E’ solo un pretesto

Carlo PastoreE' quantomeno strano che su Ciccsoft sia praticamente assente un abbozzo di "filone musicale" (sulla falsa riga dei post macchisti di TheEgo, per intenderci), nonostante gli autori siano divoratori (senza strafare) di mp3. Riflettevo su come iniziare a colmare questa grave lacuna, e mi è venuto spontaneo partire dal Baraccone Indie Italiano, per far esplorare anche a chi non è avezzo all'Indieverso le dinamiche che lo attraversano. Si potrebbe procedere per strati, da sbucciare come una cipolla, iniziando a delimitare le cellule geografiche: la Culla Bolognese, il Centro Mediatico-Economico Milanese, le Resistenze Piemontesi, la Cintura Veneta. Si potrebbe, infatti, ma già solo il racimolare dei vari link mi ha fatto desistere e soprattutto chiedere: perchè?

Più interessante, sarebbe distinguere i vari gradi di appartanenza in cui (ci) si divide. Qualsiasi comportamento o stile viene subito assorbito e catalogato. La smania di etichettare qualsiasi devianza musicale contagia anche la classificazione non solo sociale ma pure nei tic nervosi o nel numero di righe orizzontali sulle magliette. Qualcosa di molto simile a quello che capita nel metal con i suoi miliardi di sottogeneri, ma in questo caso il principio viene applicato non solo alla musica ma alle persone. Qualcuno li chiamerebbe clichè, e tutti tentono di smarcarsi da questa pericolosissima gabbia, con il risultato di creare esponenzialmente altri clichè che alimentano altri clichè in un circolo virtuoso senza fine. Nessuno può sostanzialmente definirsi illibato, vergine, veramente di nicchia.
Alcuni esempi: ci sono quelli che definiscono con ironia e sarcasmo le pecularità dell'essere indie, tenendo a sottolineare di essere perfettamente consapevoli di possedere i difetti che scherniscono. A casa mia questa si chiamerebbe "captatio benevolentiae" (o paraculismo, in senso buono), io stesso la uso in quasi tutti i miei post, eppure passa come uno scarto di sagacia. E diventa stile, riproducibile. Poi ci sono quelli che leggendo questi elenchi sorridono sereni, e tengono a sancire il loro distacco (se non riesci ad essere come loro, devi essere orgoglioso di non esserlo, l'importante è essere orgoglioso di qualcosa, non importa cosa, pena il Limbo perenne). Il sottoscritto per esempio fa così, ma dietro al sorriso si cela anche una sorta di mini-rimpianto per non riuscire a entrare nei Gangli.
Ma per un comune mortale è impossibile entrarci. Ci sono troppi dischi da ascoltare, ci sono troppi riferimenti ai dischi del passato da assimilare, troppi post da scrivere e troppi siti da visitare tra forum, webzine, mblog americani o canadesi, concerti e viaggi lungo il NordItalia e NordEuropa (è tutto molto nordico) da affrontare per partecipare a tutti i festival (?). Ho il sospetto che ci sia un vero e proprio staff dietro a ciascun personaggio dell'Indie italico, ognuno dedito a qualche settore: io mi sorbisco gli ep di Comaneci e Micecars (ottimi, tra l'altro), tu ti trovi un lavoro, tu scarichi altri mp3 e intanto compri qualche cd originale (non comprare cd originali, per chi scarica a manetta, è grave peccato, quasi quanto mostrarsi invidiosi di Carlo Pastore. Inutile dire che un pizzico di invidia per Carlo Pastore ce l'avrei, se almeno avessi capito chi sia).
Poi ci sono quelli che dicono che (esempio a caso) l'ultimo degli Editors è osceno, quelli che si spingono a dire che è pattumiera, e piano piano si torna indietro e si arriva a quelli che dicono che l'ultimo degli Editors ha dei singoloni clamorosi. Risultato: non si capisce se l'ultimo degli Editors meriti o meno, ma soprattutto schierarsi a favore o contro rappresenta una sostanziale scelta di campo, e creerà uno spostamento di consensi e di affluenze nelle diverse fazioni. Sa molto di politica, dove ogni dichiarazione viene soppesata e usata per venire inquadrati, e la rettifica alla Berlusconi non viene altrettanto cagata. Per dire, si "pontifica" (senso ironico ON) sul nuovo album degli Interpol quando nessuno l'ha ancora ascoltato (esce il 9 luglio): non oso immaginare cosa potrà accadere dopo l'uscita.

Ovviamente l'Indie (parola diventata ormai tabù) è solo un pretesto per parlare di qualcosa di molto più grande: la scena italiana, oserei dire, frammentata come uno specchio rotto, afflitta dal fenomeno del frangettismo, seviziata dai gusti dei giovani e tutte queste menate parasociali.
Tutto quanto, ormai, è solo un pretesto.

continua?

5 Responses to “E’ solo un pretesto”


cribbio
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(Frankfurter Zeitung)

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(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
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Indovinello
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parecchio ci avevan trovato
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(Elaborare)

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