Il Natale di quando eri bambina

La tavola lunga, enorme, che da un capo all'altro non ci si vede.
Il primo Natale di tua sorella, i cuginetti.
C'è stato un periodo in cui avevi temuto che per vedere nuovamente il sorriso di un bambino rallegrare la tavola avresti dovuto farlo da te, ed invece nel giro di sette anni eccoli là, quattro piccoli puffi sorridenti. Due su quattro col tuo stesso sorriso dai denti larghi, cosa potresti desiderare di più?
Le corse per finire i regali ai parenti, iniziati alle 14:00 del 24 e finiti alle 18:30, per qualche strano caso gli amici erano già tutti a posto da settimane, anche quelli che non sai quando rivedrai.
E "quel" regalo, il più importante di tutti, che ti hanno requisito fino all'ultimo per tenerlo in vetrina da tanto era bello. Quasi ti sei rotta il polso per riuscire a trascinare quella Minni più grande di te fino a casa.
La cena, con la consapevolezza che quella famiglia così numerosa non era scontata, una famiglia allargata che ha accolto nel suo grembo mariti, consuoceri, cognati e tutti coloro che negli anni han desiderato farne parte. Col sorriso sulle labbra e tanti piccoli pacchetti disseminati sotto l'albero. Quest'anno talmente tanti da invadere tutto il salotto.
E le incursioni al ristorante sotto casa per farsi prestare un po' di sedie, che più di quindici qua in casa non ne siamo riusciti a trovare, e gli zii a fare le incursioni di nascosto, a portare regali e nasconderli nel magazzino per inscenare l'arrivo di Babbo Natale.
E Tobia, il figlio della cugina più enigmatica e preferita che la sorte mi abbia riservata, anche se in realtà sarebbe cugina della mamma, ma la famiglia non è il sangue o il grado di parentela. La famiglia è.
Tobia per uno strano caso del destino pare abbia ereditato la mia bocca, il mio modo di sorridere. E' piccolo, legge e parla forbito, ha occhi che sanno rattristarsi e gioire per piccole cose, è bellissimo e dolce, "sente", va oltre. E mi ricorda me da bimba, che volevo sentirmi parte dell'organizzatissima macchina familiare, anche solo coi lavoretti di pongo regalati ad ogni componente della famiglia, la poesia o la canzone declamate sulla sedia, il maglione rosso.
Ho passato la sera a guardare la mia numerosissima e chiassosa famiglia. Ho corso per vedere dov'era Babbo Natale, mi sono commossa nel vedere mia cugina felice che avessi preso per il mio cuginetto "il piccolo principe", un giorno lo regalerò anche alla sua sorellina, quando saprà leggere. Perchè è un libro speciale, e ognuno deve avere il suo.
Mi sono commossa nel vedere la miriade di pacchetti, e la famiglia riunita attorno all'albero a scartare, ridere. E la consapevolezza che da bambina non avevo che nulla è eterno, e che il ritrovarmi a festeggiare il Natale dopo ventidue anni con molti più acquisti che perdite fa di me una donna fortunata. In altre famiglie le feste non sono così, lo so.
E la commozione è rimasta, mi ha accompagnato fino ad ora, e se possibile è cresciuta.
E non ho altro regalo da chiedere a Babbo Natale che l'anno prossimo ci sia la stessa formazione sotto l'albero, o al massimo qualcuno in più.Per avere un altra foto da incorniciare, di me, la "bambola di porcellana", con i capelli raccolti, la pelle bianchissima e le orecchie da elfo, seduta tra i bambini, felice.
Tu non festeggi il Natale, non credi nel Natale.
Natale è la famiglia.

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cribbio
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