Monthly Archive for Maggio, 2007

23, 24, 25…

Denzel WashingtonAbbiamo ancora bisogno, nel 200X (slogan da riciclare sempre, in politica, nell'arte, nella società, dappertutto: perchè in fondo, non abbiamo più bisogno di niente, dato che, volendo, c'è tutto) di film come 23? E' necessario imbottire le nostre sale cinematografiche (ormai tenute aperte dalle solite tre o quattro riedizioni di film tramutatesi in telefilm) con questa invasione continua, imperterrita, di film americani con detective, assassini, le solite paranoie, i soliti casi prevedibili, i soliti ambienti polizieschi, le solite armi, le consuetidini, i soliti moralismi e scontati immoralismi, la classica sovversione pettinata che finisce per diventare la stessa retorica che dovrebbe scardinare?
Io dico di no.
Beninteso, non sono contro i film spazzatura, o i film mangiapopcorn inutili e che servono a sghignazzare o sobbalzare. Hanno ovviamente il loro diritto a continuare ad esistere, e liberi tutti di continuare a cibarsi di paccottiglia, ogni tanto ci vuole. Il problema è la ripetività, la totale mancanza di slancio che scardini una vera e propria catena di montaggio cinematografica.
Dico che di thriller fotocopia, di casi umani fotocopia, di fumettoni fotocopia, di tutti quei clichè fotocopia che vengono sparati dagli Usa, grazie ma abbiamo già dato: se possibile, mandatecene di meno. Lo stesso discorso, meglio precisare, vale pure per il cinema italiano e le sue storie di trentenni malinconici ma con quella punta di sorriso, quando va bene, altrimenti di indicibile tristezza che tutto ammaina (mi pare che una lamentela simile l'abbia fatta quel gonzo di Tarantino, subito rimbrottato da Bellocchio).
Dico che i multisala infarciti di burrosi popcorn e burrosi film dalle sceneggiature quasi ciclostilate, prodotte in serie, hanno seccato la pianta.
Personalmente, voglio (vorrei) film che parlino anche, perchè no?, di fantascienza (argomento tabù, ormai), soprattutto voglio film che raccontino storie, visivamente e narrativamente sforzandosi di raccontare questo mondo e quello fantastico (non si scappa: c'è il vero, il verosimile, e l'inverosimile, non occorre sforzarsi così tanto), senza bisogno di ricorrere ai faccioni di amianto di Denzel Washington, tanto per dire il primo clichè che mi viene in mente.

No, non ho detto gioia…

L'agonia del risveglio, la voglia di morire, il non sapere che fare di sè. Un altro giorno. Interminabile, senza senso, stancante.
Mi viene da rimettermi a dormire. Non pensare più niente. Solo spegnermi.
Sperando sia per sempre.
Perchè Roma fa schifo.

Soprattutto, Roma fa schifo in confronto a Bologna.
Perchè io mi sono trasferita, un mese e mezzo fa. Per amore, per follia, per indecente impazienza.
Ed è stato un errore. Uno dei più grandi.

Perchè ha senso cambiare quando si sta male. Ma quando si è felici, nella propria quotidianeità non monotona.... Allora è un suicidio.
Ma ho pensato che si potesse vivere d'aria e d'amore.

E invece no.

Andrea non basta più. L'amore non basta più. Ho paura, per di più, che lo stesso amore si spenga, soppresso dal rancore, dalla noia. Dall'insoddisfazione.

Non riesco più a ridere. A volte qualche sorriso.
Ma la bocca è sempre troppo storta, i denti sempre troppo in fuori o in dentro. Tutto stona. Ed ecco che il sorriso diventa una smorfia.
Allontano chiunque. Non rispondo più al telefono.
Mi mancano persone e nello stesso tempo non le voglio vedere.
Acuisco la mia Misantropia.

 

E questo è il primo vero post personale che scrivo qui dentro. Perchè sto male.
Perchè a volte si è costretti a urlare il proprio dolore.
Piangere di notte, soffocando le lacrime sul cuscino, mi distrugge.

E tutto perchè Roma fa schifo. In confronto a Bologna, poi.
Non me ne faccio niente del Colosseo.
O del Circo Massimo.
O di tutta quell'accozzaglia di monumenti.

Preferisco le due torri, storte più da via Zamboni che da Via Indipendenza.
Preferisco i piccoli centri dove gli ex Settantasettini si ritrovano, parlando di allora e di oggi.
Dove i concerti sono gratis e sempre - o quasi - per un numero minuscolo di persone.
Dove la pioggia viene riparata dagli archetti, dai portici.
Dove puoi uscire in mutande. Tanto c'è sempre chi è conciato peggio di te.
Dove trovi musicanti, in giro per il ghetto ebraico.
Dove ogni via ha sì una Storia - come a Roma - ma soprattutto tanta contemporaneità.
Dove puoi conoscere, amare, creare.
Dove ho iniziato a scrivere il mio libro. E senza Bologna non lo avrei fatto. Mai.
Preferisco prendere la pioggia con la mia bicicletta, piuttosto che circolare tristemente sui tram.

Mi manca Bologna. Mi manca quell'essere alternativa, provinciale, cittadina, ricca d'odio, traboccante d'amore.
Mi manca trascorrere una serata da sola, in mezzo alla gente, a guardare del buon teatro, mangiando una piadina e bevendo una birra.
Mi mancano gli studenti di via zamboni.
E poi il mio giornalaio preferito. E il mio pub. E la mia osteria.

Mi manca andare a tre conferenze in un giorno, conoscere, vedere, confrontarmi.
Suonare e scrivere, con altri come me.
E quelle cene improvvisate. E quegli incontri inaspettati.

 Mi manca Bologna. Quello che io ero lì.

Alice di Roma mi fa schifo. Le sputerei in faccia.
Disprezzo. Per se stessa e per gli altri.
Odio. Per se stessa e per gli altri.
Noia.

Ma ora devo andare.
L'agonia del risveglio, la voglia di morire, il non sapere che fare di sè, mi attendono.  Un altro giorno. Interminabile, senza senso, stancante.
Mi rimetto a dormire. Non penserò più niente. Desidero solo spegnermi.
Sperando sia per sempre.

 

 

La proposta di Sofri è una cagata pazzesca

Care persone del Comitato per il Partito Democratico,

mi risolvo a scrivervi perché non mi riconosco nel disagio colto da chi già vi ha scritto una prima proposta. Il mio disagio è ben più grande e riguarda la natura stessa del Partito Democratico.

Sono decisamente un italiano, decisamente fra i venti e i quarant'anni, e ritengo che la politica italiana sia imbalsamata da una serie imbarazzante di atteggiamenti che accomunano e racchiudono, senza soluzione di continuità, tutti gli schieramenti attualmente rappresentati in Parlamento.

Ritengo inoltre che il Partito Democratico non sia un'occasione per restituire la giusta vitalità a una vita politica che va di pari passo con il Paese, un Paese in cui la questione morale non è mai stata veramente risolta.
Ritengo che sia un'inguardabile accozzaglia di idee, messa insieme alla meglio con l'unico obiettivo di conservare lo status quo.

Pertanto, no, non aumentate il già ridicolo numero di 45 "persone" (tutti nomi già visti e stravisti) che comporrebbero questa sorta di direttorio di una cosa che non trova accordi su alcun tema fondamentale, fra quelli che dovrebbero costituire un programma politico. Non rendetelo di 55, né di 65, 75, ma neanche di 35 o 25. Non coinvolgete nel vostro progetto - come in una riserva protetta, come le ridicole quote rosa - under 40 che fra vent'anni saranno come siete voi adesso.

Provate, piuttosto, a esprimere un leader, a prevedere quote per persone competenti, a recitare un ruolo politico diverso per questo misero paese che si ritrova, anche per colpa vostra, in una situazione di ridicola e estenuante campagna elettorale permanente.

Questa proposta, al momento, la firmo solo io: non fate il Partito Democratico.

Le mie prime 24 ore

All'una ho finalmente mosso i primi piccoli passi. Piccoli ma importantissimi.
Alle due ho detto mamma e ho capito che era la cosa più bella ed importante del mondo.
Alle tre sono andato a spasso con il nonno per una Ferrara che non c'è più.
Alle quattro sono andato all'asilo e ho giocato un po' con i Lego.
Alle cinque mi hanno portato a scuola anche se era ancora presto, ma mi sono divertito.
Verso le sei ho avuto un dono bellissimo e ho iniziato a giocare con la mia sorellina.
Alle sette, mentre il sole era ancora basso, ho conosciuto tanti nuovi amici e ci siamo fatti un bel pezzo di strada assieme da li in poi.
Alle otto mi hanno insegnato un pò di Storia e di Musica.
Alle nove del mattino ho smesso di ricevere regali da Gesù Bambino.
Alle dieci ho imparato numeri, albi d'oro ed ogni cosa sulla Formula Uno.
Alle undici avrei potuto scambiarvi anche venti doppie per una figurina qualsiasi del Milan
mentre alle dodici avrei giurato che aver attraversato l'oceano sull'aereo non mi aveva fatto alcuna paura.
Dopo pranzo, verso le tredici mi sono spuntati due baffi da ometto e sono entrato al Conservatorio.
Alle quattordici ho fatto qualche esperimento in laboratorio e ho appezzato la libertà di comprarsi la merenda da sé alle macchinette del liceo.
Alle quindici in punto sono stato a trovare Freddie Mercury a Londra ma se n'era andato da qualche anno ormai, ed anche Abbey Road non aveva un bell'aspetto.
Tornato a casa, verso le sedici, ho passato un po' di tempo a suon di giochi di società, film in cassetta, biciclette abbandonate sui prati.
Alle diciassette a Monaco di Baviera ho fatto qualche scherzo telefonico in hotel e ho ingerito tanta tanta birra.
Alle diciotto mi han voluto fare un sacco di domande alle quali ho risposto correttamente e poi tante persone han preso la loro strada e ci siamo salutati. Sono salito in macchina e mi sono avviato verso la Palude.
Alle diciannove cominciava a venire buio ma la mia macchina fotografica ha fotografato tutto e ricorda tanta gente in un locale fumoso della città e vecchi film fuori orario.
Alle venti, dopo il tg, siamo partiti in due con tenda e chitarra a scoprire l'Italia. Io avevo i capelli lunghi e ho cominciato a suonare in un gruppo.
Alle ventuno sono andato a concerti e raduni e ho scritto tante cose sulla rete che non me l'aspettavo.
Alle ventidue sono andato in giro su un kart e ho scoperto una persona speciale.
Alle ventitrè ho vinto un Mondiale, sono tornato a Praga, ho scoperto il pesce crudo e ho avuto un ufficio dove giocare a fare il grafico.

Ed ora, che un giorno intero è passato mi guardo indietro e vedo talmente tante belle cose che vado a dormire sorridendo in attesa di un nuovo giorno che nascerà domani come sempre è stato. Sono sereno e soddisfatto fino in fondo forse per la prima volta di questo giro di boa, per nulla spaventato del tempo che passa. Sono un giovincello felice, dopotutto. Ed ora basta miele. DA BERE PER TUTTI! 😀

Delitti e pregiudizi

Barbara Cicioni, la donna uccisa nel corso della rapina in villaBarbara Cicioni, 33 anni, è stata uccisa nel corso di una rapina in villa avvenuta a Compignano (Marsciano, provincia di Perugia). Secondo una prima ricostruzione, la donna si sarebbe opposta ai ladri, che per la seconda volta nel giro di pochi mesi si erano introdotti in casa sua. Il frutto della rapina è di 1500 euro. Quello che ha scosso le coscienze e agitato gli animi è il fatto che la donna fosse incinta, all’ottavo mese: i cittadini, infuriati, hanno subito chiesto la pena di morte per chi è stato, (“non importa se italiano o straniero”) puntando però il dito contro gli stranieri che hanno reso la zona invivibile.


Ora, sulla vicenda faranno luce gli inquirenti, però un paio di considerazioni sorgono spontanee: 1) secondo quanto dicono molti giornali - soprattutto locali, che alla vicenda hanno dedicato minimo sei pagine l’uno - i ladri avrebbero trovato con relativa facilità la chiave della cassaforte (nascosta in un cassetto); 2) io, fossi stata incinta di otto mesi, avrei lasciato prendere ai ladri persino mia mamma e 1500 milioni di euro, altro che “lottare” per 1500 euro 3) il cane non ha abbaiato - chissà, magari erano gli stessi ladri della volta precedente e oramai li conosceva. Metti insieme 1), 2) e 3) e senti che c’è qualcosa che “puzza”: è vero che io non sono lei, ma mai mi sarei opposta ai ladri per 1500 euro; 4) che ladri strani: si “accontentano” di 1500 euro, lasciando in giro gioielli e altre cose di valore? 5) Punto più importante: è vero che Perugia è frequentata da immigrati (clandestini e non) che ti verrebbe da metterli in galera solo a guardarli (quando io andavo all’università e tornavo a casa alle otto di sera ogni volta che mettevo piede alla stazione pregavo di uscirne fuori viva. Per la cronaca, e per non venire tacciata di razzismo, pure certi italiani - perugini e non - ti verrebbe da sbatterli in galera solo a guardarli). Però non credo sia giusto puntare il dito così a priori: ma ci ricordiamo di Erika e Omar e le “banda di extracomunitari, probabilmente albanesi” che avevano trucidato madre e fratello, e poi venne fuori che erano stati gli italianissimi fidanzatini di Novi Ligure? Qualcuno si ricorda della strage di Erba, con accuse al marito tunisino e poi si scoprì che erano stati gli italianissimi vicini? (And more…)
Per carità, il fatto resta di uno schifo assurdo…ma prima di puntare il dito, non sarà meglio aspettare e vedere cosa scoprono gli inquirenti?

i dialoghi tra Boh e Mah

: che succede se montezemolo scende in politica?
: brum!... brum!... pit lane... shell... shell... dollars & dollars... yuppie... yee... yuppie... yaa... marlboro... pit stop... e schumacher ministro degli esteri.

Un’altra finale è possibile

Un santino, a mo' di promemoria. E chissà che il miracolo non si ripeta anche stasera.


Intervallo di Milan Liverpool
26.05.2005

Il miglior governo di centrodestra possibile è quello guidato da Prodi

Un anno di Governo Prodi e poco sembra cambiato in Italia. O meglio, poco sembra cambiato per chi nel cambiamento credeva davvero. Perché quello attualmente in carica si sta rivelando davvero un ottimo governo di centrodestra. Ministri preparati e responsabili guidati però da un premier poco autoritario. Ecco, con Berlusconi presidente del Consiglio questo sarebbe il miglior governo di centrodestra possibile. Gli stessi elettori della Casa della Libertà dovrebbero riconoscerlo: in questo anno appena trascorso possono lamentarsi davvero di poche cose. Iniziamo dalla politica estera: al di là degli equilibrismi lessicali del Ministro degli Esteri, poco è cambiato nella strategia. Parlare di segnale di discontinuità con il passato alla luce anche degli ultimi avvenimenti è davvero esagerato. La missione in Iraq sarebbe finita anche con il governo Berlusconi, così come quella in Afghanistan avrebbe avuto lo stesso tipo di rinforzo annunciato dal Ministro Parisi poche settimane fa. Sul Medioriente c'è stato un giusto riequilibrio nei rapporti con Palestina e Israele molto apprezzato da alcuni settori della destra, mentre il 9 giugno il criminale di guerra George W. Bush verrà ricevuto a Roma da Prodi con tutti gli onori. Cosa c'è di nuovo? Nulla.

La politica economica: la legge Biagi è ancora lì, anzi non se ne discute minimamente. La Finanziaria è stata contestata da un'ampia parte della società civile. Le fasce di reddito introdotte per un nuovo calcolo delle trattenute Irpef hanno avuto l'effetto di togliere potere d'acquisto alle buste paga dei dipendenti, che le tasse le pagano da sempre. Ma i conti oggi sono in regola: dicono che ci sia un tesoretto da spartirsi, reclamato a gran voce da Confindustria. Settori come la scuola, la ricerca e il pubblico impiego intanto sono in agitazione da mesi e difficilmente dopo i continui proclami di questi giorni rinunceranno allo sciopero fissato per le prossime settimane. Le pensioni? "Nessuna riforma", ha detto il Ministro Padoa Schioppa: o si trova l'accordo entro giugno oppure resta tutto così com'è, ovvero con la Legge Maroni. Alla faccia di tutti quelli a cui avevano promesso di abolire lo scalone.

Legge elettorale? Niente, tutto fermo. Anzi, si cerca il consenso degli stessi che meno di un anno e mezzo fa hanno fatto passare a colpi di maggioranza la cosiddetta legge porcellum, quella che ha fatto precipitare il Paese in una fase di instabilità politica senza precendenti. Conflitto d'interessi, l'altro cavallo di battaglia dell'Unione? Tutto come prima, anzi nel disegno di legge su cui si sta lavorando è stato tolto l'emendamento sull'ineleggibilità "perché - parola di Viceministro - non si può rinunciare all'apporto di personalità importanti che così bene hanno fatto alla società come Montezemolo o Della Valle".



Legge Bossi-Fini: modificata, anzi stravolta, con la nuova Legge Ferrero. Peccato che i Cpt siano ancora al proprio posto, mentre la parte relativa all'autosponsorizzazione favorisce il traffico di schiave, ma tant'è. Che dire poi dei Patti per la sicurezza? Più potere ai Prefetti sul territorio, dichiarazione di guerra a rom e rumeni, perché gli stessi imprenditori che risparmiano sui loro guadagni appaltando lavori a ditte più piccole (che fanno lavorare gli extracomunitari in nero) sono stufi di vedere le prostitute per strada. Ai rom andrebbe invece riconosciuto il Premio nobel come popolo superiore: a chi può venire in mente di fare soldi rivendendo rame rubato dai cavi elettrici?

Liberalizzazioni: la riforma tanto apprezzata di Bersani qualche effetto positivo sembra averlo apportato. Il settore più colpito al momento è quello della telefonia mobile. Per i consumatori ci sono stati dei vantaggi: costi di ricarica azzerati e maggior tutela nei contratti. Ma il resto? Assicurazioni e banche hanno sempre posizioni dominanti mentre assurdo appare il braccio di ferro con i benzinai. Liberalizzare la vendita dei carburanti non favorisce un abbassamento così sensibile dei costi: e poi bisogna tener presente che i guadagni dei gestori di pompe di benzina sono ridicoli rispetto al tipo di lavoro usurante e al rischio di vita che corrono quotidianamente custodendo soldi che appartengono allo Stato. Meglio non affrontare la questione taxi: quella che la scorsa estate sembrava una svolta nel settore, con l'abbattimento dei privilegi di una corporazione, è praticamente morta sul nascere.

Che fare di questo governo allora? La risposta può essere solo una: un mese di tempo. O passa l'accordo con i sindacati sulle pensioni o inevitabilmente Rifondazione Comunista, PdCI, Verdi e Sinistra Democratica hanno il dovere di farlo cadere. Per rispetto di tutti quelli che ad aprile 2006 votarono con il naso tappato, e che oggi non sopportano più Ministri comandati a bacchetta da Santa Romana Chiesa. L'indulto sì (con i voti di Forza Italia) e i Dico no. Non era questo quello che avevano promesso. Non è questo quello che si dice cambiamento. Non è questo un governo di sinistra.

Seduti in cima a un paracarro

Tutto è partito da una scelta. La scelta di salire in bici e pedalare fino a Capo Nord. Ma il viaggio è iniziato un anno prima, con l'avviarsi della organizzazione dell'evento, trasformando quel che appariva come un prologo, in una parte integrante del percorso. Ai tre ciclisti si sono affiancati, metaforicamente parlando, giovani armati di fotografie, che se ne sono andati in giro a scattare istantanee di ferrarerisità, provando a visualizzare la Ferrara delle Biciclette.
La bici si è adagiata sullo sfondo, facendo emergere altre sensazioni ed immagini. Arrivati a questo punto del viaggio, si iniziano a sentire i primi effetti di questa scelta. Oltre la bici, c'è un comune sentire riguardo allo spazio dentro cui ci muoviamo (e non "attraverso", quasi fossimo degli intrusi), un'attitudine particolare verso la nostra, le nostre, città, che in sella alle due ruote assumono colori, suoni e significati diversi (e il post di TheEgo qui sotto sta a confermarlo, per una casuale coincidenza).
Dietro alla scelta della bici si affaccia il desiderio di vivere in modo più sintomatico il momento dello Spostamento, quale che sia: mentre si va al lavoro, a sentire i Bloc Party, a fare la spesa, in viaggio verso Ushuaia.
Ferrara-Nordkapp 2007 organizza una serata/incontro dove si parlerà di questa scelta, e delle conseguenze nel nostro rapporto con la Città e il Viaggio. Sul Listone a Ferrara, ci saranno Tommaso e Gigi dei Perturbazione (che oltre a chiaccherare suoneranno anche qualche pezzo chitarra e voce, così, in amicizia...) e Max e Claudia, coppia di ciclisti viaggiatori che pedalando hanno scoperto la Solidarietà.

Appuntamento alle giovedì 24, ore 18, in Piazza Trento e Trieste, a Ferrara, tra citazioni, canzoni e conversazioni.

Pedalando al mattino

Sono uscito come ogni mattina tuffandomi nel traffico con la bicicletta nera di mio nonno. Alle orecchie il solito iPod, stavolta spento. Le cuffie bianche ad ingannare la gente credendomi immerso in chissà quali ritmi afro-americani e invece assorto ad udire il mondo che respirava attorno a me. Ho ascoltato la prima canzone.
Erano i cinguettii degli uccelli del mattino, che nell'aria fresca accennano i primi richiami dando quel senso di tranquillità. Erano i lavoratori del CNA, mentre parcheggiano tranquilli prima di entrare in ufficio. I clacson dell'immancabile coda alla rotonda di via Pomposa, primo vero smistamento tra le automobili in arrivo dalla provincia. La vecchietta che si tuffa sulle striscie pedonali per passare e i giovani con veri iPod funzionanti, ognuno dettante ritmi e umori della giornata che va a cominciare, i bimbi a manina con i genitori e addosso uno zaino più grande di loro.
La canzone successiva era un pezzo più sostenuto. C'erano gli autobus arancioni pieni di persone assonnate che rombano e frenano con alternanza, c'erano i parenti dei malati ricoverati al S.Anna che entrano ed escono dalla consunta porta di legno. I mendicanti e i ladri di biciclette, i ragazzini che chiudono il casco insieme al motorino. C'era l'odoraccio di brodo vegetale all'altezza del Pronto Soccorso e quello buono della pizzeria al taglio all'angolo di via Montebello. Altro brano.
Il ragazzo down che da una vita attende l'autobus davanti alla scuola alberghiera ogni mattina, gli uomini in giacca e cravatta che entrano nella grande banca di Ferrara con sede in un prestigioso palazzo, la gente in coda dall'altra parte della strada, agli sportelli, in attesa dell'apertura. Il viavai di persone che si ferma al volo a prendere il giornale, chi un cappuccino, il pensionato che ha tempo e si trattiene ai tavolini fuori e legge il Carlino mentre si gusta la brezzolina. Via così.
Il vecchio Bar Europa, ora dall'altro lato della strada, bolso di fighetti cornetto e cappuccino e il barbone all'uscita che ha sbagliato target. Le locandine dei cinema, il parcheggio a pagamento, i pedoni che passano con il rosso perchè tanto è senso unico e non ci si può immettere in quella via. E poi giù, fino a sentire le chiacchiere dei borghesi all'enoteca, il respiro del verde del parco dietro il Museo di Storia Naturale, l'eco dei violini proveniente dalle aule del Conservatorio. Il vigile urbano che fa attraversare i bambini davanti la scuola elementare, le buche nell'asfalto, il portabiciclette, proprio mentre parte l'ultima canzone.
La chiave che gira nella toppa, due piani di scale, il fiatone, il chik chik delle suole di gomma sulla pietra lucida, la maniglia che con un cronk apre la porta di legno rosa dai tarli.

Ho spento per educazione. Casomai mi rivolgessero la parola mi pareva brutto farmi trovare immerso nell'ascolto della mia personale compilation mattutina. Ho riposto le cuffie nella borsa e ho percorso i pochi metri che mi separavano dalla scrivania.

Buffet

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trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
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Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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