Se cade è a causa di eventi enormi, condotte eclatanti, puttanai strabilianti. Questo significa che uno leggermente meno incline ad eventi enormi, condotte eclatanti, puttanai strabilianti - uno così ma leggermente più presentabile - avrebbe potuto continuare a guidare quel paese. Ci sono quelli che non lo difendono più a causa di eventi enormi e condotte eclatanti, ma dategliene uno appena appena meglio e se lo faranno bastare.
"Evviva le persone normali". Floris chiude così una puntata moscia di Ballarò, moscia per vari motivi, tra cui per esempio il fatto che Floris non sia uno come Santoro (Santoro avrebbe pescato a mani nude nella carne macinata uscita dall'insaccatrice del Parlamento, la smorfia di Berlusconi alla lettura dei risultati, il deputato che invece di votare va in bagno a pisciare, il vedo-nonvedo serale davanti alla moka di Napolitano), ci ha messo semplicemente la musica della Piovra, e qualche immagine di repertorio. Un altro motivo per giustificare la scarsa rilevanza emotiva della puntata di stasera di Ballarò consiste proprio nel rendersi conto di come i momenti che più mordevano lo stomaco, gira che ti rigira, erano appunto proprio le immagini di repertorio stesse, quelle delle dichiarazioni di Silvio, forse l'unico, in questi diecimila ultimi anni, a metterci (finto) sentimento. Ma il punto è un altro, il punto è che oggi si celebra l'inizio della Fine, vada come vada molto difficilmente vedremo ancora Silvio Berlusconi alla presidenza del Consiglio. Quando accadrà, questa notte, domani, mai, è tutto sommato relativo: il punto è che riusciremo lo stesso a prendere sonno.
Ecco, e qui torno alla citazione iniziale dell'imprenscindibile Rafaeli, ed è questa la vera e definitiva e secolare vittoria di Berlusconi: stasera riusciremo comunque a prendere sonno. Incapaci, i più, di scorgere il "calcio dell'asino" (come l'ha definito Lucia Annunziata) che sta cercando di propinarci, indirizzando la Fine, sì, dove vuole lui (elezioni anticipate), ma soprattutto incapaci di renderci conto di constatare come ci siano voluti "eventi non prevedibili", e fattori esterni al nostro paese, per costringerlo con le spalle al muro. C'era una gara, tra Silvio e i Buoni, e i Buoni non sono riusciti a vincerlo, un po' come il fragile Andromeda alle prese con i Cavalieri d'Oro, alla fine toccava sempre al fratello Phoenix intervenire, sporcarsi le mani, e sbrigare la faccenda. I Buoni, ancora una volta, si sono dimostrati pavidi e inetti come Andromeda, soverchiati da un ribrezzo verso l'uomo e un inconfessabile e remotissimo senso di (paradossale)... rispetto (vogliamo chiamarlo così? soggezione, forse) verso il Drago dalle Mille Teste. Abbiamo perso tutti, noi buoni, negli anni ci siamo spogliati dell'armatura, ci siamo persino liberati dalle catene dei partiti e della politica, per provare a scalzare il Drago, ma ci voleva il fuoco per scacciarlo via, per rintanarlo da dove era venuto, dalla terra.
E così, con la tovaglia piena di tappi di champagne e di tasti F5 sparsi ovunque, a fine serata, non mi ricordo nemmeno più cosa ci sia da festeggiare oggi, o domani, o quanda sarà davvero compiuta, la Fine. La Fine è in atto dal suo Inizio, e probabilmente molto prima. La Fine è iniziata da quando abbiamo chiuso gli occhi, noi elettori di destra, e da quando abbiamo smesso di parlarci, noi elettori di sinistra, e poi si è allargata ed è uscita dalle urne vuote, per entrare nei nostri ristoranti pieni. Alcuni padri della patria oggi invocano un Governo di Unità Nazionale, che risollevi le nostre sorti. E come spesso mi accade, intravedo il presente tra i vagoni di un treno, forse uno degli ultimi avamposti in cui persone diverse sono costrette a stare assieme, a condividere aria, disagi, fortune e sfortune. Oggi, per dire, sono salito sul vagone, e di fianco a me c'era seduto un bisonte, stravaccato, con le sue gambe ostruiva il cestello dei rifiuti sotto al finestrino. Io, che sono timido e spaurito, ho preferito non 'disturbare' l'aggraziata postura del bisonte, e mi sono alzato per andare a gettare nel cestino del bagno il mio bicchiere di caffè da macchinetta a 80 sudati centesimi, lasciando sul mio sedile il mio zaino Invicta. Quando sono tornato, un signore si stava per sedere proprio lì, mentre il bisonte incurante continuava a guardare un filmato su Yahoo sul suo netbook, facendo finta di nulla, dimenticandosi che quello zaino era il mio, ovvero quello di sconosciuto: dunque perché ricordarsene? E poi sono arrivato in tempo, ho evitato il 'sopruso', mi sono seduto, e poi è salita una tipetta tutta entusiasta, che parlando al telefono raccontava all'amica che oggi "c'era il voto di fiducia sul governo", e io stavo per dirle "ma no cretina, non era un voto di fiducia", e invece di spiegarle pacatamente il senso della giornata, ho taciuto, tra la rabbia e la ragionevolezza ho scelto come sempre il silenzio, come aveva fatto poco prima il bisonte incurante del mio zaino segnaposto, e ho proseguito a origliare la telefonata (le famigerate intercettazioni?), facendomi investire dal suo entusiasmo: "Sai, sono davvero indignata, non si può andare avanti così, bisogna fare qualcosa di costruttivo, e allora ho deciso che parteciperò alla tendopoli che stanno tirando su in Prato della Valle, devi venirci anche tu, è strabello!". Già.
Io, lei, il bisonte, tutti pronti, tutti vittime della sindrome "Guardo solo al Mio Giardino", tutti possibili candidati per incarichi di responsabilità nel prossimo Governo di Unità Nazionale. Silvio già trema.