Dopo una partita come Italia-Romania, il trionfo dell'approssimazione e dell'incertezza, la vittoria mondiale assume contorni ancora più mitici. Germania 2006 è stato davvero l'ultima possibilità per salire sul treno della Gloria per una generazione di calciatori che molto prometteva, e che ora non sa più mantenere. Qui in Svizzera invece le congiunzioni astrali favorevoli ci hanno abbandonato, riportandoci su un piano molto più terreno. Avversarie toste, fresche e pimpanti come l'Olanda o guardinghe e quadrate come la Romania; condizione fisica precaria, boccheggiante e arraccante; motivazioni incerte, un muro pieno di autunnali crepe emotive. Stiamo scivolando fuori dall'Europeo, eppure stiamo regalando le partite più vibranti della manifestazione, proprio perchè riempite da tutti i nostri umani limiti. Sfilacciati, privi di una collosa coesione che ci trasformi in squadra organizzata, l'evidenza di non essere i più forti offre prestazioni raffazzonate, che sollevano molta polvere ma lasciano con poco in mano. Comunque vada, non c'è futuro per questa Nazionale, che può strappare con i denti e con la fortuna solo ulteriori scampoli di luce presente fuori tempo massimo.

Dato che il Calcio delle Nazionali (e il Calcio in generale) va aldilà dei semplici gol regolari non assegnati o dei rigori miracolosamente parati, la questione centrale che è scoppiata ieri a Zurigo è un'altra. Quale clamorosa goduria inconscia ci sta offrendo il girone dell'Italia? Una sceneggiatura a mio avviso commovente con scenari grotteschi. Le due finaliste mondiali subiscono entrambe un pareggio con le badanti rumene, e vengono sonoramente sculacciate dalle arancie terribili. Ora si ritrovano ad affrontare uno scontro fratricida con la terribile consapevolezza che potrebbe comunque risultare inutile. Questa è autentica "droga" per i tifosi della Nazionale di Calcio, abituati a patetici intrecci che rimandano l'accettazione della Realtà e prolungano la dolce agonia televisiva. Ieri sono piovute dosi nelle vene calcistiche, e di nuovo sono qui a idolatrare questo calcio internazionale di giugno, così pasticcione, approssimato, fresco e adrenalico e, soprattutto, sospettosamente casuale. Salta la logica, ci si perde in calcoli da astrofisici sulle millemila possibilità di combinazioni dei risultati, disperatamente aggrappati a quella piccola percentuale che il nostro spacciatore di fiducia possa concederci ancora un'altra dose tagliata male.
1 Response to “La Partita della Vitissima”