Archive for the 'Arte' Category

Page 3 of 3

Interessa anche voi

Caravaggio e l’Europa

Non solo l’arte contemporanea può essere rivoluzionaria, studiando artisti del passato si possono scoprire personalità esuberanti e totalmente fuori dagli schemi tradizionali. Anche Caravaggio che può apparire come uno dei pittori più conformisti e classici, fu un promotore di nuove idee sia stilistiche che tematiche, e come tutti gli innovatori non ebbe vita facile al suo tempo. Molti committenti rifiutarono la prima stesura dei quadri costringendolo a modificarli e alle volte togliendogli addirittura il  lavoro.
Naturalmente era un pittore molto apprezzato sia dai nobili romani che dagli altri artisti e i quadri rifiutati venivano subito acquistati e esposti nelle gallerie dei più famosi palazzi della capitale.
Le meravigliose innovazioni di Caravaggio, come l’uso dei toni scuri, il gioco di ombre e luci, la rappresentazione umile di temi sacri, sono esposte al Palazzo Reale di Milano, all’interno della mostra Caravaggio e l’Europa, aperta fino al 6 febbraio 2006.
L’esposizione presenta una galleria di quadri di notevole importanza, da Caravaggio a Mattia Preti, passando per i celebri Orazio e Artemisia Gentileschi e per i pittori fiamminghi.
La mostra tuttavia non è di facile comprensione, gli otto quadri di Caravaggio sono esposti nelle prime due sale, oltrepassate le quali si possono ammirare le centoquarantadue opere dei caravaggisti, quegli artisti a lui contemporanei o attivi subito dopo la sua morte che furono influenzati dalla sua maniera di dipingere. Nelle didascalie non sono segnalate le date di esecuzione dei dipinti, è quindi difficile per un visitatore inesperto riuscire a collocare i diversi quadri in riferimento a quelli di Caravaggio.
Un altro difetto della mostra è l’illuminazione, i faretti sono indirizzati direttamente sul dipinto, che essendo pittura a olio riflette la luce, impedendo così al fruitore una corretta visione. Bisogna spostarsi in continuazione per poter trovare una corretta posizione, per riuscire a vedere i dipinti senza nessun riflesso è necessario porsi in posizione laterale e non di fronte, ciò compromette notevolmente la fruizione.
Alcune tele sono esposte in piccole nicchie anguste ricavate nelle stanze del piano nobile del Palazzo Reale, ciò rallenta la visita e impedisce spesso una visita corretta, soprattutto se si è in gruppo.
Nonostante alcune mancanze da parte dell’organizzazione, la mostra merita di essere visitata se non altro per le notevoli tele di Caravaggio, che pur non essendo le più famose, sono comunque affascinanti. Importanti sono anche alcuni dipinti di Orazio Gentileschi e Carlo Saraceni, due tra i suoi più famosi seguaci.
Forse con l’ausilio di un audioguida, con uno studio preventivo su Caravaggio e i caravaggisti o con l’accompagnamento di un esperto della materia, si può apprezzare un pittore che ha avuto un ruolo importante nello sviluppo della storia dell’arte e si può imparare a conoscere l’arte di un secolo molto lontano da noi, che nella sua classicità presenta già motivi di distacco con la tradizione precedente.  
Per informazioni sulla mostra www.caravaggioeleuropa.com

Interessa anche voi

L’intenzione
Nell’arte del Novecento c’è una sola parola d’ordine: intenzione. È l’intenzione che determina un’opera d’arte, non è più importante che sia un dipinto o una scultura, che sia creata secondo le regole artistiche, con materiali tradizionali o che riproduca i canoni di bellezza classica. Forse il primo grande scossone lo diede Duchamp quando unì una ruota di bicicletta e uno sgabello o quando rovesciò un un’orinatoio denominandolo fontana. Fu ancora più rivoluzionario nel regalo per le nozze della sorella: in una lettera le scrisse di prendere un libro di matematica e appenderlo fuori dalla finestra, questo era il suo regalo, era un’opera d’arte  ma non era fisica, era solo un’idea, un’intenzione. Duchamp non fu di certo il primo a trasformare l’arte e ad allontanarla dai canoni estetici classici, il concetto di bello era già caduto precedentemente, nel 1800 Isidore Ducasse, Conte di Lautréamont aveva  dato una nuova definizione di bello come “l’incontro fortuito, su un tavolo anatomico, di una macchina da cucire e di un ombrello”. Questa spiegazione è piuttosto emblematica e forse oscura al primo impatto, in realtà è semplicissima: il concetto di bello non esiste più! Non ha più importanza!
Un ambiente in cui l’arte contemporanea si esprime in tutta la sua completezza è sicuramente la Biennale di Venezia.


L’ultima Esposizione internazionale ha chiuso i battenti il 6 novembre, chi ha potuto visitarla si sarà accorto dell’immensità dello spazio dedicato alle opere d’arte di artisti spesso sconosciuti; l’eccezionalità della mostra consiste anche nella completa disponibilità dei lavori, il visitatore può toccarli, spostarli, giocarci, entrare a far parte dell’opera d’arte, sentirsi per pochi minuti immerso in un mondo parallelo, in un mondo diverso, alternativo. Le opere esposte sono tra le più differenti, sono opere di denuncia, di divertimento, di descrizione del proprio paese di origine.
Quanto può essere affascinante giocare con biglie di metallo all’interno di una stanza e rimanere incantati dal rumore che le palline provocano colpendo le barre di legno, che delimitano l’area di “gioco”? Oppure quali intense emozioni possono essere provocate dal vento della Russia? Senti il freddo che piano piano penetra nelle ossa e magari se chiudi gli occhi puoi immaginare la steppa ammantata di neve.
Davanti a molte opere esposte alla Biennale si provano emozioni forti che pervadono tutto il corpo, non è più solo il senso della vista a essere stimolato, ma anche l’olfatto, l’udito, il tatto. Alcuni lavori provocano quasi uno stordimento, uno di questi costringe il visitatore a camminare su un pavimento in cui viene proiettata un’immagine poco comprensibile, la cui particolarità è quella di scorrere velocemente sotto i piedi del fruitore, provocando uno spaesamento piacevole. Chiunque entri nella stanza si trova costretto ad attraversarla se vuole proseguire la sua visita, può farlo il più in fretta possibile oppure sostarci un po’ a riflettere sul suo significato o semplicemente cercare di camminare dritto nonostante lo scorrimento dell’immagine stordisca notevolmente.
Molti sono convinti che tutto questo non sia arte, io non credo. Queste opere devono essere viste considerando tutte le avanguardia del novecento e alla luce dell’affermazione dell’intenzionalità come caratterista fondante dell’opera d’arte.
Dopo tutto chi ha mai pensato di costruire un grandioso lampadario scintillante con gli assorbenti interni? Se anche qualcuno l’ha anche solo immaginato, non l’ha poi realizzato e di sicuro non ha mai avuto il coraggio di presentarlo alla biennale di Venezia, coraggio che invece ha dimostrato l’artista Joana Vasconcelos.
Chi ha mai progettato un tunnel di bustine di tè al cui interno si sprigiona il delizioso profumo della bevanda?
Elencare tutte le opere particolari presenti alla mostra sarebbe un’impresa disumana. La cosa più importante dell’esposizione è l’accessibilità che l’arte contemporanea dimostra, non importa comprenderne il significato, basta essere disposti ad aprirsi verso questo mondo, questa realtà a noi contemporanea che non possiamo ignorare perché ci identifica e ci caratterizza. Noi abbiamo camminato su un pavimento di bottiglie di birra rovesciate, noi siamo saliti su un’opera d’arte-montagna alta 40 metri, noi abbiamo avuto il coraggio di ammirare e lasciarci emozionare da opere d’arte che alcuni reputano non degne di essere chiamate con questo nome.

Interessa anche voi

Jessica Stockholder, oltre l'oggetto comune

 
L’arte contemporanea può sconvolgere, apparire priva di significato, vuota, può risultare il frutto della mente malata di un qualche personaggio stravagante che si crede un artista. In realtà non si riduce a così poco, è molto  di più, e per comprenderla bisogna viverla, permetterle di farci provare emozioni. Ognuno di noi può provare i più disparati sentimenti di fronte a una panchina colorata su cui non è più possibile sedersi o davanti a un tavolino dipinto di colori sgargianti sul quale sono stati incollati oggetti comuni modificati.
Tinte brillanti e accese, pelliccia sintetica, plastica, oggetti da ferramenta, tende da bagno e perfino materiale elettrico si presentano al visitatore della mostra su Jessica Stockholder, allestita al Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara. Sono opere d’arte sotto forma di “cumuli” di oggetti comuni, che permettono al fruitore di toccare (senza distruggere naturalmente), camminare attraverso e vivere l’arte contemporanea. Lo scopo dell’artista americana è quello di indagare a fondo la natura e i meccanismi dell’esperienza umana. Sinceramente non è una mostra che consente di conoscere e comprendere l’arte contemporanea, le opere, spesso senza titolo, possono sembrare impenetrabili, apparentemente prive di significato, ma allo stesso tempo possono affascinare il visitatore, trasportarlo in un mondo in cui non è più importante il significato degli oggetti utilizzati, un mondo in cui l’unica cosa che viene chiesta è un’emozione negativa o positiva che sia. Chiedere un’emozione a chi non è esperto di arte contemporanea, è già abbastanza, forse anche troppo, ma è quasi inevitabile provarla, può essere di disgusto, di fascino, ma non può esserci indifferenza, perché se non altro di fronte a queste installazioni nasce spontanea nella mente una domanda:
perché l’artista ha pensato di unire proprio quegli oggetti? Cosa voleva dire? Perché data la banalità dell’opera non è venuto in mente anche a me di farla?
So che questo post potrà creare forti dissapori fra i sostenitori della cosiddetta arte con la A maiuscola di Leonardo, Michelangelo, Caravaggio e coloro che invece apprezzano questo nuovo modo di intendere l’arte. Ricordiamoci solo che il concetto di arte è cambiato ormai un secolo fa, fu la spinta degli impressionisti a mettere in moto questo processo, che ha portato oggi alla video arte e ai “cumuli” di oggetti esposti fino all’11 dicembre a Ferrara.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

Archivio