Ferrara
Al Renfe, nell’ambito dell’azzeccatissima rassegna Indie Thursdays, hanno suonato i torinesi Disco Drive. Una band a modo suo emergente, che è partita da un suono di chiara matrice punk-funk e si è evoluta costantemente, cambiando pelle e riuscendo concerto dopo concerto a trovare un suo suono, un qualcosa esattamente a metà strada tra la melodia pop a e la sperimentazione più pura, facile e difficile allo stesso tempo, ma estremamente intrigante e coinvolgente. Una band semplicemente favolosa, la cui forza sta nella fantasia degli arrangiamenti unita alla potenza e ad un tiro davvero micidiale. Intrecci vocali formidabili e ritmi quadrati e trascinanti, che riproposti dal vivo riescono sempre nella difficile impresa di trascinare il pubblico pagante (nel caso del Renfe non tanto pagante, visto che l’ingresso era gratuito).
Preceduti dai giovanissimi Simplemen Think da Padova (titolari di un post-hardcore spigoloso ma che al momento opportuno sa come lasciare spazio alla melodia, parecchio bravi e con ampi margini di miglioramento: credo che si sentirà molto parlare di loro in futuro), i Disco Drive hanno dato vita ad una grande esibizione. Rispetto all’ultima volta in cui li ho visti mi sono sembrati più sciolti e sicuri di sé, più tranquilli e meno tesi. L’impressione è che abbiano acquisito piena consapevolezza dei loro grandi mezzi e, definitivamente liberi da ogni vincolo mentale, riescano a raggiungere l’obiettivo con più facilità e senza grossi sforzi apparenti. In poche parole, sul palco sembrano cazzeggiare ma in realtà stanno facendo cose sempre più complicate.
I Disco Drive ci credono. Hanno infiammato Ferrara con un set che ha pescato a piene mani dall’ultimo, favoloso Things To Do Today ed hanno vinto la sfida, riuscendo a convincere anche il più scettico tra i presenti. Un bell’inedito eseguito al momento opportuno è stata la ciliegina sulla torta, un momento che una band preziosa ha voluto condividere con chi in un freddo giovedì sera é rimasto sveglio fino a tarda ora solo per seguirla.
Confermo, i Disco Drive sono pronti.
A me hanno un po’ spaccato i timpani anche. Però bravi, niente da dire. asd.
I timpani malmessi sono da imputare all’errato posizionamento (praticamente abbracciati alla cassa sinistra). Sorprendenti per quanto mi riguarda, me li facevo (chissà perchè, poi!) più immediati e invece si lasciano andare a derive sperimentali. Impressionano (anche se verso la fine le troppe derive, e il mio troppo sonno arretrato, me li hanno fatti apparire un po’ monocorde :-P).
@ arte del nastrone: colpa dell’amplificazione, o meglio del volume troppo alto. La prima metà del concerto è andata così, poi si sono sistemate le cose. O forse ho perso l’udito e sentivo il volume più basso.
@ attimo: pensa, probabilmente eri dietro di me. Spero di non averti disturbato mentre scattavo foto. 😀
Tra il primo e il secondo disco hanno avuto un salto di qualità non indifferente. Sono molto più sperimentali, e questa deriva sperimentale trova il suo sfogo ideale nella dimensione live.
Non oso immaginare cosa faranno in futuro.
secondo me i disco drive sono stati davvero bravissimi…
purtroppo concordo con chi dice che il volume ha tolto (rovinato?) qualcosa al concerto. un ragazzo che conosco mi è passato davanti durante il concerto dicendomi: “vado un attimo fuori a permettere alle orecchie di riprendersi!”
disco drive ad ogni modo promossi a pieni voti