TE LA DO IO LAMERICA. Il nostro Ministro per la Guerra Anthony Martin (lo ricorderete, è quello che ha rinunciato a comandare la NATO per non sacrificare la sua pennichella) ripresosi da perenne torpore si è detto amareggiato e ha provato «grande amarezza e dispiacere» per le dichiarazioni di John Kerry, secondo il quale «le condizioni dell'esercito iracheno erano talmente patetiche che persino l'esercito italiano avrebbe potuto prenderli a calci nel sedere». Kerry si è scusato pubblicamente e ne prendiamo atto, anche se chiunque abbia fatto il militare sa che un po’ di ragione, in fondo, ce l’ha.
Basti pensare che durante la guerra dichiarata da D’Alema alla ex Jugoslavia, la nostra Ammiraglia si areno’ davanti alle coste del “nemico” e ci vollero gli alleati per riportarla in mare aperto. Nella prima Guerra del Golfo prestammo dodici aerei alla Coalizione ma quattro non partirono. Una volta in volo cinque tornarono indietro perche’ non riuscirono a fare rifornimento in volo, di uno si sono perse le tracce e due li hanno catturati. Gli iracheni li hanno mostrati in televisione mentre dicevano cose indegne per un militare. E hanno fatto carriera. Ricordo al nostro ministro in pigiama (abbiamo anche un presidente del Senato che gira in mutande per casa per – dice lui – sentirsi libero) che con Kerry dovrebbero trovarsi d’accordo anche alcuni nostri comandanti se, è notizia di ieri, la procura militare ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale contro i quattro piloti dell’Esercito che si rifiutarono di salire sugli elicotteri Ch47 Chinook per partecipare alla missione «Antica Babilonia» in Iraq per manifesta carenza di misure di sicurezza adeguate.
Sara’ una sentenza storica, che dara’ un calcio ai fantaccini di Caporetto, alla Folgore, ai martiri di El Alamein e a tutti quegli altri coglioni, che benche’ consapevoli delle carenze delle nostre Forze (dis)Armate, hanno perso la vita per difendere la Patria.