Secondo me Micheal Moore è la risposta americana nazional-popolare ad Antonio Ricci di Striscia la Notizia.
Non a caso Antonio Ricci piace alla gente che io reputo più insopportabilmente di destra, (Beppe Grillo compreso) esattamente come Michael Moore piace alla gente che io reputo più insopportabilmente di sinistra. Significherà qualcosa questo fatto? Forse no, ma provo a spiegarmi.
Entrambi, Moore e Ricci, hanno un obiettivo molto preciso, vale a dire catturare consensi denigrando il potere della classe politica, (per esempio) attraverso presunti scoop relativi a malgoverno, scandaletti, superscandali, abusi sessuali, vallettine, maxi-condoni, agevolazioni fiscali. MA per arrivare a questo fine entrambi ricorrono al medesimo mezzo: prendono l'obiettivo della loro critica e la ridicolizzano mettendone in risalto soprattutto i difetti carnascialeschi, le sproporzioni fisiche, gli errori grammaticali, le idiosincrasie, le fisime, le gaffes pubbliche, i vizietti innocenti ma ridanciani, insomma, perdendo completamente di vista l'oggetto della critica, però arrivando ugualmente al loro scopo finale: rendere quell'obiettivo inviso agli occhi degli spettatori.
Il George Bush di Moore è il Silvio Berlusconi di Ricci.
Entrambi sono personaggi di una pericolosità sociale unica, entrambi sono personaggi colpevoli dei più grandi disastri sociali, storici, umani che la recente storia politica dei due Paesi ricordi, eppure il George Bush di Moore è un simpatico signore di mezza età che in 9/11 non fa altro che giocare a golf, sbagliare riferimenti storici, incappare in gaffes macroscopiche con i giornalisti, sbagliare tutti i tempi degli interventi pubblici, ripetere in sequenza - grazie a un montaggio naturalmente truffaldino e deontologicamente aberrante - la locuzione, "li staneremo!", "li staneremo!", "li staneremo!", "li staneremo!", dove, si sa, la ripetizione ossessiva è uno dei meccanismi comici più funzionanti e, infatti, è lo stesso meccanismo comico utilizzato da Antonio Ricci: il suo Silvio Berlusconi è un uomo gioviale, simpatico, galvanizzante che fa le corna durante le foto, infila topiche a ripetizione, guarda le scollature delle giornaliste e, soprattutto, proprio come il Bush di Moore, viene ripreso in continuazione mentre pronuncia l'ormai storica frase: "Sono invincibile!", "Sono invincibile!", "Sono invincibile!".
Guardando l'orribile Fahrenheit 9/11, ho notato anche un'altra drammatica somiglianza tra l'operato di Michael Moore e quello di Antonio Ricci: il ricorso al fotomontaggio, sia visivo che sonoro. Il volto del Bush di Moore è continuamente sovrapposto ai volti di cow boy in assetto di guerra e di altri personaggi tipici della filmografia popolare americana, (addirittura nel montaggio c'è un uso ossessivo di non so quale attore, forse Charles Bronson, che ripete indovinate quale frase? Esatto: "Li staneremo"...) così come il volto del Berlusconi di Ricci è continuamente sovrapposto, in quella trasmissione deplorevole qual è Striscia la Notizia, ai volti delle maschere italiane più tipiche. L'effetto comico è il medesimo: squallido, però funzionale, perché il continuo bombardamento di immagini simili serve senza dubbio a dare agli obiettivi della feroce satira quella connotazione negativa desiderata senza fare approfondimento.
In 9/11 non c'è, in tutto il documentario, una chiave d'inchiesta originale: i volti rigati dalle lacrime dei parenti delle vittime dell'11 settembre vomitano le sciocchezze ovvie e legittime di tutti i parenti di vittime del mondo, da quelle del terrorismo, a quelle dei sassi dai cavalcavia; gli interventi di Bush sono, come detto, sempre votati alla comicità involontaria, alla caricatura. Il resto è creato dall'intervento rumoroso di Moore che, proprio come i vari Staffelli e Ghione di Ricci, arriva sul posto con mezzi mediaticamente esplosivi, disturbanti, invadenti, utili a rendere prima di tutto inoffensivo l'obiettivo. (un senatore che si vede arrivare Moore a bordo di un camioncino di gelati, a megafono spianato, con dietro 400 persone preda di crisi di risate, non è il referente ideale per organizzare un botta e risposta onesto, proprio come gli inseguimenti di Staffelli seguito da elicotteri trasportanti Tapiri megagalattici e pesanti 4 tonnellate, non è neanche un po' giornalistico, ma è più che altro una cagata pazzesca)
Nel suo ultimo lavoro, "Sicko", Moore ha fatto qualcosa di talmente aberrante che neanche Ricci ha osato mai. Nel tentativo inutile (perché già si sa) di dimostrare quanto inefficiente sia il sistema sanitario americano, Moore ha preso un tot di ammalati americani e li ha portati alla Havana con il chiaro messaggio di mostrare a cinema zeppi di mangia hot dog inebetiti dalle Marlboro rosse quanto sia indietro l'America, dal punto di vista sanitario, rispetto nientemeno che a Cuba, la stella mancante della bandiera a stelle e strisce, proprio la terra vessata dai Kennedy, da Clinton e dai Bush, l'isola rivoluzionaria devastata dall'embargo americano, proprio Cuba, siore e siori, riesce ad essere più avanzata rispetto all'America, almeno dal punto di vista sanitario. Questo è quello che vorrebbe dirci Moore nel suo ultimo "documentario". Applausi scroscianti dei mangia hot dog e dei compagni italiani con le magliette del Che.
Peccato che questa… Cosa sia totale pornografia. Lo dico da comunista e da amante profondo di Cuba, terra che ho nel sangue come ho nel sangue l'Italia e gli spaghetti cacio e pepe. Moore prende e fa vedere in primissimo piano l'atto della penetrazione, così da eccitare irreversibilmente teenagers, adolescenti e puttanieri. Ma Cuba, dal punto di vista sanitario, NON è affatto più avanti dell'America: non esiste UN americano che preferirebbe farsi curare a Cuba e non esiste UN cubano che non preferirebbe farsi curare in America. I medici cubani sono bravissimi, straordinari, umanamente profondissimi (ma anche i medici italiani lo sono): peccato che il sistema sanitario cubano sia, semplicemente, inesistente. (a parte il fatto che le farmacie sono vuote ed è impossibile trovare perfino i fazzolettini per soffiarsi il naso) Gli ospedali, se non ti chiami Diego Armando Maradona, non esistono, non curano, sono fatiscenti, non hanno le attrezzature, la ricerca non è sovvenzionata, (come l'arte) i medici che possono espatriano, quelli che non possono farlo, come il mio fraterno amico Raul, sceglie di abbandonare la professione tanto amata per scaricare carne ai mercati. E Raul era uno di loro, un bravissimo scienziato, un medico superiore, capo del laboratorio di medicina molecolare, aveva all'attivo convegni in tutto il Sudamerica e l'Italia e se avesse visto Michael Moore con la sua flotta di malati emigranti, li avrebbe presi tutti quanti a calci nel culo, oppure inseguiti con il suo furgone che è adesso diventato lo strumento di lavoro principale.
Il mio amico Raul vuole vedere Fidel Castro morto e sepolto da quando, in uno dei suoi tanti comizi televisivi, il lider maximo annunciò che una certa malattia che colpiva i bambini era colpa dell'embargo. Raul, che stava lavorando alla cura per quella malattia con la sua equipe medica da tempo, e che finalmente aveva trovato la via, si vide tagliati i fondi perché, secondo Fidel, quella malattia era colpa dell'embargo. E invece, naturalmente, no. Si può dire che l'embargo sia l'ultimo dei problemi cubani e il primo alibi di Fidel, ma questo è un altro discorso. Il fatto è che Moore ha messo su una cosa molto comoda e molto pornografica ed è per questo che io reputo Moore un cialtrone grasso e non un grasso e grosso documentarista: Moore è un ciccione furbacchione che fa spettacolo.
(l'avete sentita la storia del suo denigratore? Quello che aveva organizzato un sito Web per affossarlo? Per affossare Moore? L'avete sentita? A un certo punto al denigratore folle è capitata una disgrazia: la moglie stava morendo di cancro. Allora lui, il denigratore, sul sito che usava per denigrare Moore, ha messo un annuncio: per piacere aiutatemi. Mi servono tot soldi per le cure di mia moglie. Tac, Moore ha preso e gli ha fatto un assegno. Però restando anonimo. La moglie s'è salvata e il denigratore di Moore ha messo sul sito un altro annuncio: grazie al mio angelo salvatore. Chiunque tu sia. Moore s'è fregato le mani e che ha fatto? Ha schiaffato questa cosa in "Sicko". Così il denigratore folle, se non si è suicidato, adesso sta schiattando lui di cancro per la rabbia e la vergogna. Vi sembra bello? Vi sembra deontologico? Vi sembra per caso funzionale all'obiettivo del documentario oppure vi sembra funzionale soprattutto per rendere l'autore di quel documentario simpatico a tutti i mangia hamburger dei cinema?)
Come dice il mio amico Andy Capp: ma a che serve Moore? Lo andiamo a vedere noi, quelli come noi, ne parliamo tra di noi e finisce lì. Io aggiungo che pure quelli come noi dovrebbero smetterla di farsi abbindolare dal falso giornalismo d'inchiesta travestito da show del sabato sera. (anzi, scusate, è il contrario: è show del sabato sera travestito da falso giornalismo d'inchiesta) Moore è come Ricci: fa risaltare cose ovvie usando i mezzi sbagliati, quelli più comodi.
(a proposito: non vi viene in mente nessun altro che, saggiato l'anello del potere, sta adesso impazzendo e anche lui comincia a far risaltare cose ovvie ridicolizzando l'obiettivo della sua critica tramite i difetti fisici, di pronuncia, eccetera eccetera, utilizzando parole chiave come "Alzaheimer", "Valium" e compagnia bella? Vi viene in mente nessuno? Che facciamo? Ci svegliamo in tempo o ci facciamo prendere per il culo un'altra volta?)