quando riesco realmente a farmi capire. Impreca e non distinguo piùquello che dice quando sento il clic del telefono sul computer. Mi rendo conto che in questi giorni inominativi sull'elenco saranno bersagliati di chiamate da ogni dove di persone che come me non hanno dimeglio da fare. Io in realtà di meglio da fare ce l'avrei, se non fosse che fuori nevica e stare in casa èsempre qualcosa di spettacolare in questi casi (Bugo docet).

Scorro i nominativi. C'è Eminem, ma manco ci provo tanto non capirei un acca di quello che dice, cosìcome in Eight miles senza sottotitoli non avrei compreso una beata fava. Decido di provarci con StephenKing. Cosa ci farà mai anche King nella rubrica di Paris non lo so. O meglio, non voglio saperlo, ha pureavuto un mezzo infarto da poco...si vorrà risollevare. Mi risponde una voce femminile. La moglie o la segretaria, forse, che sbologno spacciandomi per un giornalista del NewYork Times. Funziona. Quando arriva Stephen è gentile e mi risponde con tono cordiale. Non riuscirei proprio ad imbastire una conversazione un minimo sensata quindi la sparo subito grossa. La mia domanda è: cosa diavolo hai a che fare tu con la signorina che ha lasciato ingiro il cellulare? Invece che riattaccare Stephen è insolitamente pacato, mi spiega che l'aveva incontrata adun party pochi anni fa e che lei era molto affascinata dai suoi romanzi. Dev'essere stata la mia fragorosarisata che ha fatto capire a King che era uno scherzo. Almeno credo.

Indeciso se chiamare Usher o Vin Diesel propendo per quest'ultimo per la simpatia che miinfonde causa somiglianza con Aldo di Aldo Giovanni e Giacomo. Motivazione più che sufficiente, direi.Mi risponde direttamente lui, mentre il mio credito Skype ormai sta per esaurirsi, quindi devo fare infretta. Gli chiedo se ha un fratello terrone qui in Italia che faceva cabaret e ora film di successo insiemead altri due milanesi. Mi dice che si, ha un fratello, ma non coglie la parola "terrone" nonostante i mieisforzi di pronunciarla un po' alla Vito Corleone. Ignorante che non è altro. Ci provo per un po' ma butto giùprima io perchè con i caproni vip non voglio avere a che fare.

Disgustato e deluso da questi brevi incontri ravvicinati con il mondo vip statunitense decido di pescare ilnumero di una pischella qualunque sulla rubrica di Paris. Qualche amica come si deve l'avrà senz'altro, no?Non so se chiamare Amy, Antonia oppure Candy. Propendo per Antonia, sembra la piùrustica e alla mano. Le altre come minimo fanno le veline in qualche PincoPallino's show di tarda sera.Risponde subito lei. Inizio a sfoderare il mio inglese migliore: le dico che sono un amico di Paris, ho avutoil suo numero e vorrei conoscerla perchè mi ha sempre parlato bene di lei. All'inizio fa un po' ladiffidente, sembra non voler dar retta ad uno sconosciuto ma alla barzelletta del pinguino scoppia in unafragorosa risata e sembra essersi convinta. E' pure di origini italiane anche se ricorda solo le parolacce.Meglio non poteva andare.
- Come on baby, tomorrow night at Da Vinci's Restaurant? - chiedo speranzoso ad un certo punto.
- I'll be there. Bye dear! - risponde ridendo.E' fatta. Ho appuntamento con una semivip americana. Sta lontano ma se mi sbrigo riuscirò a prendere il primovolo. Paris: grazie mille, saprò sdebitarmi un giorno. Come preferisci, per me non c'è problema.

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cribbio
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