Capita che quando viaggio mi fisso sulle stazioni che attraverso, sui treni che prendo, sui quei binari che sembrano una strada già scritta, ma che poi presentano quegli scambi che ti portano in luoghi differenti. Capita che inizio a parlarne, scriverne e a fare foto. Capita che un giorno guardando fuori da un finestrino penso che sarebbe carino mettere tutte queste cose in un luogo solo.
Capita che tramite il compagno (di fantacalcio, eh) Ciocci abbia scoperto questo tumblr sui treni, si chiama Decauville, il tipico esempio di blog che quando lo scopri ti viene da dire "l'avrei voluto aprire io, un blog così", e invece ci hanno già pensato altri, tra cui appunto anche Ciocci, e mi viene da aggiungere "per fortuna", perché dentro è pieno di foto non necessariamente belle, ma sicuramente vere, ché secondo me c'è tanta verità sopra e sotto i treni, e attorno alle stazioni, e se uno vuole annusare il sapore di una vita da pendolare o si ricorda ancora quella volta che ha salutato quella persona su quei binari, insomma se uno vuole annusare la vita che odora di metallo surriscaldato, ecco allora deve guardare le foto di Decauville. Questa qui sotto l'ha scattata Ciocci, appunto, e guardando i binari di Falconara Marittima incrostati di sale marino ti rendi conto che certe verità si possono trovare soltanto grazie alle Ferrovie dello Stato.
Gaia invece sui treni per andare e tornare da lezione tutti i giorni incontra persone e queste persone le rivolgono praticamente sempre la parola, così, spontaneamente, ché già questo sarebbe bello o terribile di suo. A me per dire nessuno rivolge mai la parola, sarà che leggo la Gazzetta o i mensili del Sole 24 ore che vanno via a 50 centesimi, mica Internazionale, quella la leggo per conto mio in ufficio, sarà che ho la faccia antipatica, vallo a sapere, insomma mai un cenno o un accenno di conversazione. A lei invece le persone parlano, le dicono delle cose che tutti noi lasceremmo scivolare via come squilli di telefonini o annunci di ritardi, lei invece se ne ricorda e quando torna a casa le annota tutte su un tumblr che ha pensato bene di chiamare Treno di panna, che ti viene voglia di leccare le maniglie dei portelloni quando non si aprono. L'ultima persona che ha incontrato le ha detto questa cosa qui:
ieri mentre ero alla stazione di arezzo che leggevo paolo nori e ridevo ad alta voce, s’è avvicinato un vecchietto che m’ha detto ma cos’è? che voglio ridere anche io.
Ciocci e Gaia invece di dormire o sbirciare sul monitor del tipo che siede a fianco, attività che peraltro svolgo con regolarità marziale, oltre a origliare, sbirciare dai sedili guardare nel vetro per osservare impunemente il profilo di una ragazza che mangia panini come se facesse la maglia, stessa mitezza costruttiva, e sorseggiare caffè della macchinetta. Loro invece notano le cose, quelle cose che accadano soltanto sui treni, che ti viene quasi da ringraziare, le volte che i regionaliveloci sono in ritardo dei soliti 40 minuti, per i ritardi, e quando Trenitalia si scusa per i disagi ti chiedi, ma quali disagi?