Una storia vera.
Sheila aveva compiuto da poco 18 anni. Come tutti i ragazzi della sua età, i genitori le avevano dato l'opportunità di prendere la patente: finalmente sarebbe potuta uscire con le amiche in totale indipendenza e avrebbe potuto recarsi più comodamente a scuola il mattino.
Sheila aveva scelto con cura l’autoscuola dove avrebbe preso lezioni di guida, e dopo appena un mese di attento studio della teoria aveva brillantemente superato il test scritto. Aveva iniziato anche le prime lezioni pratiche, con l’istruttore assegnatole, che in verità trovava piuttosto scorbutico. A parte lui, Sheila si trovava molto bene con tutti in quell’ambiente alla mano pieno di giovani e conoscenti.
Il proprietario dell’autoscuola aveva preso in gestione l’attività quando il padre era andato in pensione pochi anni prima, tuttavia non c’era giorno che il vecchio non si affacciasse a curiosare o a parlare con il figlio. Di fatto seguiva ancora attivamente l’autoscuola, sbrigando alcune pratiche burocratiche e dispensando consigli ai ragazzi. Ex campione di judo, nutriva una profonda passione per la caccia di cui amava discorrere con ogni persona gli capitasse a tiro. Era un uomo imponente, dall’aspetto per nulla attraente: capelli bianchi su un viso poco aggraziato coperto a tratti da una barba grigia mal curata; corpulento e ormai curvo dal peso degli anni indossava la stessa camicia a scacchi da giorni, a cui abbinava dei semplici pantaloni di velluto verde. Non era certo per lui, che l’autoscuola aveva quel viavai di ragazzine ad ogni ora.
* * *
Sheila aveva la sua lezione di guida alle 14. Nonostante avesse più volte protestato non c’era stato verso di ottenere un orario più comodo per recarsi in autoscuola. Pazientemente la ragazza era venuta fino a lì ogni volta con la sua bicicletta rosa pallido, attraversando la città sotto il sole, con la pioggia o con il vento in faccia a scompigliarle i lunghi capelli castani.
Ad attenderla anche stavolta c’era il suo istruttore e come spesso accadeva, il Vecchio, fermo sull’uscio a godersi il tepore del primo pomeriggio come una lucertola che cerca sempre il sole sui muri arsi in terracotta. Sheila appoggiò la bicicletta al muro dell’edificio, assicurandola con una robusta catena rossa.
Ti stai facendo proprio carina – le disse all’improvviso il Vecchio approfittando di un momento in cui l’istruttore era rientrato a prendere alcuni fogli.
Uh…g-grazie. – rispose educatamente Sheila arrossendo vistosamente a capo chino.
E’ fortunato il tuo ragazzo… - insistette l’uomo recitando con tale battuta un vecchio e logoro copione da abbordaggio cinematografico.
Tornò l’istruttore, la ragazza salutò il vecchio non senza un pizzico di sollievo e partirono per la loro mezz’ora di guida quotidiana. Sheila non diede troppo peso agli apprezzamenti da poco ricevuti.
Il giorno seguente tornò nuovamente verso le tre del pomeriggio, ma l’autoscuola era insolitamente deserta. Sheila guardò dentro più volte poi decise di attendere davanti alla porta. Nemmeno due minuti più tardi comparve il Vecchio.
Buongiorno carissima! – esclamò con il sorriso sulle labbra – sei pronta per la tua guida? Oggi c’è molto caldo, spero che il tuo istruttore non ti faccia attendere troppo. A proposito, come ti trovi con lui? E’ un po’ burbero ma credo sia un ottimo insegnante.
In effetti mi rimprovera spesso…certo, a volte è colpa mia che mi faccio spegnere la macchina o sbaglio ad inserire le marce ma spesso è eccessivo nei modi… – ammise timidamente Sheila.
Mi dispiace. Se ti va qualche volta posso farti lezione io… Oggi ad esempio avrei un po’ di tempo, possiamo partire anche ora. Vuoi?
Va bene, possiamo fare così per oggi, non credo che nessuno se la prenda se per una volta seguo i consigli di un guidatore diciamo…più esperto! – scherzò Sheila sorridendo.
Facciamo così, mi aspetti per dieci minuti, ti dispiace? Devo sbrigare alcune cosucce, vediamoci…uhm…può andar bene laggiù all’angolo a fianco al bar? Dieci minuti d’orologio e sarò da te. Non scappare eh? – ammiccò il Vecchio.
D’accordo. Ma non sarà troppo di disturbo se perde un po’ del suo tempo con me? – rispose Sheila educatamente.
Nessun problema signorina. Dammi solo dieci minuti.
Il Vecchio rientrò e la ragazza si avviò pensierosa verso l’angolo della strada. Perché quei dieci minuti di attesa? Come mai era stata allontanata senza spiegazioni? Forse il Vecchio aveva qualcosa da nascondere. Ma no suvvia, una semplice telefonata di lavoro. O forse, concluse Sheila, gli si era staccata la dentiera e doveva provvedere in qualche modo con una nuova striscia d’adesivo. Oppure soffriva di prostata, o il suo parrucchino stava clamorosamente cedendo… Sheila sorrise, pensando a quello strano omaccione misterioso.
Il sole era ancora alto nel cielo quando il Vecchio la colse immersa nei suoi voli pindarici. Sheila si lasciò sfuggire un gridolino di sorpresa constatando che l’aveva raggiunta a bordo della sua Renault 4 rossa anziché con la consueta macchina dai doppi comandi in uso nella scuola.
Salta su, che si parte! – esclamò l’uomo tirando giù il finestrino.
Ma…come mai questa macchina? – si preoccupò Sheila.
Per dare meno nell’occhio…in teoria non potrei fare lezioni di guida…ma per stavolta farò un’eccezione. Vieni, guido io fino a fuori città dove c’è una zona tranquilla per fare tutti i pasticci che vuoi. Anche se ti fai spegnere la macchina là non ci sarà nessuno a suonarti il clacson alle spalle impaziente.
Uhm…va bene. – assentì dubbiosa Sheila.
L’uomo guidò senza dire una parola attraverso il traffico della città recandosi rapido verso la tangenziale. Era nervoso: ad ogni cambio di corsia accelerava bruscamente e non esitava a mandare al diavolo gli altri conducenti che gli ostruivano il passaggio. Sheila guardava le vie che le erano familiari allontanarsi poco a poco per far spazio al degrado dei palazzi di periferia e poi alla prima campagna.
Dove stiamo andando? – sbottò ad un certo punto rompendo il silenzio.
Ti porto dalle mie tesore… - esclamò sorridente il Vecchio.
Tesore? – chiese incuriosita Sheila?
Non ebbe risposta. L’uomo imboccò dalla tangenziale uno svincolo stretto che conduceva ad un paese vicino. Nel giro di un paio di minuti svoltò in una stradina sterrata che portava verso la campagna aperta.
Quando guiderò io? – chiese Sheila come un bambino spazientito che attende il regalo promesso dai genitori.
Niente paura! Siamo praticamente arrivati. – la rassicurò il Vecchio con la sua solita aria bonaria. A Sheila stava incominciando a stancare quel tono. Dove diavolo la stava portando? E perché aveva accettato di seguirlo senza alcun motivo? Al diavolo la sua anima candida di diciottenne…
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