Oramai le assemblee sulla riforma Moratti le seguo con il lavoro a maglia perennemente in mano, almeno il mio tempo lo perdo facendo qualcosa di utile.
Quasi mi commuovo nel vedere il mio Preside di facoltà convinto che i nostri dibattiti sulla pubblica piazza se li fili qualcuno e che la Moratti ritiri il suo decreto in risposta alle nostre proteste (mi sembra che sia stata fatta passare una riforma della magistratura con tutta la magistratura contraria, figuriamoci cosa ne fanno dell'università...).
Inizio ad avvertire le mie solite carenze d'ossigeno appena il solito fissato attacca con la "tesi del complotto universale" convinto che la riforma sia una mossa trasversale voluta dagli intellettuali italiani (citati in causa Umberto Eco, Panebianco e Cacciari) per mantenere in mano le redini della cultura italiana (che cultura poi...).
Parto in quarta sollevando indignatissima il ferro da calza agitandolo a mo di coltello quando la nostra Che Guevara delle baracche inizia a sostenere in una strana lingua simile all'italiano che "l'università voluta dala Moratti uccide i rapporti umani, e noi dobbiamo riappropriarci dei nostri spazi perchè altrimenti la Moratti ci manderà tutti quanti in Iraq".
Ma alla fine l'idea geniale arriva. "Lezioni di Ddl in piazza per educare le masse."
Sì. A Dicembre.
Con un freddo cane, le nebbie delle Valli Padane, e pubblico di potenziali ascoltatori che sarà certamente più interessato agli acquisti di Natale o al proprio lavoro piuttosto che uno pseudo-comizio tenuto dai ricercatori delle facoltà di scienze (con tutta la mia approvazione tralaltro...).
La cosa più tragica è che questa idea molto carina e coreografica, che prometterebbe risultati assai improbabili anche se fosse Maggio (a quel punto la gente andrebbe al parco a prendere il sole, sempre con la mia approvazione...), è stata vista dall'intero corpo studenti-docenti-ricercatori-dottorandi-assegnisti come la più efficace e facilmente realizzabile.
Il Preside di Facoltà, illuso ma non cretino, rivolgeva alla platea sguardi di pietosa disperazione.
Come se non fosse oramai abbastanza chiaro che ce lo faranno allegramente passare il ventiquattro Dicembre assieme al bambino Gesù.
Inutile dire che la sottoscritta ha imprecato in tutte le lingue disponibili.
Quelli che vaneggiano di grandi riforme e di educazione del popolo forse capiranno che era il momento di darsi una svegliata troppo tardi. Come al solito. Sempre che lo capiscano prima o poi (mi sento spesso ripetere che sono troppo fiduciosa sulle potenzialità di comprensione del mondo...).
Tanto lo so che alla fine sarò troppo buona come mio solito, mi farò coinvolgere e finirò incatenata da qualche parte giusto per amore del principio.
E' vista la cosa. E' meglio che continui a fare sciarpe va. Con l'aria che tira mi sa che ce ne sarà molto bisogno...
(Il titolo spiega la lavorazione della falsa costa all'inglese, per le sciarpe da uomo di lana è il massimo, provare per credere...)
[Per chi fosse interessato qui si trova il testo del Ddl, una simpatica idiozia cui una mentecatta presta il suo nome dopo averlo fatto scrivere ad altri. se avete domande fate pure, io sono qua, con tanto di ferri da calza...]
0 Responses to “Tre dritti, un rovescio, poi vai avanti, l’ultimo è un dritto. Poi giri e ricominci.”