La scuola italiana

Tanti costi, pochi risultati - l'Ocse boccia la scuola italiana
(link)

Siamo alle solite, l’ennesimo articolo che si interroga sui mali della scuola italiana. Disponendo del digitale terrestre, spesso e volentieri incontro simili dibattiti anche su rai Edu, canale quasi dedicato a questo genere di tematiche.
Esiste una costante, negli articoli di cui sopra e nelle trasmissioni del canale dedicato, oltre che in numerose altre pubblicazioni. La costante è che tutti, da molti anni, si interrogano sul perchè dei seguenti punti:

• bassa scolarizzazione a tutti i livelli
• resa insufficiente se paragonata a quella di altri paesi
• scarsa competitività

E naturalmente, la scuola italiana è vista come Moloch che a fronte dei risultati di cui sopra, spende decisamente troppo.
Esistono in verità altri due motivi conduttori che caratterizzano le riflessioni giornalistiche su questo tema:

• Non viene mai (e sottolineo mai) richiesto il parere degli alunni.
• Non viene mai (e sottolineo mai) messa in dubbio la professionalità degli insegnanti.


Qual è il motivo di tutto ciò? E’ presto detto: prima di tutto il nostro sistema scolastico considera gli alunni come soggetti minorati privi di diritti, primo dei quali quello di un’istruzione moderna e interessante che permetta loro di costruirsi come persone libere, critiche e in grado di orientare la propria vita futura attraverso scelte, responsabilità e intelligenza, e non come vasi destinati ad accogliere nozioni imbecilli e noiose calate da un cattedra.
In secondo luogo la nostra classe insegnante (generalizzo, ovviamente, ma le cifre sono basse signori, molto basse) è professionalmente impresentabile.
Lo ripeto: professionalmente impresentabile per un paese moderno.
Inutile quindi, come sostiene l’ennesimo articolo, spalmare le vacanze dei professori lungo tutto l’anno invece che concentrarle nei tre mesi (tre mesi!!!) estivi. Inutile ipotizzare un aumento di ore di istruzione (a fronte degli scandalosi programmi didattici che ci sono attualmente: a che servirebbe studiare 100 ore in più di Dante o Manzoni o di matematica?). Inutile inserire altri due milioni di computer obsoleti nelle aule (tanto, la maggior parte dei professori non li sa usare e quei pochi che lo sanno usare tecnicamente, non li sanno impiegare didatticamente). Inutile scopiazzare la modellistica dei test per la valutazione di derivazione anglosassone (tanto, la maggior parte dei professori, non sa valutare i discenti con queste metodologie, ma dirò di più: l’intero sistema, basato sui due punti elencati sopra, NON è compatibile con questo genere di sistemi di valutazione). Inutile infine far finta di insegnare l’inglese dalle elementari quando i docenti non sanno l’inglese. Inutile, inutile, inutile.
Fino a che non ci sarà un ricambio dell’attuale classe insegnante (salvando le eccellenze, naturalmente, processo misurabilissimo questo, checchè ne dicano i docenti, e per forza!), e fintanto che non ci si renderà conto che gli alunni hanno il diritto di essere formati e i docenti il dovere di formarli, fintanto che non si romperà l’ennesima lobby (che di questo si tratta), il problema non si risolverà. State bene. Cyrano.

9 Responses to “La scuola italiana”


cribbio
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