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Freddie, oh dear!

Nel 1991 avevo 8 anni, e la mia collezione musicale era fatta in larga parte da cassette di fiabe narrate e raccolte sanremesi di mia nonna o dei miei genitori, se si esclude fortunatamente una cassettina dei Pink Floyd e qualcosa di Battisti, Baglioni e De Gregori molto rovinati dal tempo. Quando esattamente 20 anni fa morì Freddie Mercury non sapevo chi fosse e non ricordo affatto la notizia nei telegiornali o la disperazione dei milioni di fans nel mondo. Solo 3 anni più tardi ho bene in mente invece l'angoscia per la triste fine di Kurt Cobain, ma ero già alle medie e musicalmente un pelo più preparato.

Quello che però ricordo è che Matteo, all'epoca mio vicino di casa e compagno di giochi, poi chitarrista del mio gruppo ed oggi compagno di avventure nella gestione di un circolo Arci, mi portò pochissimo tempo dopo la scomparsa di Mercury, un paio di cassettine dei Queen (i due Greatest Hits per la precisione), per farmi conoscere il meglio del gruppo inglese. E che quelle cassettine le ho ascoltate per anni ed anni, consumandole all'inverosimile fino a dire in giro che i Queen erano il mio gruppo preferito, e fino a tenere appeso per anni in camera il poster di Freddie, ereditato sempre dal sopracitato Matteo, quando entrò nella fase Nirvana che un po' tutti presto o tardi abbiamo avuto.

Poi nel 1994 in Canada, il marito di una cugina con una collezione di dischi spropositata mi disse: chiedimi quello che vuoi che ti faccio delle cassette. Voglio i Queen, dissi. Tutto quello che hai. Solo i Queen? chiese sorpreso. Solo i Queen, confermai. Così tornai a casa con alcuni album in cassetta, ma scoprii negli anni seguenti che alcune erano raccolte per il mercato americano e un po' differenti dalle tracklist che conoscevo. Ma ho continuato ad ascoltare quelle cassette per tanti anni, insieme alle prime due che già avevo. Nel 1994, ero un ragazzino con gli occhialini tondi che si usavano allora, e andavo in giro per i suburbs di Toronto in bici da corsa ascoltando ed imparando a memoria ogni secondo del Live at Wembley.

Nel 1998 ero in Inghilterra a studiare inglese e un giorno ci portarono a Londra regalandoci un pass giornaliero per la metropolitana. Andate dove volete, dissero. La mia meta non poteva che essere il numero 1 di Logan Place, a vedere la villa di Freddie a Kensington, e lasciare un ricordo sul muro. Era tutto graffitato e non c'era posto per scrivere niente. Non avevo ovviamente con me una bomboletta ma solo una penna Bic, così scrissi sul tondo di bronzo che sta intorno alla serratura del portoncino, convinto non l'avrebbero più pulita. Poi ho chiesto a Mattia, uno rosso di Reggio Emilia che avevo conosciuto al college, di farmi una foto davanti all'ingresso della villa, per ricordo. Io all'epoca non avevo una macchina fotografica quindi elemosinavo foto agli altri. Poi me la mandi, quando torniamo in Italia ok? Non me la mandò mai più ovviamente. Non c'era ancora internet e le sue comodità, e mi secca pensare a questo tizio che ha una mia foto di cui non si fa niente in qualche cassetto a prendere polvere, mentre io l'appenderei in salotto anche subito. Sempre a quel giro, in una bancarella di Camden Town comprai una maglietta con la grafica del Greatest Hits II, cioè blu con il logo dorato, litigandomela con Davide, un bolognese anche lui conosciuto al college che ora come me è passato al culto dei Radiohead e per fortuna ci sentiamo ancora. Un po' kitsch la maglietta, ma la metto ancora come pigiamino ogni tanto, visto che è bucata e non sta bene andarci in giro.

Nel 2001, con l'avvento di Napster e derivati, ma prima ancora di avere una linea adsl a casa e solo con una linea flat 56k che non mi pareva vero di poter lasciare connessa ad oltranza, il mio primo pensiero fu di scaricare l'intera discografia dei Queen. Un chiodo fisso. Pazientemente per mesi ho raccolto uno ad uno i brani, poi i bootleg, le rarità, i live, eccetera. Poi negli anni ho comprato libri, ho studiato la biografia di Freddie, ho imparato i testi a memoria, e comprato gli spartiti per pianoforte per suonarmi Bohemian Rhapsody da solo, o Love of my life, che all'epoca avrei dedicato a qualunque ragazza di cui mi innamoravo.

Per dire che insomma, quando è morto non lo conoscevo affatto Freddie Mercury, ma che poi grazie alla scintilla iniziale di un paio di cassettine duplicate ho ampiamente recuperato. Rimane ancora oggi un'ispirazione per un sacco di cose che faccio e mi commuovo ogni volta a rivedere certi vecchi video. Qualsiasi cosa tu faccia, falla con stile, diceva.

Ci sto provando, Freddie, ci sto provando.

11 pezzi che forse non conoscete di Freddie Mercury

My fairy king - Dal primo album omonimo dei Queen, nel 1973, lascia spazio al piano di Freddie e al repertorio favolistico e sognante tipico della sua scrittura dell'epoca. Cori, orchestra, e i primi accenni delle sonorità che hanno portato poco tempo dopo alla gigantesca Bohemian Rhapsody.


Nevermore - 
Da Queen II, una ballata struggente d'amore, breve ed intensa, che ben mette in luce le doti canore di Mercury. Quando tornerà il mio amore? Mai più.


In the lap of the gods (revisited) - 
La versione live di Wembley con lo stadio che canta il ritornello è uno dei momenti più intensi di quell'ultimo storico live della band londinese. Con lo stesso titolo esiste un brano completamente diverso sullo stesso disco (Sheer Heart Attack), da non confondere con la versione rivista divenuta assai più celebre. Cori così se li sogna Vasco Rossi.


Seaside rendezvous - 
Da "A night at the Opera", forse l'album più bello di sempre, un divertissement romantico e old fashioned a suon di tip tap dove il genio creativo di Freddie attinge dai clichè di un'epoca alla quale ha spesso reso omaggio con soluzioni vocali e musicali curiosissime ed originali. I fiati e il kazoo sono imitati con la voce, il tempo è dato da ditali che sbattono su un asse di legno. Adorabile.


Love of my life - 
Ad un certo punto i Queen si accorsero che questo pezzo non particolarmente celebrato inizialmente, era diventato un inno per una generazione di romantici. In particolare in Sudamerica rimane uno dei pezzi della band più conosciuti ed amati di sempre, e doveva essere inserito in scaletta ad ogni costo, ovviamente lasciando che il pubblico cantasse a squarciagola quasi l'intero brano. Anche a Wembley andò così.


The Millionaire Waltz - 
Un esercizio di stile di Mercury, tra falsetti e cori, un'opera delicata ed originale che forse segna il culmine del loro periodo più glam. Ad un certo punto Freddie si mette ad imitare Marlene Dietrich in una parodia dell'Angelo Azzurro ed è un po' da standing ovation.


Teo Torriatte (let us cling together) - 
Verso la fine degli anni '70 i Queen divennero talmente popolari in Giappone da includere svariate date nei loro tour in Sol Levante e da dover rilasciare edizioni speciali di ogni album, pratica che presto sarebbe divenuta prassi per molte band. Questo pezzo è espressamente scritto per questo popolo, e il ritornello è cantato addirittura in giapponese. Un must per ogni live degli anni a seguire per un pezzo in puro stile Queen diventato ormai un classico.


Dreamer's ball - 
In un album dal titolo Jazz, questo brano sembra davvero avere una sonorità simile a quelle jazz blues della New Orleans degli anni Venti. Solito stile Mercury, voce trasognante e calda, cori, liriche romantiche.


Man on the prowl - 
Rockabilly vecchio stile, con una spolverata di ammiccamenti e coretti tipicamente Queen, dall'album The Works del 1984. Ogni tanto Freddie sembra fare il verso a Elvis nel modo di cantare e nel finale lo strumentale di piano è bruscamente interrotto: durante le registrazioni il nastro finì prima del tempo e la band decise di tenere questa chiusura anche nell'album.


A winter's tale - 
Pubblicata postuma sull'album Made in Heaven, rappresenta lo stile più maturo e disilluso del Mercury malato degli ultimi tempi. Un inno alla natura e all'amore con picchi vocali incredibili, scritta dalla sua residenza a Montreaux, guardando il lago di Ginevra. E' l'ultimo brano inciso interamente da Mercury prima di morire, in un'unica sessione successiva all'uscita di Innuendo. Nonostante la magrezza e l'evidente fatica fisica di quel periodo dimostra qui una voce ancora potente e magnetica.


In my defence - 
Il manifesto dell'essere Freddie Mercury. Un pezzo scritto da Dave Clark, ma portato al successo in questa versione inclusa nel Freddie Mercury Album, struggente e definitiva. Che cosa dire in mia difesa? Sono solo un cantante con una canzone, come potrei correggere ciò che è sbagliato? Nel finale, l'ultima immagine di Freddie che saluta e se ne va: I still love you, dice. Come non credergli?

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Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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