Cosa resta da dire in fondo? Il piccione monogamo e morigerato di Povia batte il girl power all'acqua di rose della Tatangelo. L'Italia si riscopre allegramente disimpegnata e qualunquista, una nazione da progresso senza avventure, felicemente indifesa di fronte ad ogni retorica massimalista - ultima, quella benedetta da Bonolis, di certo una delle figure chiave della cultura di massa italiana dell'ultimo lustro. E' facile deridere Sanremo; meno facile comprendere che continua a rappresentare un punto d'osservazione non inattendibile. Se non l'autobiografia del Paese, l'autobiografia di un Paese, di una delle sue anime. Sarà la sua più profonda? Ai posteri l'ardua sentenza. A voialtri, due minuti e mezzo dove spiego forse meglio tutta 'sta roba.
La sintesi migliore di questo scialbo Sanremo, dell'ottimo Tellavision, con tanto di filmati ghezziani di corredo.
Coraggio che il prossimo anno conduce di nuovo Baudo, vince la Tatangelo e il premio alla carriera sarà consegnato direttamente da Mia Martini in ologramma nelle mani di Michele Zarrillo. L'Italia (già prodiana? -mi tocco-) conservatrice e bacchettona esulterà ancora una volta. Frrr.