Archive for the 'Cinema' Category

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Slevin – Patto criminale

Slevin - Patto criminaleSlevin - Patto criminale è un film che lì per lì ti lascia un po’ allibita: sangue a profusione e uccisioni a tutto spiano solo nei primi 4 minuti di film (poi si calma, eh).
La trama è (apparentemente) semplice: dopo aver perso in un colpo solo lavoro, casa, e fidanzata, Slevin (Josh Hartnett) si trasferisce a casa del suo amico Nick, e viene scambiato per lui, rimanendo coinvolto nella guerra ordita da due capi criminali acerrimi nemici: “Il Rabbino” (Ben Kingsley) e “Il Boss” (Morgan Freeman). Il ragazzo si dimostrerà comunque all’altezza del suo nome (Slevin significa “cane rabbioso”)…anche troppo, direi!
Grazie ad un cast d’eccezione (oltre ad Hartnett, Kingsley, Freeman ci sono anche Bruce Willis, Lucy Liu, Stanley Tucci…) Paul McGuigan mette insieme un film niente male, che mischia thriller, noir e grottesco, senza dimenticare una citazione ai gangster movie e soprattutto a Quentin Tarantino. Il merito è anche della sceneggiatura di Jason Smilovic, che permette agli attori di esprimere tutto il loro potenziale: da segnalare la prova di Lucy Liu, davvero irresistibile nel ruolo di simpatica svampita coroner.

Un film davvero carino e divertente, imperdibile per gli amanti del genere ma consigliato davvero a tutti

Gli spettatori di Clerks

Come raccontare/scrivere di qualcosa di estremamente generazionale, ché ogni generazione ha il proprio film di riferimento quel misto perfetto di libri-musica-film-fumetti-pruderie divorati e disciolti nei neuroni, senza essere pericolosamente nostalgici o patetici o peggio ancora accademici? Non si sa. Quel che si sa è che Clerks è stato l’American Graffiti dei nati negli anni settanta, adolescenti negli anni ottanta, ragazzotti negli anni novanta e attualmente quasi tutti precari se non lavorativamente, di sicuro sentimentalmente (e non fate gli scongiuri).
Dopo dodici anni dal folgorante primo capitolo Kevin Smith riprende i suoi commessi – bianco e nero, produzione indipendentissima, dialoghi irriverenti e disquisizioni scurrili sui massimi/minimi sistemi che gli adepti sanno citare a memoria – succede che ritroviamo Dante all’atto di aprire il drugstore Quick Stop come ogni mattina ma questa volta lo attendono le fiamme...


Così capita anche che dal bianco e nero amarcord si viri al colore e con l’amabilissimo terribile Randal (sempre devoti saremo a questo ragazzo per il suo santo cinismo terapeutico), finiscono a lavorare in un fast food gestito dalla bella Rosario Dawson.

Niente di meglio per Randal che mettersi a tormentare l’amico perché si vuole sistemare con la cheer leader di turno ma soprattutto crocifiggere impunito Elias, lo svagato-spanato-impedito aiutante. Una specie di cellino made in america che crede nell’esistenza di – prego segnate, segnate bene nelle memoria questi tre concetti/nomi – Pio Bernardo, Dio e il Signore degli Anelli. Ma altrettanto prontissimo a disconoscere i propri dogmi con una memorabile battuta (clicchi solamente chi non teme gli spoiler) se messi nella giusta relatività.

Ritroviamo anche Jay e Bob il Silente: usciti di prigione dopo essere stati pizzicati a spacciare, vivono nuovamente appiccicati al muro col loro inseparabile e truzzissimo (eh quanto tempo dall’uso corrente di tale aggettivo, finito un po’ la come lira, diremmo) stereo e che per passare il tempo s’ingegnano sino a partorire un altro rimando assai applaudito: l’imitazione del killer de “Il silenzio degli innocenti”. Da antologia la parodia geniale ad opera di Randal della Trilogia cinematografica di Peter Jackson: mentre litiga con un patito estremista opponendo che l’unica trilogia universalmente riconosciuta dai veri cinefili, è Star Wars, con l’ausilio della mimica del corpo, sintetizza i tre titoli tolkeniani consegnandoci per sempre una tesi recensiva pressochè indiscutibile. Si dirà che il resto della storia è fragilina e anche inauditamente romantica, che in alcuni punti s’innalza eccessiva sopra le righe ma capita di ridere di gusto e liberati e quasi felici sapendo che da qualche parte, stai sor-ridendo anche di te. Per fortuna.

PS capita tra le altre cose che ti siedi
in platea e che arrivi Gherardo Colombo.
Giusto lo spettatore che ti aspetteresti a un
film del genere. Eppure…

The woman who wasn’t there

La sessantreesima Mostra di Venezia l’ho seguita in differita, come tanti cinephiles e recensori senza nota spese come me, in panoramica a Milano (poi arriva anche a Roma e a Bologna credo) e dopo aver visto 22 film, sembrerà folle, qualcosa di buono mi è rimasto.

In realtà i film inglobati sarebbero ventuno e mezzo. Durante “Fallen” di Barbara Albert, un grande freddo abortito, ho mollato sdegnata per la noia al trentesimo minuto circa e a “Retribution” (Sakebi) di Kurosawa – devo verificare parentela – un pietoso horror giapponese, mi sono addormentata senza appello. In quasi tre anni di onesta carriera non mi è mai successo. Nemmeno quando ho visto Musikanten di Battiato ché poi c’era Battiato in sala disponibile per farsi eventualmente insultare.

Come ha ben riportato Rachele, Crialese col suo “Nuovomondo” pareva il favorito. Si è preso un premio inventato che ogni tanto ciccia dal palmares, il Leone d’argento. Sono rimasta affascinata e rapita dalla pellicola. Ho davvero visto qualcosa, non solo immagini peraltro girate con grande mestiere e perizia e una storia scarna e struggente che poi è la storia di ogni persona che parte, è che proprio dei parenti così nelle foto, nei ricordi e nelle lettere di famiglia li avrei voluti anche io. Ma a pensarci li ho. Emigrarono in Argentina, nell’altra America e Crialese è come se mi avesse raccontato quello che non so di loro.

Avrei voluto vedere “Still life” di Jia Zhang-Ke, il vincitore ma la casa di distribuzione che lo ha acquistato non ha mollato la pizza. Quanto ad Amelio e la sua “Stella che non c’è” direi che oscilla tra l’onestà descrittiva del documentario e la didascalica pretenziosità ma la pervicacia del manutentore interpretata da Castellitto, colpisce.

“The Queen” a parte l’eccelsa Helen Mirren (premiata), il british humor, le meritate stilettate a Blair e consorte, è un film da pomeriggio televisivo della BBC, tivù che in ogni caso noi ci sognamo. Mi rimane oscura la ragione per cui la coppa Volpi è andata a Ben Affleck da sempre il peggiore attore sulla terra ma chi se ne frega a questo punto.

Ah a proposito, piacere, Daniela.

Dicono

Fonti certe al 99% accreditano il leone d'oro al film di Crialese.
Dicono che il film sia stato molto bello e si può pensare che la presenza di un giurato che da anni auspica un leone all'Italia possa essere stata determinante.
Dalla regia la mia vicina di scrivania mi dice che il film era stupendo.

Si rivelasse vera la notizia penso che quantomeno in rai saranno felici di averlo presentato a Venezia anzichè a Roma questo film.
Vincere a Venezia, che "per definizione" è "ostica" al cinema italiano ha un suo valore simbolico. Finalmente Leone sarà felice e contento col suo Leone, e verrà premiato il lavoro di rai cinema e di 01 che da anni portano film di qualità qui al festival senza raccogliere molto. Potevano giocare in casa a Roma e han rischiato venendo a vincere qua.

La Coppa Volpi femminile sembra scontata alla protagonista di The Queen, Helen Mirren, il che, per il nuovo regolamente mette fuori concorso il film per qualsiasi altro film importante.
Per quella maschile son tre giorni che sento dare per certo Castellitto, interprete nel film di Amelio, il che significherebbe un altro riconoscimento al cinema italiano.
Per il resto potrei dire che secondo me Bobby non meriterebbe di tornare a casa a mani vuote, così come Infamous, in corsa nella sezione Orizzonti.

C'è da dire che quest'anno qui si lavora troppo per poter raccogliere in giro notizie, ma arrivassero altre voci si provvederà ad aggiornarle.

--- edit ---

Potrei iniziare ad avere qualche dubbio su Castellitto, non lo vedo tornare.
E se è tornato non l'ho visto.

Edit2:
Mio padre mi comunica che secondo tradizione ha vinto un film cinese.
A Crialese è andato l'argento.
Leone avrà un Leone meno carino, però in Rai oggi festeggiavano lo stesso, ed è quello l'importante.
Il mio informatore dalla sala stampa mi dice che peraltro il cinese meritava.

Il festival è finito e da domani la stampa tornerà ad occuparsi di noi solo in caso di acqua alta o per parlare dell'orrido Mose.
Qualcuno l'ha definito un festival sottotono, vista la scarsa presenza di attori Hollywoodiani. Io posso solo dire che il terzo anno di fila che la qualità dei film in concorso e fuoi concorso è più che soddisfacente, e la giuria si dimostra all'altezza del compito.
Per l'ultima sera tutti lasciano da parte i veleni e le maldicenze sul presunto asse Berlusconi-Veltroni sulle decisioni di Medusa, si tolgono i tacchi, si mettono le scarpe da ginnastica e si va chi a riposare, chi in gita per Venezia con la famiglia e chi in giro per l'ultima notte di bagordi.
E per qualche istante, stanotte, tra le quattro e le cinque, dopo le feste e prima delle partenze, Venezia sarà solo nostra, di noi veneziani che desidereremmo gustarne la pace, ogni tanto.
E domani si ricomincia da capo.
Che qui la giostra non si ferma mai.

L’identità segreta di Superman

superman.jpgLa recente visione del remake supereroico mi ha scombiccherato nuovamente riaprendo vecchi ed atroci dubbi: come diavolo è possibile che nessuno si accorga della reale identità di Superman?
Nel mondo dei supereroi ci sono svariati tipi di costume: c'è la variante timida ad esempio, quella dell'Uomo Ragno, che indossa un costume con maschera intera. Impossibile capire chi sia davvero se non per la voce.
C'è poi la variante mascherina: in questa categoria rientra a pieno titolo Batman. La maschera arriva al naso, metà del volto è scoperto ma nemmeno questo è sufficiente affinchè la gente sappia la sua reale identità o noti l'assenza di Bruce Wayne durante le imprese del pipistrello facendo due più due.
Infine ci sono i supereroi spavaldi, come Superman. Niente maschera, basta togliere gli occhiali per essere irriconoscibili. Capelli con il gel, ricciolo sempre fuori posto e mantellino: chi mai sospetterebbe che quel fusto è Clark Kent? Rientrano nella clamorosa categoria anche i Bassotti, che si celano dietro una mascherina ridicola che accentua gli occhi e copre praticamente nulla, Paperinik, anch'egli bendodotato e l'innocente Super Pippo vestito a festa.

Non è in fondo così importante sapere chi si cela dietro il Supereroe. In nessun fumetto o film c'è mai qualcuno che brama di scoprire le identità segrete dei paladini della giustizia. Fanno il bene dell'umanità, aiutano le forze dell'ordine, sono onesti e giusti, intervenendo ovunque ci sia bisogno di loro e tanto basta anche al fotografo più scaltro, al giornalista più impertinente e al bambino più curioso. Lo scoop è vederli all'opera, la soddisfazione è poterli salutare, essere da loro rassicurati che il mondo che ci circonda è davvero squallido e senza speranze, ma ci sono loro a dare una mano e sempre ci saranno, e di questi tempi non è poco. Nel villaggio globale il supereroe è una star mediatica al centro dell'attenzione, un personaggio da copertina, un giro d'affari internazionale su cui tutti vogliono mettere le mani. Il sogno deve restare celato, il segreto immutato perchè è la Maschera che sconfigge il crimine e non l'uomo comune che magari si cela dietro. Anche se a volte si ha un'eccezione, come dice Bill alla Sposa: non è Kent che si traveste da Superman ma Superman che si traveste da Kent nella vita quotidiana.
Ma non fatelo sapere all'America: l'umanità ha bisogno del suo supereroe che la difenda, e non vorrà mai credere che a farlo è un modesto giornalista del Daily Planet con gli occhiali.

Il Codice Da Vinci

Trascinata a vederlo quindici giorni fa da un’amica che sarebbe meglio mantenesse le promesse quando deve e non quando farebbe meglio a dimenticarsene, credo sia il primo caso di film che mi è piaciuto più del libro, ovviamente non per meriti suoi quanto perché il libro è scritto non con i piedi ma con le unghie dei piedi. Se da una parte aver letto il libro è utile (perché altrimenti non si capisce una mazza delle teorie esposte, che il film taglia per buona parte facendo ancora più confusione di quanta già non ce ne sia), dall’altra è una “rovina” perché il film perde anche quel poco di fascino e mordente che vorrebbe avere.
Detto che Tom Hanks e Audrey Tatou hanno poco appeal (almeno a leggere il libro ti immaginavi una coppia stile Pitt - Jolie o giù di lì), che lui è assolutamente i-na-de-gua-to per quel ruolo (meglio in Forrest Gump o Il miglio verde, certi film non fanno per lui), e che lei ha una sola espressione per tutto il film (tranne l’americanata finale che non poteva mancare), è facile guadagnare due milioni di euro in due giorni se a) il prezzo di un biglietto medio del cinema è 8 euro b) tutte le tessere vip, sconti, abbonamenti vari ed eventuali non valgono nelle prime due settimane di proiezione del Codice c) gli spettacoli (almeno a Perugia) sono programmati ogni mezz’ora a partire dalle 17,30 fino a mezzanotte e mezza in metà delle sale.
Con un cast (sia in termini di attori che di tecnici), il film avrebbe dovuto essere un capolavoro, e invece due ore e passa di piattume allucinante. Regia banale, nessun colpo di scena degno di questo nome (e non perché avevo già letto il libro). Pessima la scelta di lasciare gli accenti francesi, le traduzioni dei dialoghi latini sono un po’ …allegre.
Visto che come argomento di conversazione è oramai scontato e banale (ne parlano tutti, è diventato l’equivalente delle mezze stagioni), se proprio non potete farne a meno vi consiglio di aspettare il dvd!


Premesso che in tutte le edizioni mondiali del Codice (tranne quella italiana, chissà perché) c’è scritto «Tutte le descrizioni di documenti e rituali segreti contenuti in questo volume rispecchiano la realtà», vi segnalo un po’ di orrori sparsi vari ed eventuali:

- Tanto per cominciare che Maddalena non è stata “maltrattata” dalla Chiesa, visto che è una Santa.

- Il Vangelo gnostico di Tomaso, (citato da Brown in lungo e in largo), non era per nulla un testo proto-femminista: la grandezza della Maddalena è che «[…] si fa maschio». A Simon Pietro che obietta «Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della Vita», Gesù risponde: «Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli». (link)

- La descrizione de “La vergine delle Rocce” è totalmente sballata

- La piramide del Louvre non ha 666 piastre

- Saint Sulpice è definita una chiesa “sinistra” perché ci si sono battezzati de Sade e Baudelaire. Allora anche San Francesco d’Assisi è sinistra, visto che prima di essere suolo per la Chiesa ci impiccavano la gente

- La sequenza di Fibonacci riportata nel libro è sbagliata (manca lo zero) Ci sono interpretazioni divergenti sulla sequenza di Fibonacci: a me risulta che lo zero ci debba essere, ad altri no. Non è comunque un punto di vitale importanza del libro

- La divinità di Gesù era già riconosciuta prima del Concilio di Nicea: esistono testi del primo secolo cristiano dove Gesù Cristo è chiaramente riconosciuto come Dio, e se non bastasse «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Vangelo di Giovanni), non vi dice niente?

- I Vangeli erano canonici già nel 190 d.C., 90 anni prima della nascita di Costantino

- Secondo Brown Papa Clemente V bruciò centinaia di Templari, e sparse le ceneri nel Tevere. Peccato che in quel periodo il Papa fosse in cattività ad Avignone, dove notoriamente (tranne che per Dan Brown) non passa il Tevere

- Parigi non fu fondata dai Merovingi, ma era un villaggio gallico

- Non errore storico ma di somaraggine: Da Vinci non è il cognome di Leonardo, ma il luogo di provenienza. Leonardo o si chiama Leonardo, o Leonardo Da Vinci. È come se parlando del “Cantico delle Creature”, voi diceste che l’ha scritto D’Assisi.

Ps prima di criticare tanto, la Chiesa farebbe bene a guardarsi il film, perché tutta la contrapposizione Chiesa - Culto della Dea nel film finisce a tarallucci e vino.

Grave lacuna

Gambit.JPGManca Gambit. Vi rendete conto?! Hanno completato la trilogia senza inserire uno dei protagonisti chiave, non certo al pari di Wolverine ma con Ciclope compete tranquillamente. Come se non bastasse, è sempre stato il mio personaggio preferito. Insomma, ha un potere diverso dal solito e parecchio affascinante. Per chi non lo sapesse, può iniettare energia cinetica negli oggetti, causandone anche (e soprattutto) l'esplosione. E cosa c'è di più cool che usare quel potere per lanciare carte da gioco? Come se non bastasse, ha anche una storia alle spalle misteriosa, come molti dei suoi compari. Al contrario della maggior parte di quest'ultimi, però, è sarcastico, gioca d'azzardo e fa il cascamorto con le donne. Quindi è più umano che mutante.
Perciò invito chi detiene i diritti per il cinema degli X-Men a ripensarci: non chiudete qui la faccenda, fate un quarto capitolo con Gambit (e altri interessanti personaggi). Finora avete sovente messo personaggi di contorno come Ice-Man, preferendo la spettacolarità dei poteri all'efficacia (per questo motivo avete "bruciato" Jubilee, dando il suo carattere a Rogue). Avete tra le mani la saga più complessa e metaforica della storia dei fumetti. Non commettete più errori grossolani, mi raccomando.

Soppa Wanda!

nientedanascondere_locandina.jpgSeguentemente all'attenta lettura gnoseologica di certune considerazioni avanzate da talora inefficienti e adombrati dal sonno generativo di mostri della ragione commentatori, abbiamo collegialmente deciso di intervenire in vostro pietoso e magnanimo soccorso svelandovi munificamente l'orripilante brutto colpevole della pellicola Cachè, Niente da nascondere (che titolo insopportabilmente di basso livello espressivo - linguistico - generativo): Pierre, il maestro di sci del figlio Pierrot.
Infatti dovete sapere che Pierre deve le sue amabili ed eccessivamente sviluppate rughe alla sua antecedente attività di maestro di sci della famiglia. Ma nella versione italiana del film non è chiaro perchè è stato censurato da un controllo troppo severo ed autoritario.
E se invece fosse il maggiordomo? Licenziato anni prima dalla famiglia perchè non distingueva dalla neve il figlio Pierrot, vestito per l'appunto, all'uopo.
Oppure lo stesso Pierrot. Che non ha niente da nascondere se non il suo nome, che nasconderebbe volentieri ai compagni di classe che lo sfottono dalla mattina alla sera. A scuola si fa chiamare Marzullo. In realtà è il sindaco di Fonopoli, capostipite di tutti i sorcini.

E dalla sede del cineforum, in questo primo esperimento di post delirante a più mani per questa settimana è tutto. Buona visione!

(Questo post va a colmare la clamorosa lacuna che si ottiene cercando su Google una spiegazione al film "Niente da nascondere". Volevate sapere chi è il colpevole? Ebbene, ora avete una risposta.)

Donne da David

Angela Finocchiaro vince il David di Donatello come "miglior attrice non protagonista" per La bestia nel cuore. L'avevo detto io...    Bravissimi (e sanissimi!) anche i ragazzi di Romanzo Criminale. Certo che Kim Rossi Stuart ne ha fatta di strada da Romualdo di Fantaghirò alle nomination per il David! Merita, merita il fanciullo. E sembra che stia girando un film da regista...

Quando c’era Silvio e non c’era il Caimano

Tutto questo caos per l'uscita nelle sale del Caimano di Nanni Moretti m'è parso seriamente ingiustificato. Dopo circa mezzora dall'inizio della pellicola, la protagonista mette ben in chiaro le cose: è un film chiaramente ispirato a Berlusconi. L'ha detto, lo conferma Moretti qualche scena dopo e chiusa lì. Quello che la destra voleva sentire l'ha sentito e può puntare il dito contenta. Quello che il popolo di sinistra voleva sentire è stato pronunciato: è un film su Berlusconi.
Peccato che le cose non siano esattamente così: semmai la storia di base è uno dei soliti canovacci tipici del nostro cinema su crisi della famiglia, rapporto con i figli e difficoltà nel lavoro. Ciò che cambia questa volta e che rende innovativo il film di Moretti è però il contesto: per la prima volta in un lungometraggio si nomina Berlusconi, si parla delle sue scelte, della sua storia. I personaggi non sono avulsi dal contesto sociale che conosciamo fin troppo bene ma anzi si muovono nell'Italietta berlusconiana degli ultimi anni. Sono davanti alla tv quando Silvio scende in campo, quando offende l'eurodeputato al Parlamento Europeo e anche quando vanno in scena i grandi processi contro di lui. Non si prende in giro il Presidente, non c'è nemmeno un'indagine introspettiva su tutte le sue magagne fatta eccezione per la sola grande domanda posta dal film: "Da dove vengono tutti quei soldi?".
Non un film su Berlusconi come ci si attendeva dunque, quanto un film con Berlusconi, che va a rompere finalmente quel clichè tutto tipico del Belpaese dove dei potenti è meglio non parlare nel bene o nel male, nella finzione narrativa cinematografica. Non un film della tradizione morettiana, in primis per la sua assenza per buona parte del film ma anche per le scelte registiche e narrative, stavolta più simili al linguaggio popolare e fruibili anche ai non amanti del suo stile usuale. Un film sul cinema e sull'Italia degli ultimi tempi, derisa all'estero, assuefatta al suo interno, ma capace di provare a darsi una scossa per ripartire e chiudere un capitolo fin troppo lungo che lascia tante, troppe ferite. Una pellicola doverosa di questi tempi, di cui si sentiva francamente il bisogno. Grazie Nanni.

*   *   *

silviodvd--140x180.jpgDi tutt'altro genere è l'ottimo documentario realizzato da Enrico Deaglio e lo staff di Diario.
"Quando c'era Silvio" ripercorre le tappe della fulminante carriera del Cavaliere, da Milano2, alla p2, alla discesa in politica, svelando tante curiosità e retroscena sulla sua villa di Arcore, il suo misterioso mausoleo, il suo stalliere amico di Cosa Nostra e tante altre chicche che hanno fatto nel bene e nel male la storia degli ultimi venticinque anni. Il dvd è disponibile nelle edicole e in tutte le librerie con annesso un opuscoletto al costo di 10 euro.
Se siete pigri all'acquisto oppure volete vederlo a tutti i costi standovene comodamente seduti a casa vostra la rete vi viene in aiuto: è possibile guardarlo direttamente da questo link restando collegati ad internet. Dura un'ora e mezza, ma onestamente merita davvero, ed è interessante anche soltanto per conoscere tanti particolari che magari quelli della mia generazione non hanno vissuto in prima persona e ignorano completamente.

Buffet

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Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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