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WHERE IS MY MIND???
di Attimo

Allora: non è vero che non sono più incazzato e incazzoso col mondo come ero una volta. Non è vero. Ora sono sempre incazzato e incazzoso, ma con me. E' diverso, è maledettamente diverso. Ce l'ho con me perché mi sto lasciando corrodere da certi sentimenti. Se non so più fare a scrivere, se non penso più come prima, se non riesco a trattenere le idee che mi vengono in mente per più di 5 minuti, se queste e altre cose che poi forse dirò, è tutta colpa di certi sentimenti. Non mi capirà mai nessuno. E forse voglio soltanto questo: essere capito, compreso. Compatito. Davvero un desiderio misero. Per capirmi dovreste aprire a forza la cavità cerebrale ed estrarne il contenuto. Operazione a dir poco complicata. E poi ci vorrebbe molta, moltissima curiosità, per giustificare un simile gesto. Quasi morbosa, direi. Dovreste poi esaminare il contenuto, sbucciandolo, tirando via strati su strati, fino a giungere al nocciolo, là dove regna il marcio. C'è molto marcio nella mia testa. Marcio negativo, marcio positivo. Marcio ingiustificato, anche. Ma c'è, e come un virus corrode gli strati superiori. Non dovrebbe esserci, non vorrei che ci fosse. Ma c'è. Cresce, o perlomeno non diminuisce mai. Non potrà mai calare. Non so per quale motivo, ma i sentimenti tristi, penosi, colpevoli, inspiegabili, quelli non spariscono mai. Rimangono saldi al loro posto, i bastardi, impassibili, perché sanno che non dovranno compiere alcuno sforzo per tornare a galla. Potranno essere sepolti da migliaia di buoni sentimenti, dolci ricordi, fervidi propositi di riscossa, riscatto, normalità. Ma prima o poi, li porteremo noi stessi a galla. Scacciandoli con la mano urleremo "andatevene via!!", e intanto li aiuteremo a risalire con l’altra. E porgeremo l'altra guancia, e poi un'altra ancora, tutte le guance possibili, e ci faremo schiaffeggiare, ci faranno sprofondare. Staremo ancora in pena. Giustamente. E vivremo come se nulla fosse, nella realtà di tutti i giorni nessuno si accorgerà di nulla, continueremo a sorridere e a piangere per le cose di tutti i giorni, arriveremo persino a dimenticare, per un istante o per mesi, di portare con noi certi fardelli. Ma essi non ci abbandoneranno mai. Non mi rivolgo alle menti vigili e sveglie, le menti perfettamente incastrate nel fluire della vita, le menti attente, pensanti e pulsanti, rivolte a un preciso scopo, una precisa idea, una precisa suggestione. Mi rivolgo al loro subconscio, al loro io nascosto, una delle loro centomila facce, forse la più vera ma allo stesso tempo la più meschina, la più debole. Provo tanta pena per questa parte di noi, ma anche tanta rabbia. La odio e la detesto: per causa sua sprechiamo milioni di istanti del nostro prezioso tempo, abbiamo mandato a puttane chissà quante occasioni nella nostra breve vita, abbiamo fatto soffrire le persone che ci stanno vicino e magari loro non lo sanno neanche, abbiamo fatto impazzire le altre 99mila maschere di noi stessi. Provate a pensare a tutte quelle volte che vi siete fermati a ripetervi increduli e basiti: “Ma cosa ho fatto?”, a quelle volte che vi siete vergognati di voi stessi, a quelle volte che non ve ne siete nemmeno accorti, della cazzata, bastardata, innocente sciocchezza che avete commesso. Beh, ora posso dirlo. Con amarezza sono giunto alla conclusione che fanno parte del gioco, come gli errori degli arbitri che rovinano una bella partita di calcio e alimentano roventi polemiche nella settimana successiva. Fa parte del gioco, che noi lo vogliamo o meno. Non lo vogliamo affatto, è questa è l’unica cosa ben chiara nel tourbillon di luci psicadeliche o nella nebbiolina leggera leggera stile pub che aleggiano nelle nostre menti dopo che ha agito imperterrita la centesima faccia. Ultima perché la più infima, soprattutto la più nascosta. Ma gli ultimi saranno i primi, come ben sanno i praticanti cattolici, alcuni dei quali vi arrivano, a praticare, proprio dopo una serie di azioni pensieri parole marce, e per marce intendo non normali, non naturali, non “buone” (nel senso morale e opportunistico del termine) insomma. E’ capitato anche a me, di perdere ore in bagno a parlare con un certo Dio, a chiedergli spiegazioni, a domandargli perdono, a invocare la presenza di un angelo consolatore. Ma non è mai arrivato. E sapete perché? Perché non volevo che mi sussurrasse quello che già sapevo avrei dovuto fare, ma non volevo. Per paura, per pigrizia. Perché sono UMANO. Questa è la chiave di tutto. Sono, siamo UMANI. E gli uomini e le donne sono fragili, terribilmente sospesi sul filo del rasoio. E’ così, almeno io ne sono convinto. Sto imparando a giocare, da un po’ di tempo, e imparando a conoscere le regole non scritte, i risvolti non svelati del gioco. A tutti coloro che si sentono umiliati, offesi, oppressi da loro stessi, e che nel fondo del barile raschiano ancora una voglia di riscatto, rinascita, che vogliono finalmente alzare lo sguardo da terra e guardare dritti davanti a se, dico solo una cosa: provateci. Provate a chiedere dove sia finita la vostra mente, e scoprirete che non è molto lontana da voi. L'avete solo persa di vista.

 

 


Cosa si riesce a scrivere e a pensare in un tempo indeterminato, cio' che dovete calcolare non è il livello di stupidità di colui che intraprende tale esperimento ma il livello di interesse culturale di colui che ha ideato tale esperimento, il fatto che le due persone coincidono potrebbe far pensare che esista un nesso tra la cultura e la stupidità, fossi in voi comincerei a calcolare il vostro livello di soddisfazione nell'apprendere che non siete uomini di cultura, ma cos'è la cultura, un campo coltivato? qualcosa che trovi al di là dei sogni, si perchè ciò che cresce in un campo coltivato non è un sogno ..ma non andiamo fuori tema, la domanda a cui spero di dare prossimamente una risposta è quante persone possono realmente essere interessate a leggere questa pagina e quante persone hanno il coraggio di ammetterlo mandandomi un e-mail. Ho messo questa frase al centro per ingannare i furbi che leggono a fondo testo e magari ti mandano l'e-mail senza avere letto tutto, cmq scrivimi qui euge@ciccsoft.com specificando nell'oggetto "l'esperimento dei 20 minuti" per darmi il tuo parere. In questa giornata di sole ...fammi finire in questa giornata di sole nuvole c'è un vento bestiale, è domenica sono quasi le 4 del pomeriggio e non ho un accidenti da fare. Sarà questa una delle cause che hanno influito sulla decisione di tale esperimento? assolutamente no, la scienza non guarda in faccia nessuna emozione umana, che sia noia che sia gioia che siano le patate con in mezzo manzotin. Questo è un esperimento sociale e se tu sei una persona trasgressiva allontanati, non interagire o mi falserai i dati rilevati, e sopratutto non trasgredire a questo mio ordine (se non lo hai capito ti sto invitando a farlo). All'inizio il progetto era quello di scrivere ininterrottamente per un ora di fila, ma sono molto tentato di ridurre il tutto a 20 minuti (specie perchè ne sono già passati quasi dieci e questo vorrebbe dire che sono già a metà dell'opera, avete presente quando andate in palestra e riducete i vostri 10 minuti di cyclette a tre con la scusa che andate più veloci e con la marcia più pesante (o lo faccio solo io?) ecco comunque sia il principio è lo stesso. Accusiamo ora i primi effetti dell'esperimento, ho scritto due righe e mi sono accorto che non avevano alcun senso, ho dovuto cancellarle, si perchè io ho una dignità seppure sembri un insospettabile detentore di questa qualità. I primi 10 minuti sono andati lisci, gli altri 10 saranno una sfida, si possono trovare argomenti quando non si sta parlando di niente in particolare e sopratutto non c'è nessuno stimolo che ti solleciti a trovare argomenti? ma sopratutto ti può venire in mente qualche argomento nel frattempo che digiti su una tastiera, il vero problema e che se digiti in continuazione non puoi fare a meno di scrivere tutto quello che pensi, gli stessi ragionamenti che ti portano a digitare determinate parole e se batti abbastanza in fretta difficilmente troverai il tempo per pensare ad altro. Vi rendete conto, vi rendete conto delle seghe mentali ...ops insomma ora avete l'onore di prendere uno spaccato della mia testa, state leggendo esattamente 20 minuti di me. Questo esperimento acquista ora due sfaccettature (non badate al lessico pensate alle condizioni in cui scrivo) una parte sociale che vuole vedere l'impattò della società, ossia della fascia di utenza media, la sua reazione di fronte a tale fenomeno ed una parte scientifica, l'esposizione pari pari del pensiero e la reazione della mente umana all'auto-sputtanamento (questa la dedico a Mauro Serra) è incredibile e e e e e posso dirvi che la voglia di staccare è fortissima so bene che se...bo che scrivo, ora comincio a capire cosa si prova a fare meditazione, a liberare la propria mente, sto pensando sempre a meno cose, se credessi nell'ultraterreno probabilmente penserei che mi sto unendo spiritualmente con l'essenza incorporea di una lumaca zoppa, mi concedo solo uno sguardo sull'orologio del pc nella speranza che siano passati sti stramaledetti 20 minuti perchè comincio davvero a rompermi di brutto, scopro che ne mancano ancora 4, ancora 4 minuti, 4 minuti che saranno duri sia per me che per voi, per quanto a leggere ci si metta senz'altro di meno che a scrivere. Se riceverò realmente un e-mail come risposta all'esperimento sarò veramente sorpreso perchè se mi sento idiota io a portare avanti questa pagina non immagino quanto dobbiate essere idioti voi ad abboccare, ma statisticamente qualche sfigato presto o tardi deve per forza passare di qua, inutile avvisarvi che sarete pubblicati, perchè le e-mail di voi bastardi che rispondete non posso fare a meno di pubblicarle, con mia immensa gioia vedo che mancano solo 2 minuti, e ora penso ma sarà il caso di correggere gli errori ortografici? mi dico di si, a rischio di sembrare meno naturale preferisco sembrare più comprensibile. 

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