Monthly Archive for Agosto, 2007

La mortazza è finita

La serata è finita male.
Ho dovuto camminare intorno al tavolo del salone per un sacco di tempo, finché non è venuta F. e abbiamo mangiato la pizza. (e pure quella l'ho mangiata in piedi) Mi sono guardato allo specchio un paio di volte, ho messo gli indici sotto gli occhi e ho tirato giù la pelle per vedere che effetto faceva. E ho respirato a lungo, naso-bocca, naso-bocca, per togliermi la nausea e fermare la vorticosa terra: ho un video di me stesso, risale ad almeno tre anni fa, in cui cammino alle 4 del mattino in camera mia alzando e abbassando le braccia: è quello che faccio, camminare, ogni volta che sono ubriaco. Perché come mi fermo, vomito. Me lo sono fatto da solo, quel video.

L'altra sera con Andy Capp è finita male: ci siamo ubriacati a metà pomeriggio per festeggiare un lavoro finito e finalmente anche pagato. Io non lo so perché la gente si debba ubriacare per festeggiare: quello che so lo so per bocca di Omer Simpson il quale dice che l'alcol altro non è che la causa di – e la soluzione a – tutti problemi della vita. Io amo Omer Simpson: amo quello che fa e come lo fa. Per me non dovrebbe esserci bisogno di nessun altro modello imitativo se non, appunto, Omer Simpson che riesce contestualmente ad amare se stesso, egoisticamente, e la sua famiglia nella stessa misura. Comunque non è di Omer Simpson che volevo parlare, a parte il fatto che sia Andy Capp che io, dopo sei Cuba Libre, eravamo gialli quasi quanto lui, quanto Omer Simpson.


Ho detto "sei" Cuba Libre non per intenderne "tre" o "quattro" o, genericamente, "un po'". Ho detto "sei" perché è quello che abbiamo fatto: ci siamo bevuti sei Cuba Libre. A testa. Il che non è né intelligente né sano, me ne rendo conto, ma il fatto è che avevamo un sacco di cose di cui parlare e molte cose per cui fare tintinnare i bicchieri. Ce li siamo bevuti tutti di gusto. Nella mia cucina: è stato bellissimo bere i Cuba Libre nella mia cucina. Sul tavolo ci stava: una bottiglia di Ron bianco (il vero Cuba Libre è col Ron bianco, bando alle ciance), una bottiglia di Coca Cola (il vero Cuba Libre è con la TropiCola, non con la Coca Cola, ma qui in Europa la TropiCola non si trova neanche da Castroni, quindi nisba), un bicchierino con dentro un po' di lime spremuto e una vaschetta di ghiaccio abbondante. Non eravamo né comodi né belli, però eravamo noi. Eravamo veri e a un certo punto, tra il quinto e il sesto Cuba Libre, abbiamo chiamato Fede ché anche lui stava bevendo, però a Ponte Milvio e invece noi nella mia cucina, aggratis, e allora gli abbiamo detto: "Fede, noi siamo completamente ubriachi nella mia cucina, perché non vieni anche tu?", al che lui ci ha risposto: "Maddeché, sto a Ponte Milvio a bere pure io, ci sentiamo dopo", e quindi abbiamo continuato a bere ognuno per conto proprio, finché, circa mezz'ora più tardi, non abbiamo mandato a Fede un sms in cui gli abbiamo scritto: "Stiamo a magnà mortazza", perché era esattamente quello che stavamo facendo, ovvero mangiare mortazza, mortadella, con il pan carré del mulino bianco, "una cosa da alcolizzati" ha detto Andy Capp a un certo punto, però era bello essere alcolizzati per un momento, per un pomeriggio di fine estate, col campionato di calcio già iniziato e l'abbronzatura già mangiucchiata dalla vita di città e dal lavoro, era bello essere ubriachi mangiando mortazza, alle 7 e 30 di sera, mentre fuori ci stavano tutte le macchine che si parcheggiavano a fine giornata, e la gente tornava a casa tra le cacche di cane.

Abbiamo brindato a un sacco di cose, davvero, certe serie, altre meno. Per esempio, tra quelle serie, abbiamo brindato a Carlo Verdone. Noi amiamo, stravediamo per Carlo Verdone: "Je vojo troppo bene" ho detto io a un certo punto. E Andy Capp ha aggiunto: "Il nostro modo di parlare, le nostre battute, qualsiasi cosa diciamo, ha a che fare con i film di Carletto" e da lì ne abbiamo tirata fuori una sfilza di film di Carletto, e io gli ho raccontato, ad Andy Capp, che sul sito suo  ci stanno un sacco di cose stupende, tipo le canzoni di Morricone di "Bianco, Rosso e Verdone", il tema di Marisò, e tutte le scenette più divertenti, per esempio quella dell'Aci di Furio, il personaggio comico di Verdone meno amato da Sergio Leone, insieme a un sacco di scritti suoi, di Verdone, uno su tutti quello in cui racconta la sua storia con Alberto Sordi, un altro che noialtri romani teniamo stretti sul cuore ogni volta che apriamo bocca o facciamo qualsiasi cosa. Abbiamo brindato a queste cose qui, a Verdone in particolare, ad "Acqua e Sapone" che io, ubriaco di sei Cuba Libre, non riuscivo a ricordare il titolo e allora a un certo punto ho detto: "Aho, quello che c'ha una cosa tipo er sapone ner titolo", perché noi, quando siamo appena appena brilli, ma che dico?, noi, appena ci allentiamo il nodo della cravatta, parliamo subito in romanaccio e facciamo proprio come Verdone in uno di quei film lì, a metà strada tra la timidezza e il dominio dell'universo e ci sentiamo bene, benissimo, ci diciamo un sacco di cose sulle donne che non dovrebbero essere dette e poi, sempre tornando sul discorso Verdone, che è stato il leit motiv dell'ubriacatura epocale, ci siamo trovati tutti e due d'accordo, Andy Capp ed io, che un altro grande romano, invece, non ha mai raggiunto le vette del collega e amico e cognato: Christian De Sica.

Uno con quel nome, ci siamo detti, lo ha mai fatto un film veramente indimenticabile? Ci abbiamo pensato, ravanando nella nostra memoria trash il più profondamente possibile e ci siamo detti no, a parte i primi "Vacanze di Natale" che però erano corali, fatti di tanti protagonisti, niente affatto "De sica-centrici", come invece sono tutti i più grandi film di Verdone, ecco, a parte, volendo proprio fargli una concessione, quei primi "Vacanze di Natale", si può dire che De Sica, a differenza di Carlo, non abbia mai fatto un film degno di passare alla storia degli uomini.

Comunque poi la mortazza è finita e io ho telefonato per farmi portare la pizza, boscaiola bianca per me e margherita per F., ed Andy se n'è andato a casa a mangiare la pasta, e dopo un po' è arrivata F. e abbiamo mangiato la pizza, io in piedi, perché sennò vomitavo, e poi ci siamo messi sul divano e abbiamo visto su Sky "Febbre da cavallo" commentando tutte le scene in romanaccio - si vede che era una serata così - e a me, che stavo perdendo l'ubriacatura poco a poco, m'è sembrato che, tutto sommato, non lo so, non mi ricordo bene cos'ho pensato, però mi è venuto da rannicchiarmi sul divano.

Storie toscane – 1. Il problema dei pali

Ferrara sud, tre giorni in ritardo sul previsto, caricata alla benepeggio la rombante MelaUno infine si parte per la Toscana.
- Scegli un numero da 1 a 25 - dico a Puntini
- Che significa? - mi fa incuriosita.
- Li dentro - indico il vano portaoggetti della MelaUno - ci sono 25 cd impilati nella torretta di plastica. Scegli un numero, conta e pesca il disco corrispondente, secondo tradizione vigente in ogni vacanza che si rispetti, dal Roadtrip con Attimo in avanti. Ma prima l'inno.
Metto su la sigla di inizio: Baba O'Riley degli Who, mentre l'asfalto dell'A13 avanza rapido verso la capitale del tortellino. Poi Puntini pesca: 883.883-GliAnni-front.jpg
- Cosa?
- 883. Gli anni. The best of.
- Che culo. Ti è andata bene eh? Sei contenta?
Ora non che fosse li per caso quel disco, l'avevo preso su casomai ci andasse una cantata revival della nostra infanzia ma quando è culo è culo. Puntini raggiante carica il disco e da li ai colli è un fiorire di Come mai, Nella notte, Nordsudovestest e parole mandate a memoria come solo un tempo ero capace di.

Arriviamo a Montepulciano che ha fatto notte da poco. Arrivare in Toscana è uno scherzo da Bologna, il problema maggiore è MelaUno che nei pezzi più ripidi fatica a tirare a velocità da autostrada e si becca abbaglianti, strombazzate, fanculi prepotenti di chi possedendo un Mercedes vuol sbizzarrirsi sugli italici viadotti. Tant'è, si arriva, si parcheggia e si va a mangiar qualcosina che la fame è tanta e la cucina è buona. Il mattino dopo saremmo ripartiti verso il mare, destinazione Castagneto Carducci, campeggio in pineta.
Alle otto e trenta del giorno seguente, sveglio da circa 3 minuti, riverso sul letto assaporando la luce filtrante da dietro la tapparella ho una visione: i pali.
- Ehm
- Che c'è?
- Sai una cosa? - dico beatamente come se non rappresentasse chissà quale problema - Temo di aver dimenticato i pali della struttura della tenda.
- Cosa cazz?
- Eh mi sa di si. Non ci sono nella borsona della tenda ne sono quasi sicuro. Ci sono i picchetti, il martello, ma è una sacca ovale non ci possono essere anche i pali. Mi sa che li ho lasciati in garage.
- Sei un disastro. Ed ora come diavolo facciamo?
- Eh... - prendo tempo cercando una soluzione geniale che non mi viene quindi propongo un banale - li compriamo nel negozietto interno del camping... li avranno di sicuro no?
- Lo spero  v i v a m e n t e  per te.


Per raggiungere Castagneto, in provincia di Livorno, siamo costretti a risalire l'autostrada fino a Firenze e poi prendere la famigerata Firenze-Mare. All'altezza del capoluogo toscano inizia a piovere, non forte. Di più. L'intera carreggiata è una pozza d'acqua e tutti procedono a rilento, così ci vogliono ore per fare pochi chilometri. Quando sono le sei e rotte del pomeriggio siamo ancora a Montecatini Terme, fermi in un autogrill per paura dei fulmini con delle schicchere che cadono poco lontano in un tripudio di festosi scrosci d'acqua. Il campeggio accetta gente fino alle otto di sera.

Passata la pioggia riguadagniamo velocità di crociera, che con la possente MelaUno si attesta a 130 massimo con punte sporadiche di 140 in discesa e forti vibrazioni che ti costringono a desistere. Arriviamo al campeggio alle 19.40 quando mancano soli venti minuti alla chiusura delle accettazioni. E' fatta. Vittoria. Appena in tempo.
Il tipo mi prende i documenti, ci assegna una graziosa piazzola in mezzo a campeggiatori di vecchio grido con tanto di roulotte, tv 16:9 e Sky, verande e divani, così tanto per far sfigurare noi albanesi. Senza pali per di più.
- Senta scusi, ho un problema devo comprare dei pali per la tenda altrimenti non posso accamparmi, a che ora chiude l'emporio qui dentro?
- Tra dieci minuti, spero che tu faccia in tempo. Salta su che ti porto io dai.
Saliamo su un caddy elettrico delizioso con il quale gironzoliamo in mezzo ai campeggiatori finchè il tipo del camping frena davanti ad una bella ragazza mora lungo il vialetto. Adesso questo si fa pure i cazzi suoi, penso io, e noi abbiamo fretta.
- Ma che hai già chiuso? - dice alla ragazza
- Si proprio ora... avevi bisogno? - fa lei.
- Ci son questi due ragazzi che vorrebbero comprare i pali della tenda che han dimenticato. Che bischeri! Via, non potresti riaprire?
Prendiamo a bordo la ragazza mora e proseguiamo verso l'emporio. La ragazza riapre, ci mostra i modelli e io spavaldo vado a colpo sicuro. Li guardo un attimo e concludo che vanno benissimo questi due. Due. Una tenda, due pali. Che pretese. Pago una fortuna degli stupidi pali che non userò mai più fregandomene della faccia dubbiosa di Puntini che fa notare:
- Con due pali come pensi che stia su?
- Tranquilla si infilano nella tela e reggono.
Zitta donna, lasciafareammè. Che ne sa lei di fisica? Io ho preso un sudatissimo 23 in Fisica Generale I, cribbio!

Il problema effettivamente c'era, e l'avrei scoperto a breve. Vi spiego con un grazioso disegnino. Questa è la mia tenda:

tenda.jpg

e questi sono i due pali che ho comperato all'emporio.

tenda2.jpg

Peccato però che alla struttura mancasse completamente un pezzo e per le sacrosante leggi della fisica che il mio 23 non mi aveva trasmesso non avrebbe potuto nemmeno per simpatia nei miei confronti stare su:

tenda3.jpg

Al limite avrei potuto sostituire le parti verdi con un semplice terzo palo centrale, da mettere interno ad innesto davanti all'ingresso della tenda. Scomodo ma efficace no?

No. Emporio chiuso. Scende la sera. Tenda montata a metà che non sta su. Puntini che sbraita. Ammissione di colpa, cenere in testa. Pubblico ludibrio. Vicini inutili pasteggiano nelle loro "case".
Voi, al posto mio, cosa avreste fatto? Pensateci e proponete una soluzione. Nella prossima puntata vi racconto cos'abbiamo combinato noi e perchè non è stata comunque una gran idea. 😉

Tre mesi di carcere a un lavavetri: evviva! Potremo mandare i nostri sms al volante in santa pace

Lasciare alla destra forcaiola, razzista e demagogica un tema importante come quello della sicurezza è stato da sempre uno dei punti deboli di una sinistra spesso ancorata su posizioni ideologiche che non tengono conto dei cambiamenti sociali delle metropoli italiane. Ma proporre addirittura tre mesi di carcere per chi viene sorpreso a un semaforo con secchi e spugne intento a lavare i parabrezza delle automobili è una proposta al limite del ridicolo. Eppure nel paradiso dell'evasione fiscale succede anche questo. E' stato l'assessore Cioni di Firenze - evidentemente rimasto senza spiccioli - a prendere la decisione due giorni fa. Ma un paio di anni prima di lui fu lo sceriffo di Bologna Cofferati a rendere dura la vita ai lavavetri.

"Si tratta - disse Cofferati - di persone che agiscono senza nessuna autorizzazione dato che non sono previste in nessun ordinamento attività di questa natura e credo sia giusto rafforzare i controlli affinché non ce ne siano in futuro. E soprattutto che non ci siano azioni aggressive mirate anche a creare ostacolo o fastidio agli automobilisti". Molto simile la posizione odierna del Comune di Firenze: "L'ordinanza  - ha detto Cioni - non vuole colpire i poveri o chi chiede l'elemosina, ma è una risposta all'arroganza che molti lavavetri mettono in atto nei confronti degli automobilisti che non gli danno quanto loro vorrebbero". Parole sante si dirà. Come negare l'atteggiamento spesso minaccioso dei lavavetri ai semafori? Bisogna prendere atto dunque che agli italiani oggi basta davvero poco per vivere sereni: basta non avere rotture di scatole al semaforo, in modo da poter cambiare stazione alla radio o scrivere un sms senza problemi, col proprio culo sudato ben piantato sul sedile anteriore.

A inaugurare questo malcostume dei lavavetri furono i polacchi che scappavano dal proprio paese durante gli anni Ottanta, quando la battaglia di Solidarnosc contro il regime comunista si faceva sempre più dura. In quel periodo giravano anche delle barzellette intrise di razzismo, come al solito tollerate dal buonismo tricolore, raccontate a Natale a tavola, davanti a un bel piatto di frittura: "Se cadono da un palazzo un italiano e un polacco chi arriva prima giù? L'italiano, perché il polacco si è fermato a lavare i vetri". E giù grasse risate senza magari spiegare ai propri figli che quel lavavetri aveva due lauree e parlava cinque lingue.

Oggi sono gli egiziani e i nordafricani a spartirsi il mercato clandestino degli incroci. Magari ci provano anche i bangladesi, ma per loro - di solito miti rispetto alle altre etnie - la vita è piuttosto dura. Ultimamente, soprattutto a Roma, ai semafori si vedono molti rumeni, molto spesso minorenni. Dopo l'applauso a Cioni dalla Lega Nord, pronta a soffiare sul fuoco dell'intolleranza - a proposito chissà come titola stamattina Vittorio Feltri, il peggior giornalista italiano - sono arrivate per fortuna le parole di Veltroni, ancora una volta lesto a centrare il problema: "Bisogna considerare che spesso dietro il fenomeno dei lavavetri c'è uno sfruttamento del lavoro minorile, qui, come per lo sfruttamento della prostituzione c'è un racket ed è quello che bisogna colpire". Ecco, sarà questo quello che spiegherò a mio figlio, un giorno a Natale, davanti a un piatto di frittura.

Aborto selettivo e caccia alle streghe

Partiamo da un fatto di cronaca.
In un ospedale pubblico milanese viene praticato un aborto selettivo su una gravidanza gemellare poichè uno dei feti presenta anomalie cromosomiche inequivocabili. Per una tragica fatalità viene soppressa la creatura sana. Qualche errore nella fase diagnostica oltre che nell'intervento dev'esserci certamente stato, tanto più che i risultati dell'esame sul sangue sarebbero dovuti arrivare in fase di pre-intervento. Dicevo, gli errori ci sono stati e non si può neppure immaginare cosa sta provando quella coppia, tuttavia a mio modesto parere una certa stampa sta affrontando la questione in maniera molto politicamente scorretta.

Mettiamola così, in un momento in cui si potrebbe aprire un dibattito serio sulla difficoltà di certe pratiche, sulla loro efficacia, sui rischi che comportano e sul perchè vengano consigliate si finisce per  ascoltare la Binetti di parlare di "eugenetica" e lanciare anatemi a destra e a manca sottointendendo che forse questa coppia "se l'è cercata" perchè ora sta soffrendo molto di più che se si fosse tenuta il figlio down.

Ora, a casa mia, anomalia cromosomica non implica necessariamente la sindrome di down, sindrome compatibile con la vita, ma va a coprire tutta una sfera di malformazioni che anche se non morfologicamente individuabili possono portare all'aborto spontaneo in fase avanzata della gravidanza.
Ovviamente in caso di gravidanza gemellare questo comporta un rischio anche per la salute della madre non indifferente.
Quel che mi da fastidio è che non si stia parlando minimamente del fatto che un feto morto nel suo sacco amniotico per volere di Dio nell'utero della donna possa generare infezioni. Non tutte le malformazioni incompatibili con la vita portano alla morte dell'embrione nei primi tre mesi, la maggior parte, certo, ma non tutte. A volte si arriva al settimo, ottavo.
Questi sono i motivi per cui nel caso di una gravidanza gemellare in cui uno dei due feti presenti anomalie di una certa gravità viene consigliato l'aborto terapeutico selettivo. Per tutelare la vita della madre e di chi rimane nell'utero. Non sono scelte facili, non sono casi "normali".
L'aborto terapeutico è un'esperienza terribile anche nel caso di una gravidanza singola, si parla di bambini voluti che presentano spesso malformazioni incompatibili con la vita, e nessuno ha diritto di sindacare quel che prova una madre e lo spirito e i sentimenti con cui arriva a una scelta simile.
Non è la "cultura della perfezione", non è giusto parlare senza coscienza di rischi non propri, trovo immorale l'atto implicito di condanna nei confronti della donna che ha compiuto questo gesto da parte di chi della morale si erge a difensore.

In un caso simile è lampante che la colpa è di chi ha commesso l'errore e non di chi si è affidato nelle mani dei medici per un complesso iter diagnostico o della procedura medica in sè.
Invece c'è in atto un tentativo subdolo d'attacco frontale a una legge che è rimasta sola a fare da parafulmine per le frustrazioni del bigottismo nostrano.
In Italia grazie ai risultati del referendum le donne già son condannate a non poter curare in maniera adeguata la propria infertilità; ora ci mancherebbe altro che non potessero decidere della propria salute e dei rischi per la loro vita in gravidanza.

Oltre il paradosso

Esattamente quattro anni fa scrivevo un post, intitolato Etica, in cui mi chiedevo che limiti si potessero raggiungere nel giornalismo sventolando la bandiera del "diritto all'informazione". Allora ancora non facevo parte di una categoria alla quale mi dimentico spesso - colpevolmente - di appartenere, quella appunto dei giornalisti.
L'omicidio di Garlasco ha spostato la questione ancora più in là: prima che di etica, infatti, è possibile parlare molto oggettivamente di paradosso della comunicazione, o di sindrome della faccia-come-il-culo (e scusate i tecnicismi). Nell'edizione del TG1 delle 20 dell'altroieri, una giornalista ha redatto un intero servizio sull'accanimento dei mezzi di comunicazione nei confronti dei protagonisti di quel fatto di cronaca. Mentre la voce parlava degli innumerevoli tentativi di interviste andate a vuoto, delle continue richieste ai giornalisti da parte di amici e familiari della ragazza uccisa di smetterla di assediare le loro case, le immagini mostravano il fidanzato di Chiara in lacrime, il dolore della madre e del padre della ragazza, microfoni appoggiati ad altoparlanti di citofoni, riprese di persone in macchina che se ne vanno.

Non contenta di questo, la direzione del TG1 ha proseguito con un secondo servizio, di tono vagamente vittimistico, in cui un'altra giornalista "si lamentava" del fatto che lei e i suoi colleghi fossero chiamati "sciacalli" e "mostri", concludendo con una frase simile a "i mostri sono altrove".

Io non ho parole. So benissimo che, in questi giorni, non parlare di quell'omicidio (anche solo per ricordarne i momenti, per fare delle ricostruzioni, solo per citarlo) significherebbe "bucare la notizia" (altro paradosso: di notizie non ce ne sono), nel meccanismo perverso che ormai regola l'informazione nel nostro Paese (e non solo qua). Ma, quanto meno, che si abbia la decenza di non contraddirsi in maniera così esplicita e di non fare le vittime. In tutta questa faccenda, di vittima certa ce n'è una sola.

(E, ovviamente, penso a Enzo, morto tre anni fa, e a quanto si sarebbe incazzato, ancora una volta, per tutto questo schifo.)

Andata e ritorno

Hanno segnato come un tormentone la nostra estate ferrarese, sono partiti il 1 luglio e ci hanno messo un attimo ad arrivare lassù in cima all'Europa, con una facilità e una tranquillità tali che parrebbero quasi sminuire la portata del viaggio. Verrebbe da dire che poteva riuscirci chiunque, col senno di poi, ma i 3789 km percorsi in bicicletta da Simone e Marco tracciano quella sottile linea rossa tra chi lo dice, e chi lo fa. E loro hanno effettivamente realizzato un loro piccolo grande sogno, tentando di coinvolgere anche Ferrara e, più o meno, sono riusciti anche in questo. Sono arrivati il 14 agosto, il tempo di fare qualche telefonata, spedire le cartoline, fissare il Mare Artico, provando a guardarsi dentro e chiedersi: e adesso? Adesso sono tornati, ancora inconsapevoli di cosa abbia significato pedalare per 38 tappe tra boschi, laghi e strade sconosciute. Nessun imprevisto, tante immagini impresse dentro di loro e la voglia di raccontare cosa è stato, Ferrara-Nordkapp 2007, che ancora non c'è, o non c'è completamente. Forse, una resistenza del loro inconscio per tentare di rimandare, ancora per qualche giorno, la discesa dalla bici.

Paola K (è stata nominata)

Ancora non si conosce l'identità dell'assassino di Garlasco e già abbiamo il nome delle prossime divette da reality show. Erba ha fatto scuola.

All In One

Vivo un periodo di crisi creativa.
Penso a migliaia di argomenti su cui scrivere un post e non riesco a buttare giù due frasi di senso compiuto.
Ecco una lista di ciò che volevo condividere con voi, cari lettori:

Nintendo Wii sta stravincendo la console war, vedere per credere (è uscita un anno dopo Xbox360). Tale console è fantastica, ci si diverte come pazzi. Finalmente è finita l'era della PlayStation.

Lo scherzo più bello in assoluto da fare ai campi scuola è il leggendario giro di schiaffi: si entra in una stanza dove i ragazzini dormono, si prepara la mano sulla loro faccia, si spegne la torcia e si tira una sberla di media potenza. Fondamentale è rimanere in assoluto silenzio subito dopo per sentire le reazioni.

La nuova Shweppes Cola, per quanto buona, non si avvicina manco lontanamente alla Coca Cola. Poche storie.

Smokin' Aces è un film stupendo. Era dai tempi di Inside Man che non uscivo dal cinema così soddisfatto.

Gli acquisti estivi del Milan sono osceni. Pato non si sa manco chi sia, Digao è in rosa solo perché fratello di Kakà, Emerson ha 31 anni e Ibrahim Ba si commenta da solo.

Per ora può bastare.

Tornerà un altro inverno

Schweppes Ginger AleSe dovessi decidere così, di pancia, quale sia la stagione che preferisco, mi verrebbe da dire senza indugi estate. D'estate tutto è possibile, a giugno ci si denuda per rivestirci di voglie e di promesse, ma è pure, per contrappasso, la stagione dove puntualmente nulla accade, e non potrebbe essere altrimenti con il Gran Caldo e il ControEsodo.
Solo in questa stagione sincera e falsa allo stesso tempo, piena di sè e di noi stessi, ci può venire in mente di realizzare le idee più bizzarre o malsane, per riempire i vuoti devastanti della noia pomeridiana o assecondare la drogata smania di fare, ora che il tempo ce l'abbiamo, ora che c'è il bel tempo, ora che se non lo faccio d'estate, poi quando lo faccio?
Vi sottopongo un breve e per nulla esaustivo elenco dei prodotti più o meno perversi (indubbiamente futili) della mia mente durante la Bella Stagione, per la serie "ora e mai più" (scontato dire che i buoni di spirito possono contribuire nei commenti segnalando le proprie devianze estive):

- Percorrere tutte le strade della mia città in bici, con in mano uno stradario, e segnando con un pennarello blu le vie percorse fino a completare l'intero reticolato di vie cittadine.
* Controllare tutti i miei mp3 e provvedere a taggare quelli che sono sprovvisti di titolo e autore, nonostante il loro numero sia superioredi parecchie volte al centinaio.
- Decidere di fare la tratta Ferrara-Bologna (e ritorno) in bici, magari salendo alla Madonna di San Luca a mò di gpm a metà percorso, tanto per dare un tono agonistico all'impresa (?)

- Girare per tutti i supermercati, botteghe a conduzione familiare, fruttivendoli con frigo, distributori automatici, bar, locali alla disperata ricerca della Schweppes Ginger Ale.

* Presentarsi nella deserta segreteria di facoltà, e polemizzare inutilmente con uno svogliato ma caparbio dipendente della suddetta:
Dipendente: Si presenti più avanti.
Attimo: Più avanti quando?
Dipendente: Più avanti.
- Studiare.
- Lavorare, per scelta.
* Scendere a patti con la sommessa deriva consumistica del tuo Subconscio, e girare i negozi per gli ultimi saldi, con gli occhi che brillano alla lettura della scritta "ulteriori ribassi".
* Immaginare di aprire un sito 2.0 che gestisca il noleggio di esseri umani per svolgere attività di accompagnamento mentre il Resto del Mondo lavora, è in vacanza, ha di meglio da fare che accompagnare proprio te nei suddetti negozi (per esempio, ma vanno bene anche i concerti in riviera).
- Provarci con tutte le ragazze che incroci e che ti fanno dire, ogni volta: questa è la donna della mia vita (passata presente o futura?).
* Guardare in tv il Trofeo Birra Moretti.

Eccetera. (l'asterisco indica le idee effettivamente messe in atto).

Il frinire delle cicale (quando ti butta giù)

Quando è agosto, quando c'è caldo e ci si annoia, quando tutti sono in vacanza e si divertono e non leggono i blog, o tantomeno si interessano alle futilità della rete, ecco, quello è il momento di saper anche tacere, ogni tanto, che fa sempre bene. E invece.

A settembre!

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

Archivio