Opportunisticamente parlando, intendo.
Version 3.0
E' tutto un equilibrio sopra la follia
Cerca in archivio
... E ci svegliamo tutti sudati. Nella notte ci solleviamo sul letto puntando il gomito, oppure in pieno giorno alziamo gli occhi dalle tastiere su cui stiamo battendo e guardiamo il nostro vicino di posto, terrorizzati perché forse sì, forse gli assomigliamo.
... E ci sentiamo incazzati, stiamo crescendo incazzati. Incazzati neri: andiamo a letto sempre più tardi la notte rincorrendo la nostra ombra sul pavimento. Scriviamo blog, abbassiamo i finestrini nel traffico per cantarne quattro all'ultimo stronzo, non ci sta mai bene niente, consumiamo la suola delle scarpe a ritmo di capricci e amiamo sempre meno profondamente il prossimo, perché comunque andrà a finire siamo certi che ci fregherà. Guardiamo i sassi sulla strada domandandoci se non starebbero meglio stretti nei palmi delle nostre mani, ci asfissiamo di lavoro per trenta denari non regolarizzati che ci vengono consegnati con il peso di una cortesia. Compriamo macchine sempre più grandi, due, quattro scarichi posteriori, copertoni giganteschi, antenne che bucano le prime nuvole ma non ci dimentichiamo mai di fare segno di no con la testa quando stiamo fermi nel traffico o quando non troviamo un buco per parcheggiare. Ci ricordiamo di quanto fosse bravo Rino Gaetano, infiliamo dischi dei Queen e dei Guns, amiamo i Clash, sentiamo "The Passenger" e stravediamo per il Padrino, pontifichiamo la superiorità dei primi tre Starwars sugli ultimi e sussurriamo alle orecchie dei nostri amici che George Lucas s'è rincoglionito; perfino quei tre cazzoni che ancora vanno dietro ai Litfiba dicono sempre la stessa cosa per giustificarsi: "Ma nei primi tempi erano grandi...". And so on, perché oggi non abbiamo un cazzo, non ci rimane niente, siamo la peggiore generazione della storia, quella senza né santi né eroi, perfino Bon Jovi non riesce più a infilarne una giusta, non abbiamo conosciuto guerre e inondazioni: siamo tutti Fonzie senza la giacca di pelle. Il cricetino Alvin è diventato vero, a scapito nostro che ci sentiamo ogni giorno un poco di più plastificati.
... E quello che facciamo è ingannare la vita, disinnescare la solitudine prima di ritrovarci davanti uno specchio inaspettatamente. Stiamo insieme, ci scegliamo gli amici e insieme percorriamo la strada. Ci guardiamo negli occhi nelle serate di pioggia con una bionda davanti e quello che viene fuori è che saremmo stati tutti uomini migliori se avessimo posseduto giusto un poco in meno. Se fossimo stati adulti negli anni Sessanta o negli anni Settanta, se avessimo fatto in tempo a vedere i fratelli cadere sotto il piombo o gli amici degli amici finire dentro per uno strappo avventato, saremmo stati tutti migliori. Portiamo dentro di noi lo spettro dei nostri predecessori: è uno spettro appannato, reso esile dalla televisione, dai telecomandi, dal maledetto wikipedia che sta creando una generazione di mostri. Ecco chi siamo noi: il grilletto facile ha fatto posto alla cultura facile. Era meglio il primo: è meglio la pena di morte che la pena di vita. Abbiamo wikipedia e nessuno tiene più in casa un vocabolario o una VERA enciclopedia: è la cultura facile, baby, diranno i santoni, ed è grazie a wikipedia se oggi i giovani sanno almeno qualcosa, perché QUESTO è certamente meglio di non sapere nulla. Ma io dico: fanculo. Fanculo wikipedia, fanculo quel frocio cotonato di Giovanni Allevi: uno sbarbatello da conservatorio idolatrato solo perché ci fa quest'immenso piacere di non osare più di tanto. Così ci guardiamo negli occhi e nella nostra perfezione amabilissima scorgiamo l'ombra della merda che siamo. Questo Facilissimo Creare che non destabilizza più, che non osa, che non ti chiede uno sforzo: immergerlo vorremmo sotto la coltre di cenere delle sigarette e invece è proprio quello che ci dobbiamo fumare.
... E ci ritroviamo nei nostri posti preferiti con l'obiettivo di sentirci a casa fuori casa. Perché ormai casa ha sempre almeno un motivo per sembrarci estranea. Ci muoviamo in piccoli gruppi, piccole famiglie: entriamo in scena uno dopo l'altro con la nostra scia d'accompagnamento, la nostra musica, i nostri modi, tutto il nostro bagaglio di piccoli meccanismi noti a tutti. Quello è Patrizio: a lui piacciono le tette grosse. Quello è Federico: a lui piacciono le auto veloci. Quello è Stefano: a lui piacciono quelle sui tacchi alti. Quello è Antonio: a lui piace la birra. Ecco Valerio: gli piace la chitarra. Lui è Marco: non può stare senza fumo. Diventiamo come i personaggi di un film di Tarantino, la nostra faccia fossilizzata in un primo piano e una descrizione che ci rappresenta subito sotto il mento: "Cristiano - il rozzo", "Francesco - lo sturacessi", "Serena - la scaldamutande", "Gerry - robybaggio", "Salvatore - parcondicio". Uno perché ha certi modi, l'altro perché mangia da far schifo, quella perché fa la porca ma sotto sotto non la dà mai a nessuno, Gerry, invece, se l'è guadagnata sul campo, centrando il sette a ogni punizione, Salvatore no, Salvatore la sua storia non si può raccontare. Entriamo in scena e dopo poco il fermo immagine sulla nostra faccia si sblocca e tutto scorre via, siamo quello che siamo, ci nascondiamo dietro il dito dei nostri micro travestimenti, dietro gli schiocchi secchi dei cinque che ci diamo. Siamo davvero tutti personaggi di un film di Tarantino, solo che non c'è Tarantino a dirigerci: Tarantino è morto o forse sta leccando qualche piede nudo nella piscina della sua casa di Hollywood. Alla fine anche lui dice che le donne con la pancia sono belle, però poi si scopa Uma Thurman.
... E perciò ci resta almeno questo. Ci resta la capacità di guardare oltre gli spettri: non ci facciamo prendere in giro, non ci distraiamo. Proviamo a guardare oltre. Ci salutiamo alla fine delle serate e torniamo a casa nostra, anche se preferiremmo correre in macchina, rapinare le ville, aprirci un bar sgangherato rifugio dei peggiori bucatini del quartiere; viaggiare per il mondo, preferiremmo, per ritrovare il gusto perduto del rientro. Perderci, finalmente, per poterci ritrovare: e invece non ci riusciamo. Abbiamo a tal punto tutto che perdiamo l'equilibrio. Ma forse l'equilibrio, come la libertà assoluta, altro non è che una mancanza di fantasia. La canzone che alla fine viene meglio è quella che si temeva di non ricordare bene: i risultati migliori si hanno con l'improvvisazione.
... E allora suonala ancora, Sam.
La monnezza a Napoli fa 4. In questi giorni, quel numero, se lo stanno giocando a lotto accoppiato a molti altri della smorfia. Dalla crisi, fra Forcella e i Quartieri Spagnoli, si prova sempre a tirarne fuori qualcosa di positivo.
La monnezza fa 4, come i giorni che servono - non ci crederete - per partecipare allo "spazza-tour", un giro per la Campania in questi giorni di inferno proposto da alcune fantasiose agenzie di viaggio. Sotto il Vesuvio tutto manca, tranne le idee, le intuizioni, la scaltrezza, la vivacità. Quella, i napoletani, ce l'hanno innata.
La monnezza fa 4, ma nessuno si fa in 4 per la monnezza. O meglio, nessuno di chi dovrebbe farlo. Perché poi, invece, c'è chi con la monnezza ha fatto affari d'oro. Più della droga (quella ormai è considerata monnezza), tanto più che qui non c'era bisogno di nascondersi, di operare in gran segreto, di organizzare la rete del traffico. Qui, da anni, hanno fatto tutto alla luce del sole. Discariche abusive a cielo aperto, campagne strapiene di qualsiasi schifezza, periferie imbottite di vere bombe ambientali, rifiuti speciali sepolti in fondo al mare, nascosti nei container al porto dove - dopo che hanno eliminato i varchi - si può accedere anche a piedi dal Maschio Angioino, impasti schifosi poi rivenduti come fertilizzanti, navi incendiate come la Moby Prince sepolte a due passi dalle spiagge, cataste di vecchie gomme fatte incendiare dai rom per pochi euro. Il tutto gestito da aziende legali sotto gli occhi dei supercommissari del Gov't (non so perché, ma è da anni che governo lo scrivo così).
Il sistema parallelo allo stato (non uso il termine camorra, sarebbe fuorviante) funziona così da tempo. Chi non ha letto Saviano lo faccia, ma con un'unica raccomandazione: poi non vi fate condizionare quando mangiate la mozzarella di bufala. Non è tutta così.
Sono giorni che sorrido davanti all'interesse mediatico che si è scatenato su Napoli e dintorni. Resto sorpreso se si scomoda addirittura il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, per fare un reportage in prima persona da inviato a Pianura. Rabbrividisco quando vedo le prime pagine di Libero e de Il Giornale. "Piangono e fottono", titola Feltri riferendosi ai politici napoletani. "I loro rifiuti? A casa nostra", apre invece Mario Giordano. Adesso è facile parlare, dove sono stati loro finora? Il loro spirito di giornalisti d'assalto si scatena solo quando c'è da fare battaglie politiche pro Berlusconi?
Lo confesso, faccio il giornalista anche io, ma non riesco a volte a rendermi conto di come si sviluppino certe dinamiche. Cazzo, fossi stato io un direttore di un giornale serio, era da un anno che facevo pagine e pagine sull'argomento. Senza scrivere una riga, però. Le parole non sarebbero servite. Avrei pubblicato dieci foto al giorno, una per ogni paese della Campania. I cumuli di monnezza (o munnezza, detto in dialetto più stretto) stanno in ogni angolo di Campania (almeno nelle province di Napoli, Caserta e Benevento) da tempo immemore: almeno due anni. Nelle foto, avrei fatto vedere le montagne di buste davanti alle scuole, davanti agli uffici pubblici, davanti alle chiese, davanti agli ospedali. Avrei fatto vedere le strade invase e perciò ridotte di corsia.
Ma nessuno ha fatto vedere che in alcuni paesi dell'hinterland sono scomparsi anche i secchi per strada. Sì, avete capito bene. Tu esci da casa e non trovi più i contenitori dove buttare la monnezza. Non ci sono più, le amministrazioni comunali li hanno fatti togliere. Le buste? Si lasciano davanti casa. Roba da Medioevo. E poi passa non si sa chi a raccoglierli (questi consorzi intercomunali che puzzano lontano un miglio, e non perché si occupano di rifiuti) e li portano non si sa dove. Mi ha chiamato un mio amico pochi giorni fa: insieme, quando l'età lo permetteva, passavamo spesso per un posto fantastico, dove si intersecano due fiumi grossi della Campania. Uno spettacolo che ti incantava, con quel rumore dell'acqua che si incrociava che sembrava musica. "Lo sai che c'è adesso lì? - mi ha detto - E' pieno di container di monnezza". E, a pochi chilometri da dove sono nato, vogliono costruire un termovalorizzatore.
La gente, ovviamente, si è ribellata: "è qui che sbagliano", direte voi. Ma, a parte il discorso delle polveri sottili sul quale potremmo parlare tre giorni, voi vi fidereste di chi gestisce quest'impianto? E se "il sistema" ci piazza dentro qualche suo rifiuto speciale (tipo quelli radioattivi che giacciono in molti treni che si vedono stazionare lungo i binari andando in treno da Roma a Napoli)? Chi può garantire la salute alla gente? La stessa cosa che, in fondo, temono anche i ragazzi di Pianura (per chi non l'avesse localizzata è a attaccata a Soccavo, al Rione Traiano, al Rione Loggetta, a Fuorigrotta).
La monnezza fa 4. Come le parti interessate in questa maleodorante vicenda. Da un lato il sistema (quello che ha sempre gestito tutto guardando solo ai profitti), dall'altro lo stato (totalmente assente, mica si deve intervenire a giochi fatti con le Forze dell'Ordine per essere presenti...), dall'altro i politici (non li ho proprio nominati finora, non voglio farlo nemmeno adesso, esprimo solo il mio fortissimo disprezzo per quel signore che oggi è il Ministro della Giustizia - dove sta la giustizia? - della Repubblica Italiana) e dall'altro, come al solito l'ultimo, la gente. Quella che paga le conseguenze di tutto. Quella che ignorano Feltri e Giordano.
La monnezza fa 4. Come le mozzarelle di bufala che ho appena mangiato. Speriamo bene.
Son giorni che mi frulla tra le mani questo post, uno di quei post che a scriverlo di getto mi uscirebbe pieno zeppo di insulti e turpiloqui di ogni tipo. Sarà che mi ha sempre irritata all'inverosimile sentire persone non dotate di utero parlare di aborto, non ce la faccio, è più forte di me, potessi li prenderei a schiaffi. Nessuno ha il diritto di pretendere di legiferare sul corpo di qualcun altro. Sarò antidemocratica ma la vedo così.
Ora io faccio parte di quelli che la 194 vorrebbero modificarla, migliorarla davvero.
Magari facendo sì che a una donna al quinto mese che ricorre all'aborto per un'anomalia fetale incompatibile con la vita non venisse detto al momento dell''induzione (dolorosissima) del parto "te lo meriti di soffrire" da un medico cui andrebbe impedito di esercitare.
Oppure rendendo meno terribili le pratiche per ricorrere a questa pratica, affiancando più psicologi per il sostegno pre e post, trovando metodi per rendere la cosa almeno meno dolorosa possibile dal punto di vista fisico che dal punto di vista psichico ognuno poi farà i conti con se stesso.
Io a quelli che dicono che una donna che abortisce merita di soffrire (e ce ne sono tanti) auguro che l'anestesia non vada il giorno in cui dal dentista dovranno togliersi il dente del giudizio. Potendo scegliere la sottoscritta non gradirebbe di partorire con dolore, vorrebbe l'epidurale eppure c'è gente che storce il naso perfino di fronte a questo.
Tornando in tema dicevo che a me piacerebbe che la 194 venisse migliorata con un dibattito serio.
Tuttavia in Italia la cosa è impossibile, ogni accenno a una possibile discussione solleva il polverone guidato dalla Chiesa Cattolica e dai loro alfieri difensori della vita ad ogni costo che questa legge la vogliono abrogare. A costo di far partorire con dolore alle donne feti nati morti.
Non mi reputo un'abortista a tutti i costi, considero una nascita un evento gioioso, miracoloso; tuttavia un figlio non lo si può imporre a nessuno, tantomeno se gravemente malato o destinato a morte certa. E quelli che dicono "portatelo in grembo nove mesi e poi destinatelo in adozione" probabilmente non hanno mai avuto il piacere di vedere una gravidanza crescere, di sentire i bimbi muoversi, di capire il legame profondo che si instaura tra la madre e il contenuto del suo grembo. Penso sia immorale sottoporre una donna ad una tortura psichica simile.
Ora, rifacendomi alle parole dette ieri da Veltroni penso che un discorso serio sulla prevenzione dell'aborto in questo paese sia parimenti impossibile e il suo intervento mi ha messo i brividi. Evidentemente si è sentito "in dovere" di scendere in campo, avrei apprezzato di più un intervento più forte.
Ripeto, sarò antidemocratica ma io con persone che parlano di prevenzione dell'aborto in caso di gravidanza indesiderata rifiutandosi di parlare di contraccezione in maniera seria mi rifiuto a mia volta di parlare, non meritano di avere voce in capitolo in un dialogo. Con chi tenta di privare gli altri di un diritto utilizzando mere perifrasi a difesa della vita non parlo. sono in uno stato laico, si deve pensare al bene dei cittadini, non ai desideri del Papa.
Volete davvero prevenire gli aborti? Farli ridurre ancora di più?
Allora libera contraccezione, preservativi a prezzi popolari, pillola anticoncezionale mutuabile e pillola del giorno dopo facile da raggiungere in caso di rotture di preservativo. Questo è l'unico vero metodo di prevenzione dell'aborto. Ma siamo in un paese in cui esistono ancora medici di base che si rifiutano di prescrivere contraccettivi orali o farmaci per i protocolli medici di procreazione medicalmente assistita in quanto in questo paese è possibile sottrarsi alla propria funzione per obbedire ai dettami di Santa Madre Chiesa. E a me viene il voltastomaco e li manderei tutti a lavorare in Vaticano.
La vera prevenzione si fa prima, non tentando di indurre una donna incinta per sbaglio o incinta di un bimbo malato a tenerselo ad ogni costo infiltrando scagnozzi fanatici della vita nei consultori.
Poi chi è che si occuperà di quei bimbi? Genitori soli poco tutelati dalla legge italiana? I servizi sociali ridotti allo stremo? Gli istituti in crisi nera? E chi si prenderà cura della riabilitazione della psiche dedlle madri? I nostri poveri consultori inadeguati e senza finanziamenti?
Troppo facile pontificare su vite altrui per gli strenui difensori della morale cattolica a caccia di qualche misero voto e dei favori di una Chiesa che sembra non imparare mai dai propri errori.
Oggi come non mai vorrei vivere in uno stato laico e pensare di andare avanti.
Qui invece sembra si stia facendo la corsa per trornare indietro.
In questi giorni (ognuno ha il suo, ma il periodo è circa questo) ricorre il Delurking Day, una robaccia che suona pure un po' sinistra, ma in soldoni sta a significare il giorno in cui tutti i lettori che abitualmente seguono Ciccsoft e non dicono una parola mai nemmeno a morire, si fanno vivi nei commenti e salutano, mandano un bacio, gettano un fiore, si prenotano per due ore.
E' un giorno festoso perchè i tenutari qui scoprono gente che legge che nemmeno immaginavano: lettori di passaggio acquisiti, curiosoni dell'ultima ora, neoblogger, ed anche contano i morti di chi ahimè non passa più da queste parti com'era solito fare un tempo.
Dunque a voi la palla: non siate timidi e fatevi vivi nei commenti. Fateci sentire che ci siete nonostante tutto.
Enrico Ghezzi ha voluto scrivere per noi la Prefazione alla nostra compilation:
Ciccsoft Indie Compilaton 2007
(per scaricare il file zip unico (102mb), clicca qui)
(clicca sul titolo della canzone per l'mp3)
1. The Arcade Fire - Intervention (4:19)
2. Interpol - Pioneer to the Falls (5:46)
3. Calla - Bronson (4:12)
4. Radiohead - Reckoner (4:50)
5. Editors - Smokers Outside The Hospital Doors (4:57)
6. Tre Allegri Ragazzi Morti - Il mondo prima (2:36)
7. A toys orchestra - Invisible (3:16)
8. Amari - 30 anni che non ci vediamo (4:32)
9. Ex Otago - Amato The Greengrocer (3:50)
10. Canadians - Summer Teenage Girl (4:09)
11. Modest Mouse - Dashboard (4:07)
12. Justice - D.A.N.C.E (4:32)
13. Klaxons - Golden Skans (2:43)
14. Maxïmo Park - Our Velocity (3:20)
15. Kevin Drew - Frightening Lives (6:12)
16. Le Luci della Centrale Elettrica - La gigantesca scritta COOP (3:39)
17. The National - Fake Empire (3:27)
18. Stars - In Our Bedroom After the War (6:46)
Le puntate precedenti:
Ciccsoft Indie Compilation 2004
Ciccsoft Indie Compilation 2005
Ciccsoft Indie Compilation 2006
Il 2007, a casa mia, ha suonato soprattutto così:
1. Le luci della centrale elettrica - La gigantesca scritta COOP
2. Tre allegri ragazzi morti - Il mondo prima
3. Radiohead - Nude
The Fratellis - Chelsea dagger
4. Le luci della centrale elettrica - Fare i camerieri
5. The Apples in Stereo - Sunndal song
6. Amari - 30 anni che non ci vediamo
Canadians - Summer teenage girl
Le luci della centrale elettrica - Piromani si muore
Radiohead - Reckoner
Stars - In our bedroom after the war
7. Verdena - Canos
8. CCCP - Live in pankow
9. Built to spill - Goin'against your mind
Damien Saez - Je veux qu'on baise sur ma tombe
Ex-Otago - Amato the greengrocer
Jovanotti - Fango
Soko - I'll kill her
The Cribs - Our bovine public
10.Arctic Monkeys - Balaclava
Blume - 90210
Maximo Park - Our velocity
Mazarin - For energy infinite
Modest Mouse - Dashboard
Arcade Fire - Crown of love
Arcade Fire - Intervention
Il 2007, i miei occhi, l'hanno visto soprattutto così: