Monthly Archive for Novembre, 2006

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Dieci piccoli spammer

Se avete ricevuto (via posta elettronica) preziosissimi consigli su come incrementare la circonferenza del vostro penis, comprare Rolex a metà prezzo e perdere peso, da oggi sapete chi incolpare.

Lo spam è ormai una "piaga" di dimensioni colossali: ogni giorno, in media, 55 miliardi di mail indesiderate intasano milioni di caselle in tutto il mondo, pari a oltre due terzi del traffico totale in Internet.
Davanti a cifre così alte, vien da pensare a un'opera collettiva, un esercito di hacker al soldo delle ditte che vendono rimedi miracolosi o (più probabilmente) fregature.
Ma secondo la Federal Trade Commerce, l'ente USA per la tutela dei consumatori, internauti compresi, l'80% dello spam proviene da un team di sole 10 persone.

Leader indiscusso della squadra di spammer sarebbe Alex Blood, ucraino, conosciuto nella Rete anche dietro i nickname di AlekseyB, Alexander Mosh e Alex Polyakov (citazione dal libro «Il Topo», di J. Le Carré).
Nel gruppo, Blood è esperto in farmaci per la virilità (primo fra tutti, il Viagra) e in pedopornografia. Qualunque cosa voglia dire.
Secondo nella lista il russo Leo Kuvayev, specialista in software. A seguire, Rusian Ibraginov, connazionale di Kuvayev ed esperto di antivirus.
La top ten include poi altri due russi (Pavka e Alexey Panov), due americani (Michael Lindsay e Jeffrey Peters), un canadese (Tim Goyetche), un israeliano (Amichai Inbar) e un cinese di Hong Kong (Vincent Chan).

Il meccanismo è semplice. Un ristretto numero di Internet Provider in malafede vende agli spammers (per profitto) i dati dei propri clienti. Non resta che schiacciare un tasto, e in meno di sessanta minuti 1 milione di messaggi pubblicitari non richiesti è nelle nostre caselle. 
A quel punto, mediamente, 15 navigatori hanno appena ordinato i prodotti offerti.
Se vi sembrano pochi, ricordate la cifra iniziale: 55 miliardi di mail al giorno.

Perché lo facciano, non è difficile da capire: soldi. In un certo senso, lo spam è un derivato della new economy, denaro facile col minimo sforzo. Insomma, un business.
A detta dell'impresa di sicurezza Ip-switch, le gang dello spam ricevono una percentuale considerevole a seconda del prodotto che sono in grado di piazzare. Un terzo, nel caso dei farmaci. Il 19%, se si tratta di servizi bancari. Il 14% per la pornografia.
Nonostante lo spam sia fuori legge sia negli Stati Uniti che nella UE, i veri professionisti sanno come aggirare il sistema, ovvero cambiando Paese di continuo e approfittando di legislazioni meno attente (Russia, Cina e i vari paradisi fiscali).

Ora, oltre al sollievo di avere dieci capri espiatori, rimane un mistero.
Accanto al nome degli spammer, La Stampa di oggi pubblica le foto dei primi tre. Fra cui, appunto, il "Boss" Alex Blood.
Peccato che la faccia corrisponda a quella di Alex Blood, inglese, conosciuto nel giro come il rapper delle Midlands [nella sua pagina MySpace potete anche ascoltare qualche brano]. 

La stessa persona?
O un sintomo da abuso di Google?

Milena Quaglini

“Ho ucciso mio marito”. 

E’ Milena Quaglini che parla, al telefono con il commissario di Polizia di Stradella. E’ spaventata e molto agitata e probabilmente non sa bene che cosa fare. Per questo chiama le forze dell’ordine. Arrivano poco tempo dopo, trovando Milena ancora al telefono con il commissariato, le bambine in salotto a giocare e, sul balcone, Mario Fogli. Morto, strangolato dalle corde delle persiane.
Milena Quaglini racconta che il suo matrimonio era torbido e violento. Mario non lavorava, beveva e la picchiava. Quella sera non sa cosa sia accaduto ma, mentre dormiva, lo ha legato. Voleva solo spaventarlo, non ucciderlo. Ma si era svegliato, aveva reagito violentemente. E lei aveva stretto di più, sino a soffocarlo. E’ il 2 agosto del 1998 e tutto sembrerebbe potersi concludere qui.

Invece no. Proprio da qui ogni cosa ha inizio.

 

Milena Quaglini viene condannata a 14 anni di reclusione per uxoricidio. Ma è proprio in quel periodo che viene trovato il cadavere di Angelo Porello. Dentro alla sua concimaia, rinchiuso da qualche giorno.

Angelo Porello non è una brava persona. Ha appena finito di scontare sei anni per violenze sessuali sulle figlie e la moglie. Solo sei anni, aggiungo io.

Ed è legato a Milena. Vengono trovate delle lettere della donna nella sua abitazione, risalenti ai giorni di prigionia. Ed è lei stessa a raccontare che stava per andare a vivere con lui. Aveva risposto a un annuncio sul giornale (di quelli in cui scrivono “cerco donna per relazione e poi si vedrà) e stavano conoscendosi. Lo aveva visto due volte, poi basta.

In realtà, le cose sono andate diversamente. I due stavano frequentandosi. Lei aveva spostato alcune cose anche a casa sua. Vengono trovati suoi medicinali in casa dell’uomo. E capelli nel letto.

E Milena, messa alle strette, è costretta a dire la verità.

Era a casa di Angelo. Avevano cenato insieme. Dopodichè lui aveva voluto che si mettesse particolare biancheria e voleva fare sesso con lei. Milena si era rifiutata e Angelo l’ha violentata. Due volte. Alla terza, lei riesce ad alzarsi per preparare un caffè. Scioglie al suo interno 20 pastiglie del tranquillante che era solita prendere. Angelo lo beve. Poi sviene.

Milena riempie la vasca da bagno e lo immerge. Lo lascia qualche tempo e quando va a vedere cosa è accaduto, trova escrementi e vomito. Porello è morto. Lei lo infila nella concimaia e lo lascia lì.

Fino al ritrovamento della polizia.

Continuava  a spedirgli lettere per fingere di non sapere della sua morte. Per non esserne incriminata.

E poi c’è il fatto di Giusto Della Pozza. Un vecchio fattaccio di cui era stata testimone, tempo addietro. Giusto era un uomo da cui lavorava. Un anziano, da cui andava a fare dei lavoretti o a tenere compagnia. Gli aveva chiesto quattro milioni di lire. Un giorno, Giusto vuole riavere tutti i soldi. Insieme. E, visto che Milena  non può, le ordina di saldare il debito in natura.

Giusto comincia ad essere violento e Milena si difende. Prende una lampada e gliela rompe in testa. Milena finge di entrare e trovarlo steso morto. E, anni prima, ci credono.

Ma oggi Milena è un’assassina e la versione quindi viene ribaltata. E’ imputata anche di omicidio per Giusto. Non è più legittima difesa.

E le perizie psichiatriche? Non dicono niente di allarmante. Milena Quaglini è perfettamente cosciente nei momenti degli omicidi. Insomma, è capace di intendere di volere. Senza Dubbio. Quindi è una serial Killer fredda, cinica.

16 ottobre 2001. Milena Quaglini si suicida, in carcere. I processi sono ancora in atto e lei sa che non potrà cavarsela con poco.

Perché vi parlo tanto di questa Milena? Cosa mi ha colpito? Cosa voglio da lei o da voi che leggete?

Semplicemente difenderla. Ho scoperto della sua esistenza leggendo il libro “Serial Killer” di Carlo Lucarelli.
Lucarelli, alla fine del capitolo, afferma che non si comprende cosa, un giorno, sia scattato nella mente di Milena. Perché ha reagito tanto violentemente? “Le vere ragioni che hanno spinto Milena Quaglini a uccidere, a uccidere ripetutamente, sono e rimarranno per sempre sconosciute”. E poi come mai ha avuto tanta decisione nell’ammazzare, in modo così preciso, crudele? Le sue vittime, scrive, hanno subito anche il maltrattamento “Psicologico”. L’umiliazione, dopo la morte. Perché Porello nella concimaia, in fondo se non per disprezzo?

 

Le vere ragioni sono chiare a tutti. A ogni persona che cerca di osservare la sua vita da vicino.

Personalmente, non riesco a vedere Milena come un Serial Killer. Ma anche il connotato di assassina non le si addice.

E’ vero, tre persone sono state uccise. E’ vero, non ha avuto la minima pietà per loro. D’altra parte, perché avrebbe dovuto averla? Erano uomini cattivi, che l’avevano violentata e picchiata e minacciata. Non ci vuole certo un genio per comprendere che Milena sarà stata stanca. E che, una sera, ha finalmente reagito.

Nell’unico modo possibile: uccidendo quegli uomini. Non perché li sceglieva accuratamente o perché provava gusto con la morte. Semplicemente per giustizia, per difesa.

La freddezza può essere spiegata in mille modi. Non so effettivamente come potrei reagire io, in seguito ad avvenimenti del genere. Magari sarei ancora più metodica. Magari taglierei i corpi e li scioglierei nell’acido. Magari li butterei nel fiume. O magari chiamerei semplicemente le polizia.

Credo che decidere cosa sia “normale” o “anormale” in situazioni così estreme sia impossibile.

Milena Quaglini è stata una vittima di tutti gli uomini che hai incontrato. Sin da bambini aveva vissuto nel terrore.

Prima o poi, una persona, scoppia.

Ma i veri mostri sono quegli stessi uomini che, impuniti, facevano di lei ciò che desideravano.
Per una volta, hanno avuto una condanna. Esemplare.


E non votateli

Corteo contro la PrecarietàProdi e l'allegra brigata (ma non troppo) del centrosinistra sono al governo da meno di un anno, la Finanziaria non è ancora stata approvata dal Parlamento, e in piazza sfilano già cortei di protesta. Tutto secondo la norma, chi sta al governo ha sempre torto, l'opposizione fa la sua logica propaganda, e lo sa bene anche chi è al governo ora, che di opposizione insieme al suo vacillante elettorato ne ha fatta per cinque lunghi e durissimi anni. C'è una parte di questo paese, una parte direi trasversale, che è legittimamente scontenta sia del prima che del dopo 9 aprile: precaria era con Berlusconi, precaria era con Prodi, e giustamente un lunghissimo corteo, come narrano le cronache, lo grida anche adesso. Le cronache, insieme ai malumori soffusi, narrano anche di striscioni sullo stile del "Non vi votiamo più". Più insopportabile di un governo che non mantiene le promesse, forse ci sono striscioni di governo che voltano le spalle dopo pochi mesi dalle elezioni. Fatemi capire, voi che rappresentate la spietata condanna alla politica, a chi le rivolgete le spalle. Fatemi capire, una volta per tutte, dove dobbiamo allora andare a parare. E' in corso una totale messa in discussione dell'Unione e della sua azione di governo quasi istantanea, partita fin dal mattino successivo alla precaria vittoria delle elezioni (la parola precario è nel destino di tutti, si vede) e ogni giorno l'insoddisfazione monta sempre di più. Mi accorgo di poter sembrare un piccolo Schifani, uno di quei servi al potere che cercano di smentire e liquidare tutte le critiche senza preoccuparsi che magari, sì, sono assolutamente fondate. Del resto cinque anni fa ero a protestare contro un governo nascente, e non avevo alcuna intenzione di dargli quel credito che invece sto concedendo, da elettore del centrosinistra, a Prodi e i millemila ministri del suo governo incerto, balbettante. Sono dunque anchio uomo dai preconcetti, che parla per partito preso e di fronte all'evidenza apre un occhio nel 2001 e ne chiude un altro nel 2006? Forse, ma le mie intenzioni non sono quelle di giustificare e rimbrottare i miscredenti. Si potrebbe dire che non è una Finanziaria di sviluppo: ma è una Finanziaria di rigore. Si potrebbe obiettare che non rilancia nulla: ma che consolida le crepe sui muri. Già, è un peccato che per decreto legge non vengano assunti a tempo indeterminato TUTTI i lavoratori con un contratto precario nel giro di qualche mese, in quella che sarebbe forse l'unica decisione che eviterebbe striscioni del tipo "non vi votiamo più". Non sono ancora un lavoratore con contratto da fame a tempo determinato, rimango semplicemente uno "studente precario" con tutto il tempo di scrivere parole di comprensione verso chi cerca di riaffermare concetti (così assurdi e lontani dalla realtà, vero?) come rigore, consolidare, riorganizzare, ragionare in prospettiva. Penso che qualsiasi governo difficilmente possa mai invertire l'andazzo dei tempi, e ostacolare il reale potere nelle mani di chi gestisce il denaro e i mezzi produttivi in Italia. La politica può solo deviare il flusso in lidi migliori, indirizzare. Per questo striscioni ancora non ne scrivo, perchè da chi governa non mi aspetto che mi riempiano il portafoglio, ma che abbia uno straccio di dignità in più rispetto a chi li abbia preceduti, che dia una visione d'insieme diversa. Ho aspettative diverse, e io sono solo uno studente precario con il tempo per buttare giù qualche inutile riga. Mi dicano loro, quelli che hanno il tempo per rinnegare il proprio voto su uno striscione, chi voteranno la prossima volta. E soprattutto, se non voteranno nessuno come è probabile, allora mi dicano in che cosa sperano, per cambiare la loro situazione di precarietà. Smetteranno di sperare? Protesteranno contro chi e cosa? Mi dicano, una volta per tutte, cosa dobbiamo fare di questo paese e a chi affidarci, una volta voltate le spalle alla classe dirigente, al parlamento, al governo, ai partiti, alla politica, alla società civile e indifferente, cosa rimane da fare? Io voglio delle proposte, una volta per tutte: urlare contro il palazzo ogni cinque anni basta per una collettiva consolazione personale.

Concorso n°1

La redazione di Ciccsoft è lieta di annunciare una nuova strabiliante iniziativa editoriale! Partecipa anche tu alla grande "Caccia al articolo"! Se riesci a trovare un articolo della finanziaria che non sia stato ancora modificato dalla sua stesura originale, vincerai il mitico "vocabolario della parolaccia M. Ceccherini". Con questo simpatico omaggio potrai intrattenere i tuoi amici inveindo in mille modi diversi e in centinaia di lingue differenti.

Il concorso scade il 30/11/06, affrettati perchè i sindacati sono già sul piede di guerra.

Io e te, che sse dovemo di?

Fa un po ridere questa cosa del Web 2.0. Ormai si trova dappertutto, nella grafica, nello stile, nelle idee che ci stanno alla base. Quest'evoluzione di internet che porta l'utente navigatore ad essere protagonista dei contenuti che sono sulla rete può divenire talvolta eccessiva o imbarazzante.
Fondamentalmente l'Italia, per non allargare gli orizzonti altrove, è un paese pigramente acculturato, che si ciba di gossip e tv, legge avidamente rotocalchi e tuttalpiù sfoglia i quotidiani o segue programmi di approfondimento in tv. Il navigatore medio gira su Google cercando stupidaggini per il telefonino, per leggere (nuovamente) gossip e notizie frivole, cercare barzellette, filmatini sozzi di segretarie con gli occhiali e la minigonna. Da sempre è fruitore, non creatore di contenuti. Non sarà che questo flusso di responsabilità di cui è oggi investito finisca per coglierlo impreparato?

Mi spiego con un esempio. Sono nati i forum e poi i blog. Ognuno si è aperto il suo posticino sulla rete per scrivere, perchè è di moda, lo fanno tutti ed è "facile come scrivere su word". Sei sicuro di avere qualcosa da dire al mondo o in qualche modo le circostanze ti stanno costringendo a farlo? E soprattutto: al mondo può davvero servire sapere quale condimento aveva la tua minestra oggi a pranzo?
Oggi le migliaia di servizi integrati sul web ci permettono di mettere a disposizione video, foto, condividere documenti di ogni tipo, mostrare a tutti le foto delle vacanze (due palle quando dovete sorbirvi tutte le diapo del conoscente che è stato in Kenia!). Apriamo account, ci registriamo dovunque per provare questo o quel servizio creando la più grande ridondanza di informazione che l'umanità ricordi. Ognuno di noi si sente in dovere di condividere quello che ha creato, merda o pregiato velluto che sia, spargerlo dappertutto senza un criterio logico che non sia quello del "è gratis ed è cool". Tagghiamo i contenuti, li commentiamo, li segnaliamo, li votiamo da 1 a 5, li riaggreghiamo semanticamente, li discutiamo e li modifichiamo. Non sarà un po' troppo disturbo per la stessa persona che fino a pochi anni fa navigava nel tempo libero mentre prendeva pigramente un caffè? I dati di questa ricerca sembrano parlare chiaro.

Se tutti creiamo contenuti peraltro, quali saranno i lettori di tutta questa creatività? Probabilmente sempre e comunque noi, che creiamo e leggiamo a nostra volta in un magico mondo di piena conoscenza dei fatti altrui. Scriviamo libri e ci invitiamo alla presentazione regalandoci copie omaggio. Organizziamo convegni a cui partecipiamo vicendevolmente in qualità di. Presenziamo ad assemblee che parlano di nulla ma cui non possiamo mancare. In pratica: ce le suoniamo e ce le cantiamo. La bolla non finirà per esplodere in un nuovo caos primordiale della rete in cui il castello di carte crollerà miseramente dietro un nuova ondata trendy che Dio solo sa che aspetto avrà?

Mi piacerebbe sapere nei commenti cosa ne pensano i tanti lettori di questo blog che in un modo o nell'altro sono produttori di informazione. 😉

Sta accadendo…

Il fenomeno che sta colpendo il mondo è giusto sin qua.
Fino a Bologna. Fin dentro alla mia stanza.

Il Dottor House è stato qui...

Lia, il divorzio e i diritti delle donne musulmane. Il personale è politico, reload

Succede che fino a luglio era un po’ che non sentivo Lia. Il ritorno dall’Egitto a Milano ed ancora il nuovo trasloco a Genova (che gli fo pure una vigna). Così a luglio ci salutiamo per chat e mi racconta, con naturalezza e col suo stile satirico-amaro, di un amore contrastato e contrastante, complicato. Tutto normale, tutto sommato. Particolare: ello è musulmano, peraltro non un “musulmano qualunque” (niente nomi, please). Lasciamo perdere i particolari, diciamo che nel bel mezzo di questo amor, Lia e mister x si sposano. “Sembra fatto apposta: lui sposa islamicamente Lia di Haramlik perché è lei, raccontatrice di arabeggianti vicende. E lei sposa islamicamente il Mullah di noialtri perché è lui: uno che, da queste parti, rappresenta l'islam non solo per come è ma – soprattutto – per come dovrebbe essere. (…)” Poi, poi: “(…) certe islamiche triangolazioni tra mogli in contemporanea, giusto quello. Accenni intrigati, prima, e poi via via più esauriti, ché giuro che


non ricordo di avere mai vissuto nulla di più stralunante di 'sto condominio sentimentale che un giorno racconterò ai miei nipotini e che – devo ammetterlo – per quanto sostanzialmente tragico ha avuto dei momenti che definire esilaranti è poco. Ma l'amore non è emblematico, cosa vuoi raccontare? E' venuto, ha fatto un casino che bastava la metà e poi se ne è andato. Come tutti gli amori del mondo.(…)” E allora Lia vive la vita in diretta di una islamica in Italia lasciata dal marito. E comincia una riflessione che dal personale si fa collettiva, si fa politica. “(…) mi sta accadendo una delle cose più interessanti del mondo: la diretta di quello che succede, in questo paese, a un bel numero di donne, musulmane e non, immigrate e non, dal momento in cui si ritrovano in questo mondo parallelo fatto di luoghi di culto non riconosciuti come tali, dove si celebrano matrimoni che non valgono nulla se non dal punto di vista morale e religioso e che, infine, divorziano senza giudici e senza regole, senza una rete sociale di sostegno e senza nessuno da cui potersi andare a lamentare se ne escono a pezzi (…)” Insomma ora la questione da parlare e vivere è proprio questa: “la donna nell'islam, massì. Proprio lei. Qua, in Italia.” E i suoi diritti, il divorzio, appunto, ad esempio. Ad agosto allora le dico: Lia, se serve, sono con te e le mie vignette a disposizione. Ci risentiamo qualche giorno fa, lei ha deciso e si va al chiarimento, per lei, per tutte le musulmane in Italia. E si da il via alla campagna: "Un buon divorzio musulmano è possibile, basta una commissione. E’ un diritto delle donne musulmane". Non credete anche voi? Seguite la vicenda ‘che il “diluvio” è già cominciato ma anche gli attestati di solidarietà (autorevolissimi, link alle prossime puntate, e anche personali) all’amica Lia e alla “causa” sono già molteplici. Rimanete sintonizzati, ne vedremo delle belle.
Link per leggere direttamente Lia: Il divorzio ai tempi dell'islam (e dei blog); L'islam per cui spendersi; Senti un po', islam italiano.

Buffet

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Si comincia!

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Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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