8:45

Cinque anni dopo l'Attacco all'America, nel giorno che cambiò il corso della storia, da ogni parte ci ricordano cosa successe alle 8.46 (ora locale): gli aerei, il fumo, le fiamme, il crollo, le urla, le prime pagine. Non mi pare che nessuno si fermi per un attimo a tentare di ricordarsi cosa eravamo solo un minuto prima, e che significato veniva attribuito a termini come sicurezza, islam, globalizzazione, occidente, futuro. Il Tg1 ha concluso la sua edizione serale con le immagini più significative dell'11 settembre 2001, e oltre alle torri scorgo istantanee di uomini ricoperti di polvere e terrore che tentano di convogliare il flusso disordinato dell'evacuazione. Cercano di ordinare variabili impazzite, sorretti dalla fermezza ed efficienza e dal grande senso di responsabilità e serietà che irrompono negli statunitensi quando accadono catastrofi catastrofiche. Ce l'hanno insegnato tanti apocalittici film americani da popcorn e lacrima facile. Intavedo la nostra inevitabile natura di esecutori di scopi, di avere qualcosa che ci dia un motivo per impiegare le nostre risorse. Imporre un ordine a qualcosa che non ce l'ha è una costante di molti aspetti della nostra vita, dal livello personale fino ad arrivare su scala globale. Imporre un proprio personale ordine contraddistingue particolarmente la politica di un certo stato, talmente influente che lambisce una buona parte di questa scala, la parte occidentale. Alle 8.45 c'era un pezzo di questo mondo che non sapeva bene dove stava andando, era come un cane senza la sua lepre. Un minuto dopo è piombata dal cielo, e il corso della storia è stato stravolto. La lepre si è camuffata da Sicurezza, e la necessità umana di pianificare l'Ordine è stata placata. Oggi è sempre un casino generalizzato, altri americani muoiono, ma sono vestiti da soldati e quindi non c'è nulla di epocale. Io mi chiedo cosa sarebbe stato il mondo senza l'11 settembre e dove sono finiti i significati di quelle parole: c'era un vuoto da colmare, un osso da lanciare, ed è stato scelto dal destino il modo più tragico per scrivere una nuova sceneggiatura.

3 Responses to “8:45”


cribbio
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(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
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(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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