Author Archive for elenam

Saturday Night Fever

Sabato sera, pioggia, Piazza Travaglio, noia.
Mi chiedo che gusto abbiano le mistocchine mentre le vedo, e le sento, cuocersi al baracchino dei cinesi all'angolo. Buon profumo.
Poche macchine in giro.
Ne arriva una, che svolta da Porta Paola verso via Baluardi, ed è leeenta, leeeeenta. Sembra al rallentatore. Poi, un megafono spunta dal finestrino del passeggero, e poi spunta anche il ragazzo che è appeso al megafono. La macchina quasi si ferma. Suspence.
Gracchio bzzz "Andate viaaaaaaaaaaaah, allllllllllllbaneshi di mmmerda" bbbzzz
Gran Ghignate Giovanili, da dentro l'abitacolo.

La macchina sgomma e corre via.

Le paure di uno scrutatore

A Ferrara, domenica e lunedì, si vota di nuovo. Ballottaggi e referendum, sai com'è.   Piccoli traumi per i giovani scrutatori. E' vero che non si fa granchè e si viene pure pagati, ma conteggiare i voti, guardare le schede, fare una piccola summa della situazione elettorale di ogni singolo seggio, sono attività che lasciano un piccolo solco nell'Io collettivo (credo) dell'esercito contante. Vedete, per qualsiasi persona che non è completamente indifferente alla situazione politica nazionale, andare a votare rappresenta una gioiosa festa democratica. E per uno scrutatore veder nascere una moderata coda fuori dal seggio fa tubare di stupore; per la coscienza civica, chiaro, che spesso ci raccontano essersi spenta senza tante sofferenze, riposi in pace. Timbrare, registrare, indicare la cabina, consegnare quel plico di schede colorate grandi come otto kleenex, possono essere un picco di orgoglio democratico che manifesta con una strabordante gentilezza verso l'elettore di turno. A volte succede però che tutto questo, col senno di poi, si tramuti in un grottesco e viscerale odio per se stessi. E' vero che è democrazia e che è giusto votare come meglio si crede. E' vero che potere popolare uber alles. Ma tant'è, un rapido moto di astio epidermico per tutte le persone che hai accolto imbabolata come una demente, coglie spesso e volentieri l'impavido conteggiatore. Per un attimo, non c'è più razionalità. Perchè aprire le schede e vedere quello straripare di voti - per me - senza senso, ti fa vedere con occhio diverso l'anziano signore che nonostante gli acciacchi dell'età, si è recato al seggio per esprimere il suo democratico volere (alla faccia dell'elettorato giovane che invece che al seggio si reca al mare per votare miss Malua, sbrodolando spritz con un accento da vaccaro). Pensi, che se è stato anche lui a votare così, ah beh, poteva rimanersene a casa. Non fraintendetemi, non auspico una selezione naturale dei votanti a mio gusto e piacimento, ma sto tentando di fare capire come il sospetto si infiltri, sgradevole e pungente, nella psiche di uno scrutatore ingenuamente speranzoso. Un sospetto che si fa urlante, man mano che procede lo spoglio delle schede. E' come quando sei felice per qualcosa, e sei naturalmente propenso a manifestarlo e condividerlo col prossimo, e poi il giorno dopo, quando capisci che è andata male, ti senti solo e giustamente un coglione. Salutare con un sorriso ogni elettore è, oltre sintomo di una buona educazione, parte dell'ingenuo ottimismo che svanisce ad urne aperte. Ridere e scherzare, idem. I conoscenti che votano al seggio dove sei tu, beh, dopo, inizi a temere che, magari, anche loro..Mentre compili i registri, ci pensi, a tutte le facce che hai visto, come pensi alla fatica che sta facendo la tua mano nel segnare tutte quelle crocette rosse su quella lista lì. E non è una crocetta fatta con astio o una fatta con cura, tirando la diagonale da un angolo all'altro, a farti sentire meglio. Pensi che vorresti averceli sotto mano, 'sti qua, e chieder loro perchè, miseria, PERCHE' devono complicarti la vita. In cosa credono, e di cosa hanno paura, se si sentono parte di un disegno divino per farmi impazzire come uno scarafaggio in una scatola, o se invece per loro sono io fuori dalla umana creanza. Per questo, che parlo delle paure di uno scrutatore. Perchè a pensare che io domenica sarò di nuovo lì mi dà quella sensazione di terror-panico che solo davanti alla porta dell'ambulatorio del medico riesco ancora a provare.

L’Allegro Massmediologo

Leggendo Un'altra notte dei cristalli mi vengono in mente una slavina di altre annotazioni simili. 
Brrrroom. Una cascata di avvenimenti in fila.
Quante volte è già successo che la notiziabilità di un fatto superasse l'importanza o la gravità dell'accaduto?
Quante volte l'uso pianificato di una notizia ha sacrificato eventi intervenienti? 
Se questo argomento un po' vi interessa, se questo argomento un po' vi spaventa, se forse già ci avevate fatto caso chè non è argomento da luminari nè da illuminati come invece viene fatto credere, allora vi andrebbe di giocare per una settimana all'Allegro Massmediologo?
Le regole sono semplici, il kit anche.
 
L'ALLEGRO MASSMEDIOLOGO
 
#1
Dunque, 
intanto procuratevi un bloc-notes che vi dia un tono, penna abbinata. 
Poi, verso l'inizio della vostra settimana sceglietevi:
1. una notizia feticcio, vi seguirà per tutta la durata del giuoco
2. l'orario in cui pensate di poter guardare un TG di qualsiasi rete, meglio se due/tre, per almeno 4 giorni della settimana
3. tre giornali di carta
4. due giornali online
 
#2
Una volta svolte le prime indicazioni, annotate con perizia:
a. le quotazioni della notizia che avete adottato: se ne parla di più, se ne parla di meno? in che modo? qual è l'evoluzione naturale dei suoi spostamenti su carta, tg und so weiter (prima pagina, titolo d'apertura ecc)?
b. l'ordine delle notizie nei TG. Ci sono TG nei quali il gossip vale più di tre esplosioni atomiche a Berlino Bruxelles Beirut, altri invece che riescono a mantenere ancora un barlume di dignità informativa. Scrivete l'ordine, scrivete i titoli delle notizie e tranquillizzate i vostri coniquilin* o genitori, dire loro che state compilando un form per un quiz troppo yeah. A volte funziona. A volte no, ma è divertente lo stesso. Uh, ricordatevi anche di certi espedienti come il panino, ovvero opinioni politiche organizzate per convenienza cognitiva in esponente di maggioranza - opposizione- maggioranza con riassunto. 
c. la disposizione degli articoli cartacei. Lo spazio che occupano è direttamente proporzionale all'importanza che la linea editoriale della testata dà alla notizia. Se alcuni giornali pubblicano la faccia di Benedetto XVI in formato A0, e non per schernirlo come potrebbe succedere in altri quotidiani, forseforse non è per tappare i buchi di una prima pagina troppo grande. Riportate quali e quante notizie scivolano progressivamente dalla prima all'oblio, oppure quelle che si srotolano quotidianamente come episodi di una soap. Scrivete anche i titoli, o il contenuto, o quello che nell'articolo è rilevante.
d. controllateli, 'sti siti. Non più di tre volte al giorno, ma solo per evitare di perdere ogni contatto con la vostra realtà. Anche lì, l'ordine delle notizie, e magari, anche quante volte girano i gossip e i link ad altre baggianate. 
 
#3
Ora, dopo una settimana che farete questa cosa, se la farete, potreste ricavare da voi qualche conclusione, e magari comunicarla attraverso Ciccsoft. 
Non si vince nulla, neanche una caramella. 
Però - e questo è certo-, potrete vantare un'esperienza da studiologo impegnato e lamentarvi con savoir-faire del sistema mediatico italiano. E senza nemmeno studiare Scienze della Comunicazione amici!
Impagabile.
 
(questo post è stato scritto senza che nessun albero sia stato abbattuto e non è stato testato su student* di Scienze della Comunicazione)

MMMale, molto Male. Col Tango sul Cuore, chiude anche Emme.

 

bye bye Emme

bye bye Emme

La satira non s'è mai piegata.

E allora com'è che l'ha presa sempre nel culo?
(Fricca 2057)
 
Il Male, Tango, Cuore. Da oggi, anche Emme.
L'inserto satirico de L'unità, presente? Quello che esce il lunedì?
Quello che è da un mese circa che si assottiglia sempre di più? 
Ecco, chiuso. Non c'è copertura finanziaria. 
Il direttore Saracino è stato chiaro con Sergio Staino: non ci sono i soldi.
Anche se L'Unità continua la sua lenta risalita verso il pareggio economico.
Anche se rimane(va) l'ultimo piccolo guizzo di satira nè teatrale nè televisiva, se escludiamo, vabbè, il Vernacoliere. Mica tanto che esiste(va), eh, da aprile 2007. E invece.
Chiuso.
In grande stile, però.
Compratelo, magari, oggi. Soprattutto se non l'avete comprato mai. Una chiusura col botto.
(ambientato in un ipotetico 26 gennaio 2057, nel quale Michele Serra torna a fare il direttore di giornale di satira [sarà abituato? mah] e Silvio vegeta nella formalina, mentre Stefano Disegni in pieno delirio senile racconta di questi "cazzo di anni zero". Visibilio)
 
Se avete la febbre però, e nessuno può andarvi a comprare L'Unità, allora visitate questo sito:
www.scomunicazione.it
Solo se proprio non potete comprarlo, però. 
 
Dài.
 

Waiting for Happyfania

Forse, ho superato anche queste di feste. Lo dico un po’ spaventata, come se mi potesse portare sfortuna dirlo solo ora, chè la befana deve ancora arrivare. Come se potessero inventare delle nuove feste, ora, qua, solo per farmi un dispetto.

Questi ricongiungimenti forzati, acquerellati, bucolici, che finiscono spesso in grottesche commedie del non detto, mi creano un’ansia inimmaginabile.

E poi, immagini televisive che scorrono a fiumi nelle case dei più anziani progenitori, odori strani, cibi killer, mandrie di gente per strada, conversazioni stucchevoli rubate ai passanti, per sbaglio, per il principio della propagazione delle onde sonore, luci, rituali; paura, un senso di antisocialità che cresce in me dicembre dopo dicembre.

Giuro, non sono snob, che sicuramente è un pensiero che va preso in considerazione.

In compenso, sono molto spaventata. Una paura strana, irrazionale, che mi coglie a sorpresa negli attimi in cui mi abbandono alla festività dilagante.

Quest’anno però ho fatto qualcosa per reagire. Me li sono segnati, sì sì, così posso tentare di capire, tracciare un’ipotetica linea rossa che li lega tutti quanti. Ho scoperto per esempio che molti shock natalizi li subisco dal mio divano di telespettatrice: la prima volta che ho sentito Mike Bongiorno sbiasciare quella canzoncina in inglese con Fiorello di fianco che fingeva di essere divertito, non ho parlato per un po’, il cuore mi batteva in gola e i miei occhi erano sgranati oltre il loro naturale limite. O aver rivisto Sandra Mondaini in tv, quando la credevo scheletro e sottoterra, anche quella è stata un bella batosta.

Ho notato anche come sia stato complicato per me avere un rapporto sereno con le strade, i negozi, le librerie, i bar di Ferrara; sono rimasta nascosta in un angolo buio di un negozio, un pomeriggio, perché i troppi sconti nel reparto ciapapolvar avevano reso aggressive un paio di signore convinte che quell’utile portacandele dovesse finire nel rispettivo cesto dei doni. Un’altra volta, sono rimasta paralizzata in una libreria dove tre ragazze cercavano a caso un sentito regalo per i loro parenti, unico limite quello pecuniario, e le vedevo spulciare agguerrite ogni angolo, aspettando persino, come condor, il momento in cui io avrei smesso di leggiucchiare il libro che avevo tra le mani per sottoporlo al vaglio dei regali potenziali.

Vedete, proprio faccio fatica, non lo faccio apposta come quelle persone che si vede che hanno la spocchia del Natale, perché non è trendy o non è chic. E’ che questo cartonato di umanità, queste facce di poliuretano espanso che ti si avvicinano bavose per augurarti cose che non ti vogliono augurare, questi cumuli di plastica e ceramica e carta e tessuto che ti si accumulano inutilizzate in camera per la generosa profferta di qualche educato estraneo, a me fanno spavento. E’ come il carnevale, ma ci si prende sul serio. E’ come il compleanno, ma non il tuo. E’ come un evento famigliare da festeggiare, ma senza che ci sia un festeggiato. E allora non capisco.

Perfortuna però, tra due giorni è la Befana. Così, forse ho superato anche queste, di feste. 

Saggezza popolare: viva viva l’epifania che tutte le feste si porta via. O meglio, come ho appreso dagli ultimi spot, Happyfania.

(Aiuto).

Mille merci, siòr Brunetta.

Grazie, grazie e ancora grazie, al signor ministro Renato Brunetta.
Lui ha capito, è uomo pratico. 
Ha capito che è inutile stare a martoriarsi il cervello con soluzioni ad effetto per far capire che uomini e donne devono avere gli stessi diritti, perlomeno lavorativi. 
Lui che è uomo pratico, ha capito che devono avere prima gli stessi doveri.
Così, l'esimio signor ministro ha deciso di innalzare l'età delle pensione delle signore lavoratrici.
Vivono anche più a lungo, le perfide.
Nell'ottica della parità però, secondo me, mancano un paio di ulteriori accorgimenti che renderebbero più
efficace il provvedimento, sempre in nome della parità, sia chiaro. 
Per lo stesso principio adottato, anche gli uomini dovrebbero adattarsi alle condizioni lavorative dell'altra metà del cielo, altrimenti che parità è se solo le donne fanno un passo verso gli uomini, no? stessi doveri, e allora consiglio al celebre veneziano di rallentare esponenzialmente le carriere maschili, diciamo di almeno un terzo, a parità di livello di istruzione con una donna, per farle sembrare proprio come quelle femminili.
Semper et comunque nella nobile ottica della parità poi, consiglierei di ridurre gli stipendi ai lavoratori maschi, facciamo della metà, per poter arrivare alla stessa retribuzione di una donna a parità di ruolo professionale ricoperto.
E in più, quei pochi temerari che chiederanno il permesso di paternità, verranno licenziati per puntiglio al loro rientro.
Tiè.
Così, il quadro per me sarebbe più equilibrato, non trovate? 
Tutto sommato l'esimio trova che ci siano troppi fannulloni, e allora se ci sono troppi fannulloni fa lavorare tutti di più.
E poi magari ad un intervento sui diritti o sulla parità ci penserà quando avrò visto un qualche risultato.
Ahhh, il signor ministro, quasi da assegnarli il ministero della semplificazione...

Onda su Onda

 

 

 


 

 


 

 

Manifestazione di Roma

Cos'è secondo voi?

A Roma per la manifestazione universitaria.

Giornata che doveva essere metereologicamente avversa ai manifestanti; se piove, governo ladro- il primo pensiero.
Comunque.
Roma intasata di nuovo di pullman e il terror-panico del Grande Raccordo Anulare, che la volta scorsa (il 30 ottobre - N.d.E.) avevo percorso parzialmente a piedi causa sopravvenuto blocco totale del pullman su cui viaggiavo, nuova esperienza da conservare nella memoria con gelosa cautela.
E la spunta delle provenienze esibite a lato conducente nelle corriere al parcheggio: ecco Pistoia, nooo Cesena!, Siena, c'è Pisa! (e Ferrara?).
Un "noi-il-biglietto-non-lo-paghiamo" alla fermata della metropolitana Eur Fermi fallito in pieno, piccolo rigurgito di prepotenza mattutina, riportato alla realtà da un vigilante che ci ricorda che no, così non si fa. 
Più di un'ora di attesa fuori dalla Stazione Termini, già in formazione, pronti ad accodarci al corteo della Sapienza che- miseria- non arriva mai. 
Poi, sfinita dal vedere gente sfilare e noi rimanere inchiodati là, in un po' ci siamo staccati, e ci siamo affacciati su via Cavour, così, indipendenti e curiosi.
Ora, immaginatevi un lungo lungo viale -facciamo un esempio ferrarese, diciamo dalla prospettiva di corso Giovecca fino alla stazione dei treni - ricolmo di persone. Una marea umana, se vi piace continuare con l'isotopia dell'onda-mare-acqua.
Unità mobili di studenti, segmenti divisi per appartenenza universitaria, con striscioni, maschere e slogan diversi per ogni ateneo. 
Impossibile non dire festa, anche se era una manifestazione contro una cosa terribile, anche se il motivo per cui si era là era tutt'altro che piacevole. 
Ma si sa, le utopie dei singoli, quando diventano un collante collettivo per muoversi sincronicamente per qualcosa, danno brividi da pelle d'oca. 
E allora festa. 
Carri con le canzoni d'ordinanza (esisteranno compilation da manifestazione in vendita? così, successi da piazza assicurati?), i colori squillanti normalmente dimenticati nelle confezione di Jumbo Carioca, striscioni disegnati, facce pittate, ministri di cartapesta, slogan arzigogolati, forse una sfida a trovare i più divertenti e incisivi (primo premio personale ad un liceo di Zagarolo: "basta tagli....non siamo emo"). Fotocamere, videocamere, videofonini, video-foto-digi-apparati ovunque, l'inquietante possibilità di vedere riapparire la propria faccia nei più sperduti blog d'Italia. Aaaah, la rivoluzione digitale. 
E ancora, venditori di fischietti, venditori de il Manifesto e L'Unità, venditori di birra & acqua a costi da oreficeria, venditori di gadget da manifestante, venditori di ombrelli che come me avevano seguito il meteo. Visto l'ultimo periodo, i romani si sono attrezzati. 
Tanti megafoni e voci distorte da-, file di studenti a mano per fare un cordone di sicurezza, solidarietà impreviste, profferta di vino e panini, incontri e re-incontri casuali. Clima casereccio, da tovaglia con i quadri e tante individualità intorno al tavolo. 

Lo yo-yo espressivo mi segue spesso. Anche a Roma.

Lo yo-yo espressivo mi segue spesso. Anche a Roma.

Momento clou del mio vagare: il corteo sfila sotto un palazzo alto, due scale d'accesso laterali e un muretto a recintare lo spazio antistante. Tante persone appollaiate là sopra, su quel muretto. Ragazzi giovani. Il brucomela di studenti del corteo comincia a correre e dopo pochi metri si arresta e parte un applauso generale, rivolto -credo- alla gioventù sopraelevata. Sarà mica La Sapienza? Brividi. Occhi lucidi. Allora quei ragazzi lassù non sono con noi perchè stanno occupando! Bravi! Afferro un'amica per il maglione e la trascino su. Devo vedere. Cerco targhe sul palazzo, a conferma del Momento Storico che sto vivendo. Inspiro a pieni polmoni, è l'aria di questo determinato e ingenuo credere nella Cultura che sto respirando. L'Onda Anomala. Il nuovo Movimento di Protesta. Aaah, la guerre
Guardandomi attorno, vedo solo gente sul muretto. 
Non trovo targhe. Solo un signore anziano in giacca e cravatta che si accende una sigaretta sulla soglia di un'entrata, sarà un professore, che bello, anche lui, anche lui ci crede, è con noi! 
Quando mi avvicino al muretto, sento una ragazza che dice "ma perchè urlano tutti rivolti verso di noi?", poi scatta due foto dall'alto, e se ne va. Primo prurito da dubbio. 
Un altro ragazzo lì vicino, si chiede la stessa cosa. Seconda puntura di dubbio.
Mi riguardo intorno. 
Chiedo a un tizio se sa cos'è il palazzo alle nostre spalle, lui tira dalla sua sigaretta e butta fuori, mi guarda perplesso prima di ribaltarmi addosso un boh di ghisa piombata. No, non è La Sapienza. Siamo in centro, avrei dovuto pensarci.
Piccola implosione di vergogna, guance rosse, raccatto furtiva pezzi di me stessa credulona sperando che nessuno se ne sia accorto. 
Il corteo scorre, si ferma a Piazza Navona, dove c'è un palco e qualcuno pronto a parlarci, da quel palco. Ma io non lo vedo, perchè il pullman che mi deve riportare da dove sono partita deve instradarsi. Ancora una volta, la mia università è la Cenerentola delle manifestazioni, arriva tanto così a viverle fino alla fine, ma poi scatta l'ora e tutti corrono alla metropolitana, congegnando modi per rubare un altro paio d'ore in una grande città. Tanto poi ci si ritrova tutti sconfitti dalla realtà all'entrata della corriera.
Una cameriera di mezza età molto anni '60, nell'unico bagno del quale ci è stato permesso di servirci (n.d.E. La Feltrinelli ci ha negato l'accesso alla toilette. Grossa delusione libraria), ci ha guardato da dietro le sue grandi lenti fumè e ci ha chiesto "quann'è  che la smettete con 'ste manifestazioni? E' d'an mese che ce state a bloccà 'a città, tanto 'un ottenete niente, manco ve ascoltano".
Ecco, io non so se la signora abbia ragione o meno. Non mi va nemmeno di pensarci ora, tant'è che non ho scritto nulla sulla 133, nè ho nominato politici antipatici. Però mi è piaciuto molto vedere tanti studenti insieme, siamo proprio tanti. E per una volta, li ho guardati solo con gli occhi. Non ho pensato al bocconiano snob, o al normalista cervellone, piuttosto che al bolognese alternativo. Erano lì, con me, come me. Potenziali espressioni.
Brivido.
 
(Organizziamo un incontro nazionale di studenti universitari per, chennesò, un torneo di memory inter-ateneo?)

Barack Obama Barack Obama Barack Obama Barack Obama

Riflessione da treno, ripensando a spunti di scrittura fornitimi durante un aperitivo (!).

Ha vinto Obama. E qui dicono potrei chiudere il post.

E invece no.

Io sono contenta che abbia vinto Obama. Questo traguardo raggiunto da Obama mi permette di fare diverse cose:

  • Mi permette di gongolare al pensiero di quanto è bello e moderno e luccicante che Barack Obama – che è nero- abbia vinto le elezioni e che diventi quindi Presidente degli Stati Uniti.
  • Mi permette di credere che per qualcuno lo slogan YES WE CAN funzioni veramente; qua ci si è bloccati invece ad un rassegnato e bruciante YES WE CAN’T meno travolgente ma più realistico.
  • Mi permette di sgranare gli occhi davanti lo schermo TV, di stupirmi, di emozionarmi ancora, di farmi luccicare le pupille davanti la conferma che l’American Dream esiste ancora, nonostante Wall Street, i fratelli Lehman e i McDonald’s. Possiamo recuperare le valigie di cartone dei bis bis, cercarci un volo low cost e girare anche noi la ruota della fortuna.
  • Questo vorticoso e avvolgente incanto elettorale mi permette di ignorare – per cause di trasporto maggiore e almeno per la durata di un TG- il tragico stato mentale nel quale verte lo stivale in mezzo al mare. Noi, insomma.
  • Il punto qua sopra, finito il momento di stizzoso fastidio di cui vado soggetta a scadenza telequotidiana, mi causa attacchi di consapevolezza di quanto una persona, quella persona, possa influire nella mia vita al dettaglio.
  • Mi permette di pensare che la campagna elettorale di queste elezioni USA non è stata solo negli USA (coro: non solo negli USA, non solo negli USA). In tanti abbiamo moralmente votato per Obama. Poi magari in tanti non abbiamo votato fisicamente alle ultime elezioni italiane.
  • Mi permette di sperare che adesso che ha vinto Obama magari per i prossimi settacinque giorni sentirò meno ‘sto cavolo di cognome. Almeno fino al 6 di gennaio, quando tornerà per insediarsi in pompa magna nella nuova magione, dopo il tour ufficiale del 25 dicembre.

 

Riflessioni da treno, dove le prime pagine di tutti i quotidiani abbandonati per terra e sui sedili colorano il vagone di rosso e di blu. Tutto bello, tutto vero. Finalmente.

Anche se.

 

(letture consigliate: Obama Story, dall’Africa all’Air Force One – supplemento di questa settimana al numero di Vanity Fair in edicola. Non perdetevelo!)

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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