Archive for the 'Tv' Category

Chiamare le cose col proprio nome e non vergognarsene

Lo sappiamo, che Santoro è un vittimista ammalato di protagonismo, che cavalca l'onda, che fa del populismo, che le sue trasmissioni le butta sempre in caciara. Sappiamo tutto. Ma sapere non basta. Santoro riesce a fare due cose: infastidire chi non la pensa come lui, e far commuovere chi la pensa come lui. Perché ieri sera, a vederlo paonazzo sputazzare il suo cazziatone memorabile contro Castelli, ma poteva esserci qualsiasi altro politico lì seduto, mi sono 'commosso': quella di Santoro di ieri sera si può chiamare soltanto con un semplice, chiaro e inequivocabile nome: frustrazione.
E non mi vergogno ad avere provato empatia verso di lui.

E non ho altro da dire su questa faccenda

Serafica e precisa, Milena Gabanelli ha dato letteralmente spettacolo ieri sera al Teatro Morlacchi di Perugia nell'ultimo giorno del Festival del Giornalismo.

Incalzata da Corrado Formigli e dalle domande del pubblico (teatro esaurito, ovviamente), Milena ha elargito autentiche lezioni di dignità, prima ancora che di professionalità e serietà, a tutti, dai giornalisti agli stagisti e ai precari e ai cittadini, con risposte tanto sacrosante quanto quasi ovvie.

Ne cito una. "Per strada mi capita di incrociare gente che mi chiede "Milena, perché al lunedì mattina dopo la visione della puntata di Report non scoppiano mai casini e nessuno reagisce?" e io gli rispondo sempre: "Ma tu hai reagito?".

E soprattutto, ne cito un'altra, che chiude il game, il set e la partita su qualsiasi questione. Formigli riporta i compensi dei conduttori Rai: per la Gabanelli 160mila euro lordi all'anno, Sgarbi invece si prenderà 200mila euro a puntata per la sua futura (?) trasmissione. "Cosa pensi di fronte a queste cifre?", le chiede, e Milena risponde semplicemente così: "Penso solo che mi pagano per fare un lavoro che mi piace".
E il teatro viene giù.

Che fine hanno fatto gli attori di Lost?

Che fine hanno fatto gli attori di Lost?Mentre ci asciugavamo le lacrime nel buio della nostra cameretta, durante la visione dell'ultima puntata di Lost, dentro di noi ci chiedevamo se fosse possibile una vita fuori dall'Isola. Dopo quasi un anno da incidenti atomici vari, passato senza più risentire il salvifico annuncio "Previously, on Lost" nè corroboranti lattine di birra Dharma, sì, ci siamo resi conto che la vita continua anche dopo Lost. Nonostante quel vuoto dentro sia comunque rimasto.

Ma vi siete mai chiesti nel frattempo che fine abbiano fatto le lentiggini di Kate e le memorabili indecisioni di Jack? La rivista americana Entertainment Weekly è andata a scovare gli attori della migliore serie di tutti i tempi (perché non ve ne saranno di altrettanto validi, questo è scontato, no?), ed è subito mancarone.

Si scopre così che Jack si diverte a recitare nei teatri di Londra, mentre altri tentano di riciclarsi in nuove serie tv. Ma le Hawaii erano decisamente un'altra cosa, immagino. Sawyer addirittura ha ottenuto una parte nel nuovo Mission: Impossible. Secondo me qualcuno di loro se lo starà chiedendo: We have to go back?

Lo strano caso del Digitale Terrestre

Questa cosa che Dan Peterson torna ad allenare dopo 25 anni passati a bere tè freddo a bordo di piscine californiane mi ha decisamente scosso e mosso un fremito interiore. Dan Peterson, dopo 25 anni al sole della California circondato da ragazze bionde dalla dubbia morale e con un insospettabile accento ferrarese e atteggiamenti da magnaccio piacione, si infila di nuovo le scarpette (rosse, per l'occasione) allenerà la sbrindellata Olimpia Milano, un tempo squadrone che tremare il mondo fa e ora invece sbrindellata compagine lombarda che si schianta a Cantù nell'ultima partita. Il tempo passa per tutti, per le storiche squadre di basket ma non per Dan Lipton Ice Tea Peterson, che dice di "aver perso una notte di sonno, ma che all'Olimpia non poteva proprio dire di no".

Tralasciando per un attimo il discorso puramente sportivo, visto che tenere per anni una rubrica sulla Gazzetta (la Gazzetta dei nostri giorni, peraltro) non sia automaticamente garanzia di aggiornamento professionale, il ritorno di Dan apre scenari inquietanti su le vite di ciascuno di noi. Qui gli si vuole bene come a un figlio, al nostro Dan, anche perché ha traviato le nostre estati con sorsate di tè chimico che sapeva di tutto tranne che di tè, ma come resistere al tintinnio dei cubetti dentro quel bicchierone enorme e volgare directly from Californiaaa? Non si poteva, e infatti siamo cresciuti come siamo cresciuti, ma pensavamo di aver confinato Dan Peterson nel museo delle cere viventi, eppure ce lo ritroveremo a bordo campo a urlare di nuovo ai suoi "ragazzi" che devono "sputare sangue". Dan, fermati un attimo, vorrei farti notare due cose: il tuo labiale (vedi il video culto che anticipa di anni et anni tutte le parodie possibili inventate poi sulla Rete) è inequivocabile, e che noi qui si sputa sangue da appunto 25 anni. E adesso torni tu, e pretendi che non sia cambiato nulla? FENOMENALE.

E invece ci tocca vivere in un mondo dove ancora tutti si ricordano perfettamente le mosse del Gioca Jouer di Cecchetto (prossimo ritorno?), ma non possiamo più ammirare Uan in Uanathan, o quelle interminabili puntate dove sempre Uan e Bonolis trasmettavano dal Polo Nord, episodi memorabili di un tv fatta coi piedi ma artigianalmente, almeno, mentre ora ci sono rimasti solo i piedi e al pomeriggio i cartoni nemmeno li danno più. Dan, torni dalla California e vuoi che sputiamo sangue mentre oggi i bambini crescono con una tv che al pomeriggio manda i troioni di Uomini e Donne e non Mila e Shiro, e poi uno si chiede il crollo delle vocazioni per la pallavolo.

Dan, è cambiato tutto, e il tuo ritorno su una panchina come se nulla fosse è il crack del 2011, il vero evento di un decennio abortito, che si ripiega su stesso come nemmeno i sogni di Inception, dove il tempo reale è diventato a pagamento, e infatti noi poveracci che armeggiamo con la banda quinta sopra al tetto umido, Dan mio, non ti vedremo, ma ti vedranno soltanto le gens illuminate di Sky, quelle per cui 2011 non significa i Robinson su K2 o Happy Days su Mediaset Extra o i film di Tomas Milian su Rai Movie, ma, che so, allenatori milanisti sulla panchina dell'Inter, ovvero NOVITA', cose mai viste e soprattutto in orario.

Ci hanno tolto tutto Dan, e sputare sangue proprio non ne abbiamo voglia, al massimo possiamo assaggiare un bicchiere di tè alla pesca (l'invenzione peggiore del secolo, seconda solo al Tè Deteinato), senza ghiaccio magari, ma ormai non abbiamo più nemmeno l'edizione regionale del Tg3, ora non so chi abita nelle altre provincie dell'Emilia e della Romagna, ma noi qui a Ferrara dal giorno del suic of ci tocca sopportare l'edizione del Veneto, e quindi le alte maree lagunari, il servizio sulle nevi della Perla delle Dolomiti, le dichiarazioni fasciste di Zaia o Tosi o chi per lui, o i gol del Cittadella o del Portogruaro, tutte cose a loro modo interessanti (io a Venezia ci lavoro per dire) ma grazie, io quando torno a casa alla sera voglio sentire le mie radici, e guardare la cosa più triste in tv dopo Omnibus del mattino, ovvero il Tg Regionale, e invece noi ferraresi siamo stati cancellati dalla mappa del Diggitaletterrestre e ci propinano tutti i giorni l'edizione veneta. Dan, io lo sputo anche il sangue sul decoder, tutti i giorni gli parlo, lo accarezzo, tutti i giorni lo sottopongo a corroboranti sedute di Risintonizzazione automatica dei canali, ma niente, salta sempre fuori la malefica scritta Veneto, e oltre a non vedere più Mentana mi tocca perdere anche le imprenscidibili sagre da Bagno di Romagna o di Verghereto, ed è un colpo troppo forte per tirarsi su. FENOMENALE.

La tv con le stampelle

Da circa un mese ogni volta che accendo il televisore esce fuori la schermata con il rumore bianco*, quella nebbiolina grigia e confusa a ricordarmi che ormai del vecchio segnale analogico non è rimasto più nulla. Mi angoscia un po' pensare ad un oggetto che è nato per ricevere varie frequenze, con un telecomando per cambiare i canali, e vedere che tutti questi pulsanti non funzionano più. Che il telecomando del decoder ha preso il posto di quello principale (che ormai serve solamente ad accendere la tv) e che praticamente c'è vita solo dentro AV1, mentre il resto dei circuiti dentro quella scatola dormirà per sempre impolverandosi.

La sensazione è un po' come quella di una persona che ha avuto un'incidente grave che ha comportato la perdita di un arto, di una capacità motoria, o in generale di qualche tipo di abilità. La sua vita sarà completamente diversa per via di quanto accaduto, e i gesti quotidiani da fare dovranno tenerne conto. Come un uomo costretto alle stampelle, quando accendo la tv mi sembra di vedere un oggetto monco, privo di una parte consistente del suo essere, che mi mostra i canali di prima e qualcuno in più, ma solo perchè gli ho comprato le stampelle, il decoder, a seguito di quel giorno in cui hanno spento per sempre il segnale analogico. Vedo la nebbietta grigia e finchè non accendo il macchinario che le permette di continuare a vivere sembra quasi vergognarsi di come è ridotta ad andare. Al videoregistratore non è andata certo meglio, e il giorno in cui abbiamo messo la stampella alla tv, gli abbiamo staccato la spina probabilmente per sempre.

* residui di conoscenza di Ingegneria

Un uomo e il suo nulla

taricLa tragica scomparsa di Pietro Taricone non mi lascia indifferente, nonostante chi mi conosce sa che di reality non mi interesso e ignoro buona parte dei programmi tv esistenti. O' guerriero divise parecchio il pubblico dieci anni fa tra ragazzine adoranti (e qualche attempata signora) e un'opinione pubblica che lo dipingeva come ciò che i nostri figli non dovevano diventare, un modello da non imitare. Nel modo di dire comune, lo spacconcello napoletano o genericamente del sud era apostrofato con qualcosa del tipo "uno come Taricone".
Al di la di simpatie o meno va riconosciuto che tutti quelli che vennero dopo di lui al Grande Fratello e nella pletora di reality più o meno di successo proposti in un decennio, furono talmente costruiti e forzati nel voler essere personaggi ad ogni costo, dal risultare infine inutili, meteore dello show business televisivo degli anni zero. Carne da macello nell'era berlusconiana al servizio della nostra noia da prime time. Passata che era l'annata di gloria con passaggi tv (per lo più a Buona Domenica) e ospitate in discoteca, tornavano nel dimenticatoio con il loro nome anonimo: Antonio del Grande Fratello, Gigi dell'Isola, Marina della Pupa e il Secchione, cose così.
Lui no: era diventato Taricone, un cognome finalmente, come gli attori veri che sperava di affiancare un giorno e che in qualche modo raggiunse in un paio di produzioni azzeccate tra mille cianfrusaglie minori. In Ricordati di me di Muccino forse la sua parte migliore, dove in stecca con Silvestrin prometteva mari e monti alla arrampicatrice velina interpretata dalla Romanoff.

Proprio come una meteora che aveva voluto non essere se n'è andato giovane, tragicamente, in maniera un po' inutile se vogliamo ma senz'altro facendo una cosa che amava fare e di cui aveva messo in conto i rischi. Se gli chiedessero un commento sulla sua fine direbbe orgoglione: nessun problema ragazzi, fa parte del gioco, non è niente.
Cosa lascia alla fine uno come Taricone dopo la sua scomparsa? Il nulla che un reality come il GF ha prodotto: ore ed ore di intrattenimento fine a se stesso dove il massimo delle gesta di un uomo, quello per cui verrà ricordato, è stato stendere una coperta tra due divani per qualche minuto di intimità con una ragazza. Per il resto solo dispiacere per una persona giovane e forte che lascia un figlio piccolo, ma per queste cose non serve essere famosi.

Previously, on Lost

Tutte le volte che ho provato a spiegare Lost a chi non l’aveva mai visto, ho sempre incontrato facce perplesse. E in effetti, mentre tentavo di raccontare la serie televisiva più intricata e paracula di sempre, notavo tutte le sue incongruenze e banalità, e quasi le giustificavo, quelle facce perplesse e annoiate dal mio incomprensibile entusiasmo. In fondo facevo così anchio, sei anni fa, quando sentivo idolatrare Lost e non mi decidevo a vederlo. Non sono mai stato un dipendente da serie televisive.

Poi, complice l’estate, complice una vita da studente che mi lasciava (o me lo prendevo da solo) una quantità di tempo libero grande come i misteri irrisolti dell’isola, mi sono bevuto la prima stagione in poco più di due settimane. Così, d’estate, in pantaloncini e sudato, facevo buio in camera e mi mettevo davanti al portatile a sciropparmi una dopo l’altra le puntate. Sono scivolato dentro la botola anchio, e ne sono rimasto stordito. Ho avvertito il bisogno fisico di guardare subito la seconda stagione, per scoprire che cosa diavolo ci fosse dentro quella fottuta botola. E quando l’ho scoperto, sono andato avanti, sono passato dalla versione in italiano a quella con i sottotitoli, per guardarla in contemporenea a tutto il resto del mondo. Per restare al passo, anche se Lost non si è mai lasciato prendere, ci ha sempre lasciati col fiatone, a rincorrerlo, stagione dopo stagione, sempre più perplessi, sempre più sommersi da giochi di sceneggiatura strabilianti o ridicoli, fate voi, da domande senza risposte. E sono passati anni, davanti a questo portatile, anni passati a rincorrere un telefilm o un mito, fate voi, fino a poche ore fa.

Non c’è bisogno che stia a ripetere perché si tratta della migliore serie televisiva di tutti i tempi, di qualcosa di unico, primordiale sotto certi punti di vista (nonostante ricicli clichè a mani basse da praticamente ovunque), soprattutto irripetibile. Non cercherò di spiegarvi che si tratta prima di tutto di una storia di persone, non personaggi: persone. E già questo basterebbe. Non starò a sottolineare come il finale dia una sonora bastonata a tutti quanti, specialmente a me stesso, che si è messo a piangere come un bambino per tutte e due le ore, senza vergognarsene, anzi non vedendone l’ora, che si è dimenticato delle risposte e delle domande e dell’isola e di jacob e degli orsi polari, e ha ammirato l’altrettanto sonora lezione (di paraculaggine o di vita, fate voi) che ci hanno lasciato con quella scena finale.

Non c’è bisogno che provi a convincere le persone a guardarlo, o a spiegargli perché abbia pianto, perché oggi al lavoro ho fisicamente sofferto per i rischi di spoiler o per il fatto che questa sera sarebbe stata l’ultima sera che mi sarei sentito così per una dannata serie televisiva. Se non avessi vissuto in prima persona tutto questo, non ci crederei nemmeno io. E quindi vi dico, a chi storce il naso: sì, Lost è una paraculata, Lost è ridicolo, Lost non inventa niente. Non guardatelo, fatevi raccontare in fretta il finale, risparmiate tempo prezioso e concentratevi su qualcos’altro. Un buon libro, i nipoti, una partita a tennis, il sesso. Fate del volontariato, andate al cinema, uscite con gli amici. Lasciatemi solo in questa stanza, davanti a un portatile, a una scritta nera su sfondo bianco, quattro caratteri in croce, a singhiozzare e sospirare. Da stasera sono, siamo tutti liberi, tutti ritrovati e non più persi, siamo tornati ad essere come voi. Torneremo a diffidare di serie televisive, di morali nascoste dentro la giungla, di personaggi cui ci si affeziona come fossero fratelli, anzi di più. Lost ci ha scelto, in qualche modo, e non voglio proprio sapere se vi è piaciuto il finale, e non voglio più giustificarmi di fronte a chi storce il naso. Lost mi ha scelto, in qualche modo, e io gli ho messo in mano la mia vita come fosse una rock’n roll band (auto cit.), ci ho guardato dentro e ho visto me stesso. E ora è finito.

Persi, per l’ultima volta

lostbiancoCome ebbi modo di dire l'anno scorso:

C’è un giorno preciso in cui mi stuzzica un sottile piacere e sono pervaso di simpatica frenesia. Cade una volta sola all’anno ed è secondo in intensità solo al giorno in cui va in onda la season finale di Lost, in maggio: è il giorno in cui va in onda la season premiere di Lost. Ed è OGGI.

C’è un giorno preciso in cui mi solletica un sottile nervoso e sono circonfuso di simpatica agitazione. Cade una volta sola nella vita ed è secondo in intensità solo al giorno in cui va in onda l'ultima season finale di Lost, in maggio: è il giorno in cui va in onda, per l'ultima volta, la season premiere di Lost. Ed è OGGI.

L’italiano del secondo medioevo

Noi italiani del Secondo Medioevo possiamo essere definiti come dei cretini abusivi, senza un'opinione propria, ma bensì una costruita e rubata alla tv, fatta da salottini tanto falsi quanto trash. Abbiamo paura di essere giudicati, e ci imponiamo un certo stile di vita conservatore, seguendo fittizi e malsani dogmi, solo per apparire. Potremmo chiederci perché noi italiani siamo indietro rispetto alla normale evoluzione del resto del mondo. Sembra che con la seconda guerra mondiale noi abbiamo vissuto l'apice del nostro fallimento come sanguisughe, e inevitabilmente da allora siamo tornati indietro, al posto di maturare ed evolvere, ignorando o uccidendo chi nel corso della storia aveva le idee e la personalità di darci un carattere istituzionale. Siamo indietro. Si vede da ciò che guardiamo in tv, o che i campi intellettuali come la lettura e il teatro e il cinema, sono beatamente ignorati, e non leggiamo e non andiamo a teatro e al cinema andiamo a vedere Boldi e De Sica.

Ma perché tutto ciò? Io penso che la colpa sia fondamentalmente nostra. Possono esserci molti stimoli negativi, tuttavia siamo comunque un paese che permette di formarsi come meglio si crede, e queste mie parole controcorrente sono la dimostrazione. Nonostante questa libertà, però leggo che ben l'80% della popolazione si informa tramite la tv, il che spiegherebbe l'inutilità di legarsi al dito le notizie sbagliate, acquisendo quelle che saranno le nostre opinioni riguardo un argomento da talk show trash quanto il sacchetto d'umido. Posso citare del recente dibattito delle croci nelle scuole, come esempio lampante; esso, infatti, manifesta il pensiero conservatore che accomuna l'80% di italiani, che non è credente per davvero, che mai è andato in chiesa (sfiderei a dire che chi va in chiesa poi guarda scorreggiare in diretta quelli del grande fratello), ma che difende, dovesse morire, quel pezzetto di legno nelle aule. Esso ormai non rappresenta più il cristo, ma l'ignoranza di cui gli italiani sono fieramente pieni nel legarsi alle loro idee antiche e del tutto sbagliate, dettate come messaggio subliminale da ciò che per lui è una giusta informazione. Ma certamente la tv, ma anche le istituzioni, sono intelligenti sotto questo punto di vista. Infatti noi cretini non seguiamo la giusta idea, ma la semplice idea espressa da un parlatore che è tanto bravo a parlare da ipnotizzarci.

Quindi non crediamo a meno che non creda chi ascoltiamo. E la religione, come la tv, è un chiaro esempio di specchietto per le allodole. Non mostrano lati negativi della medaglia, ma solo idee che permettono al cittadino cretino medio, di seguire il pensiero comune senza troppi dubbi. A esempio, al catechismo non ti dicono che la data di nascita di Gesù è stata scelta non prima del 240 d.c., così da un giorno all'altro. E dalla scatola magica arrivano a porsi delle domande profonde nei loro salottini, con l'illusione di creare un intrattenimento intelligente, e maturo, discutendo a volte anche argomentazioni interessanti, in modo da far sentire il telespettatore sensibile e umano. Tutto per illuderci di essere ciò che vorremmo. Domenica pomeriggio, a Domenica In, per esempio, si parlava dell'esagerazione nell'aver mostrato in tv persone trans in questo periodo. Domanda profonda, a prima vista intelligente e sensibile. Ma vedi se gli stessi si chiedono del perché nella stessa tv dei trans non c'è l'ombra di una persona di colore. Insomma all'italiano non importa nulla di tutto ciò. Il suo è un finto interessamento al mondo, perché la mentalità da eroe l'abbiamo esaurita, e ora siamo solo zombie che seguono una cosa senza chiedersi troppo il perché. Direi di svegliarci, ma sarebbe inutile, perché fondamentalmente siamo un popolo pigro, e non ditemi che esagero.

Boffo, chi era costui?

Mi pareva di averlo già sentito.

Buffet

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trovate a Londra

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Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
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Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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