Piazza Fontana – Tutta la storia (o quasi)

Vassillikos (scrittore Greco), scrisse, riferendosi al loro colpo di stato: "Anche noi non credevamo che in Grecia fosse possibile"
 
"Ci sono state esplosioni nel pomeriggio, a Milano e a Roma. La più grave è avvenuta a Milano, nel salone centrale della Banca Nazionale dell'Agricoltura. Per lo scoppio quattordici persone sono morte, un'ottantina sono rimaste ferite o contuse. Sembra accertato che sia scoppiata una bomba. Il fatto, per la sua atrocità, è il più grave che abbia colpito Milano in tempo di pace."
[Dal telegiornale della sera del 12 dicembre 1969]

Il 28 aprile 2005 si chiude un processo importante per il nostro Paese. Vengono infatti assolti i presunti responsabili di una tragedia tutta Italiana, la strage di Piazza Fontana. I Nomi sono tre: Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, militanti neo nazisti. Processo chiuso, spese legali sostenute (come per il caso di Ustica) dai parenti delle vittime. Un'altra ingiustizia che aleggia nell'aria, un altro assassinio impunito, un'altra data storica da Ricordare. Anzi, si tratta DELLA data storica. Perchè iniziò tutto qui. Le bombe sui treni, la strage di Bologna,quella a Brescia in piazza della Loggia, sono solo logiche conseguenze di una strategia della tensione creata ad arte dallo Stato (quello Stato che avrebbe dovuto difendere i suoi cittadini) per creare uno stato militare, per combattere un'ideologia comunista.. Sono anni difficili, anni che vengono definititi "di piombo".
Che cos'è la strategia della tensione? Si tratta di un subdolo meccanismo azionato dallo Stato tramite braccia minori, in questo caso gruppi extra-parlamentari di Destra e di Sinistra, che azionarono atti di terrore per provocare paura nel paese ed un conseguente potere autoritario per riportare l'ordine. E tutto, ripeto, ebbe inizio lì. In quel Venerdì dodici dicembre del 1969.
Ore 16.35 . Un boato blocca per qualche secondo la Grande Città. Viene dalla Banca Nazionale Dell'Agricoltura. Piazza Fontana. Vespa, dall'alto della sua (immutata) onnipotenza, dichiara senza dubbi che "E' esplosa una caldaia".. Ma la verità, almeno su questo, emergerà poco tempo dopo. Qualcuno ha messo una bomba all'interno della Banca, sotto a un tavolo. Il Triste risultato sarà presente nella memoria storica di ogni cittadino: 14 morti e 80 feriti.
La Bomba alla Banca dell'Agricoltura non è l'unica presente nel territorio italiano. Dopo le cinque, infatti, scoppiano altri tre ordigni a Roma e a Milano ne viene trovato un altro alla Banca Commerciale in piazza della Scala, accanto all'ascensore che porta agli uffici dei dirigenti. Inesploso. Uno dei Misteri (uno dei tanti) di questa vicenda riguarda proprio questa bomba. Viene infatti brillare subito, distruggendo una prova fondamentale: la cassetta stessa, il timer e il tipo di esplosivo avrebbero indicato parecchi indizi per ricercare il vero assassino. Era infatti identica a quella scoppiata in Piazza Fontana. Distruggendo questa prova indiziaria, distrussero anche il biglietto da visita del terrorista. Presero questa "avventata" decisione il procuratore De Peppo e il sostituto Pasquale Carcasio, che non era nemmeno di turno.
E' sempre Bruno Vespa che annuncia il nome del Mostro di Piazza Fontana: Pietro Valpreda. Valpreda è un anarchico senza arte nè parte, con qualche denuncia alle spalle per resistenza a un pubblico ufficiale e piccole azioni, sempre pacifiste. Vive a Roma, ma si trova a Milano perchè convocato dalla questura per rispondere a un'accusa riguardante dei volantini. Valpreda appartiene a un piccolo gruppo anarchico, denominato 22 Marzo, fondato a metà ottobre di quello stesso anno,situato in uno stabile di via Governo Vecchio. E' frequentato da una quindicina di giovani anarchici, tra cui Mario Merlino, un infiltrato di destra, in stretto contatto con Stefano Delle Chiaie (capo di Avanguardia Nazionale) . Insomma, a parte la presenza di questo dubbio individuo, è un piccolo circolo culturale, poco importante e sicuramente non in grado di organizzare un eccidio di tale portata. Ma l'arresto di Valpreda è pressochè immediato e anticipa addirittura il riconoscimento da parte di Cornelio Rolandi dell'uomo. Rolandi è un tassista che ha portato il presunto assassino proprio davanti alla banca, ha aspettato che uscisse, per poi portarlo lontano. Nella sua dichiarazione, afferma che l'uomo è salito con una valigetta, è sceso sempre con essa, ma è risalito a mani vuote. Il riconoscimento, avviene in un modo quanto meno singolare: l'uomo si ritrova con innanzi Valpreda, l'unico con barba e tutto malconcio, con di fianco altri uomini che non somigliano all'anarchico nemmeno da lontano, che odorano palesemente di poliziotto in borghese. Sembra proprio un riconoscimento montato ad arte. Sembra (ma direi che il verbo sembrare è un insulto per il povero Valpreda, rimasto in galera per due anni nonostante fosse innocente, liberato solo dopo aver creato una legge che prende giustamente il suo nome) che tutto sia una macchinazione per attribuire la colpa agli anarchici.
Come se non bastasse, viene arrestato anche un altro anarchico, Giuseppe Pinelli, che viene obbligato a interrogatori fuori norma (viene infatti trattenuto più di due giorni, nonostante non ci fossero prove a suo carico) e che, la notte del 15 dicembre, muore misteriosamente cadendo dalla finestra del quarto piano della questura. La prima versione è, chiaramente, il suicidio. I presenti raccontano, con versioni tutte differenti e contrastanti, che il ragazzo, visto la prova schiacciante della colpevolezza degli anarchici, avesse detto: "Allora è la morte dell'anarchia"e si fosse gettato di sotto. In realtà, anche se l giudice ha risolto il caso della morte spiegandola con un "malore attivo" (in pratica Pinelli si sarebbe sentito male durante l'interrogatorio e invece di accasciarsi sul pavimento, è caduto dalla finestra), l'opinione pubblica e parecchi giornalisti pensano che Pinelli sia stato ucciso per sbaglio e poi gettato, per simulare un suicidio. Vengono implicati nel caso il commissario Calabresi (soprannominato Commissario Finestra, avrà un dura campagna di "diffamazione" da Lotta Continua che ha come Leader Adriano Sofri, il quale verrà poi accusato dell'omicidio del Commissario, avvenuto qualche anno dopo) e tutti i presenti. Ne usciranno illesi, almeno giuridicamente.
Ma come fa a partire la "pista nera", se sono tutti tanto sicuri e vogliosi di dare la colpa agli anarchici? Guido Lorenzon, segretario di una sezione locale della Dc, riferisce che, probabilmente, Giovanni Ventura (camerata di Ordine Nuovo) è coinvolto negli attentati di Milano e di Roma, in quanto gli ha riferito notizie troppo precise perchè possa essere totalmente estraneo ai fatti. Non è così semplice, anche se dovrebbe, far tenere conto di questa notizia perchè questa dichiarazione non basta. Deve ritrattare la denuncia per essere a sua volta accusato di calunnia, solo allora riconferma la sua versione che verrà verbalizzata. Lorenzon trova indizi e prove contro di lui e contro Franco Freda, una sua camerata, attivista di Ordine Nuovo. Parte l'indagine, quindi. Ma si blocca subito, grazie a una campagna diffamatoria che colpisce Pasquale Juliano, commissario di Polizia. Ha inserito uno dei suoi uomini nel gruppo di Freda, ignaro del fatto che quest'ultimo fa arruolare uno dei suoi nella polizia, Franco Tomasoni. Tomasoni fa arrestare un suo zio che tiene in casa delle armi. Questo è il particolare che farà piombare Juliano nel nulla. Egli arresta, infatti, Giancarlo Patrese, neofascista, mentre esce dallo stabile in cui abita Fachini (accusato di essere quello che fisicamente spostò la bomba. chiaramente assolto) ed ha in mano una bomba e una pistola. Patrese si difende dicendo che non ha visto Fachini e che le armi gliel'ha consegnate un amico. Chi è questo amico? Nicolò Pezzato, il confidente infiltrato di Juliano. E, colpo di scena, la pistola apartiene all'arsenale sequestrato a casa dello zio di Tomasoni. Quindi, prova schiacciante: Juliano ha inventato tutto pur di prendere Freda. Conseguenza logica: il questore di Padova sospende Juliano dal servizio. Avremo poi un testimone che smentirà tutto questo, per poi ritrattare per paura: è il portiere del palazzo, che dice di non aver visto nessuno uscire, oltre a Patrese. O entrare. Insomma, è tutta una trappola, ma ci vorranno anni perchè Juliano esca dall'infamia imputatogli.
Nel novembre del 1971 a Castelfranco Veneto un muratore sta riparando il tetto di una casa ma sbaglia e sfonda il divisorio dell'abitazione confinate: qui abita Giovanni Marchesin, socialista. All'interno vengono ritrovate armi, esplosivi e munizioni Nato. A chi appartengono? A Giovanni Ventura che le nascose lì dopo le bombe del 12 dicembre. Aggiunge che Ventura gli aveva chiesto di comprare delle cassette metalliche Jewell, ma che si era rifiutato. E' la marca utilizzata per Piazza Fontana. Un altro dei misteri che rimane ancora irrisolto, è il fatto che il 10 dicembre 1969, a Padova vengono vendute due valigette Mosbach e Gruber (quella utilizzata per la Banca Commerciale) e il titolare e la commessa riferiscono alla polizia (DUE GIORNI DOPO) l'insolito acquisto. E' sicuramente un indizio. Che, però, non viene mai utilizzato. Solo tre anni dopo, verrà riesumata questa prova per cercare di fare luce. Tre anni di silenzi.
L'attentato e l'intera strategia della tensione nacquero una sera, il 18 aprile 1969.Quella sera si riunirono Ivano Toniolo, Marco Pozzan, un personaggio importante proveniente da Roma (rimane ancora oggi un mistero chi fosse, forse Pino Rauti, il capo di Ordine Nuovo) e, anche se riuscirà a provare il contrario, Stefano Delle Chiaie. Forse, anche Giannettini, che lavorava per il Servizio Segreto (il Sid). Sì, perchè in questa drammatica vicenda il Servizio Segreto ha un ruolo abbastanza importante. Per spiegare come sia possibile che Stato, Sid e gruppi extra-parlamentari di destra possano essere correlati, riporto una dichiarazione di Corrado Guerzoni (collaboratore di Aldo Moro), trascritta su un grandissimo libro che troverete facilmente in ogni libreria: Foto di gruppo da Piazza Fontana, di Mario Consani. "Non è che l'onorevole X dice ai servizi segreti di andare l'indomani mattina in piazza Fontana a mettere la bomba... Al livello più alto che si dice che il Paese va alla deriva, che i comunisti finiranno per avere il potere. Al cerchio successivo si dice: "Guarda che sono preoccupati. Che possiamo fare? Dobbiamo influire sulla stampa". Così si va avanti sino all'ultimo livello, quello che dice: "Ho capito", e succede quello che deve succedere. Nessuno ha mai responsabilità diretta? Se si va a dire a questo onorevole che lui è la causa di Piazza Fontana, risponderà di no. In realtà è avvenuto questo processo per cerchi concentrici". Chiaro? Tutti sapevano. Una tesi azzarda che ci sia stato un errore, che in realtà Piazza Fontana non doveva avere dei morti, bensì spanventare (destabilizzare) come hanno fatto gli altri ordigni a Roma. Si pensa che sia stato un errore di valutazione e, detto in altri termini, l'operatore abbia agito di testa sua, disubbedendo agli ordini. Infondo, in quella famosa riunione del diciotto aprile, qualcuno ha detto che feriti tra i civili potevano anche esserci, era un sacrificio logico per ottenere ciò che volevano. Ma cosa volevano? "Destabilizzare per Stabilizzare", così dirà il più grande testimone di quegli anni, Vincenzo Vinciguerra (unico terrorista nero dichiarato e condannato che stia scontando la pena, autore della strage di Peteano, di cui parlerò in altra sede). Sempre dal libro di Consani: "Tutte le stragi che insanguinano l'Italia a partire dal '69 appartengono ad un'unica matrice organizzativa. Una struttura che obbedisce ad una logica secondo cui le direttive partono da apparati inseriti nelle istituzioni, e per l'esattezza in una struttra parallela e segreta del ministero dell'Interno più che dei Carabinieri. Piazza Fontana sarebbe stata il detonatore che, facendo esplodere una situazione, avrebbe consentito a determinare Autorità politiche e militari la proclamazione dello stato di emergenza". Questo, è ciò che voleva Ordine Nuovo e la maggior parte dei gruppi extra-parlamentari di destra. Distruggere il Comunismo e riportare lo Stato Forte, cosa che Rumor aveva assicurato che avrebbe fatto dopo l'attentato. Cosa che non fece, probabilmente per la massiccia risposta dell'opinione pubblica, che volle sapere la verità (Le manifestazioni SERVONO, altrimenti oggi chissà in che Italia saremmo). Anni Dopo, il 17 maggio 1973, Rumor pagò questa "disobbedienza" con un tentato attentato: Gianfranco Bertoli, dopo la commemorazione del commissario Calabresi (quello di Pinelli) lancia una bomba alla questura di FatebeneFratelli, a Milano. Muoiono quattro passanti, altre 40 persone ferite. Rumor si salva, perchè già lontano dal luogo. Ma anche questa vicenda cerca di essere traviata. Bertoli si proclama anarchico e dice di avere agito per vendicare la morte di Giuseppe Pinelli. In realtà non sarà così.
Ma torniamo alle indagini. E' molto difficile cercare di avere un filo conduttore. I nomi sono tanti e i fatti si intersecano come una fitta maglia, quindi divagare diventa obbligo. Chiaramente ogni singolo fatto avrà un articolo a parte, un giorno. Per Ricordare (come dice il mio personale Monito). Quindi, appena scoppiata la bomba abbiamo dei finti responsabili anarchici e il Sid che ha un ruolo. Quale? Depista le indagini. Anche perchè erano a conoscenza che qualcosa di grosso stava per accadere e un loro agente era stato incaricato di partire da Roma per Milano per ordinare il fermo dell'azione. Ma non fa in tempo. Per depistare le indagini fanno espatriare Pozzan (presente alla riunione) perchè ritenuto un anello debole della catena, quindi possibile terrorista pentito. Questa è una serie di azioni che il Sid portò avanti. In più i processi iniziati a Milano furono tolti dalle mani del giudice D'Ambrosio per portarli a Catanzaro (evidentemente hanno trovato dei magistrati più malleabili).
Chiaramente, abbiamo delle dichiarazioni, altrimenti anche la poca parte di verità che siamo riusciti a scoprire sarebbe ancora nascosta dal veto "Segreto di Stato". Il primo a parlare è stato Giovanni Ventura, che ammette la sua partecipazione nell'organizzazione degli attentati e spiega di essere un infiltrato perchè appartenente al Sid e prende ordini da Giannettini. I magistrati chiedono ufficialmente al Sid la verità su Giannettini. Ma, dopo una riunione a Palazzo Chigi, il governo convince il Sid a dare una risposta negativa. Chiaramente Falsa. Ci sarà un processo anche su questo e sarà tra i più deprimenti della storia in questione. Con Andreotti che non ricorda, sta in silenzio, da risposte non convincenti. Andreotti, tra l'altro, è l'unico che ancora oggi accusa Valpreda di avere messo la bomba, ricordando un particolare su un cappotto che avrebbe avuto la persona scesa dal Taxi di Rolandi. Evidentemente Andreotti sa davvero qualcosa (qualcosa? è un eufemismo. Credo sappia tutto) e spinge ad un ennesimo depistaggio della verità.
Altri pentiti neri (tra cui Angelo Izzo, uno dei responsabili della Strage del Circeo) fanno il nome di Massimiliano Fachini, accusato di essere l'esecutore materiale della tragedia. In pratica, sarebbe stato lui a mettere la bomba. Ma, chiaramente, sarà assolto.
I pentiti più importanti per la scoperta della verità sono Martino Siciliano e, soprattutto, Carlo Digilio. Siciliano racconta di una cena avvenuta un paio di settimane dopo la strage, in cui erano presenti Delfo Zorzi e Vianello (sempre Ordine Nuovo). Viene ricordata come la "cena del Tacchino" e qui Zorzi in persona rivendica la paternità della bomba: "L'abbiamo messa noi" (se il noi stia per Zorzi in persona o comunque gruppo Ordine nuovo, a mio modesto parere, è di poco conto). Questo episodio è confermato dallo stesso Digilio, considerato teste inattendibile quando testimonia contro i propri camerati, ma attendibilissimo quando accusa se stesso. E' difatti l'unico responsabile della strage, almeno giuridicamente, non condannabile nei fatti perchè il caso è andato in prescrizione.
L'organizzazione dell'estrema destra italiana è legata anche a movimenti esteri. Sicuramente ha legami con la Gregia (Pino Rauti organizzò anche un viaggio informativo ad Atene insieme ai principali leader di Avanguardia Nazionale e di Ordine Nuovo) e lo stesso giorno della strage il capo colonnello in comando in Grecia, Papadopulos, disse: "Stiano attenti quelli che ci vogliono espellere, perchè la democrazia è in pericolo anche nei loro Paesi". Che fosse informato del colpo di Stato (tentato) in Italia?
Il 30 giugno 2001 viene emessa la sentenza che più sembrerebbe avvicinarsi alla verità (cito testualmente, sempre da Consani) . "Maggi fu l'artefice della strategia eversiva culminata negli attentati del 12 dicembre, operando, nella sua veste di capo indiscusso del gruppo di Ordine Nuovo di Venezia e Mestrem come teorico della strategia della tensione. Dà la sua auto a Zorzi perchè vada all'incontro con Digilio per verificare lo stato dell'esplosivo. Preannuncia a Digilio la strage sollecitandolo ad avvertire i militari veneziani perchè si precostituissero un alibi. Dopo il massacro ribadì il proprio coinvolgimento negli attentati, rivendicando la paternità per conto del gruppo di cui era il leader e giustificando con la logica politica le vittime della strage. A Zorzi, indiscusso capo di Ordine Nuovo di Venezia-Mestre, vengono contestate ideazione, organizzazione e attuazion materiale degli attentati. Non si intende affermare che Zorzi fu colui che materialmente depose l'ordigno alla Bna, ma le indicazioni fornite da Digilio e Siciliano hanno delineato la partecipazione diretta di Zorzi alla fase esecutiva del progetto che lo stesso imputato aveva ideato e organizzato. Rognoni (leader del gruppo milanese La Fenice, legato a Ordine Nuovo) avrebbe avuto un fondamentale ruolo di supporto logistico. Fu lui, a Milano, a coordinare materialmente gli attentatori veneti.
Chiaramente questa sentenza fu ribaltata pochissimo tempo dopo e il risultato è stato quello che ho scritto all'inizio dell'articolo: assolti i presunti responsabili Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, militanti neo nazisti. E Tutto questo, in una maxi sintesi, ciò che esiste dietro alla storia contemporanea di Italia. Perchè i personaggi non sono cambiati. Forse hanno modificato i ruoli, i nomi (Zorzi per esempio ha cittadinanza Giapponese, una diversa identità e un impero economico vastissimo.. la domanda sorge spontanea: da dove ha preso i soldi??), ma sono sempre presenti. Un nome su tutti per fornire un esempio: Pecorella (avvocato di Zorzi) che fu implicato per una questione di scambio di denaro avvenuta con Siciliano, oggi è uno degli avvocati di Berlusconi.. Sempre alla ribalta, dunque.
Chiuderei con un articolo di Pier Paolo Pasolini. Che l'Indignazione sia con voi:
 
"Io so. Io so i nomi. Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del reeto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum. Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine a criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so tutti questi nomi e so tutti fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove".

4 Responses to “Piazza Fontana – Tutta la storia (o quasi)”


cribbio
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