Monthly Archive for Giugno, 2008

Page 2 of 2

In attesa dell’Ultima Spiaggia

Euro 2008 - Speciale CiccsoftIn attesa dell'agguerrito aperitivo di domani tra badanti rumene e bamboccioni italiani, per stemperare la Tensione vi serviamo un post per punti su questo Europeo francamente povero di contenuti tecnici, quasi snobbato persino dagli svizzeri e dagli austriaci che vedono il calcio come un'invasione dell'ordine precostituito. Il pane per chi non ha i denti, come sempre.

- Forse non tutti sanno che è possibile vedere le partite in diretta anche via streaming, sul sito della Rai (cliccando su "La Diretta"). La qualità è decente, la fluidità pure, direi si tratta dell'unica innovazione tecnologica (a parte la diffusione in 16:9 sul digitale terrestre...) della Rai per questi Europei, altrimenti ferma ancora a Franco Lauro, Enrico Varriale, Amedeo Goria, ecc. Credo sia possibile la visione, per motivi di diritti, solo a chi si collega dall'Italia. Inoltre, vi raccomando di ignorare l'avviso dell'installazione dell'inutile plugin per Microsoft Silverlight (il flash scascio di Bill Gates) e di cliccare per la visione in formato wmv.

- Rimanendo in tema Rai, Aldo Grasso lo spiega molto meglio di me, ma la rassegnazione che pervade il telespettatore ad ogni evento trasmesso dalla tv parastatale giunge puntuale non appena compaiono in studio le facce d'altri tempi (quali, poi?) di Paola Ferrari e Franco Lauro. Quando finirà questo tafazzismo mascherato da "valorizzazione delle professionalità interne" che obbliga la Rai ad agghindare con ghirlande vetuste produzioni di eventi moderni e super tecnologici? Basta fare un confronto tra una domenica qualunque a Sky, e una giornata-tipo di Euro2008 su RaiUno. Confronto impietoso per volti, stile e contenuti. Misteri delle assunzioni bloccate e delle posizioni di anzianità intoccabili. Nel frattempo, qui ci si riduce a sopravvalutare addirittura Marino Bartoletti, che dispensa perle assolute (con effetto di glaciare lo spettatore), ma perlomeno mostra di sbattere le ali (da pulcino bagnato) nella paludosa RaiSport. Il giorno di Italia-Olanda ha avuto il "coraggio" (tale si tratta, nel piattume generale degli interventi tecnici...) di portarsi in tasca un'arancia. Gesto epocale.

- Ma quanto è inutile e ridondante la mini-porta lanciata da Decathlon? Ne sono venuto a conoscenza tramite lo spot che imperversa durante gli intervalli delle partite, e dato che me lo sto guardando più o meno tutte, ogni volta mi chiedo  chi possa essere il Frescone che spenda 30 euro per questo... oggetto? Due maglioni o due zaini sono sempre stati più che sufficienti per giocare al parco partitelle improvvisate tra amici o stranieri di passaggio. Serve forse per evitare di andare a raccogliere la palla? Fine delle avventurose immersioni sotto le auto parcheggiate, o dei passaggini buffosamente ribaltati. Oppure risolve la drammatica questione della traversa immaginaria? L'anarchico "ALTA" soppresso da una mini porta del Decathlon? Dopo il No al calcio moderno, un altro pollice verso per il calcio "da strada" moderno.

- Nel mare di speciali da seguire, non può mancare l'ormai (per me, almeno) imprenscindibile Sistema WM, covo di blogger che dispensa "pillole di saggezza" e disegna ritratti "naif" sull'Europeo. La finezza dissacrante e l'acume tecnico-tattico ne fanno il blog di riferimento di Euro2008  (assieme a Ecce Pred'houmme), il mio modo di descriverli ne fa invece di me loro probabile bersaglio...

Mama mia!

Il Socio nel post precedente inquadra bene le dimensioni dello "psicodramma": sconfitta molto psicologica, quella contro l'Olanda, sotto diversi aspetti.
Ragionando però in prospettiva, concediamoci una liberatoria ammissione. Diciamocelo, ora siamo tutti quanti un po' più sollevati, dopo aver assistito al massacro della nazionale campione del mondo in carica. Questo clima tranquillo da pascolo sui prati verdi della Svizzera lasciava presagire bruschi risvegli e puntualmente, il Disastro si è compiuto. Ora si ripiomba in un terreno a noi più consono, la famigerata Ultima Spiaggia, il topos giornalistico della Partita della Vita, del Riscatto, della Resurrezione. Evidentemente sappiamo fare solo i miracoli, la normale amministrazione proprio non ci garba.
E dunque attendiamo la sfida decisiva di venerdì prossimo contro la Romania con il sorriso stampato sulle facce (ancora incredule guardando il punteggio di ieri sera) e le birre belle fresche in frigo. Finalmente la retorica sui Campioni del Mondo è spazzata via, Donadoni è tornato ad essere un brocco capitato lì per caso, i giocatori da semidei riassumono le sembianze di figuranti senza nerbo, fiato, palle, ecc. Dai, diciamocelo a noi stessi, che non vedevamo l'ora. Il vero Europeo italiano, quello del "tutti a casa" oppure della Riscossa "inaspettata", deve ancora iniziare.

Donadoni esce a testa bassa dopo il 3-0 olandese

Impossibile però non fare i conti con l'assurda disfatta di ieri sera. Il campo ha sentenziato le nostre mancanze su tutti i fronti: fisico (i nostri contropiede venivano abortiti per mancanza di fiato), mentale (vero, una mezza reazione c'è stata, ma non ringhiosa, e in generale la sensazione di annebbiamento e confusione era palpabilissima) e tattico (Donadoni ha clamorosamente toppato la formazione, non tanto per gli uomini schierati quanto per la disposizione in campo). Le dimensioni rotonde del risultato (3-0, fatico a ricordarmi simili spettacoli penosi) indicano che non esiste nessun appiglio plausibile, sebbene le circostanze del gol potrebbero offrire qualche spunto, ma è stata una sconfitta a priori, anche se è scontato affermarlo a posteriori. Eppure l'evidenza è sotto gli occhi di tutti: non esiste un'idea granitica di questa Nazionale. Donadoni ha lavorato di ricamo, senza plasmare, con il risultato di avere un abbozzo di squadra, un reticolo pieno di buchi e collegato da fili sottili. Laddove Lippi aveva letteralmente forgiato un monolito azzurro, ora invece ci ritroviamo una Nazionale Italiana che non fa della difesa il suo punto di forza (!), che si permette di schierare un centrocampo a tre con giocatori spompati, con un attacco friabile come un grissino. Chiedere scusa è un gesto politicamente accorto, forse sufficientemente retorico per rituffarci nel mare delle nostre angoscie nel quale diventiamo squali, ma potrebbe anche suonare come una resa anticipata. O, peggio ancora, come un'ammissione dei propri limiti. Sospinto da pesanti ricordi mondiali che fanno da zavorra piuttosto che stimolo per il Riscatto, nell'aria dei pascoli svizzeri spira il forte vento dell'Inevitabile.

La Caduta degli Dei

L'arroganza è presentarsi al primo appuntamento importante con il mantello da Campioni del mondo, consci di un ruolo difficile da indossare ma pienamente meritato, con quell'appagatezza e spavalderia di chi non ha niente da perdere. Passare dalle stelle alle stalle in maniera così brusca fa male, molto, e a pensarci viene voglia di riporre la scaramantica maglia del 2006 nell'armadio per non indossarla più. Non siamo più i migliori e ci teniamo a sottolinearlo nel peggiore dei modi possibili indossando fin da subito la maglia dei Perdenti, dei Peggiori del torneo fino a questo momento. Peggiore schiaffo all'Italia calciofila non si poteva dare. Manca sopra ogni cosa il gioco e l'intenzione di combinare qualcosa in quel rettangolo di gioco: ieri sera ci è parso vedere un gruppo spaesato come se non conoscesse le regole o sapesse in quale direzione correre.
Mancano le palle di Lippi, il culo di Prodi, lo scandalo di Moggi e quella voglia di alzare la testa e provare a far sorridere un popolo che chiede di divertirsi almeno ogni due anni dimenticando per un mese di essere in mezzo alla monnezza e all'intolleranza dilagante.
Una partita e il sogno svanisce, due anni dopo il vento è cambiato e siamo di nuovo l'Italietta del dentro o fuori, dei patemi, dei fiumi di inchiostro di critiche e nervosi - compresi questi - e delle recriminazioni su un gol dubbio che conta, nel bilancio complessivo di una serata disastrosa, come il due di coppe quando briscola è spade. Speravamo in un risveglio meno brusco ed è andata come molti in fondo allo stomaco sentivano, ora gambe in spalla tornate subito a farci sognare. O almeno a dormire un poco, che poi il resto verrà da se'.

La fine del mondo è vicina

- Al ristorante cinese per la prima volta non c'era la solita birra Tsingtao comune ad ogni fottuto ristorante cinese in Italia ma una nuova marca più moderna e quasi quasi più buona (nei limiti di bontà di una birra cinese...)
- Ho provato l'Iphone per dieci minuti, sono rimasto a bocca aperta e mi rimangio qualsiasi considerazione in merito avessi scritto o detto di persona. Voi. Non. Potete. Capire.
- Ho visto al cinema "Sex and the city" (pur non avendo mai seguito la serie tv). E mi è piaciuto.

Non sarebbe strano prenderla senza eroi

Euro2008La domanda risuona sempre come il grido di battaglia della più feroce banda di ultras: che pizza prendi? In quel momento capisci che è giunta l'ora di scendere in campo, senti tutto il peso della nazione sulle tue spalle, senti il rito compiersi per l'ennesima volta. Finalmente sei trasformato in un perfetto esempio di cieco tifo calcistico popolare, la tua benzina è la cocacola, il tuo credo sono le vocali allungate allo spasimo da Pizzul.
Si chiama "magia" da rito collettivo, dove la moltitudine di cui ti circondi ogni 2 anni nelle calde sere estive di giugno è rappresentata da uno sparuto gruppo di amici-amiche. Cambiano le disposizioni sul divano e pavimento (non toccatemi il sacro scranno mundial) ma il luogo del ritrovo resta immutato, da otto anni a questa parte. Abbiamo iniziato per caso in occasione di un Turchia-Italia 0-2 di una domenica pomeriggio, per gli Europei del 2000 quando scoprimmo le gioie inerrarabili delle invasioni di piazze, vie, centri storici. Quando un litro di bibbbite (con tre b, sì) non bastava a lavare via tutto il sudore consumato per colpa di mille rigori parati e riparati, e una bandiera mordicchiata ad asciugare increduli lacrime per i laccetti tricolori strappati da una coppa che pareva conquistata.

Da allora non c'è più stato evento calcistico che non l'abbia seguito nel quartier generale di Ciccsoft assieme al Socio. Abbiamo assistito ai finti mondiali in Corea e Giappone, le partite a ora di pranzo che facevano saltare le lezioni a ingegneria, i pugni sul pavimento per colpa di un arbitro ecuadoregno. Abbiamo imprecato, ma nemmeno così tanto, al biscotto scandinavo che ci ha fatto ingoiare Euro2004.
A colpi di inni nazionali e tv formato 14" (incuranti di maxischermi e televisori al plasma altrui) si è scolpita sui muri di quella tavernetta la fama di Perdenti, e con questa consapevolezza ci siamo messi a sedere, quasi uno sopra l'altro, la sera di Italia-Ghana. Finita la partita si schizzava via subito per i "caroselli", su una Punto verde anche lei troppo piccola per farci stare tutti quanti, bandiere annesse. E poi una partita dopo l'altra, tra un colpo di culo e un sigaro lippiano si è arrivati allo zenit dell'abbraccio al televisore al gol di Del Piero a Dortmund, alla pizza che ora porgevamo garbatemente in faccia ai tedeschi, a un abbraccio veramente spontaneo e infantile che, provate a chiederlo a chi c'era in quella tavernetta, non si dimentica. Sono ricordi innocui, momenti di vita sì ma fatti di "non vita", chè il calcio, si sa, è una cosa venduta, commerciale, una moda (che dura da 100 anni). In quel momento la tavernetta ha smesso di essere un covo di Perdenti per diventare una ratatouille di ragazzi che stavano imparando a vincere un mondiale. Di lì a pochi giorni, avrebbero fracassato le casse della Punto verde su e giù per Corso Giovecca e Viale Cavour.

Tra poco si apre un nuovo capitolo della Saga dei Grandi Eventi Calcistici. L'Europeo 2008 in Austria e Svizzera: tra vacche e latte, tra cioccolata e banche, tra chiome bionde e prati verdi, con il meglio del calcio moderno. Basta ricordare che agli ultimi mondiali in Germania, 4 semifinaliste su 4 erano europee. Vincerlo conta di meno, per il cuore e per l'onore, ma tecnicamente vale molto di più, tale è l'equilibrio di squadre e l'assenza di materassi arabi o giamaicani. Si potrebbe parlare di pronostici, del fatto che sarebbe anche ora che la Spagna vincesse qualcosa, o del fatto che gira e rigira, le squadri più forti rimangono Italia e Francia. Ma per la prima volta, nella recente storia personale e quindi collettiva, ci presentiamo da Campioni del Mondo. Quindi, diventiamo automaticamente "sfavoriti", dato che solo climi da ultima spiaggia riescono a trasformarci in vincenti. Sarà strano sedersi sullo sgabellino, lunedì sera per Olanda-Italia, appagati e sazi dopo quel trionfo generazionale di due anni fa. Esulteremo in modo contenuto? Faremo spallucce se eliminati al primo turno? Prenderò una semplice margherita oppure opterò per il mio personalissimo grido di battaglia: "una wurstel, grazie"?
Nel mentre, le casse della Punto verde ancora gracchiano, mai riparate dopo i guasti bagordi della notte di Berlino.

Il non più giovane Holden.

[Dedicato agli incompresi.
Ai giovani che sono diventati vecchi
tra ipocrisia, false ideologie, politica e retorica.
Dedicato a chi si consuma dentro a un bar.]

Il non più giovane Holden sta ritto sotto la pensilina della fermata dell'autobus: ha i capelli lunghi e lisci e baffi da spagnolo. Le ragazze si girano a guardarlo perché sembra Johnny Depp. Il non più giovane Holden tira su col naso e si strofina le narici con l'indice e il pollice: assomiglia a Johnny Depp ma perfino lui ha capito che i baffi da spagnolo, che i capelli lisci e compagnia bella non gli salveranno la vita; perfino lui, che non sa niente del mondo perché non gli vuole fare questo favore, ha capito che Johnny Depp senza Tim Burton oggi farebbe il commesso della Feltrinelli a Largo Argentina. Lui no, lui assomiglia a Johnny Depp, lui non è Johnny Depp: lui non ha bisogno di Tim Burton per essere qualcuno. Lui non ha bisogno di essere qualcuno. Lui non è nessuno. Non gli serve una benda da pirata sull'occhio: lui lavora da Vobis a Piazza Mancini, assembla i computer e consiglia schede grafiche ai ciccioni brufolosi che vogliono giocare a Warcraft come dio comanda. E sniffa cocaina.

La cocaina la prende a Via dei Volsci il mercoledì sera, il giorno in cui i cinema sono pieni: lui spende così i suoi soldi, lui non ne vuole sapere. Lui i soldi che non butta in benzina li investe in cocaina a Via dei Volsci. Il non più giovane Holden sniffa, assomiglia a Johnny Depp, tutte le ragazze si voltano a guardarlo: una volta gli è andata male ed è stato ricoverato per quattro settimane. Da allora non ha mai più cambiato angolo. Il non più giovane Holden ce l'ha con le autorità perché proibiscono tutto alla povera gente: il non più giovane Holden, che assomiglia a Johnny Depp e sniffa cocaina, sostiene che la liberalizzazione totale delle droghe, leggere e pesanti, converrebbe soprattutto allo Stato che otterrebbe in questo modo una schiera di elettori rincoglioniti e contenti che non avrebbe più tempo e cervello per considerare l'operato dei politici. Perciò si droga. Il non più giovane Holden. Per non pensare. Per non considerare. La cocaina un po' se la fuma un po' se la sniffa. Sul lavoro, da Vobis, a Piazza Mancini, i ciccioni che vogliono giocare a Warcraft non si accorgono di niente e tornano soddisfatti a smanettare sulla loro droga al silicio: lo stipendio gli arriva puntuale ogni mese. Dentro una busta gialla. In contanti. In nero.

Alle otto di sera il non più giovane Holden torna a casa. Dai genitori. Perché una casa in affitto costa troppo. Torna a casa dai genitori a via della Balduina e cena in silenzio senza appetito. In bagno gli scende il sangue dal naso e lui rovescia la testa all'indietro come per una risata esplosiva, solo che non c'è niente da ridere: quando torna a guardare il proprio riflesso nello specchio gli sembra che quello non l'abbia seguito nel movimento ma sia rimasto a giudicarlo con severità. "Che vuoi?", gli dice il non più giovane Holden. Al rilfesso. "Che vuoi? Ci tieni o no ad assomigliare a Johnny Depp?".

Il non più giovane Holden è bello, ha i baffi da spagnolo, assomiglia a un attore famoso di Hollywood. Sul 2 tutti lo guardano, anche gli uomini: gli uomini, soprattutto, sono affascinati da ciò che piace alle donne. Sono affascinati e disgustati e per tutta la corsa del tram cercano un solo motivo per non desiderare di essere come lui. La maggior parte di loro si convince che uno che assomiglia a Johnny Depp non può essere anche intelligente e che l'intelligenza, al giorno d'oggi, è qualcosa che non puoi barattare con la bellezza. Così si regalano la loro concessione quotidiana: chi non si droga deve trovare un altro modo per arrivare alla sera senza impazzire.



Il non più giovane Holden prende il 2, prende gli autobus, tira su col naso tutto l'anno. Il non più giovane Holden non può guidare perché la patente gliel'hanno ritirata: ha messo sotto un passeggino che era stato spinto nonostante il rosso pedonale. Il passeggino è sfuggito dalle mani della mamma e ha fatto un volo esagerato finendo nel Tevere. Il non più giovane Holden è uscito dalla macchina e si è piegato sulle ginocchia sulle strisce pedonali: il non più giovane Holden, allora, portava i capelli legati con un elastico rosso. Il cofano della sua Audi era accartocciato e il tratto di asfalto di Lungotevere, tra lo Stadio Olimpico e il Ponte Duca d'Aosta, bagnato e scivoloso e sembrava assorbire i suoni del mondo, tutti i suoni tranne uno, il pianto del bambino in braccio al padre. Il padre del bambino. Aveva gli occhi talmente spalancati, l'uomo, che un altro po' e i bulbi gli sarebbero colati sulle guance. Allora gli avevano tolto la patente, gli avevano fatto le analisi del sangue ed era risultato pulito, pulitissimo, solo che la presenza in macchina di tre bottiglie di Moretti vuote risalenti forse all'estate precedente avevano fatto eccitare i titolisti della cronaca locale: le diciture "alcolizzato" e "ubriaco" avevano fatto piangere sua mamma. Il tg regionale, inquadrando il piccolo adesivo "S.S. Lazio" sul parafango della sua auto, aveva intervistato un esperto sociologo in merito al fenomeno degli "Ultras": la vicinanza allo stadio, secondo il luminare, era stato l'elemento che aveva "suggerito all'Ultras il delirio di onnipotenza". Il processo è ancora in corso e il bambino adesso ha quattro anni e va pazzo per i gianduiotti e Bart Simpson.

Il non più giovane Holden lavora da Vobis senza contratto, guadagna in nero e aiuta i ciccioni ad aggiornare il computer al massimo livello possibile. Non ha mai messo piede in uno stadio di calcio. Coi genitori non parla più da quando quella carrozzina vuota è volata nel Tevere davanti allo stadio Olimpico: non è mai riuscito a convincerli che non era ubriaco. Se i giornali lo hanno scritto, se la Tv l'ha detto, sono convinti loro, allora deve essere vero.

Il non più giovane Holden abbassa tutti e due i finestrini. Guidare gli mancava e anche la Salaria. Il palazzone di Sky gli sfila via sulla sinistra, mette la freccia, scala di marcia: non s'è dimenticato come si fa. D'agosto è più facile farla franca: meno controlli, meno gente. Usa sempre lo stesso metodo: appena ne trova una che gli piace, si ferma e domanda il prezzo. Poi si fa un altro giro per rifletterci su e se quando torna sul posto lei è ancora lì allora la fa salire. Si chiama Merlin, che nome del cazzo, è rumena e ha 24 anni: con 30 euro te la scopi in macchina. Sa perfettamente dove andare e infatti ci va: durante il breve tragitto lei cambia le frequenze alla radio e dice banalità sul caldo. Canticchia una canzone di Jovanotti: il non più giovane Holden la guarda mentre non se ne accorge. A macchina ferma non perde tempo: per lei è solo lavoro. Sul pianale dietro al volante sistema una confezione di kleenex umidificati, un pacchetto di fazzolettini normali, da naso. Poi tira indietro il proprio sedile senza domandare come deve fare, si infila in bocca una gomma americana, si sfila le mutandine e scarta il preservativo. Il non più giovane Holden le dice che anche lui ha qualcosa da scartare e lei sorride, perché il cliente ha sempre ragione, solo che non ha capito e quando lui tira fuori una bustina di carta stagnola con dentro polvere bianca, invece che il cazzo, Merlin si tira indietro sul sedile come se avesse visto spuntare un fucile, e dice no no no, quella roba no io, no. Il non più giovane Holden insiste, col sorriso sulle labbra da Johnny Depp, tira fuori dal vano portaoggetti la confezione di un cd e la usa come pianale di lavoro. Merlin insiste: lei non lavora così, non le piace. Ma come, dice il non più giovane Holden, canticchi Jovanotti e poi ti indigni per un po' di coca? E intanto continua a preparare, come se la troia non esistesse nemmeno, come se il suo dissenso fosse sperma già colato dentro un preservativo. Ma la troia esiste eccome e forse fa la cosa sbagliata, perché rimette dentro la borsetta i ferri del mestiere e allora il non più giovane Holden la prende per un polso e si gira tutto verso di lei, però stando accorto a non disperdere la polverina in giro. L'ha già fatto, sa come si fa. Le dice di guardarlo in faccia, le dice, guardami in faccia, guardami in faccia. Però intanto stringe più forte e le ossa sottili del polso scricchiolano come fieno bagnato. A me non mi piacciono quelle come te, però mio padre dice che mi devono piacere per forza perché lui ha faticato una vita intera, così mi dice, si è fatto il culo per cinquant'anni e allora a suo figlio, cascasse il mondo, gli devono piacere le donne, hai capito come mi dice mio padre? Non ne vuole sapere mica di quello che voglio io. Così digrigna il non più giovane Holden, prima di zittirsi del tutto. Quando le lascia il polso, due cose rimangono dentro l'abitacolo: i segni bianchi sulla sua pelle che si asciugano mano mano che il sangue ritorna a scorrere e gli occhi spalancati dal panico. Sono gli occhi circondati di rimmel di una puttana che è abituata ad essere picchiata e lasciata livida in un angolo e sa riconoscere gli istanti che precedono le botte. Il non più giovane Holden deglutisce e dice qualche altra cosa a voce troppo bassa. Merlin non ha reazioni: guarda e aspetta il momento di saltare fuori. E' abituata a farlo: rotolare ai lati della Salaria. Il non più giovane Holden si tira indietro i capelli dalla fronte e si china sulla confezione del cd per aspirare la polvere bianca. Mentre aspetta con gli occhi chiusi sente un rumore secco e poi tanti piccoli rumori che spariscono in lontananza: adesso è solo in macchina. Al centro del sedile del passeggero c'è un preservativo ancora arrotolato e una borsetta da donna. Cerca di ricordare. Prende la borsetta che non contiene niente a parte altri preservativi, un pacchetto di sigarette, due accendini e un calendario, la annusa, tirando su col naso a fondo per la seconda volta in pochi secondi, e poi si masturba spargendo il suo seme dentro la borsetta di pelle finta. Quando torna sul posto dove ha caricato Merlin, lei non c'è più: al suo posto ci sono altre tre o quattro ragazze che lo guardano in cagnesco e quando fa per rallentare gli lanciano addosso dei piccoli sassi. Non vogliono ferire, non vogliono offendere, non vogliono mettersi nei guai: vogliono solo lasciare intendere che sanno. E che non permetteranno.

Lo capisce Anche lui fa così col padre. Gli lascia intendere che sa, conosce la sua rabbia. Gli fa capire che non lo perdonerà. Il non più giovane Holden assomiglia a Johnny Depp, gli piace tirare di cocaina, prova a farsi piacere le donne a forza di scoparsi puttane. Il non più giovane Holden lavora da Vobis a Piazza Mancini e il sabato pomeriggio, quando ritorna a casa un po' prima del solito, non trova nessuno ad aspettarlo perché entrambi i genitori sono a Messa. La Santa Messa. Vanno a messa il sabato sera e poi la domenica mattina: il padre si prende la Comunione tutte le volte e quando torna al posto masticando piano domanda le sue preghiere al Padreterno. Il non più giovane Holden sta sulla Salaria, sta cercando Merlin, le vuole parlare, le vuole far capire. Merlin è sparita, Merlin adesso ha paura. Il non più giovane Holden vorrebbe tirarsi su la camicia e farle vedere la cicatrice longitudinale che si porta sul fianco destro: il ricordino di papà. Papà è frustrato, papà prega il Padreterno, gli dice: Dio onnipotente fai che mio figlio porti una donna a casa, soltanto una volta, ma il Padreterno non lo ascolta, allora papà aspetta che il figliolo vada a farsi la doccia e mentre è nudo e indifeso lo immobilizza sotto il getto d'acqua calda e lo minaccia con il coltello per tagliare il pane. Il non più giovane Holden si porta il ricordino di papà tutti i giorni dietro e anche papà se lo porta dietro tutti i giorni, a messa, sull'inginocchiatoio, nel confessionale. Il non più giovane Holden è bello, le ragazze lo guardano. Lavora da Vobis a Piazza Mancini e gli hanno ritirato la patente perché hanno deciso che è un Ultras: cena sempre coi genitori a casa, perché al padre dà fastidio e a lui piace che suo padre provi fastidio. Suo padre se lo merita di mangiare insieme a lui. La Salaria gli mancava. Gli mancava il vento in faccia. Il non più giovane Holden passa di nuovo vicino al palazzone di Sky, scala di marcia, mette le freccia. Merlin non c'è più: sarà andata a casa, sarà andata a farsi una doccia. Sarà andata a farsi colare di dosso tutti gli altri uomini che le hanno ansimato sopra. Prima di girare per la tangenziale Est guarda un'ultima volta nello specchietto e le vede ancora lì, in fila, tutte ad aspettare il prossimo clistere di carne che le nutrirà trenta euro alla volta: chissà, il non più giovane Holden si chiede, dov'è che vanno le puttane quando la Salaria è ghiacciata.

[Liberamente ispirato da questo fatto di cronaca realmente avvenuto]

Vede la fine in me che vendo dischi in questo modo orrendo

Giugno piomba silenzioso nelle nostre vite ad annunciarci che sta per scoppiare la bolla estiva. Mentre i piedi nelle scarpe iniziano a sudare tutta la nostra voglia di sotterrarci sotto metri di sabbia e mare, butto lì un personalissimo e quindi parzialissimo resoconto di metà 2008 musicale.

Se il 2007 era stato l'anno dei "grandi album", questo 2008 sembra l'anno dei Grandi Nomi. A scorrere l'elenco delle uscite, sembra quasi di ritrovarsi nei favolosi anni '90: REM, Afterhours, Jovanotti, U2, Moby (roftl), Vasco Rossi, e ne dimentico sicuramente qualcun'altro. Per non parlare dei Coldplay (li aspetto al varco), Sigur Ros, e due "icone" italiche, seppure con dimensioni e motivazioni opposte, quali Baustelle e Offlaga Disco Pax. Dischi attesi, in alcuni casi attesissimi che riportano l'attenzione dal contenuto all'autore spesso "stagionato", il cui giudizio è quanto mai legato al passato prossimo o remoto che si porta sulle spalle.
Le canzonette affiorano sporadicamente, in mesi densi di avvenimenti personali che hanno richiesto concentrazione e messo il silenziatore alle casse. Gli auricolari banditi sul posto di lavoro fanno il resto, tendendo a prosciugare la palude degli ascolti dei gigabyte scaricati, lasciati ammuffire senza nemmeno un passaggio su Last.fm. Neanche un mp3 da linkare.

Concerti visti relativamente pochi, sicuramente falliti alcuni appuntamenti topici (Afterhours, Battles) cui si spera di rimediare almeno parzialmente nei prossimi mesi. I giovedì della rassegna Indie Thursdays del Renfe hanno portato a Ferrara un'Alternativa fatta di gruppi semisconosciuti, iniziativa lodevole che ha toccato l'apice (come affluenza) con Le Luci della Centrale Elettrica assieme a Giorgio Canali, che meriterebbe un discorso a parte. Peccato che ogni giovedì a fine concerto la sala si svuotasse immediatamente, sarà che la gente lavora o studia...
All'Estragon ho assaporato senza passare dal via gli Offlaga Disco Pax, che hanno riprodotto l'intero nuovo album. La nostalgia per Socialismo Tascabile è tanta, e forse inevitabile, anche se Venti Minuti mi fa sempre piangere come un bambino. Trasferta al Vox per i Baustelle, a detta di tutti migliorati dal vivo, eppure il medley finale rasenta il ridicolo. Incomprensibile amputare così Gomma, così come il pubblico dell'ultimissima ora, che si esaltava solo per le canzoni di Amen. Personalmente urlato il tormentone tardoinvernale di Anna che non sa perchè si è laureata anni fa.
Maggio si è aperto con il concerto acustico degli imprenscindibili Perturbazione, con tanto di inedito, e si è chiuso con le "Esplosione nel cieeelo", per citare il candido maccheronico italiano con cui si sono presentati alla rumorosa folla dell'Estragon gli Explosions in the Sky. Post-rock neuronale e subdolo, perchè si insinua nella stanza come un tappeto ma finisci a rotolarcisi sopra per estasi o per tormento. Il concerto è quasi "faticoso", vuoi per il vociare da aperitivo, vuoi perchè per apprezzarli appieno bisogna isolarsi da tutto il resto.

Ora tutti a riempire le piazze per Ferrara sotto le stelle. Ma se l'anno scorso all'ombra del Castello ci fu il concerto dell'anno, l'apice dell'estate credo proprio che stavolta sarà a Milano.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

Archivio