Chissà cosa ci mettono dentro ai Mac per farli costare almeno il doppio dei normali pc. Ho passato anni a chiedermelo sbavandoci dietro.
L'estetica, pensavo, e va bene: sono indubbiamente più belli, più compatti, più ammiccanti. Così belli che mentre cerco posto in treno, se vedo un posto libero vicino a qualcuno che sta usando un mac, beh io mi siedo vicino a lui, anche se magari puzza o legge Libero. La robustezza, d'accordo: adesso peraltro i Macbook Pro ed Air li fanno tutti con una monoscocca di alluminio, che d'accordo, conduce l'elettricità in modo fastidioso e scalda tantissimo, ma sembra di trasportare il telaio di una Formula 1: tagliano il vento.
I dettagli, poi, che nella scelta d'acquisto di un portatile secondo me sono quasi decisivi perché influenzano davvero l'uso quotidiano: la tastiera retroilluminata vale da sola mezzo rene, i tasti precisi ma anche morbidi, dalla corsa netta, rendono piacevole la scrittura, fanno anzi venir voglia, proprio, di mettersi lì e aprire il blocco note, la batteria dura più dei normali pc, e soprattutto, dettaglio che dettaglio non è, il monitor. I mac hanno la resa dei colori perfetta, il bianco è (finalmente) bianco, le foto sembrano addirittura "migliori", anche se è solo un'impressione dovuta all'esplosione misurata e armonica dei colori. Il bianco "bianco", sui monitor del mac, vale almeno un rene intero.
Ci sarebbe il discorso del sistema operativo, sì, lì si aprirebbero scenari dirimenti e scontri tra faziosi. Mac OS X è più semplice? Sì. E' più personalizzabile rispetto a Windows? No. Ti lascia più libertà rispetto a Windows? No. E' più rassicurante da usare? Sì. Ecco, ho passato anni interi a sbavare dietro ai mac per poi ogni sera ritornare nel mio letto con accanto un fidato Windows XP (sempre sia lodato) per due principali motivi: perché avevo bisogno di rassicurazioni, come tutti del resto, e perché i mac costavano troppo, dove il 'troppo' sta per 'vergognosamente troppo'.
Ora che invece sono capitolato, probabilmente sobillato da amici che ne decantavano le lodi, e vi sto scrivendo da a un sublime Macbook Pro 15", posso smentire i timori di uno stoico difensore di XP come me: il Mac è effettivamente rassicurante, e non mi sono mai ritrovato a maledirlo. Io volevo che il passaggio fosse immediato e indolore, e così è stato. Ci sono effettivamente delle stranezze incomprensibili: la misteriosa scomparsa del tasto canc, per dirne una, o l'impossibilità di dimensionare le finestre prendendole su tutti e quattro i lati, ma sono le prime che mi vengono in mente e non le più rilevanti.
Rimaneva così l'ultimo e decisivo ostacolo: il prezzo. Premetto: non l'ho superato del tutto, nel senso che lacrime e sangue le ho dovute versare comunque. Ma ho scoperto una leggera 'falla' nella rigorosa politica dei prezzi Apple, dove sconti e favoreggiamenti non sono assolutamente ammessi. Là dove il capitalismo non è arrivato, ci hanno pensato i rossi della Coop a macchiare il bianco immacolato Apple. Vengo al dunque: circa ogni mese i soci Coop (quelli con la tesserina, per intenderci) hanno diritto allo sconto del 20% su prodotti non alimentari. Un consumatore distratto potrebbe obiettare che alla Coop in corsia non si sono mai visti i Macbook e gli iMac. E ha ragione, ma il consumatore distratto si dimentica che esiste un Catalogo Virtuale, chiamato Coop Più, dove ci sono molti altri prodotti acquistabili, e sui quali si può applicare lo sconto 20% destinato ai soci.
Fate un po' voi i vostri conti, tenendo presente che il 20% è applicabile soltanto ai primi 1000 euro di spesa. Quindi, il vostro Macbook Pro ve lo potete portare a casa con 200 euro di risparmio, tondi tondi. E' un risparmio superiore all'Education, che di norma offre uno sconto tra l’8% e il 9% ed è riservato soltanto agli studenti. Soprattutto, sembra l'unica maniera per ottenere in Italia un prezzo più umano per i prodotti Apple.
Insomma, è semplice: voi andate alla Coop, lo ordinate tramite Coop Più, e poi dovete solo aspettare qualche settimana. Il trapasso sarà un pochino meno doloroso.