Fatemi parlare delle ballerine. Uno come me deve, per forza di cose, parlare delle ballerine. Fissato con le scarpe femminili come sono, mi risulta ostico, impossibile, ruvido e avvelenante accettare l'esistenza, la ribalta, la diffusione di questi orripilanti oggetti.
Devono capire le donne che le ballerine non sono per tutte: assai più dei tacchi, le ballerine possono permettersele solo certi tipi di ragazze e devo dire che il 98% delle ragazze che vedo in giro con le ballerine ai piedi non può permettersele. Mi sembra di ammattire: il mio posto preferito per il passeggio primaverile/estivo a Roma è Trastevere. Trastevere, in un anno, si è trasformato nell'impero delle ballerine e di ragazze che non possono permettersele.
A Piazza Santa Maria in Trastevere costoro camminano pretendendo disinvoltura e spicca chi sarebbe financo carina, graziosa, guardabile, se solo non indossasse ballerine. Le ballerine rendono le donne all'improvviso tozze, impresentabili, goffe, barcollanti anche più di un tacco 9 ed è per questo che le ballerine, proprio come i tacchi alti, se le possono permettere solo ragazze di un certo livello: dicono che a Trastevere sia impossibile deambulare con le scarpe alte per colpa dei sampietrini. I sampietrini, da che mondo è mondo, sono l'incubo di motorini e ragazze col tacco alto: il mio maschilismo (sono maschio, dunque maschilista) imporrebbe immantinente una legge (democratica) che conducesse tutte le donne all'obbligo morale, deontologico e sociale di indossare scarpe alte. A meno che non mettano su un Paese delle Donne dove vivano solo e solamente donne e dove l'ingresso sia inviso agli uomini: occhio non vede eccetera eccetera. Però in luogo pubblico, io maschio dico, esigo, impongo che le donne indossino scarpe alte per pubblica decenza e per rispetto di loro stesse e del loro fondoschiena.
(va bene, morirò, per contrappasso, trafitto a morte da una stilettata di una decolletè)
Donne, tacco alto, Trastevere, sampietrini, ballerine. Tiriamo i lacci del discorso: il mio maschilismo imporrebbe, dicevo, condizionale, perché non si discute che a Trastevere sia davvero sconsigliato andare coi tacchi alti. Guardarvi ciondolare astutamente, donne care, con dei meravigliosi sandali Sergio Rossi, per Trastevere, non alzando però mai gli occhi dall'asfalto, nel tentativo impossibile ma glorioso di centrare con il tacco esclusivamente il centro della pietra e non i suoi interstizi, è comico, ridicolo: vi rende - di fatto - inappetibili dal punto di vista sessuale. L'altra sera, per esempio, davanti al Bar San Callisto, in quell'orgia primaverile fulminante ed erotica di prime gambe scoperte, glutei rimessi in sesto da un anno di step, gonnelline di raso e primi sandali, davanti al Bar San Callisto, un bar di quint'ordine ma sempre affollatissimo, dove l'anziano proprietario ti racconta barzellette sconce appena entri, oppure ti rifila filastrocche in cui ogni parola fa rima con "cazzo", e tu - sia chiaro - il proprietario anziano che ti racconta barzellette sconce non l'hai mai visto in vita tua: è solo ubriaco di cuba libre e noia, nient'altro; davanti a questo bar, il Bar San Callisto nella piazza omonima, a due passi dal mio ristorante preferito di Trastevere - Cave Canem - l'altra sera le donne sostavano, mentre i loro fidanzati pagavano alla cassa, ed era una meravigliosa festa di piedi scoperti e unghie smaltate, ma anche di sofferenza e rughe di dolore, perché è vero, nemmeno il mio maschilismo che vi vorrebbe addobbate come Paris Hilton a tutte l'ore, mi impedisce di dirlo, a Trastevere dovrebbero montare dei cartelli con il disegno di una scarpa col tacco e una sbarra rossa trasversale sopra, tanto che è scomodo camminarci; perciò, nonostante questa meravigliosa festa di colori e carne, voialtre non eravate naturali, spostavate il peso da una coscia all'altra e l'unico desiderio, a quel punto, per noi maschi gonfiati dal piacere, diventava quello impossibile di schioccare le dita e rivestire tutta la zona circostante di parquet, in una botta sola, listoni lisci lisci dove vi fosse concesso di librarvi come su di una passerella, con le braccia distese lungo i fianchi, le ginocchia sporgenti e l'anteversione del bacino pronunciata.
Il problema è che la vostra femminilità è messa oggi in discussione non più soltanto dall'eventuale incapacità di portare tacchi alti, ma anche dall'alternativa di indossare ballerine. Qualche anno fa si risolveva con un tacco meno vertiginoso, comunque seducente, ma meno estremo, adesso c'è la scappatoia delle ballerine e perciò l'alternativa a un nugolo di ragazze zoppicanti è un nugolo di ragazze inguardabili.
Ne ho vista una, a Vicolo del Cinque, sabato sera, stavo con F. e S. davanti alla Bottega del Cornetto, ne ho vista una con le ballerine e i fantasmini.
Le ballerine sono il Male: danno diritto alla donna di non curarsi, di vestirsi miserrimamente. Perché quasi mai - e ci mancherebbe - si vede una donna con le ballerine ai piedi e un bel vestito. E una bella gonna. E una bella cinta. Chi indossa ballerine, per la legittima paura dei tacchi alti, al massimo si traveste da donna. Ce n'era un'altra con ballerine e pantaloni di velluto a coste larghe, per dio. Le straniere vanno matte per le ballerine: queste inglesi, trabordanti fish & chips, con ballerine e larghissime gonne bianche d'organza, frastagliate e lunghe fino alle caviglie. Mi pare che, con le ballerine ai piedi, le donne si arrendano all'idea di non piacere: le guardo e mi pare ovvio che camminino senza la pretesa dello sguardo maschile, senza più il senso del dovere di piacere.
Talmente bella è la donna, un corpo fatto apposta per essere adorato, collinoso, morbido, quasi implume, sinuoso, niente c'è di più bello che le curve femminili, laddove, per antonomasia, le curve nascondono l'orizzonte all'occhio indiscreto e obbligano il viandante ad addentrarsi oltre il visibile per scoprire ancora, talmente bella è la donna, che giammai dovrebbe mancare al dovere di piacere.
L'altro giorno F., passando davanti a una vetrina, mi ha detto: "Le ballerine! Quasi quasi me le prendo...". Al che io l'ho guardata, come qualche volta gli uomini guardano le donne quando pensano che abbiano detto la più grande cazzata, e ho pensato - all'inizio senza capire il perché - ad Ernesto "Che" Guevara.
[F. nella mia camera, davanti alla tela di Ernesto acquistata alla Havana nel 2005, in uno di quei momenti di massimo splendore che le ballerine giammai regaleranno]