Author Archive for Francesco Costa

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Bilanci all’italiana

Nel 2004, la Rai aveva chiuso uno stravagante bilancio 2004 con un utile netto di oltre cento milioni di euro (qui il testo ufficiale della relazione bilancio). A questo proposito, il senatore di Alleanza Nazionale Michele Bonatesta aveva dichiarato tronfio di soddisfazione:

"I numeri non sono opinioni. Il bilancio del 2004 approvato dal Cda della Rai è la prova provata che questo vertice ha lavorato bene in questi due anni. La sinistra ne prenda atto, la smetta una buona volta di raccontare la barzelletta secondo cui questo Cda avrebbe affossato la Rai e renda onore al merito di questo vertice."

Oggi, il direttore generale della Rai Alfredo Meocci dichiara:

 "La prospettiva economico-finanziaria della Rai è critica. [...] Una serie di elementi critici portano a una previsione, per il 2006, di una perdita tendenziale di 80 milioni di euro."

I motivi di questo disastro? Secondo Meocci, il tracollo sarebbe da imputare ad un canone troppo basso e agli elevati costi della struttura Rai. Una crisi strutturale quindi, nessuna responsabilità del vecchio o del nuovo Cda.
Al di là del delirio sul canone (Mediaset vede da anni i propri utili moltiplicarsi in maniera esponenziale, pur cedendo negli ascolti e non chiedendo alcun pagamento agli spettatori) sarebbe chiaro persino al più orbo dei ragionieri che nelle cifre dei bilanci Rai qualcosa non funziona come dovrebbe. O forse - nell'Italia delle truffe, dei bilanci truccati e dei "passa da dietro" - anche i numeri sono diventati opinioni, senatore Bonatesta?

Povero Lapo

Sarò breve: il teorema secondo il quale un ragazzo senza problemi particolarmente gravi (parlo di problemi veri: la libertà, la casa, la fame, il lavoro, la salute) partecipi ad un festino con alcool e droghe di ogni tipo in compagnia di un gruppetto di travestiti (o "uomini di strada", come impietosamente li definiscono i tg) perchè depresso o infelice mi sembra ipocrita e servile.

Ipocrita, perchè nel caso di Lapo Elkann sarebbe probabilmente più appropriato parlare semplicemente della notte brava di un figlio di papà piuttosto che addurre fantasiose teorie sulla psicanalisi giovanile o su una "generazione in crisi".
Servile, perchè - guarda caso - nel caso di Kate Moss abbiamo assistito ad un clima da caccia al drogato e oggi in un impeto di leccaculismo mediatico qualcuno - tra un messaggio di solidarietà e un mazzo di fiori - tenta pure di dare la colpa dell'accaduto allo spacciatore che avrebbe venduto eroina invece di cocaina. E presto arriveremo a sostenere he il povero Lapo non c'entrava nulla, e che ormai in Italia non ci si può fidare neanche del proprio pusher

Pacs. Uno sfogo

Chè poi, se parli con qualcuno in giro, 'sti benedetti Pacs sembra che siano delle follie diaboliche, delle immoralità luciferine. Pacs vuol dire Patti civili di solidarietà.
Stabiliscono che due persone che vivono insieme possono - se lo vogliono - avere accesso ai seguenti diritti/doveri:
- regolazione del regime patrimoniale e degli acquisti fatti in comune;
- diritti e doveri di mutua assistenza morale e materiale;
- riconoscimento dello status di eredi legittimi;
- diritto di soggiorno al partner straniero;
- pensione di reversibilità dopo una convivenza di almeno tre anni;
- estensione al partner dell'assistenza sanitaria;
- diritto di visita in ospedale;
- diritto di visita in carcere;
- diritto di successione nel contratto di affitto;
- facoltà di prendere decisioni in caso di malattia del partner.

Chiaro? La famiglia non c'entra nulla, Zapatero nemmeno: niente adozioni, niente matrimoni. Gli omosessuali non c'entrano nulla: ai Pacs può avere accesso qualsiasi coppia di persone viva insieme. In Francia - ad esempio - tantissimi studenti fuori sede vi fanno ricorso, semplicemente per avere delle agevolazioni finanziarie nell'affitto di una casa (in Italia il problema non si pone: agli studenti i contratti non li fanno). E allora, e torniamo ai Pacs, cosa ti dice la Chiesa - infischiandosene di valori evangelici quali l'uguaglianza, la lealtà, misericordia, la fraternità, il rispetto per i diritti umani - per bocca dei burattini dell'Osservatore romano? Ti dice che no, due persone omosessuali non hanno diritto di visita se uno di loro è all'ospedale. Ti dice che no, due amici che vivono insieme (e che nessuno può discriminare costituzionalmente in base all'orientamento sessuale) non possono accedere alle agevolazioni economiche che gli sarebbero garantite in altri paesi europei. Ti dice che no, per un uomo e una donna che vivono insieme, si amano e non vogliono sposarsi (saranno fatti loro, oppure anche questo è diabolico o zapaterista?) non esiste estensione dell'assistenza sanitaria. Sia che siano cattolici, sia che siano buddhisti, induisti o atei, e del matrimonio non gliene freghi nulla.
Tutto ciò in nome di una cosa che non c'entra nulla coi Pacs: in nome del rischio della "lacerazione della famiglia".

Ora - e qui inizia il mio personalissimo sfogo, abbiate pazienza - finchè a destra si starnazza paventando virate zapateriste della sinistra italiana, la cosa non mi tocca più di tanto: viviamo in un clima di campagna elettorale perpetua, e la sbornia di fondamentalismo seguita alla morte di Karol Woityla e ai referendum sulla procreazione assistita ha spinto la nostra classe politica di centrodestra in una gara di estremismo cattolico. Gli ultimi convertiti - loro sì, allo scopo di rastrellare voti - sono Marcello Pera (quello secondo cui dovremmo perservare la purezza della nostra razza dal meticciato) e Giuliano Ferrara, tutti recentemente uniti sotto la grande bandiera (anch'essa simbolo di integerrima e cristiana onestà, bisogna dire: vedi le raccomandazioni all'ospedale Niguarda di Milano) di Comunione e Liberazione. Per non parlare di Calderoli, sedicente cattolico ma sposato con rito celtico celebrato da un finto druido, di Bossi, che ha avuto figli otto anni prima del matrimonio, e degli stessi Berlusconi e Casini, entrambi cattolici ed entrambi divorziati e risposati (cari divorziati, i preti vi negano la comunione ma Berlusconi la seconda moglie se l'è portata dal Papa).
Tutti crociati con la bava alla bocca nonostante dei Pacs si discute in maniera bipartisan dal 2004 in Parlamento, e nonostante sia stato lo stesso ex-premier spagnolo Josè Maria Aznar (cattolico e di destra, ammesso - senza sarcasmi - che le due parole possano andare insieme) aveva proposto la loro attuazione, accettata dagli stessi vescovi spagnoli.

Ancora, se questa corsa coinvolge anche parte del centrosinistra, fa parte del gioco: l'Unione è alle porte delle primarie e tutti i candidati tendono a differenziarsi dagli altri cercando di portare acqua al proprio mulino. Non mi piace per niente, mi fa schifo, ma ci può stare.

Ma se è la Chiesa a piegarsi ancora una volta a logiche meramente partitiche allo scopo - nel migliore dei casi - di far valere in uno stato laico una morale confessionale; nel peggiore, di preservare e conservare i suoi innumerevoli privilegi economici concessigli dallo Stato, se è la Chiesa - la Chiesa istituzione/comunità di cui mi sento parte attiva - a mistificare le parole questo o quel leader politico in nome di una logica esclusivamente elettorale, allora mi sento veramente tradito. Se questo non mi impedisce vivere la mia fede - solida, matura, frutto di scelte e non di costrizioni - con convinzione e coerenza, sicuramente rende più problematico vivere con la stessa coerenza il ruolo di educatore e catechista che sono felice di avere in un gruppo Agesci.

Nasce Bloggers for equity

"Incrementare le donazioni economiche online verso Organizzazioni non governative (Ong)".

Questo è - semplice semplice - l'obiettivo di Bloggers for equity, progetto umanitario che punta sulla forza dei bloggers di fare gruppo verso un obiettivo comune e di mobilitarsi per iniziative di solidarietà.

Il meccanismo è semplice: basta andare sul sito, selezionare le Ong da supportare e generare il banner da inserire sulla pagina personale. I loghi nel banner punteranno direttamente alle pagine per le donazioni di ogni Ong prescelta, in modo da diffondere e rendere più accessibili le modalità di donazione. Potete leggere i dettagli nelle F.A.Q. del sito e - state tranquilli - niente coltellate al template: ammesso che questo possa essere una valido motivo per non aderire, esistono infinite soluzioni di personalizzazione per rendere il banner il più armonico possibile con la grafica del vostro blog.

Insomma, basta chiacchere: facciamo il nostro box, mandiamo una email a informazioni@bloggersforequity.org per comunicare la nostra adesione e poi - questa è la cosa veramente importante, non lo dimentichiamo - ogni tanto scegliamo un loghino e doniamo qualche euro. E non mi venite a dire che soldi non ce ne stanno.

Gli ideali part-time dei colossi del web

Shi Tao è un giornalista cinese arrestato il 23 Novembre scorso con l'accusa di "avere diffuso all'estero dei segreti di stato". Nello specifico, Shi Tao sarebbe colpevole di avere fornito ad un sito internet straniero una copia della circolare con la quale il governo ordinava ai giornalisti di osservare "prudenza" in occasione del quindicesimo anniversario del sanguinoso eccidio di Piazza Tienanmen.
Shi Tao è stato condannato in primo grado a scontare dieci anni di reclusione. Durante il processo di secondo grado, la Corte di appello non ha ascoltato le motivazioni della difesa, ha rifiutato di rispondere alle osservazioni degli avvocati difensori e ha proibito al pubblico le udienze, in palese violazione delle leggi vigenti in Cina.
Fin qui, c'è poco di nuovo. Nella follia della dittatura comunista in Cina, la libertà d'espressione è probabilmente uno dei diritti umani violati con più metodicità e disprezzo (se volete saperne qualcosa in più su come funziona la Cina del dopo-Mao, leggete l'ottimo La porta proibita, di Tiziano Terzani).



Torniamo a Shi Tao. Cosa ha di diverso questo giornalista dalle centinaia di cittadini cinesi puniti per le loro opinioni dalla Rivoluzione Culturale ad oggi?
La differenza sta nel fatto che questa volta una famosa multinazionale occidentale ha aiutato la polizia cinese a rintracciare il giornalista: la filiale di Hong Kong di Yahoo.com ha fornito alla polizia cinese le informazioni contenute nell'account di posta di Shi Tao.

Senza andare troppo per il sottile, credo che si stia ponendo già da tempo un problema di coerenza per queste multinazionali del web. Colossi del calibro di Yahoo! o Google, se veramente vogliono portare avanti la mission che sbandierano un giorno sì e l'altro pure di "rendere ogni genere di informazione sempre più accessibile a sempre più persone", dovrebbero imporsi sempre più come garanti della libertà di espressione - avrebbero sia il prestigio internazionale che i quattrini per farlo, e ne guadagnerebbero in entrambi - e non piegarsi al volere di meschini interessi politici pur di ottenere un'altra fetta di mercato da colonizzare.
E' questa la loro sfida, la loro vera mission, ed è su questo che si misureranno la loro credibilità e il loro successo come protagonisti nella diffusione delle informazioni nel terzo millennio.

Cei Srl

Dopo la discesa in campo in occasione dei referendum, dopo la prova finale dell'incredibile e incrollabile fede cattolica del popolo italiano, dopo l'incredibile quantità di spot televisivi e radiofonici per convincere i cittadini a devolvere l'otto per mille alla chiesa cattolica, il cardinale Camillo Ruini è deciso ad aprire un nuovo ciclo mediatico per il mondo cristiano.
Rompere con la tradizione e i tabu del passato per tuffarsi in una nuova idea di comunicazione che possa avvicinare ancora di più le istituzioni ecclesiastiche ai cittadini, che possa far entrare concretamente la chiesa nella vita di tutti gli italiani.
Per questo, a breve la Cei Srl si lancerà in questi progetti.



1 - Lancio della linea cosmetica Paradise.
Bagnoschiuma, deodorante, dopobarba, profumo e crema
ringiovanente: tutto l'occorrente per mantenersi in splendida
forma e limitare gli effetti della massiccia sudorazione durante
le celebrazioni estive della S. Messa (naturalmente, tutti i
prodotti sono testati su animali). Testimonial d'eccezione della
campagna pubblicitaria sarà proprio il cardinal Ruini.
(Guarda
la foto
)

2 - Sponsorizzazione del tradizionale drappo rosso appeso alla
finestra dal quale il Santo Padre proclama
l'Angelus. Per l'occasione è stato scelto il marchio della più
grande multinazionale del tabacco. (Guarda
la foto
)

3 - Sponsorizzazione di raduni cristiani quali la Giornata
Mondiale della Gioventù
. Come avevano fatto a non
pensarci prima? Sotto il logo dell'evento si piazza il logo di
chi sgancia di più: per la Gmg di Colonia è stata scelta la Banca
di Roma
, la banca italiana maggiormente coinvolta nel
commercio di armi. (Guarda
la foto
)

4 - Campagna pubblicitaria della Tim
con testimonial d'eccezione: Papa Benedetto XIV alias, Joseph
Ratzinger
. (Guarda
la foto
)

Ora, un piccolo quiz. Una delle quattro stronzate sopra, è
vera
.

Partiti last minute

Sfogliavo un catalogo turistico di Grecia e Croazia e pensavo, tra me e me, che in quelle foto scattate ad arte sembrerebbe bellissimo anche un posto scarsino. Una spiaggia minuscola sarebbe riservata, un albergo-casermone a dieci piani sarebbe spazioso, l'assenza di verde sarebbe arieggiato, un ristorante di pessima qualità sarebbe rustico, un market con prezzi esorbitanti sarebbe esclusivo.
Posti completamente diversi che in foto sembrano tutti uguali, e tutti bellissimi.
(dove voglio andare a parare? Aspè, ora arrivo)



Il fatto è che - pensavo - per la la politica italiana ormai è
lo stesso: ci ritroviamo uno scenario partitico completamente
omologato ad uno standard dal quale non è possibile staccarsi
più di tanto.
Centrodestra e centrosinistra non sono alternativi l'uno
all'altro, e infatti la partita non si gioca sulle idee, bensì
sui contenitori: la
Cdl si prepara a lanciare il partito unitario
, conscia che è
molto più semplice cambiare marchio e lanciare un nuovo brand
piuttosto che cambiare programma. L'Unione, allo stesso modo, indice
delle primarie per decidere il leader della coalizione
,
ovvero il volto da mettere nei manifesti. Il programma lo faranno
comunque tutti insieme a Dicembre: il parere degli elettori è
utile solo per conoscere la faccia più efficace.

A meno di imprevedibili virate dell'Unione, nel 2006 non ci
troveremo davanti una scheda elettorale ma un catalogo turistico:
non sceglieremo semplicemente la supposta più piccola, ma
sceglieremo niente. E basta. D'altra parte (lo dico seppure a costo di farmi portavoce di uno dei più orridi luoghi comuni contemporanei), la politica - con le
campagne elettorali in particolare - è fatta di parole
bellissime che non vogliono dire nulla.

A tale scopo, vi propongo
un piccolo quiz.
Quello che segue è il manifesto di un partito politico italiano.
Ho omesso le parti che permettono di identificare tale partito:
voglio che lo identifichiate voi, cercando di capire se le idee e
i principi contenute nel manifesto sottostante possono essere
ricondotte ad una forza politica piuttosto che ad un'altra.
Siate onesti, è un gioco: niente Google.

Il Manifesto per gli italiani
vuole rispondere alla esigenza di tracciare un chiaro solco
identitario e politico per xxxxxxxx, nat* con l’ambizioso
obiettivo di costituire un riferimento solido e credibile per gli
italiani e gli europei. Il Manifesto rappresenta, quindi, una
sorta di carta dei valori che possa contribuire alla affermazione
di xxxxxxxx.
Viviamo una fase confusa nella quale spesso la mancanza di
prospettive o la miopia dei progetti penalizza lo sviluppo
sociale, civile e politico della nazione.
Inoltre, gli scenari internazionali ci propongono in ogni parte
del mondo una recrudescenza di integralismi religiosi - da
aborrire in ogni dove e in qualunque forma si sostanzino - o
irrisolte crisi di democrazia in molti Paesi soprattutto del sud
del mondo che separano sempre di più i popoli e le coscienze.

Pur condividendo la necessità che le tradizioni e le culture dei
popoli non debbano essere negate né dissolte ma - al contrario -
vadano valorizzate e fortificate, non si può continuare ad
accettare che il pianeta sia ancora teatro di sanguinose guerre e
violenti conflitti religiosi o etnici. Così come le guerre nate
e perpetuatesi in nome di alcune potenti lobby economiche e
finanziarie non possono né debbono più trovare cittadinanza nel
mondo.
Per poter perseguire questi elementari ma essenziali obiettivi di
giustizia e di pace, occorre che tutti coloro i quali abbiano
inteso contribuire al miglioramento delle società e delle
nazioni attraverso l’azione politica pongano in essere ogni
migliore sforzo ideale e programmatico.
Tale sforzo va esplicitato attraverso la creazione di un
archetipo di società possibile, capace di dare risposte o,
almeno, non sfuggire alle gravi questioni di equità sociale, di
rinascita morale e civile e di rinnovamento politico ed ideale
che i cittadini dei nostri tempi chiedono.

Questa società dovrà costituire un ambiente fisico e spirituale
capace di moderare al tempo stesso le esigenze collettive, le
libere espressioni dell’individuo e lo sviluppo sociale,
economico e morale di tutti gli appartenenti alla comunità.
xxxxxxxx non intende minimamente sottrarsi a questo gravoso
impegno, convint* com’è di avere solide basi di idee e di
principi da tradurre in proposte forti e realizzabili. Forti, cioè
capaci di essere al tempo stesso durature e flessibili al mutare
del contesto; realizzabili, cioè concretamente applicabili alla
società ed ai tempi che viviamo. [...]

Tocque-ville, la città degli.. indecisi

C’è che questi neocon, neolib o neochevipare hanno una tendenza che andrebbe studiata e che ci permetterebbe forse di capirli meglio: non riescono a cedere alla tentazione di riempire i loro blog di banner e gif che possano identificarli come “gruppo”. Dai fiocchi in ricordo di varie stragi (italiani, americani o spagnoli: ce n’è per tutti i gusti. L’importante è mostrarsi fieri e affranti) ai banner “Per Oriana”, dalle bandiere giganti sbrana-layout americane, israeliane o italiane a quelli del “Blog moralmente inferiore”. Ma non finisce qui. Sempre per questa strana tendenza a fare blocco e mostrarsi vicini vicini (forse per sembrare di più), non fanno altro che fondare movimenti di pensiero, aggregatori e blog di gruppo. Tanto gli iscritti sono sempre gli stessi, e loro si sentono un po’ meno soli: da Freedom’s Zone a Rete delle libertà, da Italian blogs for freedom all’ultimo nato, Tocque-ville.


Credo sia giusto però a questo punto
evitare di generalizzare e salvare proprio Tocque-ville dalla
inutilità di tutte le altre sbobbe che lo hanno preceduto.

Tocque-ville
è stato ben progettato ed è ben costruito (anche graficamente,
cosa rarissima tra i blog neocon o neolib), è un aggregatore
funzionale e dinamico e a volte - non sempre eh, non credete - ci
si può pure imbattere in qualche post interessante. Bazzicavo da
quelle parti e mi chiedevo: ma questo bel sottotitolo - La
citta dei liberi
- non vorrà mica dire che Tocque-ville raccoglie
blog e blogger di idee liberali?
Non potevo fare a meno di rispondermi di sì, anche perché -
continuavo riflettere - Alexìs Clerel de Tocqueville non
è poi il liberale per eccezione, non è definito
“un liberale portato all'estensione dei principi liberali
a tutti”
? Bella cosa - mi son detto - e incuriosendomi
sempre di più sono andato a vedere cosa ne pensavano i nostri
blogger liberali del referendum sulla procreazione
medicalmente assistita
. D’altronde - ripetevo a me
stesso, e
conferma Wikipedia
- “ciò che contraddistingue il
liberalismo politico in ogni epoca storica è la credenza nell'
esistenza di
diritti fondamentali e inviolabili facenti
capo all'individuo
. In quest'ottica i poteri dello
Stato devono incontrare
limiti ben precisi per
non ledere i diritti e le libertà dei cittadini. Ne deriva il
rifiuto [...] del
clericalismo. […] Il
liberalismo
è laico anche perché chiede
allo Stato di
non interferire nelle scelte morali
individuali
: "Nessuno mi può costringere ad
essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il
benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la
felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi
pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso
scopo." (Immanuel Kant).”
Che cosa bellissima, il
liberalismo
!

Se volessimo fare proprio i puristi,
potremmo dare per scontato che un liberale non potrebbe che avere
votato Si ai referendum. Senza entrare nel merito dei
quesiti, un liberale non potrebbe condividere una legge che pone
dei divieti sulla base di convinzioni religiose e - per dirla
come Kant - costringe gli uomini ad essere felici come vuole
qualcuno.

Ma vediamo di essere un po’ più
elastici e un po’ meno esigenti. Se volessimo fare la
supposizione ardita che un liberale sia stato contrario alle
modifiche apportate dal referendum, potremo però essere certi
che sarebbe andato a votare No e mai avrebbe praticato e
fomentato il trucchetto dell’astensione. In fondo, se
mettiamo da parte i “Sulla vita non si vota” (in
Parlamento invece sì, eh?) e gli slogan, sono stati proprio
tanti astensionisti celebri ad ammettere candidamente che astenersi
avrebbe ostacolato il raggiungimento del quorum
e quindi
impedito la vittoria del sì. E questa è chiaramente una
furbata, perché si utilizza quel 30% di astensionisti cronici
affibbiando loro una posizione che di fatto non hanno preso. E’
come giocare una partita di calcio, e iniziare dal risultato di
3-0 per una squadra. Non è sempre facile fare il Liverpool della
situazione.
Un liberale, se tale è, mai vorrebbe sporcarsi le mani
con simile mezzuccio che non permette di riconoscere in maniera
limpida la volontà della maggioranza dei cittadini, che castra
il confronto e deturpa uno dei più importanti istituti di
democrazia.
Mi consola vedere che questi non sono dei
miei vaneggiamenti. Fortunatamente questa è la posizione di
tanti blog tocquevilliani: dall’illustre Camillo a I love America, da Il griso
ad Aghenor, fino a Rabbì e
tantissimi altri.

Mi sono fatto un giro sui blog di Tocque-ville, e ho
scoperto però tutt’altro.

Ho scoperto un liberale che “la
pensa come Ferrara e il Papa”
e una liberale certa
della vittoria dell’astensione perché “la Madonna
avrebbe vegliato anche sull'Italia e su questo referendum”
,
un liberale convinto che “I
figli continueranno a farsi come si sono sempre fatti e chi li
farà contro natura sarà di certo un mostro senza ritorno e
senza scampo
e una valanga di liberalissimi banner
giganti del Comitato
Scienza e Vita
(che mi facevano puntualmente e liberalmente
bloccare Firefox, ma questo è un altro discorso). Chiudono il
cerchio due circoli di nota inclinazione liberale noti come Azione Giovani Aversa
(dal forum: “Dopo il referendum, Fini a casa!” e
- incredibile -  “Ormai Fini ha compiuto il suo
percorso politico
diventando un DEMOCRISTIANO DOC)
e Azione Giovani
Ischia
, col solito manifesto ingannevole pro-astensione con
un feto al posto dell’embrione. Interessante - infine -  la
testimonianza di un blogger-cittadino
invaso da una
liberalissima ondata di spam tocquevilliano.

Per la cronaca, i blog astensionisti all’interno
della città dei liberi di Tocqueville
sono una miriade (v. box sotto), e gettano Tocque-ville nella melma
di tutti i vecchi e nuovi aggregatori e think-tank della
destra reazionaria e neoconservatrice: niente di nuovo, niente di
diverso.
La prossima volta converrà essere meno
frettolosi nello scegliere un nome illustre ed un titolo ad
effetto, spacciando per “La città dei liberi”
una città che tanto liberale-liberale poi non è.
Scegliere un nome diverso all’aggregatore può essere una
soluzione ma, in fondo, basterebbe aver fatto semplicemente un po’
di selezione all’ingresso. Guai a dirlo, però: son
liberali, loro.

I blog della città dei
liberi di Tocque-ville che hanno più o meno
esplicitamente dichiarato o propagandato l’astensione
a referendum sulla pma.
AlamesondeluliganAntiKomunistaAntonio
Palmieri
AquaAzione
Giovani Aversa
Azione
Giovani Ischia
BallonsBattitore
libero
BertoldinoBibliomaniaBlacknights (l’unico blog con un errore di ortografia nell’url)
BottomlineBruno Murgia BlogBurogguCalamity JaneCanale
IBA
Walter
Gianno
Censura
Rossa
Cento
passi
WurizykoFriedrichFrogBlogDe
Martino
GinoHappy
Trails
HarryIl
cannocchiale
Il
fromboliere
Il
mascellaro
Il
principe
Il
sorvegliato speciale
Io
divergo
ItaliacattolicaJimMomoKattolikopensieroL’angolo
della politica di JJ
L’essere
umano è persona
Matteo
Fontana
MelloneMetamondoNeocon
Italiani
OggiOni-fledParbleu!Pesce vivoPoliticfarmPaolo GuidoRunrigRobinikSalvatore
Stefio
(toh, chi si rivede)
Silvio convincimiStrano
cristiano
TesticoliThey
killed Kenny
Tommaso
Lorenzi
Totus
Tuus
Una
finestra sul mondo
Una voce che urla nel deserto
Valpalot.

Italia, anno 2005


I protagonisti, dall'alto a sinistra:

(1) On. Carlo Giovanardi, Ministro per i rapporti col Parlamento
(2) Maurizio Belpietro, direttore de Il Giornale
(3) Alessandra Mussolini, leader di Alternativa Sociale
(4) Silvio Berlusconi, Forza Italia, Presidente del Consiglio
(5) Ferdinando Adornato, Forza Italia, Presidente di "Liberal" (!)
(6) Raffaele Lombardo, Movimento per l'autonomia, Presidente della Provincia di Catania
(7) Card. Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
(8) On. Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia
(9) On. Francesco Storace, An, Ministro per la Salute
(10) On. Roberto Calderoli, Lega Nord, Ministro per le riforme
(11) Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio
(12) On. Gianni Alemanno, An
(13) On. Francesco Rutelli, Presidente della Margherita
(14) Roberto Fiore, presidente di Forza Nuova
(15) Joseph Ratzinger, alias Papa Benedetto XVI

Questi giovani d’oggi

Chi per mestiere fa la televisione - e quindi decide cosa mandare in onda, quali programmi produrre, a quali conduttori affidare una determinata trasmissione, su quali fasce orarie puntare, eccetera - sa benissimo quanto sia importante strategicamente la fascia di spettatori che comprende i cosiddetti “giovani d’oggi”. Tutti - chi più, chi meno - cercano di accalappiare la loro attenzione, di assecondare i loro desideri e di proporre loro quello che credono gli possa più interessare: spesso, però, finiscono per prendere cantonate clamorose, a cominciare dalla definizione esatta del target di riferimento.

Se pensiamo ai giovani come agli appartenenti alla fascia di età che va dai sette ai quattordici anni (e io su questo non sarei completamente d’accordo), potremo tranquillamente convenire sul fatto che in Italia esistano già due canali televisivi diretti a questa fascia di età: Italia 1 ed Mtv.


Ci sarebbe da discutere quindi sul come tale target viene considerato dai guru della televisione.
Italia 1 propone un palinsesto incentrato – probabilmente per una scelta precisa – su programmi di breve durata (tranne i film e qualche altra eccezione, non si va mai oltre un’ora): telefilm, cartoni animati, sit-com, programmi di intrattenimento all’insegna del trash e del volgare (Cronache marziane su tutti), un telegiornale – Studio Aperto – che dedica più tempo al gossip e al costume che all’informazione, e che romanza tutti i casi di cronaca nera, un rotocalco – Lucignolo – che parla a rotazione di sesso facile, abitudini sessuali nella notte di Milano, spogliarelliste e nuove tendenze della pornografia. Anche le manifestazioni sportive vengono adattate al target di riferimento: ascoltate le assurde telecronache alle gare MotoGp dell’allucinato Guido Meda, o gli esagitati telecronisti degli incontri di wrestling, e fatevi un’idea.

Mtv dal canto suo risponde alla scelta precisa di dedicare grandissima parte del suo palinsesto alla musica, ma anche qui compie – ma questo lo fa storicamente, e credo non solo in Italia – una scelta importante: non i dischi più belli, ma i più venduti (scendete dal pero, le due cose vanno di pari passo molto raramente), non i dischi più interessanti, ma quelli più trasmessi dalle radio, quelli da cui poter ricavare facili ospitate e suonerie a go-go: quelli – per dirla in un altro modo – commercialmente progettati per un determinato scopo ed esplicitamente diretti a quel target di riferimento che è lo stesso della rete.

Siamo sicuri che i giovani, che quei giovani, vogliano proprio questo?
E ammesso – e non concesso – che lo vogliano, siamo sicuri che sia giusto da adulti assecondare le loro pulsioni più spontanee e istintive immergendoli in una televisione che non li stimola ma li appiattisce e frena tutte quelle cose che dovrebbero/potrebbero farli crescere (il porsi delle domande, il sano divertimento, l’informazione a misura di ragazzo, la formazione di un primitivo senso critico e delle prime passioni verso forme d’arte quali il cinema – anche d’animazione -, la musica, la vera comicità)?

Non mi si risponda che i guru di cui sopra decidono in base ad esigenze esclusivamente commerciali, secondo la consueta logica di devozione ai pubblicitari e al dio Auditel.
Siamo sicuri che – ragionando su un termine medio-lungo che non è di questa tv, lo so – non potrebbe avere successo e seguito una televisione che possa proporre dei cartoni animati di qualità (anche e soprattutto tra i giapponesi ce ne sono di meravigliosi), dei telefilm ben realizzati (un cult come 24 è stato relegato su Rete 4 ad orari impossibili), dei talkshow intelligenti che possano trattare temi vicini ai giovani senza cadere nella retorica, degli spettacoli di comicità che possano divertire in modo sano (in questa direzione qualcosa si vede anche ora, seppure con qualche eccesso), degli appuntamenti sportivi che possano avvicinare i giovani più allo sport in quanto tale che non al merchandising ad esso collegato, dei programmi di informazione che possano formare la coscienza dei ragazzi, stimolare la loro curiosità e arricchire giorno dopo giorno la loro creatività e il loro bagaglio di conoscenze?

Questa è una domanda che forse non troverà mai risposte concrete.
La considerazione più amara, però, sta nel fatto che si possa ragionare di questo discorso solo su a proposito di canali commerciali quali Italia 1 ed Mtv, e non sul servizio pubblico (che dovrebbe e potrebbe fare tutto questo senza la spada di Damocle degli ascolti o degli introiti pubblicitari): malgrado alcuni positivi vagiti quali il Gt Ragazzi, in questo campo la Rai non ne azzecca una dai tempi di Big.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

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le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

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Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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