Qualche giorno fa, passeggiando per Villa Borghese a Roma sotto un sole del trentadue - come direbbe qualcuno di mia conoscenza - vado ad affacciarmi all'immensa terrazza che sovrasta Piazza del Popolo e che propone una vista eccezionale sui tetti della Capitale e il Cupolone. Mentre decido quale scatto banale fare del panorama ricordando i consigli del buon Merchiori sulla regola dei terzi, il soggetto decentrato, il bilanciamento del bianco e altri cazzi, mi cade l'occhio in basso e vedo questa cosa proprio sotto la terrazza:
E mi immagino questo ragazzetto che di notte vandaleggia la strada sottostante con una frase d'amore (niente di che), poi il giorno dopo porta su zitto zitto la morosa al Pincio, con una scusa si mette a spupazzarsela sulla terrazza e mentre lei lo abbraccia si sporge e legge la dedica impazzendo di gioia per la sorpresa. Basta poco per far felice una ragazza, anche un gesto carino ed adolescenziale abusato come il graffito, ma questa idea dell'andare a farglielo leggere dall'alto mi ha stretto il cuore e mi ha fatto tornare in mente Amelie quando manda Nino fino in cima a Montmartre per guardare dal binocolo lei che scappa. Ci sono ancora romantici a Roma, e non per forza mettono i lucchettini dove li mettono tutti gli altri perchè l'hanno letto su un libro. Poi quando mi decido a fare uno scatto alla gente che si affaccia dalla terrazza, una coppia mi passa davanti proprio mentre scatto, come vuole la legge di Murphy dei fotografi dilettanti. Ma quando arrivo a casa e guardo la foto scopro che la ragazza si era divertita a saltare facendo una faccia buffa, per tentare di uscire invano dall'inquadratura:
Quando dalla terrazza mi volto indietro per tornare verso l'ombra vedo davanti a me la scenografia di Lost e penso che Roma è una bella città per viverci un pochino, se si esclude il traffico e l'idea di dormire sotto lo stesso cielo di Berlusconi. Nemmeno a farlo apposta proprio in quel momento passa un aereo e attendo di vedere se esplode spezzandosi in due, o se esce il fumo nero dal fogliame per venirmi a prendere.
Quando faccio ritorno alla panchina dove i miei compari di viaggio si riposano all'ombra mi viene in mente perchè in realtà non è una bella idea vivere nelle grandi città: la presenza di uomini d'affari o cialtroni nerd che girano con il Segway. Uno dei due che vedo, finisce sopra una zona di fogliame e così l'aggeggio si pianta di colpo, si ingolfa e non riparte più. Poraccio.
Andare in giro con fotografi wannabe è faticoso, si è sempre li a cercare il taglio giusto, l'inquadratura simpatica, l'idea spiritosona per la foto dell'anno, mica come i giapponesi che scattano a cazzo di cane un po' tutto tanto per l'idea di ricordare ogni cosa. Non ci si gode molto le cose, i posti, i monumenti, li si guarda cercando un qualcosa di originale da ritrarre, una particolarità, una anomalia fotogenica. Fabio e Simone cercano la giusta inquadratura con due reflex identiche, però quella di Simone ha il grandangolo e così si bulla di fare foto migliori. Fabio potrebbe ribattere però che ha più capelli di Simone (ancora per poco) e quindi in realtà sono pari. Alla fine facciamo la foto con il grandangolo ed ha un campo talmente lungo che noi siamo piccoli piccoli, quasi indistinguibili. Simone non indossa nemmeno le consuete infradito, e questo non aiuta l'analisi a posteriori.
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