Monthly Archive for Ottobre, 2007

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Sul Nascente Partito Democratico

Con un dato che si attesta oltre il 75% delle preferenze, Walter Veltroni si appresta a diventare il nuovo leader del Partito Democratico, con un plebiscito personale (quasi) esagerato.
Premetto di avere simpatie per Veltroni dacchè seguo la politica, da quando faceva l'esperto di cinema all'Unità e a Repubblica, a quando poi nel primo governo Prodi è stato vicepremier guadagnandosi rispetto e credibilità nel nascente progetto dell'Ulivo. Queste primarie però, mi sia consentito dire, sono state in parte sbagliate, e non posso che rammaricarmi per la schiacciante vittoria di Veltroni, annunciata certo, ma che speravo tuttavia venisse arginata maggiormente dagli altri seppur improbabili candidati.

In primo luogo non si può aver la pretesa di formare un partito nuovo e metterci dentro gente che si è già abbondantemente spesa in politica. Non è possibile che i nomi dei candidati nelle liste per il PD siano i soliti nomi arcinoti e logori della politica italiana. Ma come, ancora questi? Che partito nuovo è? Non è corretto inoltre che siate voi ad indicarci i nominativi, e nemmeno che fosse impossibile barrare un nome sulla scheda di voto, oltre al simbolo della lista. Di conseguenza il discorso si può ampliare facendo notare che è tremendamente inelegante aprire la storia di un partito nuovo, con un sondaggio fintamente popolare, dove il candidato da scegliere era ben suggerito ed avvallato dalle segreterie dei due partiti che lo andranno a comporre. Tanto valeva a questo punto, trovare accordo su un nome solo e sottoporre ai cittadini la scelta: via piace Walter come leader? Si, no.

L'idea delle primarie è sempre suggestiva e democratica, un momento di catarsi collettiva dove sorridiamo beoti recandoci al seggio per fare il nostro dovere (ormai almeno una volta all'anno per questo o quel motivo, avete guardato la vostra tessera elettorale?), ma poi, finita la sbornia della vittoria ovvia che rimane? Poco o niente. In entrambi i casi le primarie dell'Unione ieri e quelle del PD oggi hanno visto la partecipazione di un mare di cittadini entusiasti. Ciò non toglie che il Governo Prodi stia ottenendo un risultato ben al di sotto delle aspettative. Ciò non toglie che forse da domani si inizierà a discutere e litigare su tutto, all'interno della Costituente del nascituro partito. In entrambi i casi sono stati votati due leader dalla vittoria certa. In entrambi i casi la gente ha votato il candidato che gli era stato imposto, suggerito dall'Alto. Ci vorrebbe il Re in Italia, o un dittatore di qualche tipo, così saremmo tutti felici e pecoroni, obbedendo e mangiando pizza e tivù.
Sembra quasi che il popolo delle primarie più che del nome, si interessi alla partecipazione. A far sentire che c'è, che stringe i denti, che si tura il naso e chiede a gran voce di resistere ed andare avanti perchè la destra è ancora là rigonfia, e fa paura con i numeri che potrebbe avere oggi, e quel suo leader ingombrante accidenti a lui che proprio non si fa da parte e con gli ultimi ritrovati medici camperà altri vent'anni almeno. Chi dobbiamo votare? Romano? Pronti. Walter? Eccoci. Basta che ve diate da fà. Fate qualcosa di sinistra, o almeno ditelo, che ci piace tanto sentire belle parole che colpiscono al cuore.

Il mio scetticismo sulla dilagante vittoria di Walter Veltroni, con l'augurio di sbagliarmi sia chiaro, deriva poi dal fatto che questo partito nasce nel momento sbagliato e nei modi sbagliati. Prima era da fare una Costituente dal basso, erano da radunare le idee tra la gente comune, erano da contare le forze spendibili e trovare volti nuovi. Andava scritta una carta dei valori, uno straccio di contenuto, di programma, di ideale comune ancora assente in quella che sembra più una fusione alla bene meglio, senza che ci sia reale accordo o unità su nulla a parte una volontà di fondo di stabilità per il governo del paese (spauracchio berlusconiano a mio avviso, esauritosi il quale buona parte della fratellanza a sinistra verrà scemando). Poi, e soltanto poi, avremmo votato il leader, dopo aver quindi visto pietosi teatrini, litigi e incomprensioni che invece vedremo a seguire, a partire da domani, sentendoci un po' traditi per la fiducia accordatagli a scatola chiusa.

Il momento, dicevo, è inoltre completamente sbagliato. Ottobre da sempre è mese avverso ai governi italiani impegnati nei delicati passaggi del voto sulla finanziaria. Si rischia ora di avere due leader di centrosinistra, l'uno ormai debole e delegittimato ma in carica e destinato a doverci stare il più possibile per il bene anche di questo partito nascente, l'altro all'apice dell'entusiasmo e della voglia di fare, ma ancora con le mani piuttosto legate, onde non gettare discredito sull'attuale governo. Si rischia il pasticcio e come si suol dire, la sinistra italiana ama farsi del male da sola. Da domani i numeri importanti fatti registrare da Veltroni in queste primarie graveranno sulla schiena di Prodi non poco, e sarei pronto a scommettere si tramuteranno in eccessive richieste di voce in capitolo da parte del sindaco di Roma. Con il rischio, imperdonabile, di veder crollare il Governo su qualche Welfare o Finanziaria, appena pochi giorni dopo la nascita del nuovo soggetto politico vessillo del centrosinistra. Sarebbe imperdonabile, oltre che fatale almeno per i prossimi dieci o quindici anni. Dio ce ne scampi.

Ho votato Berlinguer

Chi ha ragione, tra i seguenti schieramenti?
- Quelli che votano convinti e si sentono partecipi nonchè fondatori di un Nuovo Grande Progetto per l'Italia;
- Quelli (tra cui io) che sono andati comunque a votare, pur non avendo trovato nessun buon motivo per eleggere il segretario di un partito che ancora non esiste, dovendolo scegliere tra una rosa di personaggi a dir poco mediocri, e che si sente deluso dal PD prima ancora che muova i primi passi;
- Quelli che hanno già voltato le spalle alla fusione fredda tra DS e DL e sono perfettamente consapevoli che non scaturirà niente di buono, come al solito, come sempre.

Io, nel mio piccolo, penso che abbiano tutti quanti un po' torto e un po' ragione. E che, in mezzo a questo miscuglio di illusi e fedeli servitori, disillusi pragmatici, e incazzosi delusi, proprio non ce lo vedo chi possa cambiare questo Paese.

Un quesito ingegneristico

Oggi sono andato al terzo (e ultimo) colloquio presso una famosa multinazionale in cui spero di lavorare.
Ero molto curioso, dati i due incontri precedenti precedenti: nel primo mi hanno fatto raccontare le mie ultime vacanze in inglese, nel secondo usavano 2 parole in inglese e 2 in linguaggio strettamente tecnico ogni 5.

Infatti le mie attese non sono state deluse: i miei interlocutori erano due tecnici della filiale e il colloquio è diventato una specie di esame universitario.
Dopo un primo approccio tipico (studi superiori/universitari, accertamento delle mie conoscenze) si è passati a domande per testare la mia capacità di problem solving, per poi concludere con un quesito che giro a voi perché veramente assurdo e forse fuori luogo.

(vi porrò la domanda pari pari a come è stata posta a me, nel seguito troverete la risposta)

"Ipotizziamo che il raggio della Terra sia di 6000 Km per semplicità di calcolo.
Immagini di svolgere un filo lungo l'equatore in modo che sia aderente alla superficie in tutti i suoi punti (ovviamente perfettamente sferica).
Ora prendiamo questo filo, aggiungiamo 1metro alla sua lunghezza, rendiamolo di nuovo perfettamente sferico e stavolta anche rigido. Rimettiamolo attorno all'equatore in modo che in ogni punto sia equidistante dalla superficie.
La domanda è: un gatto riesce a passare sotto tale filo?"


Su due piedi stavo per ridergli in faccia.
Seriamente, facevo fatica a stare serio.
Attenendosi strettamente a ragionamenti teorici la risposta è no, 1 metro è infinitesimo rispetto 6 milioni di metri.
Poi ho cominciato a fare i seguenti calcoli:

circonferenza all'equatore (C1): 2πR

circonferenza del filo rigido (C2): 2πR+1

raggio di C2: (2πR+1)/2π = R+(1/2π)

Ovvero il secondo raggio è più lungo del primo di 1/2π metri, ovvero circa 16 centimetri.
Ovvero il filo è sospeso dalla superficie di 16 centimetri in qualsiasi punto.
Quindi il gatto passa, eccome se passa.

Soddisfazione dei due tecnici e "le faremo sapere". Eravamo già tornati alla routine.

Veltroni è la persona meno indicata possibile per governare un Paese

Oggi ha tutta l'aria d'essere venerdì.
Se non ho fatto male i calcoli potremmo ritrovarci lunedì 15 ottobre, vale a dire il giorno dopo le Primarie.

Mi piacerebbe stare qui a dire: gente, vi saluto. Quando ci rivedremo l'Italia sarà un altro Paese. Non si sa se migliore o peggiore, però un altro Paese. In bocca al lupo a tutti. Invece mi sa tanto che non sarà così ed è una tristezza, questa. Lunedì sarà sempre la solita Italia, dall'ora di pranzo a quella di cena. Non mi faccio illusioni.

Questa cosa, questa convinzione, che non è solo mia peraltro, dovrebbe pesare come una maledizione, come una condanna a morte. La consapevolezza d'essere addentro a un Paese serenamente rovinato, decrepito, marcio e che mai cambierà, certamente non grazie a una giornata di urne, questa coscienza dovrebbe portarci in piazza, a strillare, a battere sulle pareti dei Palazzi che contano, a occupare le strade, a stenderci sulle strisce pedonali del Centro. Dovrebbe condurre almeno a una sparatoria, a un paio di morti, a due o tre rapimenti, a scontri di piazza, a un'esplosione. Senza idealismi, beninteso: solo pura e semplice rabbia. Una rabbia che scaturisca dal nostro ventre da italiani. Come a dire: cazzo, ci vogliono inculare un'altra volta, ci stanno per inculare, ci inculeranno con le loro belle facce pulite e la barba fatta. Facciamoci sentire. Oppure no, restiamo zitti ma quantomeno a braccia incrociate, rabbiosi, incazzati neri.


Ma niente del genere accadrà da oggi a lunedì prossimo: la gente si alzerà e siederà sulle poltrone, si infilerà in bocca forchette e pistole e starnutirà come tutti gli altri giorni possibili. Poi si annoderà al collo una cravatta male abbinata, oppure un cappio, e si infilerà in un traffico da tregenda biblica.

Mi sto convincendo che quello che manca all'Italia è il furore. La rabbia. S'è parlato, in questi giorni, di Che Guevara: un uomo criticabile, violento, geniale, bellissimo, ardente, che fallì da amministratore e da politico e si reinventò rivoluzionario guerrigliero. Che Guevara - non voglio parlare di lui ma seguitemi un attimo - nutriva questa rabbia, questo furore di cui vado dicendo, perciò, a un certo punto, scelse di allacciarsi gli stivali ai piedi e di uccidere e farsi ammazzare anziché rassegnarsi davanti ai propri limiti. Voi, con una laurea in medicina in tasca e una famiglia benestante alle spalle lo avreste fatto? Io no. Penso nemmeno Mastella. Nemmeno Gasparri. Quello che fece, l'argentino col basco, prima di ogni altra cosa, fu di liberare Cuba. Non da Batista, per carità, ma da questa stessa malattia che oggi attanaglia gli italiani: Guevara prese la paura dei cubani e la trasformò in furore.

C'è un passaggio, proprio in "Furore" di Steinbeck, che vorrei adoperare. Fa così:

"Le donne osservavano i mariti, per vedere se questa volta era proprio la fine. Le donne stavano zitte e osservavano. E se scoprivano l'ira sostituire la paura nei volti dei mariti, allora sospiravano di sollievo. Non poteva ancora essere la fine. Non sarebbe mai venuta la fine finché la paura si fosse tramutata in furore".

L'altra sera sentivo Veltroni a Matrix e mentre lui parlava a me s'accaponava la pelle. Nonostante io provi della stima per l'uomo-Veltroni, devo dire di non aver mai visto seduto su una poltrona di uno studio televisivo una persona meno indicata per governare un Paese.

Ha parlato a lungo, e forbitamente, e in oltre due ore non gli è mai scappata, mai, neanche per sbaglio, una frase che non fosse solo minimamente retorica. Dentro Veltroni non c'è una goccia di sano furore, esattamente come non c'è dentro ciascuno di noi italiani: Veltroni, che da lunedì guiderà l'Italia, è semplicemente una catastrofe, sebbene sia di certo la catastrofe minore tra tutti i cataclismi che rappresentano gli altri soncertanti candidati.

A un certo punto, pungolato, ha detto che lui non concepisce tutti quei politici che si lamentano. I politici non dovrebbero lamentarsi, ha detto lui, sottintendendo che i politici fanno un lavoro blando e leggero, e che sono i camionisti a doversi lamentare piuttosto, ha suggerito sempre Veltroni, perché loro sì, i camionisti, insieme agli scaricatori dei mercati generali e ai minatori, loro sì che fanno un lavoro devastante, altro che noi politici, ha ribadito Veltroni.

Non so voi, ma a me è venuta voglia di rovesciare la televisione sul parquet: niente di buono verrà mai fuori da una persona che parli alla sola funzione di ricercare gli applausi facili della gente. Voglio molto bene a Uolter, ma l'Italia non si cambia con tutto questo consenso puzzolente. Andando dritti per la propria strada, facendo le più impopolari delle scelte, circondandosi di teste che fanno no, fino a quando, improvvisamente, non fanno : ecco come si fa. Vorrei gente incazzatissima: vorrei vedere la bile scorrere come passato di fagioli. Grigia e densa. Vorrei, una volta tanto, non trovarmi d'accordissimo con tutto quello che dice Veltroni, o chi per lui, perché non è così, scardinando le morbide porte dell'Ovvio, che si disincaglia il Paese dalle secche.

Non voglio idealismo, per carità.
Voglio rabbia, furore, e che tutto questo sia mondato dall'idealismo: vorrei che la gente, che gli italiani, fossero spaventati e non rassegnati da questo Nulla che vorrebbe governarci e che, di fatto, ci governerà. Come nel passaggio di Steinbeck, vorrei vedere l'ira sostituire la paura. Può esserci furore senza retorica idealista: non servono, lungi da me pensarlo, uomini abbarbicati sugli alberi in tuta mimetica, però non serve neanche l'opposto di questo, ovvero tizi incravattati o tizie in talleur che, quando va bene, parlano di un partito "nuovo, aperto e plurale", "alternativo", di "un Pd capace di scelte forti e impegnative, per un'Italia più ricca e più giusta" (Rosy Bindi); di uno "scatto di innovazione" (Veltroni); di un "voto per cambiare davvero" (Adinolfi, il quale, tra le altre cose, adduce come motivazione a votare lui, questa: "Meritiamo il vostro consenso perché il vincitore annunciato ne avrà già molti e allora è forse utile dare un segnale vero di discontinuità", che è più o meno la retorica dei concorrenti del Grande Fratello quando vanno in Confessionale e non sanno che motivazioni dare ai nomi fatti); oppure chi, come Gawronski, auspica che il 14 ottobre lo votino "tutti coloro che, come me, non hanno paura di mettersi in gioco".

Questi tizi imbellettati che vanno da Matrix e da Vespa a  guardare fissi nelle telecamere mentre sciorinano dati, numeri e frasi fortemente aggettivate, mi ricordano, tutti, i concorrenti di un qualche show televisivo a suffragio telefonico, in cui la gente da casa deve fare il numerino per votare il preferito mentre quello se ne sta accanto al conduttore, inquadrato, a fare il segno giusto con le dita o le smorfie con il labiale, "due! due! vota due!" L'avete vista la foto di Rosy Bindi che c'è in alto a sinistra nell'header del suo sito ufficiale? Sembra uno spot della Johnson & Johnson. Fa spavento.

C'è un altro passaggio nel libro di Steinbeck, proprio alla fine del primo capitolo. Fa:

"Dopo un poco, i visi degli uomini perdettero la loro stupefatta perplessità ma acquistarono un'espressione dura, collerica, ostile. Allora le donne capirono che erano salvi, che gli uomini non si davano per vinti, e allora ardirono a domandare: Cosa facciamo? E gli uomini risposero: Chi lo sa, ma le donne capirono che erano salvi, e i piccoli capirono che erano salvi. Le donne e i piccoli avevano l'intima convinzione che nessun disastro era catastrofico se i loro uomini non si arrendevano".

C'è qualcuno di voi, là fuori, che ancora può dire di non essersi arreso?

All we need

Radiohead - In RainbowsRipetuti e convinti ascolti di In Rainbows hanno avuto un primo decisivo effetto. Ho completamente dimenticato tutti i discorsi sulla portata della mossa spiazzante dei Radiohead, che hanno superato con la freccia a destra le lentissime e pesanti case discografiche rendendo disponibile il nuovo album su internet a offerta libera. Sono entrato in quello stato d'animo che ti impedisce di ascoltare qualsiasi altra cosa che non abbia la voce di Thom Yorke, forse perchè ne avevo bisogno di un disco dei Radiohead (in ottobre, poi...). Forse ne avevamo bisogno un po' tutti di canzoni malinconicamente liquide e nervosamente tranquille.
Un disco smaccatemente "radiohead", dove non riesco a trovare un pezzo brutto, e paradossalmente proprio questo livellamento verso l'alto potrebbe risultarne il limite. Ma per un parere più illuminato, meglio che chiediate al Socio, l'esperto in materia.

In giro fioccano pareri e recensioni (ovvero, non si parla d'altro):
- Colas (canzone per canzone)
- Adayinthelife (canzone per canzone)
- Onanrecords (che gli assegna un 10 pieno)
- SigurRos
- Fard-Rock
- Blogadelica
ecc.

Wikifroottle: Piccola Storia Ragionata Sulla Masturbazione

The sexLa masturbazione è una pratica che faciliterebbe la cecità, specie se si accompagna allo spionaggio dal buco della serratura, o se durante l'atto si indossano grossi occhiali da miopi, senza essere miopi.

La masturbazione è un peccato, poiché lo sperma sono fatti di bambini piccolissimi che devono essere espulsi nel sesso femminile per la prole, e non a vuoto o chissà dove per i piacere dell'erotismo. Per questo la chiesa ha sempre acceso il rogo sotto i colpevoli di polluzione notturna, in quanto, anche se avevano provato piacere senza manomissioni, pur avevano commesso atto impuro, senza sbocco di procreazione.

Nell'800 ebbe inizio l'igiene sessuale per l'infanzia, con diversi pedagoghi che lottarono strenuamente per evitare onanismi infantili, poiché masturbarsi a quell'età portava all'insorgenza di malattie ereditarie quali la demenza senile, la cecità e l'affanno. Per fortuna, nel '900 fu trovato un vaccino contro queste malattie e i bambini poterono ritornare a masturbarsi.

riposiamo in pace

Il 61% degli italiani non legge nemmeno un libro all’anno. 

Ne resta un 39% fra cui sono inclusi quelli che leggono solo per motivi di studio. E quindi siamo già a meno del 39 %. Poi ci saranno quelli che leggono per motivi contingenti, tipo la partoriente che si informa sui metodi di respirazione durante le doglie o i 100 e uno tecniche di decorare le torte alla crema. Poi ci sono quelli che leggono i libri con la faccia di Scamarcio sulla copertina e i libri di Maurizio Costanzo. Quindi facendo i conti siamo a molto meno del 39 %. 

Una percentuale così bassa ti fa sentire parte di una setta segreta, di un moto carbonaro. Sono un carbonaro. Sono un cristiano prima maniera che si rifugia nella catacomba. Nessuno faccia la spia, shhhh!!!

Questi magnano bignè e cacano rivoluzione…

Quando Berlusconi tornerà a  vincere le elezioni, almeno potrò dire che per un attimo ci avevo pensato. Perché a votare Partito Democratico, per un momento durato almeno tre settimane, ci ho pensato davvero. E ne ero anche abbastanza convinto, tanto da aver avuto alcune accese discussioni. Ma alla fine, avevano ragione loro. I compagni, quelli cresciuti a pane e partito. Quelli che non si arrendono mai nonostante i capelli bianchi, quelli che fanno volantinaggio alle manifestazioni che una volta portavano in piazza 10 mila persone e oggi sì e no 3 mila (vedi i 30 anni dalla morte di Walter Rossi sabato scorso a piazzale degli Eroi, a Roma).

E' una questione di idee, coscienza o chissà cosa. Ma votare quelli lì non è pensabile. Sorvolando sulle ridicole diatribe su nome e collocazione nel Parlamento europeo del periodo che ha preceduto l'estate, l'unico sussulto si è avuto con il discorso di Uòlter dal Lingotto di Torino. E nonostante la mia speranza resti quella che sia lui a guidare la nuova formazione, caro Uòlter, io non posso proprio. Non posso votarti. Perché non posso votare il nipote di Gianni Letta così come non posso votare i cattocomunisti alla Bindy, che tuttavia non è nemmeno male se penso al resto delle quote rose che si stanno facendo strada, dalla Melandri a Lilli Gruber, passando - sic - per Veronica. Ma dico, Uòlter, ma come solo ti viene in mente una cosa del genere? Vabbè che in questi anni a darle il patentino di donna liberal e impegnata ci avevano pensato prima Micro Mega e poi Repubblica, espressione mediatica dell'intellighenzia di sinistra fatta di aperitivi all'aperto sulle terrazze di Trastevere, foulard colorati, registi brizzolati, catering di cibo arabo: mi convincerete nel momento in cui avrete il coraggio di affermare che un felafel è meglio di una pizzetta o di un tramezzino. Ma questa sulla donna del Berlusca è peggio - o forse no - di Fassino che lecca il culo a Marchionne.



Suvvia, guardiamoci in faccia compagni e parliamoci chiaro: sta tutto nella semplicità della vita. Beppe Grillo, i blog, le magliette, le primarie, i girotondi, la partecipazione democratica. TUTTE CAZZATE. Tutta gente senza ideali, tutta gente che arriva dai salottini della sinistra, professionisti che per avere la coscienza a posto iscrive i figli al Mamiani. "Questi mangiano bignè e cacano rivoluzione", come dice un mio amico camerata. E c'ha ragione. C'ha ragione perché loro sono la conventicola, sono uguali agli altri, sono la casta, mantengono privilegi a cui non vogliono rinunciare, adottano bambini a distanza per raccontarselo durante le cene a tema. "Io ieri ne ho preso uno in Birmania", già le sento quelle vecchie befane che fanno a gara a chi è più solidale mentre affondano i denti di ceramica nel cous cous. Ma un giro a Napoli, a Roma o a Palermo se lo sono mai fatto? Probabilmente no perché il fine settimana lo passano a Capalbio. Basta con questa ipocrisia: a loro delle istituzioni, della Costituzione, del pacifismo NON GLIE NE FREGA UN CAZZO. Come non glie ne è mai fregato prima.

Con questa gente - descritta in maniera superficiale e confusa lo ammetto - sento di non avere nulla da condividere. Così come sento di avere poco da condividere con l'operato del Governo in carica. Mi sono convinto di una cosa: non sarà certo un periodo storico di dieci-quindici anni a determinare i cambiamenti sociali dell'Italia. Di conseguenza, visto che non siamo in tempo di guerra, il concetto di elezioni (soprattutto con questo tipo di sistema antidemocratico) perde di significato. E io ho deciso che non li voto - nemmeno alle primarie - perché non mi rappresentano né rappresentano quello in cui ho sempre creduto e a cui non vedo motivo per rinunciare. Proprio oggi si apre una settimana importante: nelle fabbriche cominciano le consultazioni tra gli operai sul collegato del Welfare. Mi sento molto vicino in questo momento ai lavoratori della Fiom, ora al centro del mirino dei nostri eroi, e anche se il No raggiungerà il 25% auspico che il Governo Prodi cada e faccia un bel tonfo. Nella Finanziaria che stanno portando avanti manca ancora una volta un segnale di discontinuità con il passato. Se Montezemolo applaude e Mirafiori fischia, da qualche parte si cela l'inculata. E io non voglio essere complice.

[Questo post ha una dedica triste: ciao Luca]

Ferrara Internazionale

Internazionale a Ferrara, ecco alcune foto scattate dal nostro fotografo di fiducia, Simur.
Amira Keen, illustratrice I suoi disegni Bizzarra, questa Amira Il pubblico presente alla Feltrinelli
Amira interpreta il matrimonio gay Le foto di Francesco Zizola Internazionale a Ferrara Le foto di Zizola in Piazza Municipale

L’Italia vista dagli altri (cioè da noi)

Internazionale a FerraraInternazionale a Ferrara inizia la serie dei suoi dibattiti partendo da un'ottica prettamente nazionale, ovvero come viene vista l'Italia dall'esterno, e in particolare dai giornalisti stranieri. Da assoluto profano della rivista che raccoglie articoli provienenti da tutto il mondo, mi tuffo silenziosamente tra il folto pubblico in sala. La vasta schiera di studenti delle superiori mi fa dubitare su quanto i giornalisti stranieri riusciranno a tenere sedata questa massa brulicante, ma prontamente la brillantezza e soprattutto la semplicità con la quale spiegano le loro posizioni riesce a non anestetizzare l'attenzione. Infatti ad un certo punto un ragazzetto seduto di fronte a me chiederà al ragazzetto amico al suo fianco: E' giusto questo? E l'altro annuirà convinto: Sì, sì. E giù applausi.
I simpatici corrispondenti stranieri esternano e sottolineano le anomalie del sistema Italia che, sotto sotto, riconoscono tutti quanti, ed è sempre un sollievo rimarcare le devianze dei media italiani ad alta voce. Si passa dall'ingerenza del Vaticano (che secondo Jennifer Grego dovrebbe pronunciare i suoi discorsi in latino), alla commistione che rende praticamente indistinguibile l'informazione e la politica, conglomerati in un organismo ben più complesso che si chiama Potere, e collassa il nostro Paese. E giù applausi. L'accenno a Grillo è quindi inevitabile, così come chiedersi perchè ormai ci tocca saltare a piè pari, come fa Jeff Israely, le pagine dalla 2 alla 8 infarcite di dichiarazioni non richieste ai nostri parlamentari su praticamente ogni cosa.
Il punto è che, come sostiene il lucido Eric Jozsef, in Italia non si danno notizie ma si fa "opinione", evitando di scegliere e di assegnare una gerarchia alle notizie stesse. Scegliere forse significherebbe anche in qualche esporsi, schierarsi nella società e promulgare un punto di vista, ed è ovvio il rischio che ne derivi in uno spazio così omologato. Molto meglio infarcire la prima pagina con praticamente un po' di tutto (dalla politica al governo, all'immancabile e così italiano caso di Cronaca Nera fino ad arrivare alle notizie di gossip e sport), per accontentare tutti, per ingolfare il giornale di tutto e riuscire a raggiungere il più ampio numero di lettori possibile. Lettori che si ritrovano una paccottiglia di pagine infarcite di dichiarazioni, opinioni, prese di posizione, ma se provano a chiedersi il perchè o il come, si sentono smarriti.
Si finisce per chiedersi se si sta peggio qui o si sta meglio all'estero, ci si risponde che noi abbiamo l'Unità e il Giornale, mentre altrove si ritrovano la Bild e il Sun che vendono vagonate di copie. Molto ambiguo dunque stilare paragoni, se non in un caso, quello dell'indipendenza dei giornali. Le arterie del giornalismo italiano (basta guardare, per dire, il Tg1 o leggere i principali quotidiani) sono collassate dal malefico colesterolo quale è la Politica, il Potere sempre pronto a telefonare ai direttori per reclamare spazio e interessi. Sembra quasi una caratteristica tutta italiana, ma ingenuamente verrebbe da chiedersi: allora il Potere come esercita la propria influenza in Francia e Germania? Oppure negli altri paesi esiste solo il giornalismo libero? Le vie della commistione sono infinite.
Esordio piacevole per Internazionale a Ferrara, le due ore di dibattito scorrono via veloci e il moderatore Jacopo Zanchini si vede costretto a interrompere un'interessante deriva sul debito pubblico italiano iniziata da uno spettatore. Si andrebbe avanti all'infinito credo, a parlare d'Italia con giornalisti stranieri, tale è la nostra così nemmeno segreta perversione nel sentirci puntualizzare i nostri difetti. Amiamo terribilmente metterci davanti allo specchio, specie se retto da osservatori esteri e quindi per forza più imparziali di noi, più autorevoli di noi perchè fuori dalla mischia. Forse quasi inconsciamente addirittura ci beiamo dei cartellini gialli e talvolta rossi che ci sventolano elegantemente in faccia (mentre in Germania o in Inghilterra nessuno riprende i corsivi di Repubblica e Corriere) giornalisti resi arbitri dalla nostra voglia di scavare col dito nella piaga.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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