Author Archive for Cyrano

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Sesso in aula con gli allievi

La categoria professionale degli insegnanti – in controtendenza con gli stereotipi diffusi nell'opinione pubblica – è soggetta ad una frequenza di patologie psichiatriche pari a due volte quella della categoria degli impiegati, due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli operatori manuali . A documentarlo sono recenti studi scientifici, che evidenziano tra gli insegnanti un costante aumento della percentuale di accertamenti per idoneità al lavoro a causa di patologie psichiatriche (dal 44.5% del triennio 92-94 al 56.9% del periodo 01-03) - Fonte: La Medicina del Lavoro n° 5/2004) .

Evidentemente abbiamo tutti un problema.

  • Gli insegnanti, sottoposti a un lavoro usurante che naturalmente non è riconosciuto come tale.
  • Gli allievi,  che si trovano di fronte persone incapaci di gestire serenamente non solo la didattica ma anche un minimo di rapporto umano.
  • Genitori troppo responsabilizzati dalla struttura che spesso non hanno interlocutori credibili nella stessa istituzione che richiede il loro impegno. A parte il fatto di mandare i propri figli in un luogo mediamente molto più insano di una fumosa sala da biliardo.

 Qualcuno ci sta pensando?

 Materiale informativo (please, rabbrividite...): qui.

State bene, Cyrano.

Saddam e il nuovo Iraq

Facessero un atto di democrazia, visto che l’hanno sbandierata tanto. Saddam a morte entro l’anno! magari alla vigilia di natale. Bella roba da dirsi, complimenti al Presidente Democraticamente Eletto e a tutta l’allegra compagnia del petrolio.

Ma sarà ora di dirgli che cosa ne pensiamo, o no?

State bene, Cyrano.

Dolce&Gabbana, grazie di cuore!

Modelle nude nelle sfilate, immagini di corpi femminili venduti in bound affianco ai prodotti, “adultizzazione” forzata di adolescenti e bambine, commercio di minorenni e via dicendo. Nulla di nuovo in questa parte del mondo. La crudeltà e la spersonalizzazione della donna e del corpo femminile in questo angolo del pianeta assume una sua forma, commercializzabile, e di immagine, non lesiva di tutti quei sacrosanti diritti che l’occidente sbandiera a destra e a manca.
In altre parti del pianeta la mercificazione assume aspetti differenti che colpiscono la persona, la carne, più che la sua immagine astratta. La cosa che accomuna lapidazioni e prostitute minorenni è che in occidente ci sono solo le seconde (semplifico), in altri parti del mondo ci sono entrambe. Nulla di nuovo dunque?


No, qualcosa di nuovo c’è anche qui da noi. Sono i cartelloni di Dolce&Gabbana, che ormai da anni, in maniera sempre più audace, ci sbattono in faccia qualcosa che merita attenzione: la mercificazione del corpo maschile.
Al posto di what are you fighting for, vicino all’ormai famosa metropolitana Moscova, hanno montato un megacartellone che mi fa rimpiangere il leopardo rincoglionito e tutto il resto. E’ una roba da girare lo sguardo, sul serio. La suddetta pubblicità è costituita da una congerie di ragazzotti in atteggiamenti insignificanti a bordo di qualcosa che sembra una nave militare. Tutto sembra rispettare una certa estetica gay, come l’ambientazione militare, la spersonalizzazione e quindi il risaltare del corpo, la giovinezza plasmabile, un certo machismo condotto ai danni di un passivo e via dicendo, estetica che (sia detto) a sentire i massmedia, avrebbe letteralmente colonizzato qualunque principio di estetica moderna e contemporanea. Sinceramente, questo tipo di estetica, mi fa vomitare al pari delle prostitute minorenni di Viale Cassala e chissenefrega se ha colonizzato questo o quello.
La suddetta pubblicità è costituita da ragazzotti vestiti (D&G), da altri in mutande e via dicendo. Tutti hanno l’occhio appannato e lubrico, il capello e il muso di borgata (Ah! Pasolini! Ah Walter Siti!), quello in primo piano ostenta un’erezione sommaria nelle mutande, e gli altri lo guardano e via dicendo, insomma una spazzatura. Peraltro, la stessa spazzatura che la tranquilla e colta comunità gay che conosco, rifugge come il fuoco.
Allora, dov’è la novità? La novità è che ci volevano degli uomini (D&G), per far sentire un uomo come un oggetto. Dopo millenni di strumentalizzazione del corpo femminile ecco che finalmente ci siamo! Anche gli uomini (magari quelli come me) finalmente sanno che cosa vuol dire essere visti sotto la lente del possesso carnale, dell’occhio lubrico, della spersonalizzazione a fini sessuali! Evviva! Era ora! direbbe qualche femminista di mia conoscenza (mia madre, per esempio).
Sinceramente, era meglio farne a meno, era meglio superare l’empasse della questione femminile, che precipitare pure in quella maschile. Grazie Dolce&Gabbana! Grazie di cuore per questa schifezza.

State bene, Cyrano.

Sofri, Pamuk e il problema delle identità

Su La Repubblica di oggi (Sabato 14 ottobre) Adriano Sofri pubblica una riflessione sul Premio Nobel Orhan Pamuk che avrebbe recentemente affermato il proprio dissenso sull’iniziativa francese di rendere “obbligatorio” il riconoscimento dello sterminio armeno ad opera dei turchi nel secondo decennio del novecento. Nell articolo, Sofri riflette sulle apparenti contraddizioni del comportamento di Pamuk, apprezzato nel mondo per il nobel, disprezzato in Turchia per aver stigmatizzato l’atteggiamento negazionista dei governi turchi sulla questione armena, e poi apprezzato in Francia per le sue qualità ma criticato per le sue prese di posizione contrarie nei confronti della recente legge francese, e quindi apprezzato in Turchia per questa stessa posizione e via dicendo, in una girandola di attribuzioni di stima e disprezzo. A un certo punto Sofri afferma che: “...non so se nella sua (di Pamuk) presa di posizione si insinui una punta di opportunismo” e poi continua affermando che “prendere il nobel da giovani è rischioso: bisogna restarne all’altezza a lungo. Il rischio più grave è di cessare di essere se stessi, e diventare soltanto un premio Nobel, uno dei tanti. Troppo poco. Meglio scontentare subito qualcuno, e rientrare in fretta nei propri panni.”.
Ora io credo che Sofri si sia sentito profondamente in difficoltà nel comprendere la posizione dello scrittore, e dell’apparente somma di contraddizioni che Pamuk (ma chiunque altro in verità) ha rivestito in questi episodi. Come? Sembra chiedersi Sofri, un democratico Turco, premiato dall’occidente per il suo coraggio civile, si scaglia contro la scelta laica di uno stato che gli da ragione? C’è qualcosa sotto, continua il nostro, forse c’è un’ombra di opportunismo.


Quello su cui Sofri dovrebbe probabilmente riflettere è che gli uomini e le donne (Pamuk compreso, dunque) non sono (e non sono mai stati, nemmeno negli anni settanta!) frutto solamente di una singola identità, magari ideologica. Pamuk, come tutti noi, possiede diverse identità e con queste occorre fare i conti, tutti i giorni, non solo quando si prende il Nobel. Pamuk è Turco, è un democratico, probabilmente è un musulmano, poi è uno scrittore, inoltre è europeo, forse ama gli scacchi e magari è iscritto al circolo del tennis. L’illusione, anche di Sofri, che ciascuno di noi sia frutto di una singola ed esclusiva identità (Comunista! Islamico! Iracheno! Cristiano! Negro!) è un pensiero pericoloso, dal quale occorre uscire velocemente, perchè è attraverso questo pensiero esclusivo che si arriva alla semplificazione dell’altro, e quindi allo sfruttamento, alla guerra, allo sterminio. Nessun comportamento schizofrenico dunque, in Pamuk, e mi duole per Sofri che in questo caso non riconosce come la complessità dell’uomo diventi, all’interno di una società libera e moderna, un qualcosa che sfugge alle semplificazioni identitarie, cui noi tutti, e sicuramente anche Sofri, siamo purtroppo abituati. 

State bene, Cyrano

Sabrina Ferrilli in Afghanistan

Signore perdonami! Sto avendo la sventura di guardare con un occhio la televisione e con l'altro lo schermo, mentro cerco di terminare un racconto. Non ce la faccio, ogni tanto l'attenzione è calamitata dalla massa di vaccate che sfilano sullo schermo. Non so cosa sia, ignoro come si chiama, so solo che è roba vecchia  (rai Sat 2000 su digitale terrestre). C'è Sabrina Ferrilli e qualche altro attore (??) italiano, tutti in Afghanistan a metter in fila una serie di indegne pantomime che chiamamo recitazione. Ma chi ha scritto questa schifezza? ma chi ha avuto il coraggio di scrivere i dialoghi, la sceneggiatura, chi ha fatto le riprese? Santo cielo è una cosa indegna, bisogna che qualcuno lo dica! Ma quanto hanno speso per produrre questa sequela di luoghi comuni arraffazzonati alla cazzo, retorici, buonisti, zeppi di falsi storici, semplicisti e recitati in maniera vergognosa. Ma perchè questa gente non va a zappare? Ma chi ha avuto il coraggio di produrre una simile schifezza? Chi è stato? Il direttore generale della rai? Chi è che ha firmato? Qualche raccomandato? Qualche coglione dopo un Happy Hour con la Ferrilli? Qualche politico? Questa gente non deve più lavorare, deve essere bandita solo per la vergogna di aver scritto e recitato robbaccia del genere! Ma per favore. Che vergogna. State bene, torno a scrivere, scusate lo sfogo, ma bisogna iniziare a dire queste cose, basta fare finta e chinare la testa, qualcuno deve pur dirglelo a questi e ridiamogli in faccia una buona volta e andatevene, voi, i reality, bruno vespa, la ferrilli, striscia la notizia, il pupazzo rosso, il cinema italiano, le jene, muccino che scrive i libri con la figlia del cugino della moglie del fratello produttore e regista e tanti cazzi, pure comesichiama hnno riesumato, la cosa, la parietti (visto che ha vinto la sinistra, no?) e le fiction che fanno ridere i polli, e basta! Sono degli incopetenti, questa è la verità, degli incompetenti! Che meravigliosa e liberatoria verità! Non sanno produrre, non sanno recitare, non sanno scrivere, non sanno sceneggiare, non sanno fare una cippa di niente!  e poi tutti a chiedersi perchè dottor house fa un bordello di audience. E basta! Perdonatemi. Cyrano.

La scuola italiana

Tanti costi, pochi risultati - l'Ocse boccia la scuola italiana
(link)

Siamo alle solite, l’ennesimo articolo che si interroga sui mali della scuola italiana. Disponendo del digitale terrestre, spesso e volentieri incontro simili dibattiti anche su rai Edu, canale quasi dedicato a questo genere di tematiche.
Esiste una costante, negli articoli di cui sopra e nelle trasmissioni del canale dedicato, oltre che in numerose altre pubblicazioni. La costante è che tutti, da molti anni, si interrogano sul perchè dei seguenti punti:

• bassa scolarizzazione a tutti i livelli
• resa insufficiente se paragonata a quella di altri paesi
• scarsa competitività

E naturalmente, la scuola italiana è vista come Moloch che a fronte dei risultati di cui sopra, spende decisamente troppo.
Esistono in verità altri due motivi conduttori che caratterizzano le riflessioni giornalistiche su questo tema:

• Non viene mai (e sottolineo mai) richiesto il parere degli alunni.
• Non viene mai (e sottolineo mai) messa in dubbio la professionalità degli insegnanti.


Qual è il motivo di tutto ciò? E’ presto detto: prima di tutto il nostro sistema scolastico considera gli alunni come soggetti minorati privi di diritti, primo dei quali quello di un’istruzione moderna e interessante che permetta loro di costruirsi come persone libere, critiche e in grado di orientare la propria vita futura attraverso scelte, responsabilità e intelligenza, e non come vasi destinati ad accogliere nozioni imbecilli e noiose calate da un cattedra.
In secondo luogo la nostra classe insegnante (generalizzo, ovviamente, ma le cifre sono basse signori, molto basse) è professionalmente impresentabile.
Lo ripeto: professionalmente impresentabile per un paese moderno.
Inutile quindi, come sostiene l’ennesimo articolo, spalmare le vacanze dei professori lungo tutto l’anno invece che concentrarle nei tre mesi (tre mesi!!!) estivi. Inutile ipotizzare un aumento di ore di istruzione (a fronte degli scandalosi programmi didattici che ci sono attualmente: a che servirebbe studiare 100 ore in più di Dante o Manzoni o di matematica?). Inutile inserire altri due milioni di computer obsoleti nelle aule (tanto, la maggior parte dei professori non li sa usare e quei pochi che lo sanno usare tecnicamente, non li sanno impiegare didatticamente). Inutile scopiazzare la modellistica dei test per la valutazione di derivazione anglosassone (tanto, la maggior parte dei professori, non sa valutare i discenti con queste metodologie, ma dirò di più: l’intero sistema, basato sui due punti elencati sopra, NON è compatibile con questo genere di sistemi di valutazione). Inutile infine far finta di insegnare l’inglese dalle elementari quando i docenti non sanno l’inglese. Inutile, inutile, inutile.
Fino a che non ci sarà un ricambio dell’attuale classe insegnante (salvando le eccellenze, naturalmente, processo misurabilissimo questo, checchè ne dicano i docenti, e per forza!), e fintanto che non ci si renderà conto che gli alunni hanno il diritto di essere formati e i docenti il dovere di formarli, fintanto che non si romperà l’ennesima lobby (che di questo si tratta), il problema non si risolverà. State bene. Cyrano.

La carica degli snob

Bene, adesso ne abbiamo la prova: Pippo Baudo è uno snob. Come si permette di affermare a gran voce che "Dobbiamo smetterla con l'ordinary people" e con i reality? Non si rende conto che così facendo spiazza tutta la platea di finti intellettuali post-moderni che sopra i reality costruiscono fortune, teorie estetiche e sociologiche? Mi chiedo la blogo-sfera come la prenderà, ammesso che qualcuno se ne sia accorto, ma non preoccupatevi: Pippo Baudo da unico superstite tra i Gran Professionisti della Televisione, sarà presto riconvertito dai nostri amici Jalappas Like, in uno "che non ha mai capito niente" o in "un gran furbetto che sui reality c'è campato pure lui!". In effetti, come pretende di andare contro a questa simpatica, sexi e divertente modernità? Abbasso Pippo Baudo! Viva il reality!

State bene. Cyrano.

What are you fighting for (2a parte)?

Nella precedente campagna, commentata sei mesi fa, un interessante gruppo familiare meticcio, accompagnato da un leopardo sonnacchioso, si offriva al nostro sguardo comunicandoci la necessità di combattere per qualcosa, non importa cosa. Comprare un paio di pantaloni nel terzo millennio, sembrano comunicarci questi geni del marketing, equivale a impegnare il proprio minuscolo ego in una qualche forma di lotta, magari moderatamente ecologista (il leopardo è rincoglionito), magari per l’equilibrio tra i generi (figura centrale femminile centrale e non nuda) e via dicendo. L’importante, per i markettari, è associare al prodotto acquistato quello status minimo che soddisfa l’adolescenziale bisogno contemporaneo di far parte di una comunità di valori “forti” ma anestetizzati nello stesso tempo.
Questa sera, aperto il supplememento femminile di un noto quotidiano, mi capita l’ennesima sparata di questi costruttori di brache:


questa volta ricorrono a Eugène Delacroix, inscenando una parodia de “La liberté guidant le peuple”. Rimango parecchio scosso e mi metto al lavoro. Stavolta hanno fatto le cose in grande, mi dico e scopro che il paginone ricalca parecchi dei principali elementi del quadro (che peraltro, essendo gonfio di legittima retorica, adoro...): la luce, le rovine, la posizione dei personaggi, un bel lavoretto non c’è che dire! Alcuni elementi però, si dissociano nettamente dall’originale di Delacroix:

  1. ciò che sventola la tizia in primo piano (la libertè) non è il tricolore francese, ma uno straccio rosso (il tricolore non va bene, troppo nazionale. Rimane il rosso, il simbolo della rivolta, della rivoluzione, il colore che accende il cuore dei no global radical-chic, il colore della battaglia...)
  2. Il bambino (alla destra della donna) non ha pistole (nell'originale del pittore francese, appena scaricate in faccia ai soldati borbonici) ma stringe la manina della donna, con sguardo ebete
  3. Le altre comparse, che rispettano il movimentato vortice intorno alla figura della libertà, non possiedono armi.
  4. I cadaveri di rivoluzionari e soldati borbonici sono spariti.
  5. La libertà non ha il seno nudo (peccato).

Dunque il cliché è pienamente rispettato: nella mente “moderna” dei nostri markettari il principio è sempre quello: in una società (che si vorrebbe) priva di conflitti ideali, occorre fornire una merce (le brache) che si porti dietro, allo stesso prezzo, un surrogato di valore: la barricata di Delacroix, non certo priva di impeto rivoluzionario, unitario e di sacrificio, diventa una penosa scenetta bacchettona nella quale trionfa il “piattume” (lo sguardo adorante dell’uomo inginocchiato, il bambino ebete, il negro politically correct in secondo piano). Le rovine di Parigi diventano pezzi di cemento armato, tanto per modernizzare il quadretto, mentre le città del medio oriente vanno in pezzi veramente.
Ma in fondo, hanno ragione loro: alla gente bisogna vendere piccoli valori alla mano, ricordi vaghi dei moti dell’animo, sensazioni latenti e spirito di community: sia mai che a qualcuno venga in mente di impugnare veramente la sciabola o la pistola...
State bene. Cyrano
P.s.
E andàtevela a vedere per la miseria, “la liberté guidant le peuple” e fate lo sforzo di seguire il link su wikipedia, se non passate da Parigi: l’ignoranza, la mia, la vostra, sono la pistola fumante che hanno tolto dalle mani al bambino.

Vediamo un po’..

...si brucia o non si brucia D'Alema?

Genova 2001

Cinque anni fa a Genova il nostro Paese fu trascinato nel baratro della barbarie fascista. Cinque anni fa questo Paese è diventato un posto meno sicuro, nel quale le garanzie democratiche possono essere sospese. I responsabili di quello che è successo sono ancora (per lo più) a spasso. Tra questi ci sono poliziotti, carabinieri, teppisti black-bloc e teppisti tradizionali, ultras da stadio, agenti della Digos, esponenti della GDF, medici e polizia penitenziaria, politici e fiancheggiatori. Bisogna trovarli tutti e processarli, dovunque si siano nascosti, qualunque identità abbiano assunto. Occorre separare i colpevoli dagli innocenti e aggirare i depistaggi. Se questo non avverrà, la ferita di Genova rimarrà un fiume carsico di risentimenti e vendette. E la memoria non può essere la stampella della vendetta. Ma della giustizia.
Cyrano.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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