Con un dato che si attesta oltre il 75% delle preferenze, Walter Veltroni si appresta a diventare il nuovo leader del Partito Democratico, con un plebiscito personale (quasi) esagerato.
Premetto di avere simpatie per Veltroni dacchè seguo la politica, da quando faceva l'esperto di cinema all'Unità e a Repubblica, a quando poi nel primo governo Prodi è stato vicepremier guadagnandosi rispetto e credibilità nel nascente progetto dell'Ulivo. Queste primarie però, mi sia consentito dire, sono state in parte sbagliate, e non posso che rammaricarmi per la schiacciante vittoria di Veltroni, annunciata certo, ma che speravo tuttavia venisse arginata maggiormente dagli altri seppur improbabili candidati.
In primo luogo non si può aver la pretesa di formare un partito nuovo e metterci dentro gente che si è già abbondantemente spesa in politica. Non è possibile che i nomi dei candidati nelle liste per il PD siano i soliti nomi arcinoti e logori della politica italiana. Ma come, ancora questi? Che partito nuovo è? Non è corretto inoltre che siate voi ad indicarci i nominativi, e nemmeno che fosse impossibile barrare un nome sulla scheda di voto, oltre al simbolo della lista. Di conseguenza il discorso si può ampliare facendo notare che è tremendamente inelegante aprire la storia di un partito nuovo, con un sondaggio fintamente popolare, dove il candidato da scegliere era ben suggerito ed avvallato dalle segreterie dei due partiti che lo andranno a comporre. Tanto valeva a questo punto, trovare accordo su un nome solo e sottoporre ai cittadini la scelta: via piace Walter come leader? Si, no.
L'idea delle primarie è sempre suggestiva e democratica, un momento di catarsi collettiva dove sorridiamo beoti recandoci al seggio per fare il nostro dovere (ormai almeno una volta all'anno per questo o quel motivo, avete guardato la vostra tessera elettorale?), ma poi, finita la sbornia della vittoria ovvia che rimane? Poco o niente. In entrambi i casi le primarie dell'Unione ieri e quelle del PD oggi hanno visto la partecipazione di un mare di cittadini entusiasti. Ciò non toglie che il Governo Prodi stia ottenendo un risultato ben al di sotto delle aspettative. Ciò non toglie che forse da domani si inizierà a discutere e litigare su tutto, all'interno della Costituente del nascituro partito. In entrambi i casi sono stati votati due leader dalla vittoria certa. In entrambi i casi la gente ha votato il candidato che gli era stato imposto, suggerito dall'Alto. Ci vorrebbe il Re in Italia, o un dittatore di qualche tipo, così saremmo tutti felici e pecoroni, obbedendo e mangiando pizza e tivù.
Sembra quasi che il popolo delle primarie più che del nome, si interessi alla partecipazione. A far sentire che c'è, che stringe i denti, che si tura il naso e chiede a gran voce di resistere ed andare avanti perchè la destra è ancora là rigonfia, e fa paura con i numeri che potrebbe avere oggi, e quel suo leader ingombrante accidenti a lui che proprio non si fa da parte e con gli ultimi ritrovati medici camperà altri vent'anni almeno. Chi dobbiamo votare? Romano? Pronti. Walter? Eccoci. Basta che ve diate da fà. Fate qualcosa di sinistra, o almeno ditelo, che ci piace tanto sentire belle parole che colpiscono al cuore.
Il mio scetticismo sulla dilagante vittoria di Walter Veltroni, con l'augurio di sbagliarmi sia chiaro, deriva poi dal fatto che questo partito nasce nel momento sbagliato e nei modi sbagliati. Prima era da fare una Costituente dal basso, erano da radunare le idee tra la gente comune, erano da contare le forze spendibili e trovare volti nuovi. Andava scritta una carta dei valori, uno straccio di contenuto, di programma, di ideale comune ancora assente in quella che sembra più una fusione alla bene meglio, senza che ci sia reale accordo o unità su nulla a parte una volontà di fondo di stabilità per il governo del paese (spauracchio berlusconiano a mio avviso, esauritosi il quale buona parte della fratellanza a sinistra verrà scemando). Poi, e soltanto poi, avremmo votato il leader, dopo aver quindi visto pietosi teatrini, litigi e incomprensioni che invece vedremo a seguire, a partire da domani, sentendoci un po' traditi per la fiducia accordatagli a scatola chiusa.
Il momento, dicevo, è inoltre completamente sbagliato. Ottobre da sempre è mese avverso ai governi italiani impegnati nei delicati passaggi del voto sulla finanziaria. Si rischia ora di avere due leader di centrosinistra, l'uno ormai debole e delegittimato ma in carica e destinato a doverci stare il più possibile per il bene anche di questo partito nascente, l'altro all'apice dell'entusiasmo e della voglia di fare, ma ancora con le mani piuttosto legate, onde non gettare discredito sull'attuale governo. Si rischia il pasticcio e come si suol dire, la sinistra italiana ama farsi del male da sola. Da domani i numeri importanti fatti registrare da Veltroni in queste primarie graveranno sulla schiena di Prodi non poco, e sarei pronto a scommettere si tramuteranno in eccessive richieste di voce in capitolo da parte del sindaco di Roma. Con il rischio, imperdonabile, di veder crollare il Governo su qualche Welfare o Finanziaria, appena pochi giorni dopo la nascita del nuovo soggetto politico vessillo del centrosinistra. Sarebbe imperdonabile, oltre che fatale almeno per i prossimi dieci o quindici anni. Dio ce ne scampi.