La comunicazione per via telematica ormai ha raggiunto livelli di popolarità inaudita. Chiunque è in grado di inviare email, entrare in qualche tipo di chat e scambiare montagne di messaggi attraverso gli istant messenger. Com'è cambiato il modo di scrivere e di pensare della gente? Da anni gli esperti analizzano questo fenomeno di costume per individuarne comportamenti, vizi e virtù. Si è parlato a lungo degli sms, delle ragazzine che abbreviano ttt x cercare di farci str 160 crttri tvtttb. Si è parlato degli approcci tipici del marpione di turno che abborda le ragazze nelle affollate stanze a tema di questo o quel portale. Ma si è fatta poca attenzione su un'interessante funzione che è entrata prepotentemente nella comunicazione non verbale delle nuove generazioni. Le faccine: gli emoticons.
Ciò che i nostri padri erano in grado di esprimere perfettamente con le migliaia di parole del dizionario italiano, noi oggi non siamo capaci di farlo. Necessitiamo troppo spesso della "faccina", del sorrisetto, dell'ammiccamento finale, per rendere il tono della nostra frase. Giustificati da quel simbolino grafico ruotato di 90 gradi possiamo potenzialmente dire di tutto, stravolgendo completamente il senso della frase precedente. Notate la differenza ad esempio tra:
oppure
La prima, lascia che siano le parole ad esprimersi: suona come un'offesa tout court. Nella seconda introduciamo un elemento alla fine che denota scherno amichevole e nessuno se la prenderà mai per una frase del genere. Possiamo dire cose tristi e inserire una faccina sorridente alla fine: la frase risulterà serena e distesa. Possiamo raccontare episodi sfortunati: una faccina piangente denoterà disperazione, una con la lingua suonerà quasi come un autocompatirsi. Quante incomprensioni nascono quando ci si permette di non farne uso! Il tono di certe frasi può dar luogo ad interpretazioni errate e far scattare battibecchi inutili.
Abituati ormai all'abbondare di questi mezzi grafici, abbiamo dimenticato l'uso della parola per esprimere le emozioni. Ci siamo scordati come rendere i sentimenti e le sfumature mediante il solo uso delle innumerevoli espressioni che la lingua italiana ci offre. Torneremo mai indietro, o Leopardi e Dante non ci hanno insegnato proprio niente? Allo stato delle cose, il simbolismo grafico sembra però trionfare. 🙁