Monthly Archive for Dicembre, 2006

Credo (Scatola n°24 – Duemilasei)

Quanto all'anno che sta arrivando, basti dire che porterà con sè i Mondiali di calcio e le elezioni politiche e, Dio non voglia, altra miseria ed orrore sparso per il mondo. C'è di che scrivere e riempire pagine e pagine di Storia e la cosa mi emoziona e spaventa al solo pensiero. A me basteranno due cose a farmi felice, e non c'è vittoria dell'Italia ai mondiali o sconfitta di Berlusconi alle politiche che tengano. Nella mia scatola n°24, tra un anno, vorrei trovassero posto:
- Quel pezzo di carta di ormai poco valore
- Te.

(dal post "Scatola n°23 - duemilacinque", del 31.12.2005)

A rileggere ora le parole con cui mi congedavo speranzoso dal 2005 non posso far altro che sorridere felice come un bambino. A parte quel fottuto pezzo di carta guastafeste che sembra sempre troppo lontano eppure sempre più vicino ho ottenuto tutto quanto il resto. E' stato un anno importante, forse il più importante degli ultimi anni, un anno di svolta, di cambiamenti e di avvenimenti epocali. E' stato l'anno della fuga delle Utopie, come il Socio riassumeva qualche giorno fa discorrendo degli ultimi tempi. Utopie che sono diventate felice realtà, o chimere talmente irrealizzabili da diventare durissima irrealtà e definitiva sepoltura del solo pensiero. Nel mezzo della nostra storia personale, così densa e brulicante di meravigliosa giovinezza e spensierata pura vita, la Storia, ineluttabile e sicura, che ha fissato alcuni punti significativi nel processo evolutivo universale. Allora mi sa che su alcune cose sarà bene che rifletta su e provi a credere che sono davvero successe, che è tutto vero ed il duemilasei è andato veramente così come non me lo aspettavo.

Credo che le emozioni vissute quest'estate per Germania 2006 non torneranno mai più, perchè nel corso di una vita può capitarti al massimo una volta sola di vincere un Mondiale durante la gioventù e festeggiare ed urlare ed essere felice a quel modo, a meno che tu non sia connazionale di Ronaldinho e frequenti le spiagge di Copacabana. Ciò non toglie che vinceremo altri Mondiali e sarà bello lo stesso, in maniera diversa.
Credo che il fatto che l'Italia si sia tolta dai piedi una figura interlocutoria come Silvio Berlusconi sia più che positivo, indipendentemente dalla propria fede politica. Almeno non continueremo a fare figuracce all'estero e torneremo a discutere di politica per un Paese non ragionando più in ottiche aziendali che ci hanno portato al ridicolo.
Credo che dal governo Prodi tutti si aspettassero qualcosa di più, che la vittoria risicata li abbia resi fragili e vulnerabili, ma che se avremo pazienza forse i pochi frutti della politica a lungo termine si vedranno. O almeno lo spero ogni giorno, prima di ricordarmi di alcuni imbarazzanti soggetti che occupano la carica di Ministro.
Credo che il mondo saprà fare a meno dei tre dittatori che ci hanno lasciato quest'anno, e che la forma di governo dittatoriale sia completamente priva di senso nel ventunesimo secolo ancora più di quanto lo poteva essere durante il Secolo Breve. Ciò non toglie che il modo in cui sono morti sia completamente sbagliato ed inutile. Slobodan Milosevic e Augusto Pinochet, morti di cause naturali senza che giustizia fosse fatta spedendoli già anni fa ai lavori forzati su qualche isola sperduta e per i quali non c'era ergastolo che tenesse, e la triste impiccagione in cappotto dello spauracchio degli anni Ottanta iracheno. La fine di Saddam Hussein rappresenta un inutile gesto lasciato compiere dagli americani per dare un senso e un giro di boa ad una guerra ormai eterna e irrisolvibile e che il dittatore paga nel modo più sbrigativo possibile come un martire qualsiasi, senza che la politica abbia provato a muovere timidi passi contro l'arroganza della vendetta.
Credo che riusciremo a fare a meno anche dei sermoni di Oriana Fallaci, anche se abbiamo perso senz'altro una grande scrittrice e forse l'unica icona di riferimento della cultura destrorsa orfana del grande Montanelli.
Credo che arrestare Provenzano il giorno dopo la vittoria alle elezioni sia una grande vittoria di Prodi (risaaate). Una grande botta di culo ed un ritorno di immagine gratuito e nemmeno lontanamente sognato.
Credo che un comunista alla Camera, ed uno al Colle sia qualcosa di talmente buffo e fuori dagli schemi che nemmeno la buon'anima di Berlinguer se lo sarebbe sognato e credo si sia divertito da lassù a seguire gli eventi di questa primavera. Spanciando di gusto peraltro per l'elezione di un trasgender tra le file di Montecitorio.
Credo anche che sperarci ancora dopo la sconfitta alle politiche, alle amministrative e dopo la strombazzata al referendum costituzionale sulla devolution sia accanimento e testardaggine. Solo un uomo irriducibile come Berlusconi poteva parlare ancora di "coalizione" dopo tanta vergogna.
Credo che la Juventus in serie B, l'Inter che vince lo scudetto a tavolino dopo mille anni, il benservito a gente polverosa e intoccabile come Moggi, Galliani, Biscardi e dello star system generale del calcio dietro le quinte sia un po' il sogno di tutti noi che odiamo per antonomasia i poteri forti e ci incazziamo quando la Signora vince ogni partita grazie a sviste arbitrali. Credo anche che un campionato così brutto e noioso non si sia mai visto e che le Grandi, in quanto tali, le vogliamo tutti al loro posto al vertice a lottare con i denti. Sia mai che capiti un pirla pettinato con la sciarpa e porti senza nemmeno una goccia di sudore una squadra di stranieri alla vittoria dello scudetto italiano.
Credo che sia quantomeno giusto che Santoro sia tornato in tv. Credo anche che non sia automatico debbano rientrare anche Biagi e Luttazzi per forza. Uno è ormai quasi balbettante e abbiam perso 5 anni di lucidità giornalistica per colpa di un diktat bulgaro, l'altro ha programmi e contenuti ancora troppo forti per una tv i cui vertici sono ancora saldamente al loro posto e che poco apprezza comici e buffoni di corte che dicono la verità dietro la spada tagliente del farsesco.
Credo che la Lecciso non si vedrà mai più in tv. Avendo già partecipato ad un reality mentre era in auge senza essere nessuno, non dovremo nemmeno sorbircela tra dieci anni sforzandoci di ricordare chi diavolo fosse.
Credo che i parenti dei soldati in Iraq siano contenti di aver trascorso il Natale con i loro cari, e che uno dei più grandi desideri del popolo italiano si sia finalmente realizzato. Credo anche che ora Rifondazione avrà un leit motiv notevole in meno per le proprie manifestazioni. Ah, gia. E' al governo ora.
Credo che la blogosfera tutta sia felice anche senza i post fintocattivi di Blogdiscount (che ha sospeso l'attività nel febbraio scorso) ma che la bolla blog sia talmente scoppiata e abusata dai massmedia che mi pare imminente l'evoluzione verso qualcosa di diverso e più mainstream. Meno parole, più loghi e suonerie vendute con contorno di news di gossip scritte da qualche signor Nessuno. Sopravvalutato, come sempre.
Credo che non se ne possa davvero più dei film di Natale e che la separazione di Boldi e De Sica, dovesse tradursi in due film separati ogni anno, è una disgrazia della peggior specie.

Credo che tutti questi ricordi sembreranno nulla un giorno, dietro al ricordo di un bacio, di un abbraccio e di una persona che mi è stata al fianco in questi tempi difficili trovando qualcosa di buono in me, che valgo poco e niente ma vorrei dare tanto a chi sa di meritarlo. E che porto con me di là dal fiume, chiudendo e infine impacchettando in una scatola dorata tutti questi ricordi perchè rimangano nella mia mente come indelebili frammenti di un esistenza che è transitata anche di li.
Prendendoti per mano attraverso il ponte fiducioso e guardo indietro. Il cielo azzurro sopra Berlino ride per l'ultima volta quest'anno e tra breve le tenebre chiuderanno l'ennesimo capitolo. Nel tuo sorriso e nei tuoi occhi felici leggo stupore ed attesa:
- Che altro c'è? - mi chiedi.
- Non ho preso il pezzo di carta. Ci sarà di qua?
- Magari si, che altro vuoi dalla vita?
- Speriamo bene.

Paolini – Teatro di Vita

Ascoltare e immaginare, solo in alcuni casi, diventano un'azione automatica e ipnotica. Quando l'oratore è particolarmente attento ai particolari, quando gesti, parole, sguardi, sorrisi vengono utilizzati completamente per raggiungere l'arte sublime del raccontare, solo allora, il pubblico rimane esterefatto. Non parla, non ride, non piange. Rimane semplicemente fermo, bloccato.Come sospeso tra due universi comunicanti. Non si rende nemmeno più conto di avere smesso di respirare, milioni di secondi fa. Gli occhi sono contornati da lacrime che non riescono a scendere, intimorite da quel silenzio quasi sacrale, preoccupate di creare un disequilibrio tra quegli spiriti che si stanno toccando, senza nemmeno immaginarlo. Un Oratore e una Platea. Un uomo che cattura l'immaginario collettivo, il Cuore delle sensazioni più intime del Corteo di emozioni camminanti verso di lui.

Questo è il Teatro. La parola Teatro racchiude un senso di antichità, qualcosa che ci rimanda ai Greci e ai Latini, agli albori della nostra Cultura. In questo tempo in cui Immagini, Suoni, Televisioni e Radio imperversano, senza più possibilità di dare una propria impronta alla storia che ci viene proposta (o alla storia che potremmo costruire insieme), il Teatro si propone come ultima spiaggia per quei reduci della guerra contro la Globalizzazione della Fantasia.
A una persona vorrei rendere omaggio una volta per tutte, perchè è grazie al suo lavoro che io sono così. Anche se l'ho conosciuto poco tempo fa (un mio amico ha sempre affermato che "le cose intelligenti arrivano sempre, prima o poi, alle persone intelligenti"), è riuscito a formare il mio senso del Civile, della Cronaca, del Ricordo. Sensi già spiccati di per se, ma arenati a una forma di scrittura quasi paleolitica. La mia scrittura ha modificato il suo corso, evolvendosi. Più chiara, più concisa, più diretta. Senza false emozioni, perchè ciò che stai raccontando ne è talmente intriso da non avere bisogno di frasi ad effetto per accaparrare l'attenzione del "pubblico" (lettori, in questo caso). L'attore (ma è molto di più di un semplice attore) di cui sto parlando è Marco Paolini.
Le opere che più sono conosciute di Paolini sono Ustica e racconto del Vajont, due descrizioni tragiche, sensibili, dolci, spaurite di due tragedie che hanno caratterizzato quest'Italia (l'italia che si innamora... ). Di Ustica ho anche trascritto dei pezzi su un numero di Albatros, per spiegare proprio quel Muro di Gomma Odiato che ancora esiste (non si riesce ad abbattere.. ). Un Uomo che riesce a trasformare 81 passeggeri di un volo caduto nell'oblio in Tigi. I Tigi. Un Popolo a parte, il popolo del cielo, con una propria tragedia. Tragedia nel senso Epico del termine. Trasforma la loro routine in morte, morte non annunciata ma sicuramente ottenebrata. Una morte priva di sepoltura.. Una morte accompagnata dai canti di Marini e company, che fanno da contorno alle Immagini di repertorio del Titanic dell'aria.
Un Uomo che riesce a portarci nei paesi di Longarone, che ci mostra nell'interezza Erto, Casso e tutta la popolazione contadina che viveva (Viveva, impossibile utilizzare un verbo al presente, per questo) in quei luoghi. Luoghi che oggi odorano di disperazione, di fatalità. Ma Fatalità umana, non ambientale, come tentarono di farci credere in molti, allora. E quando arriva il momento, quando l'eccidio è pronto, quando l'onda si alza e quando le persone vengono annientate.. Moriamo con loro. Sentiamo bruciare la pelle,abbiamo la sensazione di Evaporare. Di non essere più. Di scomparire. Di non avere più un corpo. Di non avere degna sepoltura. Di non potere più riposare.
Paolini ha questa capacità: non racconta. Mostra. Ogni suo gesto diviene azione. Azione collettiva, azione antica, azione presente, futura, attuale. Azione vera o azione inventata (perchè, come dice lui, ogni tanto deve fare del teatro, deve inventare per tenere alta la nostra attenzione). Un suo movimento non è un semplice gesticolare. Non è un semplice accompagnamento alle parole. Ma sono le parole che divengono Vita. E non ha bisogno nemmeno di un Teatro, se vogliamo. Le sue arti magiche sono così evolute che basta che una folla gli si sieda accanto, in un posto qualsiasi, in un'ora qualunque... che quella stanza o quella casa si tramuta in "Luogo per l'Orazione". Orazione Suprema, Sublime, Sempreterna (le Tre s della Sapienza).
Anche nei suoi Diari , di cui un giorno vorrei parlare più lungamente, ogni personaggio diviene oggetto della nostra quotidianità. Nicola, quel Nicola così timido e innamorato della bella Nora, sembra di averlo davanti. Jole, sono sicura di averla incontrata, una volta o l'altra. Forse in una manifestazione, la manifestazione del 25 aprile.
Ogni risata però ha un risvolto. Il risvolto dell'attualità. Perchè, come avete capito, Paolini è Denuncia. Così, tra un urlo, un "Mona" e un italiano biascicato Dialetto, la doccia fredda arriva. Non avvisa. A volte è supportata da un suono. A volte invece è solo il suo sguardo a cambiare. Ma l'effetto è lo stesso. Delirio di impotenza. Annichilimento. Oppressione dei sensi. Voglia di sbattere la testa contro il muro. Urlare agli indifferenti: Io C'ero! Ho visto!! Anche se, in realtà, non è così. Ma Sembra, dopo averlo sentito parlare. Come quando introduce la bomba in Piazza della Loggia, a Brescia. Anche lui, che non c'era, che era a casa, l'ha vista. Con gli occhi dell'incredulità che ci stanno accomunando perchè, anche se sono trascorsi vent'anni, vediamo traditi i nostri giochi, i nostri ideali. Come può esserci il sangue in mezzo alla nostra voglia di amore? Come può in questi favolosi anni settanta...
Ma, un attimo, fermi. Non siamo negli anni settanta. non più. Avevamo dimenticato quale fosse la nostra connotazione.
E' la magia di Paolini.
Che riesce a portarci fino al fiume Donn, insieme ai morti,Italiani, per niente. Sentiamo il freddo, la neve imperversa e camminiamo. Come dei Charlot involontari, perchè quel cammino è difficile, frammentario. Soprattutto non voluto.
E le urla, i comandi, i tamburi, le morti, gli spari... sentiamo tutto questo. Siamo in guerra. E trasformiamo questo caos che imperversa in una strana musica che ci aliena, che ci rende inermi e piccoli, in mezzo a una storia troppo grande per noi.
Paolini, questo è. La storia del mondo personificata, il Male di vivere che si ribella, che ci grida che la vita è bella ma che bisogna sempre capire, ricordare, sviscerare,domandare, Dubitare. Dubitare anche di lui, che non vuole essere trasformato in portatore di verità, ma essere solo un mezzo per il Dialogo, con le vittime che urlano giustizia.
Dubitare anche delle proprie percezioni, a volte, perchè solo il tempo riuscirà a farci capire cosa accadde. Ma il tempo deve essere sposato con le emozioni, perchè solo l'indignazione viva può portare giustizia e Novità Vera in un mondo oramai perso in se stesso. Un mondo che trova rifugio solamente nelle parole e nella penna di un attore, che si trasforma in cantastorie e che ci parla di se per parlarci di noi.
Siamo un racconto collettivo, siamo vite intense ridotte in cenere da chi, da qualche parte, comanda e non pensa. Comanda e non ama. Comanda e... uccide.
Che il cammino del soldato entri dentro di voi. Che i "violentati dal Rumore" (perchè Vajont è stato anche RUMORE!! Chi vi ha mai parlato di questo? Chi mai vi ha fatto ascoltare quel frastuono, quel fragore che ha anticipato la Nostra morte!!) non siano rimossi dalla vostra coscienza. Che non smettiate mai di domandarvi: chi ha messo quegli oggetti sugli alberi? guardando i resti (pochi) che addobbano la flora del territorio di Longarone..
Che non smettiate mai di ripetervi che I Tigi siamo noi..
Tornate pure a respirare. Siete di nuovo a casa. Ma, vi prego, non dimenticate.
 

2006: my soundtrack

Un anno incredibile, costellato di eventi e svolte importanti, di routine e calma, di corse sfrenate e movimento. Un anno di musica di ogni tipo che ha riempito le giornate, accompagnato momenti, serate, pomeriggi, festicciole, sbiciclettate. Nel 2006, a 23 anni suonati, ho imparato tante cose in più. Alcune belle canzoni di qualche anno fa, altre novità dell'anno, o chicche di nicchia. Il mio 2006 ha suonato soprattutto così:

Ludovico Einaudi - Nuvole bianche (l'autunno)
Bandabardò - Manifesto (dinamismo, movimento)
Beirut - Postcards from italy (l'estate afosa in città)
Lovecoma - Capitano (la dolce primavera sonnolenta gironzolando in macchina)
Moltheni - In centro all'orgoglio (bologna)
Piero Umiliani - Crepuscolo sul mare (un aperitivo romantico in riva al mare al tramonto)
Damien Rice - Eskimo (un film)
Eutimia - Amaranta (Aureliano Buendia)
Giorgio Canali e Rossofuoco - Savonarola (i nostri live in giro per la Bassa)
Non voglio che Clara - Cary Grant (il sapore caldo degli ultimi giorni di marzo)
Pearl Jam - Come back (potenza e amore)
Strip Squad - Unreliable narrator (ferrarapadova a squarciagola)
Rachael Yamagata - I wish you love (locali notturni)
C.O.D. - Canzone contro di me (stasi)
Buen Retiro - Demodè (ferrara carpi solo andata)
Samuele Bersani - Lo scrutatore non votante (la sbornia elettorale)
Billie the vision & the dancers - One more full length record (l'estate spensierata)
Domotic - I hate you forever (plug in baby)
Mstrkrft - Easy love (Ferrari, Miami)
Violea - Calliope (giuria tecnica)
Virginiana Miller - La verità sul tennis (il giardino dei Finzi Contini)
Cesare Basile - Il deserto (agosto)
Julie's Haircut - Satan eats Seitan (Renfe)
Muse - Knights of Cydonia (Queen)
Regina Spektor - Us (correre via)
Kiko - Stelle e altalene (l'Amore dolce)
Gianmaria Testa - Città lunga (fumo)
Gianna Nannini - Io (lei)
Milo - Non crederò (i Modena)
Daft Punk - Technologic (sorella)
Afterhours - Cose semplici e banali (puglia birra naso all'insù)
The Moffs - Another day in the sun (Frittole)
Carpacho - Regole per un cervello difettoso (halloween)
Radio Dept - Strange things will happen (inverno)

Auguri dall’isola di Pasqua

Il caso Pinelli

"Anche quando avranno scoperto i colpevoli o provato la mia innocenza, non potranno cancellare i segni di ciò che hanno fatto. Spero solo che avvenga molto presto e sono sicuro che molta gente, in avvenire, sarà a doversi scusare ed abbassare gli occhi". - Pietro Valpreda, lettera dal carcere -
 
In piazza Fontana, nel giardino della questura, di fronte alla Banca Nazionale dell'Agricoltura, è posta una targa: "Pinelli, ucciso innocente nei locali della questura". Poco tempo fa, il sindaco di Milano Albertini, ha sostituito il tutto con un ricordo più morbido. Pinelli, difatti, risulta oggi Morto Innocente, non più Ucciso. Una differenza sostanziale. Soprattutto se riguarda una tragedia che ha modificato il modo di pensare Italiano.

L'atto è stato avanzato nottetempo, proprio alla maniera dei ladri, come volere derubare la città dal ricordo storico, dell'indignazione forse un pò dormiente, ma ancora presente. Gli Anarchici hanno risposto istantaneamente: di fianco al vergognoso epiteto Albertiniano hanno posto la bruciante verità, come è giusto che sia. Per comprendere meglio la "defenestrazione" del "Pino", bisogna compiere qualche passo indietro. Allontanarsi da Milano, giungendo a Roma. Osservare uno strano soggetto, di radici fasciste: Mario Merlino che ha militato in gruppi di estrema destra: Avanguardia Nazionale, Ordine Nuovo e Giovane Italia. Durante le estati frequenta un campo clandestino di addestramento organizzato dai neonazisti tedeschi di "Nazione Europea". E' amico di Pino Rauti e Stefano Delle Chiaie. Cosa c'entra con gli anarchici, dunque? C'entra. Perchè all'epoca era in atto un movimento fondamentale, studiato per compiere gesta future. Un movimento volto all'attribuire le colpe di atti terroristici o comunque violenti ai gruppi di sinistra, con il corrispondente ritorno ad un regime autoritario di destra (la solita strategia della Tensione). Merlino era solito infiltrarsi negli ambienti della sinistra per scatenare sommosse impopolari. Al momento dell'attentato militava nel circolo anarchico 22 Marzo, da lui stesso creato. Al 22 marzo, scrive in "Strage di Stato" (una controinchiesta redatta proprio in quegli anni), si presenta al circolo con un nuovo personaggio: Pio d'Auria, (ex) fascista. La cosa impressionante è che ha una certa somiglianza con Pietro Valpreda e si sospetta che sia questo l'uomo visto da Cornelio Rolandi, il tassista testimone (era infatti partito da Roma il 4 di dicembre con meta ufficiale la Germania). Ma quella di Valpreda è una storia lunga e travagliata, da approfondire in un secondo tempo. In questo spazio vorrei solo rendere giustizia a Pinelli e a tutti gli anarchici rimasti incastrati in questo meccanismo statale.
Merlino quindi, probabilmente guidato dall'alto, crea il circolo, lo riempie di infiltrati di destra e, presumibilmente, offre appositamente questo sosia di Valpreda. L'uomo, la sera dell'11 dicembre (siamo nel 1969), viene visto in Viale Manzoni, a Roma. Dove sta andando? Ufficialmente in Via Tuscolana, numero 572, dove abita Leda Minetti Ma vengono varate altre due ipotesi: 1) in via Tor Caldora dove abita Pio d'Auria; 2) in Via Tommaso da Celano, dove abita Stefano Delle Chiaie.
Il particolare di quella sera è importante, soprattutto in seguito ai macabri fatti del 12 dicembre. Gli altri "affiliati" infatti sono stati indagati con molta serietà (Valpreda, Gargamelli, Borghese, Mander e Bagnoli), chiedendo delucidazioni proprio al signor Merlino. Non è stata invece eseguita l'operazione contraria. Dai verbali risulta la mancanza di dati fondamentali e basilari (non gli è stato chiesto nè "cosa abbia fatto nei giorni precedenti gli attentati, nè dei suoi rapporti con i vari fascisti che frequentava"). Inoltre, non vi sono alcune accuse contro Merlino, nè indizi, che possano renderlo colpevole. Eppure, è stato incriminato, ma senza i duri interrogatori a cui è sottoposto Valpreda. Riporto fedelmente da "Strage di Stato": "La sua posizione appare molto simile a quella di un teste a carico che si voglia "proteggere"".
Quindi, grazie alle pseudo-confessioni di Merlino, abbiamo un colpevole romano per l'attentato di Milano: Valpreda (partito per quella città qualche giorno prima, sotto ordine della questura, per chiarire una questione riguardante dei volantini) e il Circolo 22 Marzo. Anarchici.
Naturalmente c'era bisogno anche di un colpevole Milanese, per rendere la macchinazione più credibile. I "Burattini" milanesi sono due: Antonio Amati (magistrato, capo dell'ufficio istruzione) e Luigi Calabresi (commissario). Sono loro che, dopo poche ore dall'esplosione dell'ordigno, indicano la mano assassina: il circolo anarchico capitanato da Pinelli. E' un'accusa strana: Giuseppe Pinelli è una persona pacifica, nega ogni forma di violenza. Così l'intero circolo. Non sono dei temuti assassini, eppure Pinelli viene sequestrato insieme ai suoi compari. Perchè? La controinchiesta fornisce i punti del piano: 1) Nel gruppo prescelto si erano tenuti dei discorsi, si era parlato di armi, di guerriglia, di come opporsi a tentativi di colpo di Stato; 2) Nel gruppo si sono infiltrati dei provocatori/informatori che hanno soffiato sul fuoco, hanno estremizzato al massimo il discorso, hanno proposto la necessità di passare dalla teoria alla pratica; 3) Nel frattempo sono stati commessi degli attentati la cui forma è stata resa simile a quella che avrebbe lasciato tale gruppo se mai li avesse commessi, e per questo l'opinione pubblica è già predisposta ad accettarlo come quello dinamitardo per eccellenza.
Non solo, attribuire agli anarchici tali malefatte, vorrebbe dire colpire in Alto. Vorrebbe dire incastrare Feltrinelli, l'editore di sinistra scomodo e rivoluzionario. Colui che fornì l'alibi a Eliane Corradini, accusati per gli attentati del 25 aprile (alla Fiera). Quindi, il circolo si sarebbe chiuso: dagli Anarchici a Corradini. Da Corradini a Feltrinelli. Caso chiuso.
E' facile pensare che non si tratti di fantapolitica, soprattutto dopo 30 anni dall'accaduto. Soprattutto dopo aver assodato che gli Anarchici erano e sono completamente innocenti.
Pinelli viene prelevato e interrogato. Ed i metodi non sono ortodossi: l'obiettivo è stancare "il Pino" per indurlo a confessare qualcosa. Lo attaccano. Gli dicono che sanno del suo viaggio a Roma, risalente all'otto e il nove. Che il suo alibi era stato contraddetto. Lo minacciano. Gli dicono che verrà licenziato (è un ferroviere) a causa dei suoi movimenti politici. Cercano anche di convincerlo che potrebbe essere in qualche modo implicato, anche per vie secondarie. Ma Pinelli è tranquillo, a quanto si legge. Fino a quando non gli dicono che Valpreda ha confessato. A questo punto, lo scoramento. Il ferroviere si alza. Mormora: "E' morta l'anarchia". E si butta, di corsa, giù dalla finestra. Vien portato all'ospedale Fatebene Fratelli, dove muore, poco dopo.
Una brutta storia. Specialmente perchè avvengono diverse stranezze. Partendo dalla sala operatoria. Un settimanale di allora, "Vie Nuove", scrisse: "La polizia era presente anche all'interno della sala di rianimazione dove i due medici cercavano invano di tenere in vita Giuseppe Pinelli. Un poliziotto in borghese, camicia e cravatta, baffetti neri e un distintivo all'occhiello della giacca, non si allontanò neppure per un attimo dal lettino dove Pinelli stava morendo. Che cosa pensava o temeva che Pinelli potesse dire prima di morire?".
In secondo luogo, il corpo dell'uomo presenta diverse anomalie. Ad un esame superficiale non mostrava nessuna lesione esterna nè "perdeva sangue dalle orecchie e dal naso, come avrebbe dovuto essere Pinelli avesse battuto violentemente al suolo con la testa" (sempre tratto da "Vie Nuove"). "Per logica si arriva quindi ad una seconda domanda: non è possibile che quella lesione al collo (unico segno esterno visibile n.d.a.) fosse stata provocata prima della caduta? Come e da cosa, non ci vuole molta fantasia per immaginarlo: sono ormai molti anni che nelle nostre scuole di polizia si insegna quella antica arte giapponese di colpire col taglio della mano, nota come Karatè".
Al di là di questo, i fatti più strani sono altri. Innanzitutto l'ora del suicidio. I cronisti che erano presenti in questura scrivono che è avvenuto a mezzanotte e tre minuti. Nei giorni successivi viene definito in modo più generale, con un "circa mezzanotte". Dopo di che decidono il tempo ufficiale: ore undici e cinquantasette minuti. La telefonata all'ospedale avviene a mezzanotte e cinquantotto secondi. Se ascoltassimo la primissima versione, sembrerebbe quindi che prima i poliziotti abbiano chiamato l'ambulanza e poi che Pinelli si sia suicidato. Premonizione? Se si vuole credere invece al secondo orario attribuito al suicidio, allora nessun mistero. Peccato però che i giornalisti fossero parecchi. E che il cadavere sia stato trovato proprio da uno di loro: Aldo Palumbo.
Ma Aldo Palumbo lavora per l'Unità. Questo è un dubbio che voglio infilare, perchè capire qualcosa dell'affare di Pinelli non è tanto semplice. A destra e a sinistra si dicono delle cose, negli atti processuali ne troveremo scritte delle altre. Ma andando con ordine, elencherò tutti i punti di vista. Palumbo, dicevo, lavorava per l'Unità e questo era un bollettino di partito. Quindi era di parte. Però non solo Palumbo indica quell'ora come momento del Suicidio.
L'ipotesi del suicidio, per altro, non sta in piedi. Questa è l'unica cosa certa, dopo tanti anni. Perchè? Semplicemente perchè un uomo che prende la rincorsa e si butta da una finestra non ha quelle reazioni. Da "Strage di Stato": Pinelli cadde letteralmente scivolando lungo il muro, tanto che rimbalza su ambedue gli stretti cornicioni sottostanti la finestra dell'ufficio politico: non si è dato quindi nessun slancio. Cade senza un grido e i medici stabilirono che le sue mani non presentano segni di escoriazioni, non ha avuto cioè nessuna reazione a livello di istinto, incontrollabile, nemmeno quella di portare le mani a proteggersi durante la "scivolata". La polizia fornisce nell'arco di un mese tre versioni contrastanti sulla meccanica del suicidio. La prima: “quando Pinelli ha spalancato la finestra, abbiamo tentato di fermarlo ma senza riuscirci”. La seconda: “quando Pinelli ha spalancato la finestra, abbiamo tentato di fermarlo e ci siamo parzialmente riusciti, nel senso che ne abbiamo frenato lo slancio: come dire, ecco perchè è scivolato lungo il muro”. Ma questa versione è stata resa a posteriori, dopo cioè che i giornali avevano fatto rilevare la stranezza della caduta. Infine l'ultima, la più credibile, fornita in "esclusiva" il 17 gennaio al Corriere della Sera: “quando Pinelli ha spalancato la finestra, abbiamo tentato di fermarlo e uno dei sottoufficiali presenti, il brigadiere Vito Panessa, con un balzo ha cercato di afferrarlo e salvarlo; in mano gli è rimasto soltanto una scarpa del suicida. I giornalisti che sono accorsi nel cortile subito dopo l'allarme lanciato da Aldo Palumbo ricordano benissimo che l'anarchico aveva ambedue le scarpe ai piedi".
C'erano dei testimoni. Non hanno potuto vedere, erano in attesa di essere interrogati. Pasquale Valitutti ha lasciato questa testimonianza, che sarebbe dovuta risultare importante per il processo: "Verso le 11,30 ho sentito dei rumori sospetti, come di una rissa e ho pensato che Pinelli fosse ancora lì e che lo stessero picchiando. Poco dopo ho sentito come delle sedie smosse ed ho visto gente che correva nel corridoio verso l'uscita, gridando "si è gettato". Alle mie domande hanno risposto che si era gettato il Pinelli: mi hanno anche detto che hanno cercato di trattenerlo ma che non vi sono riusciti. Calabresi mi ha detto che stavano parlando scherzosamente del Pietro Valpreda, facendomi chiaramente capire che era nella stanza nel momento in ciu Pinelli cascò Inoltre mi hanno detto che Pinelli era un delinquente, aveva le mani in pasta dappertutto e sapeva molte cose degli attentati del 25 aprile. Queste cose mi sono state dette da Panessa e Calabresi mentre altri poliziotti mi tenevano fermo su una sedia pochi minuti dopo il fatto di Pinelli. Specifico inoltre che dalla posizione in cui mi trovavo potevo vedere con chiarezza il pezzo di corridoio che Calabresi avrebbe dovuto necessariamente percorrere per recarsi nello studio del dottor Allegra e che nei minuti precedenti il fatto Calabresi non è assolutamente passato per quel pezzo di Corridoio".
Calabresi dunque, stando alle testimonianze, non era uscito dalla stanza. Con tutta probabilità è stato lui a tirare quel colpo di Karate sul collo del Pinelli. O, se non è stato lui fisicamente, è stato uno dei suoi uomini, sotto la sua supervisione. Visto il danno, chiamano l'ambulanza e poi lo gettano dalla finestra, a peso morto, cercando di simulare un suicidio. Anni dopo (molti anni dopo) verrà eseguita anche una simulazione di suicidio con un fantoccio e la dinamica risulterà chiara: non è suicidio.
In "Strage di Stato" sono convinti: omicidio e Calabresi colpevole. Ma non è la sola versione, naturalmente. Michele Brambilla, giornalista, scrive nel suo "L'Eskimo in redazione" un'altra versione dei fatti. In questa storia, Calabresi e Pinelli sono quasi amici. Si stimano, tanto da scambiarsi dei libri (Calabresi regala "Mille milioni di uomini" di Enrico Emanuelli, mentre Pinelli ricambia con "L'Antologia di Spoon River"). Asserisce che “risulta difficile pensare che la polizia, avendo deciso di uccidere un uomo (e perchè, poi?), l'avesse buttato giù da una finestra della questura, e cioè da casa propria, esponendosi così ai pubblici sospetti". A parer mio, la morte non era premeditata. Ma, essendo capitata, dovevano in qualche modo agire. Chiamare l'ambulanza con Pinelli morto nella stanza, avrebbe voluto dire aprire le porte agli scandali. Ma simulare un suicidio era rischioso ma meno plateale, se vogliamo. In più, univa l'utile al dilettevole: il suicidio sarebbe stato un'autoaccusa di colpevolezza per i fatti terroristici.
Ma la cosa più sconvolgente che scrive Brambilla è questa: "un fatto era certo. Quando Pinelli precipitò dalla finestra, Calabresi non c'era. Nella stanza, insieme con Pinelli, c'erano il tenente dei carabinieri Savino Lograno, i brigadieri Giuseppe Caracuta, Vito Panessa, Pietro Mucilli e Carlo Mainardi. Sulla porta dell'ufficio, nel corridoio, c'era il brigadiere dei carabinieri Attilio Sarti. Nella stanza a fianco, il brigadiere dei carabinieri Giuseppe Calì e l'appuntato Giuseppe De Giglio. In un salone di fronte, l'anarchico Pasquale Valitutti". Ma Valitutti dice il contrario. Su quali basi il giornalista scrive questo? Perchè spinge la tesi della figura del Martire Calabresi, del perseguitato ingiustamente? E poi, una fatto è certo (o almeno è questa l'idea che mi sono fatta). L'interrogatorio di Pinelli non era amichevole, non era leggero e semplice. Non era una semplice "formalità" o un confronto tra due persone che si stimano. Perchè, oltre che violenti, sono stati irregolari. Pinelli era stato trattenuto per tre giorni e per tre notti in questura senza che il suo fermo venisse notificato al palazzo di Giustizia. Inoltre, lo stesso Ferroviere, dopo essere stato sottoposto a violenze psicologiche (lo mettevano sotto pressione, non lo facevano dormire) dice la frase, a un suo amico anarchico, "Ce l'hanno con me". Perchè dire questa frase?
Il libro più esauriente sulla questione Pinelli, rimane però quello della giornalista (sempre dell'Unità) Cederna: "Pinelli - Una finestra sulla strage". Viene percorso l'intero cammino giudiziario, sottolineando i paradossi che l'inchiesta incontra, mano a mano. Intere dichiarazioni che non vengono ascoltate, gli anarchici che non vengono nemmeno chiamati in causa. Un processo di assoluzione, sembra. Brambilla dice che Calabresi è stato sincero sin dall'inizio, perchè ha detto che aveva cercato di estorcere delle notizie utilizzando l'espediente della confessione di Valpreda. Ma allora perchè, se non c'era nessuna prova contro Pinelli, Valpreda e Anarchici (come verrà infatti detto dopo, quando l'intera macchinazione sembra implodere), il questore, in presenza di Calabresi che Annuisce, dice: "Era fortemente indiziato di concorso in strage... era un anarchico individualista... il suo alibi era crollato... non posso dire altro... si è visto perduto... è stato un gesto disperato... una specie di autoaccusa insomma..." Perchè far credere ai giornalisti che davvero la pista anarchica era più che valida, se tanto innocenti? E' un fatto che esistevano due magistrature e due corpi di polizia che lavoravano in modo parallelo. Se Amati e Calabresi avevano fornito nomi prima di avere un qualsiasi indizio, Ugo Paolilli (il procuratore della Repubblica di Milano che era in turno al momento dell'esplosione) aveva cercato di aprire una pista molto più avvalorata, quella fascista. Ma era stato ostacolato, scavalcato, senza ritegno. Calabresi stava perciò compiendo qualche lavoro sporco in nome di chi? Chiaramente, sono solo supposizioni. Ma la tesi di Brambilla mi sembra solo revisionista. La stessa Cederna riporta il fatto dello scambio dei libri/regali, ma come una cosa lontana: Pinelli aveva ricevuto diverse minacce, nell'ultimo periodo. In più, il tanto sincero Calabresi, un mese dopo la morte dice la seguente frase: "Non avevamo niente contro di lui, era un bravo ragazzo, l'avremmo rilasciato il giorno dopo." Non è un pò contrastante ai gesti di consenso che aveva compiuto il mese prima, alle parole del questore? In più, se non è stato buttato dalla polizia, da chi è stato buttato? Vogliamo davvero credere al suicidio?
Il suicidio, scrive anche la Cederna, era plausibile per due motivi: 1) l'alibi consegnato era falso; 2) Valpreda aveva confessato ed era stato quindi arrestato. Ma nella realtà Pinelli aveva un alibi di ferro (ed aveva sorriso, quando glielo avevano contesto) e la questione Valpreda non poteva toccarlo nemmeno più di tanto: avevano avuto diversi scontri, poco tempo prima e lo considerava uno "sbruffone". Quindi, l'ipotesi suicidio (oltre che per le dinamiche spiegate all'inizio) era eliminato (a meno che non si voglia credere al Malore attivo… Ossia una sorta di svenimento in cui Pinelli si alza dalla sedia, arriva alla finestra, perde l'equilibrio - da svenuto- e cade. Assurdo. E comunque rimarrebbe quel colpo insolito).
assoluzione degli imputati perchè il fatto non sussiste.
Per chi volesse ampliare la conoscenza, consiglio:
La strage di Stato - controinchiestadi Eduardo M. Di Giovanni e Marco Ligini
L'eskimo in Redazione - Michele Brambilla
Foto di Gruppo da Piazza Fontana - di Mario Consani
Pinelli - una finestra sulla Strage - di Camilla Cederna
in cui potete trovare l'intera sentenza del giudice D'Ambrosio;
http://www.strano.net/stragi/tsragi/pfontana/index.htm dove trovate il testo integrale de La strage di Stato;
http://www.ercanto.it/pine.htm dove trovate il testo integrale di Pinelli - una finestra sulla strage.
Infine, consigliata la visione dello spettacolo teatrale di Dario FoMorte accidentale di un anarchico.
Concludo con una frase detta da un uomo ancora in auge. Riassume in modo eloquente l'intenzione di tenere all'oscuro la gente della verità e la voglia di ricercare espedienti da colpevolizzare. E detta oggi, dopo che Valpreda è morto, dopo che "tutte le sentenze, anche quelle assolutorie, puntano il dito sulla pista nera, c'è un personaggio che orna ad alludere a possibili responsabilità del vecchio ballerino anarchico. E' il politico che da mezzo secolo si trova al centro dei più oscuri misteri della Repubblica e che, secondo l'ex procuratore Gerardo D'Ambrosio, conosce anche il segreto di Piazza Fontana". Quest'uomo ha un nome: Giulio Andreotti.
"Dovrebbero essere i magistrati a scoprire la verità. E poi un dettaglio mi ha sempre colpito. Il tassista che riconobbe Valpreda aveva annotato che indossava un cappotto diverso. Si scoprì poi che Valpreda era passato da casa di un parente e aveva cambiato cappotto. Un dettaglio, ma di quelli che in poche righe possono contenere la chiave di un giallo".

Tempismo

Non hanno mai negato un funerale a nessuno. Criminali, assassini, stupratori, pedofili, ladri, farabutti, anche il più indegno delle creature divine ha ricevuto uno straccio di funerale. E poi alla vigilia di Natale (coincidenza sinistra) non lo concedono a un essere umano che ha tentato di eseguire con dignità, seguendo la propria volontà, il compito più difficile che possa capitare a un uomo: morire.

Questo sguazzare nei cavilli dei sacri riti ricorda il più cieco burocrate che si muove sadico tra le pieghe dei protocolli, ricorda una perversione degna di un serial killer disturbato. Soppesare e distinguere, quando muore un uomo, non conviene ai messaggeri divini, e la parola "vergogna" questa volta non è stata usata a sproposito. Di una cosa vorrei ringraziare il puntuale Vicariato: l'indignazione per la sua precisazione tramite comunicato stampa mi ha fatto tornare alla mente sbiaditi ricordi del Catechismo, quando mi leggevano un libro in cui stava scritto che per creare una Chiesa basta che si riuniscano due persone a pregare. Un implicito promemoria da usare come anticorpo contro la cancrena che oggi pervade gli Apostoli del Signore.

Concorso n°3

È finalmente arrivata la fantastica iniziativa natalizia di Ciccsoft! Potete vincere una fornitura annuale di ciccioli canditi se rispondete ad un  semplice domanda: "Quale sarà la prossima categoria di giornalisti che sciopererà?"

P.s.: buon natale e tenete il resto luridi bastardi!

Piazza Fontana – Tutta la storia (o quasi)

Vassillikos (scrittore Greco), scrisse, riferendosi al loro colpo di stato: "Anche noi non credevamo che in Grecia fosse possibile"
 
"Ci sono state esplosioni nel pomeriggio, a Milano e a Roma. La più grave è avvenuta a Milano, nel salone centrale della Banca Nazionale dell'Agricoltura. Per lo scoppio quattordici persone sono morte, un'ottantina sono rimaste ferite o contuse. Sembra accertato che sia scoppiata una bomba. Il fatto, per la sua atrocità, è il più grave che abbia colpito Milano in tempo di pace."
[Dal telegiornale della sera del 12 dicembre 1969]

Il 28 aprile 2005 si chiude un processo importante per il nostro Paese. Vengono infatti assolti i presunti responsabili di una tragedia tutta Italiana, la strage di Piazza Fontana. I Nomi sono tre: Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, militanti neo nazisti. Processo chiuso, spese legali sostenute (come per il caso di Ustica) dai parenti delle vittime. Un'altra ingiustizia che aleggia nell'aria, un altro assassinio impunito, un'altra data storica da Ricordare. Anzi, si tratta DELLA data storica. Perchè iniziò tutto qui. Le bombe sui treni, la strage di Bologna,quella a Brescia in piazza della Loggia, sono solo logiche conseguenze di una strategia della tensione creata ad arte dallo Stato (quello Stato che avrebbe dovuto difendere i suoi cittadini) per creare uno stato militare, per combattere un'ideologia comunista.. Sono anni difficili, anni che vengono definititi "di piombo".
Che cos'è la strategia della tensione? Si tratta di un subdolo meccanismo azionato dallo Stato tramite braccia minori, in questo caso gruppi extra-parlamentari di Destra e di Sinistra, che azionarono atti di terrore per provocare paura nel paese ed un conseguente potere autoritario per riportare l'ordine. E tutto, ripeto, ebbe inizio lì. In quel Venerdì dodici dicembre del 1969.
Ore 16.35 . Un boato blocca per qualche secondo la Grande Città. Viene dalla Banca Nazionale Dell'Agricoltura. Piazza Fontana. Vespa, dall'alto della sua (immutata) onnipotenza, dichiara senza dubbi che "E' esplosa una caldaia".. Ma la verità, almeno su questo, emergerà poco tempo dopo. Qualcuno ha messo una bomba all'interno della Banca, sotto a un tavolo. Il Triste risultato sarà presente nella memoria storica di ogni cittadino: 14 morti e 80 feriti.
La Bomba alla Banca dell'Agricoltura non è l'unica presente nel territorio italiano. Dopo le cinque, infatti, scoppiano altri tre ordigni a Roma e a Milano ne viene trovato un altro alla Banca Commerciale in piazza della Scala, accanto all'ascensore che porta agli uffici dei dirigenti. Inesploso. Uno dei Misteri (uno dei tanti) di questa vicenda riguarda proprio questa bomba. Viene infatti brillare subito, distruggendo una prova fondamentale: la cassetta stessa, il timer e il tipo di esplosivo avrebbero indicato parecchi indizi per ricercare il vero assassino. Era infatti identica a quella scoppiata in Piazza Fontana. Distruggendo questa prova indiziaria, distrussero anche il biglietto da visita del terrorista. Presero questa "avventata" decisione il procuratore De Peppo e il sostituto Pasquale Carcasio, che non era nemmeno di turno.
E' sempre Bruno Vespa che annuncia il nome del Mostro di Piazza Fontana: Pietro Valpreda. Valpreda è un anarchico senza arte nè parte, con qualche denuncia alle spalle per resistenza a un pubblico ufficiale e piccole azioni, sempre pacifiste. Vive a Roma, ma si trova a Milano perchè convocato dalla questura per rispondere a un'accusa riguardante dei volantini. Valpreda appartiene a un piccolo gruppo anarchico, denominato 22 Marzo, fondato a metà ottobre di quello stesso anno,situato in uno stabile di via Governo Vecchio. E' frequentato da una quindicina di giovani anarchici, tra cui Mario Merlino, un infiltrato di destra, in stretto contatto con Stefano Delle Chiaie (capo di Avanguardia Nazionale) . Insomma, a parte la presenza di questo dubbio individuo, è un piccolo circolo culturale, poco importante e sicuramente non in grado di organizzare un eccidio di tale portata. Ma l'arresto di Valpreda è pressochè immediato e anticipa addirittura il riconoscimento da parte di Cornelio Rolandi dell'uomo. Rolandi è un tassista che ha portato il presunto assassino proprio davanti alla banca, ha aspettato che uscisse, per poi portarlo lontano. Nella sua dichiarazione, afferma che l'uomo è salito con una valigetta, è sceso sempre con essa, ma è risalito a mani vuote. Il riconoscimento, avviene in un modo quanto meno singolare: l'uomo si ritrova con innanzi Valpreda, l'unico con barba e tutto malconcio, con di fianco altri uomini che non somigliano all'anarchico nemmeno da lontano, che odorano palesemente di poliziotto in borghese. Sembra proprio un riconoscimento montato ad arte. Sembra (ma direi che il verbo sembrare è un insulto per il povero Valpreda, rimasto in galera per due anni nonostante fosse innocente, liberato solo dopo aver creato una legge che prende giustamente il suo nome) che tutto sia una macchinazione per attribuire la colpa agli anarchici.
Come se non bastasse, viene arrestato anche un altro anarchico, Giuseppe Pinelli, che viene obbligato a interrogatori fuori norma (viene infatti trattenuto più di due giorni, nonostante non ci fossero prove a suo carico) e che, la notte del 15 dicembre, muore misteriosamente cadendo dalla finestra del quarto piano della questura. La prima versione è, chiaramente, il suicidio. I presenti raccontano, con versioni tutte differenti e contrastanti, che il ragazzo, visto la prova schiacciante della colpevolezza degli anarchici, avesse detto: "Allora è la morte dell'anarchia"e si fosse gettato di sotto. In realtà, anche se l giudice ha risolto il caso della morte spiegandola con un "malore attivo" (in pratica Pinelli si sarebbe sentito male durante l'interrogatorio e invece di accasciarsi sul pavimento, è caduto dalla finestra), l'opinione pubblica e parecchi giornalisti pensano che Pinelli sia stato ucciso per sbaglio e poi gettato, per simulare un suicidio. Vengono implicati nel caso il commissario Calabresi (soprannominato Commissario Finestra, avrà un dura campagna di "diffamazione" da Lotta Continua che ha come Leader Adriano Sofri, il quale verrà poi accusato dell'omicidio del Commissario, avvenuto qualche anno dopo) e tutti i presenti. Ne usciranno illesi, almeno giuridicamente.
Ma come fa a partire la "pista nera", se sono tutti tanto sicuri e vogliosi di dare la colpa agli anarchici? Guido Lorenzon, segretario di una sezione locale della Dc, riferisce che, probabilmente, Giovanni Ventura (camerata di Ordine Nuovo) è coinvolto negli attentati di Milano e di Roma, in quanto gli ha riferito notizie troppo precise perchè possa essere totalmente estraneo ai fatti. Non è così semplice, anche se dovrebbe, far tenere conto di questa notizia perchè questa dichiarazione non basta. Deve ritrattare la denuncia per essere a sua volta accusato di calunnia, solo allora riconferma la sua versione che verrà verbalizzata. Lorenzon trova indizi e prove contro di lui e contro Franco Freda, una sua camerata, attivista di Ordine Nuovo. Parte l'indagine, quindi. Ma si blocca subito, grazie a una campagna diffamatoria che colpisce Pasquale Juliano, commissario di Polizia. Ha inserito uno dei suoi uomini nel gruppo di Freda, ignaro del fatto che quest'ultimo fa arruolare uno dei suoi nella polizia, Franco Tomasoni. Tomasoni fa arrestare un suo zio che tiene in casa delle armi. Questo è il particolare che farà piombare Juliano nel nulla. Egli arresta, infatti, Giancarlo Patrese, neofascista, mentre esce dallo stabile in cui abita Fachini (accusato di essere quello che fisicamente spostò la bomba. chiaramente assolto) ed ha in mano una bomba e una pistola. Patrese si difende dicendo che non ha visto Fachini e che le armi gliel'ha consegnate un amico. Chi è questo amico? Nicolò Pezzato, il confidente infiltrato di Juliano. E, colpo di scena, la pistola apartiene all'arsenale sequestrato a casa dello zio di Tomasoni. Quindi, prova schiacciante: Juliano ha inventato tutto pur di prendere Freda. Conseguenza logica: il questore di Padova sospende Juliano dal servizio. Avremo poi un testimone che smentirà tutto questo, per poi ritrattare per paura: è il portiere del palazzo, che dice di non aver visto nessuno uscire, oltre a Patrese. O entrare. Insomma, è tutta una trappola, ma ci vorranno anni perchè Juliano esca dall'infamia imputatogli.
Nel novembre del 1971 a Castelfranco Veneto un muratore sta riparando il tetto di una casa ma sbaglia e sfonda il divisorio dell'abitazione confinate: qui abita Giovanni Marchesin, socialista. All'interno vengono ritrovate armi, esplosivi e munizioni Nato. A chi appartengono? A Giovanni Ventura che le nascose lì dopo le bombe del 12 dicembre. Aggiunge che Ventura gli aveva chiesto di comprare delle cassette metalliche Jewell, ma che si era rifiutato. E' la marca utilizzata per Piazza Fontana. Un altro dei misteri che rimane ancora irrisolto, è il fatto che il 10 dicembre 1969, a Padova vengono vendute due valigette Mosbach e Gruber (quella utilizzata per la Banca Commerciale) e il titolare e la commessa riferiscono alla polizia (DUE GIORNI DOPO) l'insolito acquisto. E' sicuramente un indizio. Che, però, non viene mai utilizzato. Solo tre anni dopo, verrà riesumata questa prova per cercare di fare luce. Tre anni di silenzi.
L'attentato e l'intera strategia della tensione nacquero una sera, il 18 aprile 1969.Quella sera si riunirono Ivano Toniolo, Marco Pozzan, un personaggio importante proveniente da Roma (rimane ancora oggi un mistero chi fosse, forse Pino Rauti, il capo di Ordine Nuovo) e, anche se riuscirà a provare il contrario, Stefano Delle Chiaie. Forse, anche Giannettini, che lavorava per il Servizio Segreto (il Sid). Sì, perchè in questa drammatica vicenda il Servizio Segreto ha un ruolo abbastanza importante. Per spiegare come sia possibile che Stato, Sid e gruppi extra-parlamentari di destra possano essere correlati, riporto una dichiarazione di Corrado Guerzoni (collaboratore di Aldo Moro), trascritta su un grandissimo libro che troverete facilmente in ogni libreria: Foto di gruppo da Piazza Fontana, di Mario Consani. "Non è che l'onorevole X dice ai servizi segreti di andare l'indomani mattina in piazza Fontana a mettere la bomba... Al livello più alto che si dice che il Paese va alla deriva, che i comunisti finiranno per avere il potere. Al cerchio successivo si dice: "Guarda che sono preoccupati. Che possiamo fare? Dobbiamo influire sulla stampa". Così si va avanti sino all'ultimo livello, quello che dice: "Ho capito", e succede quello che deve succedere. Nessuno ha mai responsabilità diretta? Se si va a dire a questo onorevole che lui è la causa di Piazza Fontana, risponderà di no. In realtà è avvenuto questo processo per cerchi concentrici". Chiaro? Tutti sapevano. Una tesi azzarda che ci sia stato un errore, che in realtà Piazza Fontana non doveva avere dei morti, bensì spanventare (destabilizzare) come hanno fatto gli altri ordigni a Roma. Si pensa che sia stato un errore di valutazione e, detto in altri termini, l'operatore abbia agito di testa sua, disubbedendo agli ordini. Infondo, in quella famosa riunione del diciotto aprile, qualcuno ha detto che feriti tra i civili potevano anche esserci, era un sacrificio logico per ottenere ciò che volevano. Ma cosa volevano? "Destabilizzare per Stabilizzare", così dirà il più grande testimone di quegli anni, Vincenzo Vinciguerra (unico terrorista nero dichiarato e condannato che stia scontando la pena, autore della strage di Peteano, di cui parlerò in altra sede). Sempre dal libro di Consani: "Tutte le stragi che insanguinano l'Italia a partire dal '69 appartengono ad un'unica matrice organizzativa. Una struttura che obbedisce ad una logica secondo cui le direttive partono da apparati inseriti nelle istituzioni, e per l'esattezza in una struttra parallela e segreta del ministero dell'Interno più che dei Carabinieri. Piazza Fontana sarebbe stata il detonatore che, facendo esplodere una situazione, avrebbe consentito a determinare Autorità politiche e militari la proclamazione dello stato di emergenza". Questo, è ciò che voleva Ordine Nuovo e la maggior parte dei gruppi extra-parlamentari di destra. Distruggere il Comunismo e riportare lo Stato Forte, cosa che Rumor aveva assicurato che avrebbe fatto dopo l'attentato. Cosa che non fece, probabilmente per la massiccia risposta dell'opinione pubblica, che volle sapere la verità (Le manifestazioni SERVONO, altrimenti oggi chissà in che Italia saremmo). Anni Dopo, il 17 maggio 1973, Rumor pagò questa "disobbedienza" con un tentato attentato: Gianfranco Bertoli, dopo la commemorazione del commissario Calabresi (quello di Pinelli) lancia una bomba alla questura di FatebeneFratelli, a Milano. Muoiono quattro passanti, altre 40 persone ferite. Rumor si salva, perchè già lontano dal luogo. Ma anche questa vicenda cerca di essere traviata. Bertoli si proclama anarchico e dice di avere agito per vendicare la morte di Giuseppe Pinelli. In realtà non sarà così.
Ma torniamo alle indagini. E' molto difficile cercare di avere un filo conduttore. I nomi sono tanti e i fatti si intersecano come una fitta maglia, quindi divagare diventa obbligo. Chiaramente ogni singolo fatto avrà un articolo a parte, un giorno. Per Ricordare (come dice il mio personale Monito). Quindi, appena scoppiata la bomba abbiamo dei finti responsabili anarchici e il Sid che ha un ruolo. Quale? Depista le indagini. Anche perchè erano a conoscenza che qualcosa di grosso stava per accadere e un loro agente era stato incaricato di partire da Roma per Milano per ordinare il fermo dell'azione. Ma non fa in tempo. Per depistare le indagini fanno espatriare Pozzan (presente alla riunione) perchè ritenuto un anello debole della catena, quindi possibile terrorista pentito. Questa è una serie di azioni che il Sid portò avanti. In più i processi iniziati a Milano furono tolti dalle mani del giudice D'Ambrosio per portarli a Catanzaro (evidentemente hanno trovato dei magistrati più malleabili).
Chiaramente, abbiamo delle dichiarazioni, altrimenti anche la poca parte di verità che siamo riusciti a scoprire sarebbe ancora nascosta dal veto "Segreto di Stato". Il primo a parlare è stato Giovanni Ventura, che ammette la sua partecipazione nell'organizzazione degli attentati e spiega di essere un infiltrato perchè appartenente al Sid e prende ordini da Giannettini. I magistrati chiedono ufficialmente al Sid la verità su Giannettini. Ma, dopo una riunione a Palazzo Chigi, il governo convince il Sid a dare una risposta negativa. Chiaramente Falsa. Ci sarà un processo anche su questo e sarà tra i più deprimenti della storia in questione. Con Andreotti che non ricorda, sta in silenzio, da risposte non convincenti. Andreotti, tra l'altro, è l'unico che ancora oggi accusa Valpreda di avere messo la bomba, ricordando un particolare su un cappotto che avrebbe avuto la persona scesa dal Taxi di Rolandi. Evidentemente Andreotti sa davvero qualcosa (qualcosa? è un eufemismo. Credo sappia tutto) e spinge ad un ennesimo depistaggio della verità.
Altri pentiti neri (tra cui Angelo Izzo, uno dei responsabili della Strage del Circeo) fanno il nome di Massimiliano Fachini, accusato di essere l'esecutore materiale della tragedia. In pratica, sarebbe stato lui a mettere la bomba. Ma, chiaramente, sarà assolto.
I pentiti più importanti per la scoperta della verità sono Martino Siciliano e, soprattutto, Carlo Digilio. Siciliano racconta di una cena avvenuta un paio di settimane dopo la strage, in cui erano presenti Delfo Zorzi e Vianello (sempre Ordine Nuovo). Viene ricordata come la "cena del Tacchino" e qui Zorzi in persona rivendica la paternità della bomba: "L'abbiamo messa noi" (se il noi stia per Zorzi in persona o comunque gruppo Ordine nuovo, a mio modesto parere, è di poco conto). Questo episodio è confermato dallo stesso Digilio, considerato teste inattendibile quando testimonia contro i propri camerati, ma attendibilissimo quando accusa se stesso. E' difatti l'unico responsabile della strage, almeno giuridicamente, non condannabile nei fatti perchè il caso è andato in prescrizione.
L'organizzazione dell'estrema destra italiana è legata anche a movimenti esteri. Sicuramente ha legami con la Gregia (Pino Rauti organizzò anche un viaggio informativo ad Atene insieme ai principali leader di Avanguardia Nazionale e di Ordine Nuovo) e lo stesso giorno della strage il capo colonnello in comando in Grecia, Papadopulos, disse: "Stiano attenti quelli che ci vogliono espellere, perchè la democrazia è in pericolo anche nei loro Paesi". Che fosse informato del colpo di Stato (tentato) in Italia?
Il 30 giugno 2001 viene emessa la sentenza che più sembrerebbe avvicinarsi alla verità (cito testualmente, sempre da Consani) . "Maggi fu l'artefice della strategia eversiva culminata negli attentati del 12 dicembre, operando, nella sua veste di capo indiscusso del gruppo di Ordine Nuovo di Venezia e Mestrem come teorico della strategia della tensione. Dà la sua auto a Zorzi perchè vada all'incontro con Digilio per verificare lo stato dell'esplosivo. Preannuncia a Digilio la strage sollecitandolo ad avvertire i militari veneziani perchè si precostituissero un alibi. Dopo il massacro ribadì il proprio coinvolgimento negli attentati, rivendicando la paternità per conto del gruppo di cui era il leader e giustificando con la logica politica le vittime della strage. A Zorzi, indiscusso capo di Ordine Nuovo di Venezia-Mestre, vengono contestate ideazione, organizzazione e attuazion materiale degli attentati. Non si intende affermare che Zorzi fu colui che materialmente depose l'ordigno alla Bna, ma le indicazioni fornite da Digilio e Siciliano hanno delineato la partecipazione diretta di Zorzi alla fase esecutiva del progetto che lo stesso imputato aveva ideato e organizzato. Rognoni (leader del gruppo milanese La Fenice, legato a Ordine Nuovo) avrebbe avuto un fondamentale ruolo di supporto logistico. Fu lui, a Milano, a coordinare materialmente gli attentatori veneti.
Chiaramente questa sentenza fu ribaltata pochissimo tempo dopo e il risultato è stato quello che ho scritto all'inizio dell'articolo: assolti i presunti responsabili Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, militanti neo nazisti. E Tutto questo, in una maxi sintesi, ciò che esiste dietro alla storia contemporanea di Italia. Perchè i personaggi non sono cambiati. Forse hanno modificato i ruoli, i nomi (Zorzi per esempio ha cittadinanza Giapponese, una diversa identità e un impero economico vastissimo.. la domanda sorge spontanea: da dove ha preso i soldi??), ma sono sempre presenti. Un nome su tutti per fornire un esempio: Pecorella (avvocato di Zorzi) che fu implicato per una questione di scambio di denaro avvenuta con Siciliano, oggi è uno degli avvocati di Berlusconi.. Sempre alla ribalta, dunque.
Chiuderei con un articolo di Pier Paolo Pasolini. Che l'Indignazione sia con voi:
 
"Io so. Io so i nomi. Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del reeto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum. Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine a criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so tutti questi nomi e so tutti fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove".

I limiti nostrani al dialogo sulla bioetica.

La morte di Welby offre nuove scuse per ritardare ulteriormente un dibattito serio e doveroso su argomenti delicatissimi riguardanti la bioetica che in Italia è impossibile affrontare a causa sia della presenza piuttosto invasiva della Chiesa Cattolica sia della manipolazione becera assai poco corretta che si fa di certe situazioni.
Quello di Welby è un caso molto particolare. Aveva chiesto di non essere attaccato al ventilatore in caso di crisi, aveva chiesto di non essere rianimato di essere lasciato morire. All'epoca.
E' stato invece soccorso dalle stesse persone che ora l'hanno accompagnato, seppur con dolore, fino alla fine, allora non fu rispettata la sua volontà, E' difficile anche solo pensare di trovarsi in situazioni simili se non ci si è passati. Trattasi di aspetti diversi della soggettività.
Il problema è che certe questioni, vedi la definizione di "accanimento terapeutico" non possono essere soggettive. Welby considerava la sua una situazione di accanimento terapeutico, persone in stati analoghi continuano a sperare che la scienza faccia il miracolo. Non si può parlare così alla carlona di accanimento terapeutico nel momento in cui si parla di persone con la mente lucida in grado di provare emozioni ed esprimere lucidamente pareri propri.

Si può invece aprire un ragionevole dibattito per tenere conto di una volontà espressa lucidamente, reiteratamente in presenza di testimoni e di motivazioni valide laddove si sia dimostrata l'assenza di qualsiasi influenza o manipolazione.
Ma son questioni delicate, e chi le affronta necessita di preparazione medica, di cultura in ambito di normativa bioetica e di una grandissima distanza da qualsiasi ideologia o dietrologia di sorta.
Ora noi tutti ci possiamo indignare, possiamo offire il nostro sostegno, il nostro conforto e la nostra comprensione oltre ogni limite. Ma non è cavalcando l'onda emozionale che si arriverà a una normativa seria in proposito. Analizzando caso per caso non si arriva da nessuna parte.
In questo momento la maggior parte di coloro che han seguito la vicenda hanno un'idea scorretta di quel che è successo. Un'idea nella maggior parte dei casi dettata da preconcetti.
Lo dimostra anche una certa intransigenza verbale che si ritrova nelle discussioni in materia, che va a precludere il dialogo laddove per un passo indietro se ne fanno quindici avanti.

Di fatto non si può legiferare partendo da presupposti sbagliati, e la cosa peraltro più grave è che comunque la si veda il nostro parlamento non ha le competenze per farlo in maniera corretta.
Ora c'è stato il caso mediatico, Welby ha avuto ciò cu agognava (l'avrebbe avuto in tutti i casi, chè in Italia è pratica comune) ed è stata rispettata la sua libertà di individuo. Io però personalmente mi ritrovo a constatare quanti falsi miti sian stati creati per alimentare polemiche, in nome dell'una o dell'altra "squadra", il tutto su un "caso". Scottante e che va a toccare  una fascia trasversale dell'elettorato, quella del "dolore", e nessuno può rimanere indifferente.
Non è però andando avanti a dietrologie che si costruirà qualcosa di serio in ambito bioetico e medico.
E l'"evento mediatico" tra pochi mesi sarà un mero ricordo nellamente dei cittadini, dei giornalisti e dei politici italiani che staranno a dibattere sul fatto che le mezze stagioni sono tornate.
Ed essendo una che i radicali li ha votati provo una gran tristezza, come all'indomani delle politiche.
Sarà colpa mia, chè in fondo le mezze vittorie di Pirro mi han sempre fatto un po' pena.

Il principio e l’eccezione

Fare l’eutanasia significa letteralmente dare la morte e questo sicuramente non può essere considerato compito del medico.
Altro è dare al paziente una appropriatezza e proporzionalità di cure nel rispetto degli indirizzi del malato stesso quando egli è in grado di esprimerli coscientemente.
E’ inoltre fondamentale evitare nei casi clinici complessi qualunque mistificazione e strumentalizzazione, sempre nel pieno rispetto della dignità della persona umana ancor più se malata.
Anche se fondamentalmente contraria ad una liberalizzazione della eutanasia, problema legislativo molto complesso e pericoloso, ritengo di dover esprimere la mia grande solidarietà all’amico Mario Riccio che ha messo a disposizione di Piergiorgio Welby le sue competenze di anestesista-rianimatore e di bioeticista , pur sapendo dei grossi rischi che si possono correre con i riflettori puntati addosso.
Parecchi anni fa Mario ha imparato ad intubare i malati della rianimazione ed a salvare loro la vita vicino a me che sono un po’ più grande di lui .
Ha imparato quanta soddisfazione dia salvare una vita e quanta frustrazione non riuscirci neanche con i più potenti mezzi tecnici che pure talvolta falliscono e diventano fonte di grande sofferenza .
Penso che, a qualunque parte politica si possa appartenere, chiedere 15 anni di carcere per Mario è pura follia.
Donatella Giannunzio, Ospedale di Cremona

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(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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