Ridammi indietro, ti prego, la cucina universitaria, le superbirre, la pasta con le uvette, l'ipod pieno di folk modenese. Restituiscimi le coperte sui prati, le bacchette cinesi e le mani unte di struzzo. I ritorni notturni con lo squillo quando sono a casa, gli ospedali assonnati, il bacino di mezzanotte, i mesiversari, le casette, i bicchieri sporchi e i fritti lessi di Aldo, i cinema d'essai in ultima fila. Rivoglio il moletto, il braccialetto, l'anelletto, il filmetto, lo spaghetto e il paninetto, il rosso e fritto, quello che hai detto, quel che abbiam fatto. I pranzi di pesce, le cene di vino, gli spuntini in macchina, i giochi da bimba, le fiabe ad alta voce, i letti a skakki, i pianti dopo il Mondiale, le foto in spiaggia, le vasche in centro, le gite fuori porta, i trenini, le lucerne, le gite fuori portone. Battisti, cazzo, riportami Battisti. La fiaschetta, il vignotto, la polpetta, l'ho già detto la casetta? La capanna, la tenda sbilenca, i rompicapo greci, rendimi due serate nei vicoli del borgo, dieci chiacchiere al solito pub, due felafel dal pakistano galante, dieci film in sala grande, venti giri in barca, una serata in un locale chiuso, una quando invece è aperto, mille parcheggi nelle vicinanze guardando le luci che arrivano e passano oltre.
Almeno rivorrei ciò che mi spetta più di tutto, perché l'ho guadagnato con fatica giorno dopo giorno, ci ho messo una vita ed è tutta opera tua, sarebbe un peccato perderlo: tenerti per mano.
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