Archive for the 'Politica' Category

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150 e sentirli tutti

Allora prima ho preso la macchina, e me ne sono andato in giro per la città con i finestrini abbassati, visto che alla fine a marzo è uscito il sole, ho girato per le periferie la stazione semideserta il centro e sono tornato a casa. Ho preso la macchina per andare a vedere se poi alla fine la gente aveva messo o meno questi tricolori, e insomma sì, ne ho visti parecchi, non tanti certo, ma diverse bandiere alla fine sono spuntate, molte erano nuove, le riconosci perché hanno ancora tutte le pieghe e hanno un verde che dopo 150 anni non può mica essere così brillante, dai, e un bianco che è ancora bianco e un rosso grondante.

E nel vedere quei tricolori ancora umidi per la pioggia di ieri sera e di tutti i giorni precedenti, nel vedere mia mamma, 60enne esasperata dalla politica e da praticamente tutto, che lo espone, lei che per i mondiali la taglierebbe, quella bandiera consumata che tengo nell'armadio, nel vedere pensionati che girano con la moglie a fianco e tenendo per mano un bandierone enorme, che secondo me la moglie se ne vergogna pure un poco, viste le dimensioni esagerate non certo da passeggio, nel vedere insomma tutte queste bandiere, non tante certe ma nemmeno poche, che mi ricordano un po' le bandiere della pace di qualche anno fa, spuntate (anche un po' per moda) per difendere qualcosa, le bandiere spuntano sempre quando c'è da difendere qualcosa, un tempo dalle bombe ora dai leghisti (guarda come siamo ridotti, dalle bombe ai leghisti), nel vedere tutte queste bandiere che lo so, a quasi tutti non interessano, a molti infastidiscono quasi, tutti in fondo avremmo un motivo valido per tenere il muso a quella bandiera lì peraltro, io le guardo insomma, e a me invece suscitano soltanto mica rabbia, mica orgoglio, figuriamoci, ma nemmeno resistenza o amarezza o voglia di riscatto, a me quelle bandiere a quei balconi, mi fanno tanta tenerezza.

Gli ultimi giorni dell’Impero

(Beh, forse 'ultimi' suona un po' come un eufemismo)

Ora vi mostro una slide...

Il partito degli italiani

Pare che il nuovo partito di Berlusconi si chiamerà Italia. Tolto lo sforzo di Forza Italia, tolta la libertà, il popolo, la casa e tutti gli altri simboli ormai logori si arriva all'estrema sintesi: l'Italia. Così ora non avrete più scuse per non votarlo, perchè è il partito dell'Italia, la vostra Nazione, il partito di tutti gli Italiani. Come si chiameranno i seguaci del partito Italia? Italiani, naturalmente. E i deputati e senatori? Italiani. Solo il re delle televendite e della tv commerciale poteva uscire con questa ultima, si spera, trovata di marketing. Al telegiornale ora potranno imbrogliarci con le parole ancora più di quanto non facessero già: "Secondo recenti sondaggi il 40% degli italiani voterà gli italiani alle prossime elezioni". Nelle conferenze stampe quando si parlerà degli italiani i giornalisti dovranno sempre chiedere: "Presidente, si riferisce agli italiani oppure agli italiani?". Al bar i vecchi potranno con orgoglio dire di essere italiani perchè votano l'Italia. Che fa 150 anni proprio quest'anno e quindi parleremo tutti dell'Italia, e non si capirà se ci staremo riferendo alla nazione, al partito, alla squadra di calcio, o alla signora di centouno anni che abita nel palazzo di fronte. Finalmente Silvio potrà dire la verità in televisione quando annuncerà di rappresentare con il suo governo tutti gli italiani e di lavorare esclusivamente per il loro bene, lasciandoci nel dubbio di essere italiani oppure italiani.

Vai avanti tu che a me scappa da piangere

Ieri sera il tg di Mentana mostrava un sondaggio sulle intenzioni di voto attuali. La lista di Nichi Vendola, SEL, sembrerebbe pigliarsi un consistente 7%. Senza la presenza di Vendola, la stessa lista credo prenderebbe circa lo 0%.
Oggi al mercato delle vacche in Parlamento anche un deputato dell'Italia dei Valori, tale Scipiqualcosa, non voglio nemmeno cercare il suo nome su Google, ha cambiato sponda. Di Pietro ha dragato un sacco di voti dal Pd proprio grazie alla sua figura personale: urlando, cianciando di "vera opposizione", Di Pietro ha raggranellato voti su voti. Ma senza Di Pietro, quanti ne prenderebbe il suo partito? Un partito che, esattamente come tutti gli altri, ha al suo interno dei filibustieri? Già.
Poi prendiamo Fini e le sue cariatidi che dicono di guardare al futuro (guardassero al presente eviterebbero definitive figure di merda come quella odierna): Fini, la faccia seria della destra, ha cercato di staccarsi e formare un suo partito. Ma anche lì, mele marce sono spuntate dal terreno (arido, va detto). Futuro e Libertà senza Fini sarebbe quello che in effetti già è: un ossimoro, non esisterebbe.
Infine Berlusconi. E i suoi fedeli e servili scudieri. E tutta la gente che lo vota. Un partito che si annulla e coincide perfettamente con l'individuo.
Ora, quello che sto cercando di dire, a mente caldissima, è che i capipopolo, in Italia, alla fine si recuperano sempre: Berlusconi è un validissimo capo-popolo, e Fini, Di Pietro, Vendola eccetera, sono altri individui che riescono a radunare (pochi, lo so, ma non è questo il punto) voti attorno a loro. Ma dove sta la "base"? Dove stiamo noi?
Noi siamo quelli che poi ci facciamo comprare i nostri voti, che cambiamo idea alla notte, o che non cambiamo mai e poi mai, idea. Siamo quelli che voltano le spalle o chiudono gli occhi o allungano la mano sotto al tavolo. Dove sta la base? Cosa sarebbero i partiti in Italia oggi senza un capo-popolo? Agglomerati informi come il Pd, appunto.

Noi siamo peggio, di chi ci governa. Non esistiamo. I capipopolo, sappiamo produrre, e nemmeno troppo bene. Ma dove siamo noi? Assenti quando bisogna trovare responsabilità (come ci è finito Berlusconi lì? Da chi è stato tradito Fini? Chi si convincerà a votare per qualcuno di appena appena presentabile a sinistra invece di storcere il naso? Eccetera). Sarebbe il caso di farcene una ragione, mentre ci mettiamo in fila alla dogana con il passaporto nelle nostre mani infilate nei guanti. Che siano sporchi, o puliti, non fa molta differenza.

Silenziosi come un tuono

La piazza di Carpi è grande. Sarà lunga almeno due campi da calcio. Almeno, eh. Forse di più. Dentro finiscono per starci un sacco di cose. Una chiesa, là in fondo. Poi un castello, un teatro. Dei portici, dei barettini, dei bancomat, tanti ciottoli. Un palco. Un referendum, che firmo subito e convinco gli altri con me a fare altrettanto. Cantanti, scrittori, partigiani, reduci. E tanta gente.

Parlano tutti, in questa piazza grande che si apre come una prateria improvvisa in un buco della Bassa. Parlano i giovani sotto il palco, ragazzine in tiro sfattoni alternativi fotografi improvvisati gente capitata per caso o per noia o per contagio. Parlano anche i cani, per chi li sa ascoltare. Parlano sul palco canzoni di guerra, di dolore morte e cose molto molto brutte e molto molto lontane, per questo forse così vicine. Tutti parlano, dicono quel che va detto in una giornata come il 25 aprile in un momento come questo. Parlano parlano e la piazza sembra proprio grande, sì. Caspita, saranno anche più di due campi, minimo.

Dentro questa piazza ci sta tutto, non ci manca nulla, non siamo come loro, non lo saremo mai, siamo diversi. Io però non parlo, sto muto, per conto mio, giro per la piazza faccio incazzare il resto della compagnia perché faccio l'asociale, faccio finta di fotografare per non dover dire qualcosa pure io. Mi guardo attorno, penso che è davvero enorme questa piazza a Carpi, pure bella voglio dire, fa pure caldo, è già estate mascherata da primavera, la primavera quando arriva è già finita che neanche te ne accorgi, se non fosse per gli starnuti che ti fanno alzare la testa al cielo e vedi sopra di te del vetro.

Materiali Resistenti

Così mi rendo conto che siamo completamente circondati dal vetro, un'enorme campana di vetro senza la neve e noi ci siamo finiti dentro, una calotta trasparente che ricopre tutta questa piazza di Carpi così grande che dentro finiamo per starci tutti, e fuori rimangono loro. E le parole del comandante Dièvel sono proiettili che finiscono sul vetro, come le firme sul referendum sull'acqua pubblica, cosa vuoi che c'entri con la Resistenza, scorreva sangue sulle montagne e ora scorre acqua qui in pianura, o al massimo birra a 3 euro per inzupparci le pizze inscatolate fredde, come "muori tutto vivi solo tu" che ti vengono i brividi a sentirlo dire da Max Collini, come "il reggae è quello che ci vuole in un'Italia fascista", come Capovilla che si sparge il corpo e la voce di merda, come i coglioni di Nori, nel senso delle poesie che legge, come i miei occhi che lo fissano immobile mentre descrive cos'è la guerra, sono tutti proiettili sparati in cielo nemmeno fosse capodanno, invece è il 25 aprile, fingiamo di essere in primavera ma è già estate, molto è già compromesso, forse tutto, chissà quanto è spesso quel vetro, chissà se si lascerà perforare, chissà che magari stavolta si infrange e si spacca tutto e piovono addosso schegge di vetro, speriamo che facciano feriti anche dall'altra parte.

(Le foto di Materiali Resistenti, qui sotto)

Il partito degli incazzati

Mentre Piemonte e Lazio scivolano via come foglie nel vento, personalmente ritengo più interessante, per capire che cosa ci aspetta nei prossimi anni, osservare come la somma di Astensionismo, Lega, Italia dei Valori e Grillo assuma dimensioni inquietanti, specie se confrontata con la somma dei voti a Pdl e Pd.

Siamo pronti a gettarci nelle mani del partito che accumuna ricchi e poveri, borghesi ed operai, dirigenti e studenti, vecchi e giovani. Il partito di chi è deluso, arrabbiato, esasperato. Il partito di chi ha una fottuta paura di praticamente ogni cosa: le sorti di se stesso, della sua famiglia, del suo quartiere, del suo conto in banca. Del suo conto in banca, soprattutto. Il partito di chi fa fatica a dormire la sera, perché le voci in strada o nella sua mente gli rovinano il sonno.Chi non vota, chi vota Lega, chi sceglie Di Pietro e Grillo, è il popolo di chi ha i coglioni frantumati. Chi di noi può dire di non averceli, in fondo?

Non si può più fare politica in Italia. Lo so, nemmeno quella del Pdl e del Pd la si può definire tale, ma ha rappresentato quella parte d'Italia che si sforzava di rendersi presentabile. Di fingere che c'era ancora spazio di intervento, in un modo autoritario e fascista oppure progressista e indolente. Era l'Italia degli ultimi ventanni, divisa tra berlusconiani e depressi in cerca di alternativa.

Ora la politica non esiste più nemmeno sul vocabolario. Cancellata colpevolmente da quell'Italia che faceva finta di, da ipocrisie e scandali, e adesso si rutta davanti alla televisione, si sbarrano le finestre, si aprono pagine su facebook, si organizzano raccolte firme. Dopo vent'anni di un nano pelato, ce ne attendono altrettanti di palle fumanti che girano sulle nostre teste.

Vincere a tavolino

Nello sport c'è un'eventualità nota a tutti e che da sempre regola ogni incontro tra due squadre nel caso una di esse non si presenti. Si chiama "vittoria a tavolino".
Ovviamente i tifosi della squadra che non si presenta saranno poi furibondi con i calciatori, con la dirigenza, e lanceranno i peggiori insulti. Tuttavia non si sentiranno privati del loro diritto di seguire il calcio e tifare la loro squadra per episodi simili. Per quest'anno sarà andata così, si è perso il match, la qualificazione o la coppa. Pazienza, ci si rifarà al prossimo giro. Nessun tifoso di chi ha perso a tavolino si sognerebbe di dare la colpa alla squadra che ha vinto senza giocare, la quale vuoi per sportività, vuoi per spirito di competizione, avrebbe senz'altro preferito disputare l'incontro e vincere sul campo. Nemmeno la dirigenza o la squadra stessa si sognerebbe mai di insultare l'avversario, reo di aver vinto a tavolino per colpe che non ha e che evidentemente sono tutte da ricercare tra i vinti, siano esse burocratiche, di negligenza o di natura sportiva.

Questo accade nello sport. Fosse pure la Juventus o l'Inter o una squadra blasonata, ognuno sa che ci sono scadenze da rispettare, carte e scartoffie da consegnare per iscrizioni e altro, e queste valgono per tutti.

Quale parte della frase "vincere a tavolino" non è chiara al nostro presidente del consiglio? Quale malsana abitudine da persona ricca e potente gli fa pensare non che possa, ma che sia giusto, non rispettare una regola così basilare? Davvero il mondo del calcio è moralmente migliore di quello dell'illuminata dirigenza politica italiana? Di questi tempi parrebbe di si.

Per un nuovo miracolo italiano

D'altro canto, già il 6 aprile, in una conversazione tra gli imprenditori Francesco Maria De Vito Piscicelli, direttore tecnico dell'impresa Opere pubbliche e ambiente Spa di Roma, associata al consorzio Novus di Napoli e il cognato Gagliardi si capisce che c'è attesa per le mosse di Balducci sugli appalti: "Alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c'è un terremoto al giorno". "Lo so", e ride. "Per carità, poveracci". "Va buò". "Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto".

da Repubblica.it - La cricca degli appalti

Futuro prossimo

Il presidente della Camera Gianfranco Fini viene visto bene come premier dal 47% degli elettori del Pdl e dall'82% degli elettori del Pd. Lo rivela un sondaggio Swg...

via Francesco Costa

Predicare bene

Da un'Ansa delle 14.05:

Con in mano i volantini per difendere il crocifisso, un attivista della Lega Nord Liguria si e' fatto scappare una serie di bestemmie stamani a Genova durante una animata discussione con un passante che la pensava diversamente.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
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I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
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Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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